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FONDAMENTI DI LINGUISTICA
88 domande - risposte
1) La linguistica in diacronia e sincronia
Sincronia e diacronia vengono utilizzati per indicare due diverse condizioni attraverso le quali studiare e analizzare le lingue e i fatti linguistici in relazione all'asse del tempo.
Il termine Sincronia (di origine greca syn>con e chronos>tempo) indica lo studio delle lingue e degli elementi di queste ultime in un determinato momento storico, a prescindere da quella che può essere stata la loro evoluzione temporale e i mutamenti che possono aver subito.
Anche il termine diacronia è di origini greche (dia = attraverso e cronia = tempo), ma contrariamente alla prima, essa tiene in considerazione le lingue e i loro elementi attraverso la loro evoluzione storica.
Questi due termini vengono applicati alla linguistica, disciplina che studia le lingue, l'organizzazione (linguistica generale) e l'evoluzione (linguistica storico-comparativa) del fenomeno linguistico.
La linguistica generale si occupa dei fenomeni linguistici legati alla sincronia, alla contemporaneità e per tale motivo può essere definita anche linguistica sincronica. È lo studio che descrive il fenomeno linguistico in un dato momento del suo sviluppo. Esso fotografa la grammatica, lo stato della lingua, delle sue strutture e degli elementi significativi in un determinato momento storico di una data lingua; spiega come è fatta e come essa funziona.
La linguistica storico-comparativa invece, analizza una data lingua lungo l'asse del tempo (linguistica diacronica). Tale metodo di analisi sta alla base della glottologia (dal greco glos = linguae logia = organizzazione), termine nato nell'800 ad opera di alcuni storici della lingua che usarono il metodo comparativo fra lingue classiche e moderne. I glottologi vanno a studiare le regole di comportamento della lingua attraverso la comparazione tra le varie lingue ed in particolare come già accennato,
tra lingue classiche e moderne. I primi glottologi (chiamati anche linguisti o comparatisti) ebbero grande considerazione di questo confronto e del fatto che esista l'evoluzione della lingua. La prospettiva storica appartiene alla glottologia che quindi studia l'evoluzione delle lingue e dei rapporti fra loro. 2) Cosa vuol dire comunicazione? Attraverso quali modi si realizza? Comunicazione dal latino "communis" significa condividere ed i suoi attori sono il mittente ed il ricevente. Essa consiste nel passaggio di un'informazione che può essere intenzionale o non, all'interno di una comunità di soggetti e può assumere caratteri diversi: può essere in presenza (quando gli interlocutori sono uno difronte all'altro, riunione, dialogo informale) o non in presenza (a distanza) come nel caso del telefono. Inoltre esistono anche comunicazioni che vanno in un solo senso come la radio o la televisione o cinema. Si può quindiaffermare che esistano diversi strumenti che possono permettere la comunicazione. Inoltre, esiste un'unità fondamentale della comunicazione, ovvero l'elemento che serve per comunicare, per condividere: si tratta del segno linguistico.- Di cosa si occupa l'etimologia? Riguarda la sincronia o la diacronia?
termini strutturali
4) Lingua in diacronia: innovazione o conservazione?
La lingua in diacronia riguarda lo studio dello sviluppo della lingua, del suo cambiamento in due momenti temporali diversi. Essa presenta entrambi i fenomeni di innovazione e conservazione, ci si pone la domanda su quali siano gli elementi del primo fenomeno e del secondo delle lingue neolatine e come essi si mescolano fra loro. Un esempio può essere il sardo che in maniera conservativa mantiene inalterati alcuni termini come per esempio "domus" utilizzato al posto del termine "casa". Il latino è la lingua madre delle lingue romanze, si hanno molte conoscenze e si può analizzare la sua evoluzione sino alle lingue figlie così da comprendere meglio innovazione e conservazione delle lingue neolatine. Per esempio in italiano alcune innovazioni sono state la palatalizzazione, la lenizione ecc...
5) Quali sono i livelli di analisi di una lingua?
La lingua presenta quattro
Differenti livelli di analisi in base alla parte o alla sottodisciplina da essa studiata. Il primo livello è quello fonetico/fonologico (dal greco "fone" voce) che riguarda la descrizione del suono che va successivamente a comporre le parole, in particolare la fonetica è lo studio del suono in cui esso si produce, mentre la fonologia riguarda l'organizzazione dei suoni e come si distinguono l'uno dall'altro.
Il livello morfologico (dal greco "morfè" forma) è lo studio dell'organizzazione della parola e su quali siano gli elementi che la compongono.
Il livello sintattico (sintassi dal greco significa "mettere vicino") si focalizza sull'organizzazione della frase e sulla complessità delle parole, infatti le parole all'interno di una frase non hanno un ordine casuale, ma seguono delle regole dettate dalla sintassi.
Infine il livello semantico riguarda lo studio del significato delle parole.
Che cambia nel tempo e dell'arbitrarietà del segno linguistico. I livelli di fonetica/fonologia e semantica sono gli elementi più esterni, in quanto rappresentano l'interfaccia con la realtà esterna; mentre i livelli di morfologia e sintassi sono i componenti più interni.
6) Differenza fra langue & parole
In linguistica è fondamentale fare una distinzione fra sistema astratto e realizzazione concreta. Tale distinzione si presenta secondo 3 terminologie, una delle quali è l'opposizione fra langue e parole.
Il primo termine (langue) è inteso come sistema ed è l'insieme di conoscenze mentali, di regole interiorizzate nel codice della lingua, che costituiscono la nostra capacità di produrre messaggi in una certa lingua. Mentre il secondo termine (parole) è inteso come uso (o esecuzione) ed è l'atto linguistico individuale, ovvero la realizzazione concreta di un messaggio verbale in una
occupano. La fonetica si interessa principalmente dei suoni in sé, senza considerare il loro significato o la loro organizzazione all'interno di un sistema linguistico. La fonologia (FONO) (dal greco phône significa voce, suono) è la parte della linguistica che si occupa dello studio dei suoni all'interno di un sistema linguistico specifico. La fonologia si interessa dei suoni in relazione al loro significato e alla loro organizzazione all'interno di una determinata lingua. Studia le regole e i pattern che governano la produzione e l'interpretazione dei suoni all'interno di una lingua. In sintesi, la fonetica si concentra sulla produzione fisica dei suoni, mentre la fonologia si occupa della loro organizzazione all'interno di un sistema linguistico specifico.La fonetica è lo studio dei suoni del linguaggio. Essa si suddivide in tre gruppi a seconda dal punto di vista da cui si analizzano i suoni: fonetica articolatoria (modo in cui vengono articolati i suoni), fonetica acustica (consistenza fisica e trasmissione del suono) e fonetica uditiva (ricezione del suono).
Mentre la fonologia (FONEMA) è lo studio dell'organizzazione dei suoni e il funzionamento del sistema linguistico, ovvero si occupa della scelta degli elementi per una determinata lingua.
Ogni suono rappresenta un potenziale suono del linguaggio, chiamato fono. Il fono è la realizzazione concreta di un qualunque suono del linguaggio. Esso può indicare sia un singolo suono, sia la classe di suoni che condividono le stesse caratteristiche articolatorie. Quando i foni presentano un valore distintivo funzionano da fonemi, che sono le unità minime della fonologia, mentre i foni sono l'unità minima della fonetica.
8) Cos'è la morfologia?
La morfologia è il secondo
Livello di analisi della lingua, essa si occupa dello studio della forma, della struttura della parola, come essa si compone per la sua radice ed il suo modificatore. Ed è proprio in base alla struttura della parola, che le lingue possono essere classificate morfologicamente. Esistono quattro tipi morfologici di lingua che in ordine di trasparenza decrescente sono: isolante, aglutinante, flessivo-fusiva, polisintetica.
Nelle lingue isolanti la struttura della parola è la più semplice possibile, ogni parola è costituita da un solo morfema (radice lessicale) e dunque il rapporto morfemi:parole (chiamato indice di sintesi) è generalmente 1:1. Tali lingue isolano in blocchi unitari inscindibili le singole parole, inoltre esprimono spesso significati complessi scindendoli il lessemi semplici giustapposti. Sono lingue isolanti per esempio il cinese, il vietnamita, il thailandese, l'hawaiano. Queste lingue non presentano morfologia, e poiché la
La morfologia si occupa dell'analisi della struttura interna delle parole, ciò equivale a dire che la parola non ha struttura interna e, di conseguenza, non è analizzabile in costituenti, o più tecnicamente in morfemi. Ogni parola tende ad essere monomorfemica.
Le parole presentano una struttura complessa invece nelle lingue aglutinanti. Le parole sono formate dalla giustapposizione di più morfemi che danno luogo ad una catena di morfemi spesso anche lunga. Hanno un alto indice di sintesi, solitamente uguale o maggiore a 3:1.
In queste lingue, all'interno della parola i morfemi sono facilmente individuabili, in quanto ben separati l'uno dall'altro. In una lingua aglutinante le parole possono essere anche molto lunghe e sono costituite da una radice lessicale a cui sono attaccati più affissi. Qualche esempio di lingua aglutinante può essere il giapponese, il finlandese, il basco, l'ungherese e anche l'esperanto (la
piùnota fra le lingue ausiliarie inventate). Le lingue flessivo-fusive comprendono generalmente le lingue indoeuropee. Ottimi esempi sono il greco, il latino e il russo. Anche l’italiano e l