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La concezione pascaliana dell'esistenza umana si dipana attraverso l'idea che l'uomo si trovi costantemente in bilico tra l'infinitamente
grande e l'infinitamente piccolo, mentre egli stesso rappresenta un'entità insignificante di fronte all'intero universo eppure di importanza
infinita rispetto alla nullità. Pascal sottolinea che la natura umana è intrinsecamente corrotta, palesando la fragilità e la debolezza
dell'individuo, suscettibile di divisione. Tuttavia, secondo Pascal, l'uomo è in grado di raggiungere una grandezza profonda nel
riconoscere la propria miseria esistenziale. L'orgoglio umano risiede nell'accettazione della propria condizione miserevole, nella
consapevolezza dell'impossibilità di sottrarsi alla morte. Questa consapevolezza spinge l'individuo verso una continua ricerca di
distrazioni, che, pur essendo inevitabili, non rappresentano una soluzione definitiva al problema della condizione umana.
Si esponga la concezione pascaliana della fede
La concezione pascaliana della fede si basa sulla profonda convinzione che la fede non possa essere completamente compresa o
dimostrata attraverso la ragione umana. Pascal riconosceva la limitazione della ragione umana nel comprendere gli aspetti più profondi
dell'esistenza e della spiritualità. Nella sua opera "Pensieri", Pascal esplora il concetto di "scommessa" o "scommessa di fede". Egli
suggerisce che l'essere umano si trova di fronte a un'incertezza riguardo all'esistenza di Dio e alla vita dopo la morte. Secondo lui, la
ragione da sola non può stabilire con certezza l'esistenza o l'assenza di Dio. Di fronte a questa incertezza, egli argomenta che è più
ragionevole "scommettere" sulla fede in Dio piuttosto che sull'ateismo, poiché la fede in Dio offre la possibilità di un guadagno infinito (la
vita eterna) mentre l'ateismo non offre tale prospettiva. Pascal non intende promuovere una fede superficiale o basata esclusivamente
sul calcolo razionale, ma piuttosto sottolinea l'importanza di aprire la mente e il cuore a una dimensione di trascendenza che va oltre la
comprensione umana.
Si esponga la concezione spinoziana della conoscenza
La concezione spinoziana della conoscenza è articolata in quattro gradi distinti, come indicati nel "Tractatus de intellectus emendatione".
Al primo, c'è il livello della conoscenza basata sull'esperienza sensoriale o sul sentito dire; questo è il grado più elementare, dove
acquisiamo conoscenza tramite i nostri sensi o tramite informazioni ricevute da altri. Il secondo grado è la conoscenza empirica e
casuale, dove la mente opera in modo casuale senza una guida intellettuale, qui, l'esperienza sensibile è ancora predominante, ma
l'intelletto non gioca un ruolo significativo nell'orientare la conoscenza. Il terzo grado è la conoscenza scientifica, dove l'intelletto guida
l'esperienza e attraverso l'uso di "idee adeguate" e "nozioni comuni", si risale dagli effetti alle cause, costruendo una serie causale che
collega gli eventi; questo rappresenta un livello più elevato di conoscenza, basato sulla razionalità. Infine, il quarto grado è la conoscenza
tramite l'intuizione intellettuale, che consente di superare la molteplicità delle serie causali e di giungere a una causa generatrice unica
che sottende tutte le realtà.
Si esponga la concezione spinoziana delle passioni
Secondo Spinoza, le passioni sono emozioni o affetti che derivano dalla nostra interazione con il mondo esterno. Egli credeva che
queste passioni fossero il risultato dell'ignoranza e della mancanza di comprensione della natura delle cose. Inoltre, sosteneva che le
passioni fossero una forma di schiavitù mentale che impediva agli individui di agire razionalmente e liberamente. Nella concezione di
Spinoza, le passioni spesso ci spingono a perseguire il piacere e a evitare il dolore, ma ciò porta a comportamenti irrazionali e impulsivi.
Tuttavia, Spinoza riteneva che gli esseri umani avessero la capacità di superare le passioni attraverso la ragione e la conoscenza. La
ragione, per Spinoza, è il mezzo attraverso il quale gli individui possono acquisire una comprensione chiara e distinta della realtà,
consentendo loro di agire in modo razionale e libero. La liberazione dalle passioni, secondo Spinoza, richiede la consapevolezza e la
comprensione delle cause che le generano. Questo processo richiede uno sforzo costante per aumentare la propria conoscenza e per
affrontare le emozioni in modo razionale. Spinoza vedeva la razionalità come un mezzo per raggiungere la felicità e la libertà. Infine,
Spinoza collegava la sua concezione delle passioni al concetto di "stato di natura", in cui gli individui erano guidati dalle loro passioni e
desideri egoistici.
Si esponga la concezione spinoziana di Dio
La concezione spinoziana di Dio si basa sull'idea di un'entità unica e sostanziale che è la causa efficiente dell'universo, cioè entità o
forza che ha dato origine e che mantiene l'universo in esistenza. Questo concetto implica una stretta concatenazione di cause ed effetti
all'interno del mondo. Da questa visione di Dio come unica sostanza derivano due attributi fondamentali: l'eternità, che indica la
superiorità al di sopra delle limitazioni temporali delle esistenze finite, e l'assoluta infinità, dato che Dio è costituito da infiniti attributi,
ciascuno dei quali esprime la sua essenza eterna e infinita. Spinoza non concepisce Dio come una causa trascendente che si separa
dalla sua essenza per creare il mondo, né come una causa immanente che agisce all'interno del mondo creato. Piuttosto, egli considera
Dio come immanente al mondo stesso. Dio è sia "natura naturans", la potenza generatrice, che "natura naturata", il prodotto
intrinsecamente legato alla potenza generatrice. Questo approccio è noto come panteismo spinoziano, in cui Dio non è distinto dalla
creazione, ma il mondo e Dio sono in un rapporto di identità.
Si esponga la concezione spinoziana della natura
La concezione spinoziana della natura è profondamente radicata nella sua filosofia monista e panenteistica. Spinoza vede la natura
come il punto di partenza e di arrivo sia dal punto di vista del nostro conoscere (gnoseologia) che dell'essere (ontologia). Nella visione di
Spinoza, la natura è dinamica e in costante interazione con la potenza che l'ha generata, cioè Dio, e ha un rapporto di "natura naturata"
con esso. In altre parole, il mondo esiste in Dio, e Dio esiste nel mondo. La natura, secondo Spinoza, agisce su sé stessa, creando una
divisione tra due aspetti: la "natura naturans" (la natura che agisce) e la "natura naturata" (la natura che subisce l'azione). Questo
processo dinamico è fondamentale per comprendere il rapporto tra libertà e necessità, concetti che, secondo Spinoza, si identificano
solamente in Dio.
Si esponga la concezione lockiana della conoscenza
Nel 1690, Locke pubblica il "Saggio sull'Intelletto Umano", suddiviso in quattro libri dedicati all'innatismo, all'origine delle idee, al
linguaggio e alla conoscenza. Secondo la concezione lockiana, la mente umana è assimilata a un foglio bianco su cui le esperienze
imprimono le idee. Questo foglio rappresenta un substrato predisposto a ricevere idee, in modo analogo alla mente che elabora le
esperienze per generare pensieri complessi. Locke distingue tra idee semplici, direttamente derivanti dall'esperienza sensibile, e idee
complesse, frutto dell'elaborazione mentale di più idee semplici. Le qualità primarie, costanti nell'oggetto, e le qualità secondarie,
soggettive e dipendenti dall'osservatore, contribuiscono alla formazione di idee complesse. Ad esempio, l'idea di sostanza si forma
dall'associazione di diverse idee semplici, non da un'entità reale preesistente. Locke respinge la teoria delle idee innate, sostenendo che
tutte le idee derivino dall'esperienza che costituisce il punto di partenza e il fondamento del processo conoscitivo.
Si esponga la concezione lockiana dello stato di natura
La concezione lockiana dello stato di natura postula che gli individui vivano liberi ed eguali, senza una struttura di governo formale.
Tuttavia, a differenza della visione di Hobbes, Locke ritiene che sia possibile una coesistenza pacifica tra gli esseri umani in questo stato.
Nonostante ciò, Locke riconosce che potrebbero emergere conflitti in relazione ai diritti fondamentali e razionali sanciti dalla legge di
natura, come il diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà privata. La necessità di preservare questa convivenza pacifica e di garantire la
tutela dei diritti individuali costituisce la base per l'organizzazione politica (lo Stato). In questo quadro, il ruolo principale dello Stato è
quello di assicurare la pace, amministrare la giustizia e proteggere i diritti naturali di ogni individuo. Ciò permette ai membri della società
di svolgere le proprie attività professionali, commerciali e culturali in un contesto di libertà e serenità.
Si esponga la concezione lockiana della religione
Nella celebre "Epistola sulla tolleranza", Locke sviluppa una teoria della libertà religiosa, argomentando che la persecuzione religiosa è
politicamente dannosa poiché crea opposizione politica e unisce i perseguitati. Egli condanna la violenza delle persecuzioni come
eticamente riprovevole, in quanto contrasta con gli ideali di amore e fratellanza del Cristianesimo. Locke sostiene che la presunta "verità"
che giustifica la persecuzione è altrettanto soggettiva e relativa quanto la fede di coloro che vengono perseguitati. Nel saggio "La
ragionevolezza del Cristianesimo", Locke cerca di identificare i principi fondamentali del Cristianesimo che lo rendono una religione
razionale. Egli seleziona gli aspetti che possono essere compresi dalla ragione umana senza ricorrere a complicati discorsi metafisici o
teologici. Locke promuove l'accettazione degli elementi cristiani che, pur essendo superiori alla ragione e all'esperienza sensibile, non
contraddicono i principi della ragione e dell'esperienza umane.
Si esponga la concezione lockiana dello Stato
La concezione di Locke sullo Stato emerge dalla necessità di garantire la convivenza pacifica degli individui e preservare i loro diritti
naturali. L'organizzazione politica, ossia lo Stato, è destinata a assicurare la pace e ad amministrare la giustizia. Ciò permette ai cittadini
di godere della massima libertà e serenità nelle loro attività professionali, commerciali, religiose, artistiche e scientifiche. In contrasto con
l'assolutismo di Hobbes, il modello di