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Metodo sperimentale
Il metodo sperimentale è un metodo di ricerca che richiede un importante controllo delle condizioni e delle misurazioni al fine di scoprire le relazioni causa-effetto tra le variabili. Esistono 2 tipi di variabile: la variabile indipendente che è sotto controllo dello sperimentatore che sceglie se e come farla variare, rappresenta la possibile causa, e la variabile dipendente, ossia che dipende dal valore della variabile indipendente, è quella che viene misurata e rappresenta gli effetti causati dalla.
Validità interna: l'effetto osservato è stato causato unicamente dalla variabile indipendente e non da altre variabili sfuggite al controllo;
Validità esterna: quando i risultati sono generalizzabili ad altri contesti;
Validità di costrutto: riguarda l'interpretazione rispetto alle relazioni causali osservate;
Validità statistica: ci consente di escludere che la relazione causale sia dovuta al caso.
La manipolazione della variabile indipendente è un elemento fondamentale nella ricerca. Tuttavia, è importante considerare che la ricerca può essere influenzata da variabili confondenti o bias, che sono distorsioni sistematiche attribuibili a diversi fattori come le procedure, gli strumenti, i ricercatori o i soggetti coinvolti nello studio.
Per affrontare questi problemi, è necessario adottare misure di standardizzazione, utilizzare disegni di ricerca appropriati e implementare procedure di controllo. La standardizzazione è un processo che mira a rendere uniformi le procedure utilizzate durante l'intero studio, così come le modalità di attribuzione dei punteggi, al fine di garantire la validità e la comparabilità dei risultati ottenuti in diversi contesti e con diversi ricercatori.
I disegni di ricerca sono procedure che riguardano la selezione dei soggetti partecipanti allo studio. Uno dei disegni più comuni è il disegno tra i soggetti (between-subject design), in cui i partecipanti vengono assegnati casualmente alle diverse condizioni sperimentali (gruppo sperimentale e gruppo di controllo). Questo tipo di disegno consente di eliminare il peso di eventuali variabili confondenti e di ottenere risultati più affidabili e generalizzabili.
Delle differenze individuali perché ogni partecipante ha la stessa probabilità di trovarsi in una condizione o nell'altra, o un disegno entro i soggetti (within-subjects) che utilizza ogni partecipante come controllo di sé stesso. Infine, le procedure di controllo riguardano il fatto che lo sperimentatore e/o i partecipanti siano o meno a conoscenza di ciò che indaga la ricerca, possono essere a singolo cieco, a doppio cieco o controllo placebo.
- Motivazione alla riuscita o al successo
La motivazione alla riuscita o al successo è stata ampiamente studiata da McCleland e Atkinson. Dai vari studi emerge che non tutti gli sforzi di avere successo in qualcosa sono motivati dal bisogno di "riuscire". Le ragioni che ci inducono a perseguire una prestazione possono essere di natura diversa, in psicologia un comportamento è motivato alla riuscita solo se mira all'autovalutazione della propria abilità e al confronto con degli
standard di valore che si tenta di raggiungere o superare. Gli individui motivati al successo, che si pongono obiettivi realistici, tendono a ritenere che l'esito delle proprie azioni dipende dallo sforzo fatto e che la loro abilità cresce grazie alla pratica. Gli individui motivati all'insuccesso, invece, tendono ad evitare i compiti realistici, non cogliendo il nesso tra lo sforzo personale e il risultato delle loro azioni, di conseguenza neanche la crescita della propria abilità. In sintesi, secondo la teoria di Atkinson le persone sono motivate ad apprendere dal bisogno di riuscita. Tale bisogno, per essere soddisfatto, richiede che vengano affrontate situazioni di difficoltà adeguata al proprio livello di abilità, cosicché vi siano buone possibilità di successo. La motivazione al successo è indice di successo lavorativo, quindi, è una caratteristica che viene ricercata nella selezione del personale, da qui la
necessità di avere dei test per misurarla. È importante il ruolo dei genitori, persone con elevata motivazione al successo hanno avuto genitori con aspettative elevate e realistiche che sono stati capaci di incoraggiare i figli attraverso rinforzi positivi e affetto.- Il pensiero
- Le immagini mentali: rappresentazioni mentali iconiche, relative a diverse modalità sensoriali;
- Concetti;
- Ragionamento.
- Categorizzazione
Il termine pensiero indica l'insieme dei processi mentali che rendono disponibili alla mente le informazioni prive o meno di riferimenti sensoriali, che permettono la pianificazione di un'azione. È una caratteristica limitata agli esseri umani. Le unità fondamentali sono:
La categorizzazione è il processo di classificazione delle informazioni in categorie dotate di significato. Serve a semplificare le informazioni che la percezione fornisce al pensiero in modo da gestire e ridurne l'enorme variabilità. Questa
La semplificazione è indispensabile perché il sistema cognitivo ha capacità illimitata. Organizziamo la nostra esperienza in concetti che sono delle categorie di persone, oggetti o eventi con caratteristiche comuni tra loro. Tramite i concetti riusciamo a organizzare fenomeni complessi in forme più semplici. Ha tre funzioni:
- Semplificare il flusso percettivo
- Funzione inferenziale: assegnare all'oggetto le caratteristiche del concetto a cui appartiene
- Comprendere il mondo e orientare il comportamento
Possono essere di tre tipologie: congiuntivi (costituiti da più caratteristiche di identificazione), relazionali (determinati dalla modalità di relazione tra un oggetto e l'altro), disgiuntivi (devono possedere almeno una fra le caratteristiche disponibili).
Per Rosch la creazione in categorie si basa su due principi psicologici:
- Economia cognitiva: la nostra mente utilizza i processi di comprensione più funzionali.
Il processo di categorizzazione è possibile grazie al meccanismo delle inferenze, ovvero operazioni che portano ad una conclusione partendo da una serie di premesse, possono essere di tipo deduttivo o induttivo: le inferenze di tipo deduttivo avvengono quando si passa dal generale al particolare, mentre le inferenze di tipo induttivo avvengono quando dal particolare si passa al generale.
Le categorie mentali derivanti dal processo di categorizzazione sono classi dotate di significato relativamente omogenee al loro interno ed eterogenee rispetto alle altre classi. Le categorie presentano infatti una certa omogeneità interna, raggruppano dunque entità che hanno proprietà simili in base a criteri definiti ed espliciti, e una certa eterogeneità esterna perché raggruppano entità che presentano differenze rispetto alle entità delle altre categorie.
La categorizzazione è un processo che ci consente un grande risparmio di risorse cognitive.
3. Immagini
Le immagini mentali sono una modalità di pensiero iconica, sono delle rappresentazioni, nella mente, del mondo sia esterno che interno sotto forma di immagini. L'uso dell'immagine mentale ha molto in comune con le caratteristiche della percezione visiva che avviene realmente, è infatti riconducibile alla produzione mentale di immagini visive, ovvero l'uso delle immagini nei processi di pensiero. La formazione e la modifica delle immagini mentali avvengono in modo automatico e continuo. Il cervello, attraverso i canali sensoriali acquisisce le informazioni principali che servono per generare immagini, le quali possono essere richiamate in qualsiasi momento, modificate e manipolate nella mente. L'immagine mentale, però, è differente dal processo percettivo. In uno studio in cui i partecipanti venivano sottoposti a risonanza magnetica funzionale mentre osservavano disegni e mentre immaginavano quelle stesse figure, si scoprì
Chec’è una sovrapposizione dei processi cerebrali nella percezione e nell’immaginazione, però le regioni cerebrali attive durante l’immaginazione visiva sono solo una sotto parte delle regioni cerebrali attive durante la percezione e non vi sono regioni cerebrali dedicate solo all’immaginazione.
4. Pensiero creativo
Capacità di ideare soluzioni alternative per risolvere un problema mediante un ragionamento flessibile che permette di creare risposte insolite e originali. È associato al pensiero divergente che è l’abilità di generare risposte inusuali e appropriate a problemi e questioni. Ci sono dei suggerimenti per incoraggiarlo: riformulare i problemi; frazionare il problema in parti; considerare gli opposti; utilizzare analogie; pensare in modo divergente stimolando così l’intuizione e la capacità di generare sempre nuove idee; sperimentare diverse soluzioni; assumere altre prospettive.
5. Teoria di
Kosslyn
Per spiegare il pensiero sotto forma di immagini mentali e l'attività immaginativa negli anni sono nate due prospettive. Una di queste è l'ipotesi proposizionalista, secondo la quale l'unica modalità con cui vengono codificate le informazioni è di tipo proposizionale, simbolico e astratto. L'altra ipotesi è il modello analogico, che sostiene che vi sono due codici di elaborazione delle informazioni che operano insieme ma che hanno caratteristiche diverse: il codice proposizionale-linguistico e il codice analogico, quest'ultimo manipola informazioni non linguistiche di tipo spaziale e percettivo. Kosslyn è uno dei massimi esponenti del modello analogico, egli crea un modello di spiegazione dell'attività immaginativa detto modello analogico computazionale secondo cui l'immagine mentale è una mappa composta da punti in uno spazio. Per creare un'immagine mentale servono due tipi di
narrativa o concettuale. La rappresentazione profonda è influenzata dalle esperienze, dalle conoscenze e dalle emozioni dell'individuo, e può variare da persona a persona. È attraverso la rappresentazione profonda che l'informazione viene elaborata, interpretata e compresa.