S
Viluppo sociale: aiuta a riordinare e gioca a far finta che…
48 mesi (4 anni)
Movimento: lancia la palla e salta su un piede solo
Gioco: copia disegni sempre più elaborati, disegna la figura umana e le costruzioni con i
cubi sono più complesse
Udito/linguaggio: sa definirsi come maschio o femmina e dire quanti anni ha, inizia a
contare fino a 3
Sviluppo sociale: aiuta a riordinare e gioca a far finta che…
60 mesi (5 anni)
Movimento: movimenti di coordinazione complessa come saltare la corda
Gioco: copia disegni sempre più elaborati e confronta fra loro oggetti per peso,
dimensione, etc.
Udito/linguaggio: produce frasi complesse con coordinate e subordinate
Sviluppo sociale: raggiunge una buona autonomia nelle routine
Lo sviluppo posturale e la deambulazione
All’interno dello sviluppo motorio troviamo lo sviluppo posturale che si occupa di
acquisizione molti importanti per lo sviluppo tra cui la deambulazione. Inizialmente il
neonato possiede un tono dell’asse del corpo molto debole che non gli consente
neppure di mantenere la posizione seduta senza supporto.
Prime tappe dello sviluppo posturale
Primi 3 mesi: dalla posizione prona il bambino riesce a sollevare mento, testa e spalle
arrivando a scaricare il peso sugli avambracci
4-6 mesi: mantiene la posizione seduto se viene aiutato. Gradualmente passa dal
mantenere la schiena incurvata a mantenerla diritta seppur con un leggera inclinatura
in avanti
7-9 mesi: riesce a stare seduto senza supporto
9-12 mesi: raggiunge la posizione eretta e può fare qualche passo se sostenuto o in
presenza di un appoggio fisso
13-14 mesi: mantiene la posizione eretta da solo e riesce a fare qualche piccolo passo
senza essere sostenuto
Il bambino che ha imparato a spostarsi nello spazio aumenta il suo raggio d’azione e
può decidere se avvicinarsi o allontanarsi da persone e oggetti con importanti
ripercussioni.
Da questo momento iniziale il bambino arriverà, seguendo tappe definite, a mantenere
una posizione eretta e a conquistare la deambulazione. Si tratta di conquiste che hanno
un’influenza su tutte le aree di sviluppo del bambino perché, consentendogli di liberare
le mani dalla funzione di appoggio, gli permettono un’esplorazione migliore e più ricca
dell’ambiente che lo circonda.
Nella fase prescolare compaiono la maggior parte delle abilità motorie quelle che
richiedono particolari abilità di coordinazione e attenzione vengono poi padroneggiate
durante la fase scolare.
Età prescolare
• Sia seduto che in piedi mantiene una corretta postura
• Riesce a stare in equilibrio su una gamba sola
• Inizia ad imparare a saltare
• Può fermarsi mentre corre per evitare collisioni
• Può evitare uno scontro quando sta camminando e trasportando qualcosa
• Diventa autonomo nell’uso di giochi mobili (triciclo, altalena, etc.)
• Può vestirsi e svestirsi da solo
Età scolare
• Riesce a correre per del tempo senza cadere o scontrarsi con altri
• Può correre per un po’ di tempo schivando ostacoli fermi o in movimento
• Può correre con abilità saltando ostacoli
• Può correre mantenendo mantenendo il possesso di una palla (ad es. Basket)
• Riesce a saltare su un piede solo per del tempo considerevole
• Coordina l’entrata in una corda in movimento per saltarla
• Conserva un ritmo musicale spostandosi in diverse direzioni e secondo diverse
velocità
Lo sviluppo della prensione
Lo sviluppo delle abilità di prensione permette al bambino di interagire con gli oggetti.
La prensione volontaria si sviluppa a partire dal riflesso di afferramento. Con la
scomparsa del riflesso intorno ai 3-4 mesi iniziano a comparire dei tentativi di prensione
volontaria. Il gesto dell’afferrare non è più dipendente dalla pressione esercitata sul
palmo della mano del bambino ma è un gesto volontario spinto dalla volontà di
afferrare un determinato oggetto.
Per poter essere definito un gesto di prensione volontaria il bambino deve compiere in
sequenza delle azioni che testimoniano il suo interessamento verso l’oggetto:
- Avvicinamento all’oggetto
- Prensione dell’oggetto
- Manipolazione e rilascio dell’oggetto
▪ 4-5 mesi: prensione cubito-palmare -> il bambino afferra gli oggetti con il palmo
della mano cercando di creare una prensione utilizzando la parte al di sotto
dell’indice.
▪ 7 mesi: prensione digito-palmare -> i bambini modificano i loro tentativi di
prensione e il gesto dell’afferrare interessa il pollice e l’indice e il medio usati
insieme.
▪ 9 mesi: prensione radio-digitale -> generalmente i bambini raggiungono l’ultimo
livello di sviluppo della prensione iniziando ad afferrare opponendo indice e
pollice.
▪ Lo sviluppo della prensione si completerà intorno a 18 mesi quando il bambino
arriverà a poter padroneggiare i movimenti dell’intera catena di articolazioni
dell’arto superiore: spalla-gomito-polso.
Percezione e sensazione
Il modo in cui noi percepiamo la realtà non è una copia esatta del mondo reale, ma è il
risultato di mediazioni e attività svolte dall’organismo. Infatti la percezione consiste in
processi di analisi, selezione e organizzazione dei dati dell’ambiente circostante in
un’unità coerente. È un processo di elaborazione attivo e dinamico degli stimoli che
provengono dagli organi di senso.
Quando degli stimoli provenienti dal mondo esterno raggiungono gli organi di senso si
ha una sensazione. Queste informazioni dell’ambiente vengono recepite dai recettori
sensoriali e trasmesse al cervello. Si tratta di un effetto soggettivo e immediato
provocato dagli stimoli sui vari apparati dell’organismo (uditivo, visivo, etc.).
Le teorie empiriste hanno concepito il neonato come una tabula rasa su cui si
imprimono i dati dell’esperienza e dell’apprendimento. Solo a seguito di tali esperienze
ripetute il bambino svilupperebbe una percezione vera e propria, che si affinerebbe
gradualmente per arrivare ad organizzare in modo significativo i dati forniti dalle
sensazioni.
Alcuni studiosi hanno sottolineato il carattere confuso delle prime percezioni infantili
paragonando i vari stimoli sensoriali che arrivano al neonato a un indistinto ronzio
che assume significato solo con l’esperienza.
Un approccio più recente ritiene che la struttura percettiva della realtà del bambino
contenga già degli elementi organizzati a cui l’essere umano è predisposto e che può
cogliere in modo immediato grazie alla sua dotazione innata. A differenza di quanto
sostengono gli empiristi i bambini nascerebbero con facoltà percettive e
predisposizioni innate.
I processi percettivi sono dei fenomeni che permettono all’individuo di intrattenere
delle complesse relazioni con l’ambiente circostante attraverso l’interazione con gli
stimoli esterni.
Nel processo percettivo sono rintracciabili quattro fasi distinte e successive:
1. Ricezione
2. Registrazione
3. Elaborazione primaria
4. Attribuzione di significato
Gli individui vivono in un ambiente costantemente attraversato da stimoli fisici che
vengono registrati dagli organi di senso dando origine alle sensazioni. Ognuno di
questi organi di senso risulta funzionalmente sensibile a delle specifiche forme di
energia fisica, e solo entro una gamma definita.
Queste sensazioni attivano diversi apparati recettivi dell’organismo, ma solo una parte
di questi può essere recepita, riconosciuta e rientrare nella soglia della coscienza. La
percezione è un’attività psichica complessa che dipende dagli organ
I di senso i cui recettori vengono volontariamente o casualmente attivati da stimoli.
Per quanto i bambini abbiano delle predisposizioni percettive innate, il fenomeno della
percezione viene integrata, ma anche corrotta, da altre funzioni psicologiche come
l’attenzione, le aspettative, le emozioni ma anche la memoria e l’apprendimento.
In generale si può dire che la percezione sia un’organizzazione fenomenica di
informazioni sensoriali riferibili a specifiche situazioni di stimolazione ben definite nel
tempo e nello spazio.
Contrariamente a quanto per lungo tempo si è sostenuto, il sistema visivo alla nascita è
sufficientemente maturo anche rispetto agli altri apparati sensomotori. Già il feto, nelle
ultime settimane gestazionali, sarebbe in grado di percepire stimoli, integrarli dal punto
di vista neurofisiologico e formare rappresentazioni sulla base di una modalità
percettiva che gli consente una sorta di codifica generalizzata dell'esperienza. Ciò
aiuterà il bambino ad orientarsi nello spazio visivo e umano.
Il neonato è quindi in grado di esperire una certa organizzazione degli stimoli, vede
delle forme: anche se egli non conosce la loro identità, ciò non significa che le
sensazioni e le impressioni che riceve dal mondo esterno si trasformino in un mondo
caotico e disorganizzato.
Gli esperimenti di fantz hanno messo in luce come i bambini molto piccoli manifestino
più interesse per le forme che per i colori, preferiscano le figure alle superfici
omogenee, gli oggetti in movimento a quelli statici, le configurazioni complesse a
quelle semplici, dimostrando, fin dalle prime settimane di vita, un'attrazione particolare
per il volto umano preferito a stimoli di pari complessità.
La percezione innata delle forme, cioè di insiemi strutturati, avrebbe quindi un
fondamentale valore adattivo, introducendo una misura di ordine e di significato in
quello che sarebbe un caos di sensazioni.
Assunto della fonte luminosa
Sfere concave o convesse?
Il nostro apparato visivo parte dal presupposto che l’immagine che sta osservando
debba essere interpretata ipotizzando la presenza di un’unica sorgente luminosa e
che l’illuminazione provenga dall’alto.
Questa lettura della realtà deriva dal fatto che il nostro sistema planetario ha un’unica
stella, il sole, un’unica fonte di illuminazione e la luce solare proviene dall’altro, quindi il
modo più naturale e spontaneo di leggere le ombreggiature è quello di percepirle come
provenienti da un’unica fonte posta in alto.
Se però la figura viene ruotata di 90° i cerchi ombreggiati divengono uno stimolo
ambiguo e si perde la percezione di sfere concave o convesse. Tolto il pregiudizio dato
dalla fonte luminosa posta in alto, la nostra percezione non predilige l’ipotesi di una
fonte proveniente da destra o da sinistra, così possiamo percepirle in modo differente.
Questo assunto è importante perch&e
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