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SVILUPPO COGNITIVO

Ci facciamo due domande: quali cambiamenti vediamo dal punto di vista cognitivo man mano che il bambino cresce? Quali sono i fattori responsabili di questi cambiamenti?

Rispondere a queste domande ci hanno provato diversi studiosi, i quali hanno sviluppato diverse teorie:

Teoria dello sviluppo cognitivo di Piaget: l'individuo è attivo costruttore delle conoscenze in un continuo interscambio con l'ambiente. Lo sviluppo avviene con la trasformazione di strutture che non sono innate ma costruite, le quali si modificano a seconda dei bisogni ai quali devono far fronte. Questi cambiamenti possono avvenire per assimilazione (si incorporano i dati dell'esperienza ai propri schemi già esistenti; es. zebra = cavallo con le strisce, perché aveva già lo schema mentale del cavallo) o per accomodamento (schemi attuali vengono modificati per adattarli ai nuovi dati; es. strisce pedonali = zebra). Il processo di accomodamento tende alla novità.

- 12 anni Il bambino acquisisce la capacità di ragionare in modo logico e di comprendere le relazioni causali. È in grado di risolvere problemi concreti e di pensare in modo più flessibile. Operatorio Formale 12 - 16 anni Il giovane acquisisce la capacità di ragionare in modo astratto e di pensare in modo ipotetico-deduttivo. È in grado di affrontare problemi complessi e di formulare ipotesi. In conclusione, lo sviluppo cognitivo è un processo continuo e discontinuo, in cui l'accomodamento e l'assimilazione giocano un ruolo fondamentale nell'adattamento del bambino al mondo circostante.

– 12 anni mentali (addizione, sottrazione, inclusione). Il bambino capisce che esistono i punti di vista degli altri ed è in grado di compiere manipolazioni mentali e fisiche. Adolescente in grado di elaborare idee ed eventi. Può immaginare cose che non ha mai visto. Organizza informazioni in modo sistematico e completo e pensa in termini ipotetico – deduttivi.

Questa teoria è stata molto criticata perché i “compiti” che proponeva erano troppo lontani dalla quotidianità del bambino e veniva visto come un individuo isolato che era inserito in un contesto sociale che non lo influenzava.

Teoria di Vigotskij: secondo questo pedagogista lo sviluppo dipende dal contesto storico e socioculturale in cui il bambino vive e da come viene messo in grado di padroneggiare gli strumenti della propria cultura come il linguaggio, le tecniche o gli artefatti. Le funzioni cognitive superiori, tipiche dell’uomo (pensiero,

  1. Linguaggio di tipo sociale e comunicativo (vuole dire o far capire qualcosa a qualcuno).
  2. Linguaggio egocentrico (parlare a se stessi; il bambino parla ad alta voce per orientarsi in ciò che fa).
  3. Linguaggio interiore (chiamato anche pensiero verbale; ci accompagna per tutta la vita e sono i nostri pensieri).

Il pedagogista sviluppa anche la teoria dello sviluppo prossimale ovvero differenza tra ciò che il bambino sa fare da solo e ciò che sa fare insieme ad un altro (sviluppo effettivo VS sviluppo potenziale).

Teoria di Bruner: riprende il punto di vista di Vygotskij sostenendolo, ma unisce il concetto di Scaffolding e lo utilizza per definire il ruolo dell'adulto nel fornire un'impalcatura per compensare il dislivello tra le abilità richieste.

dare un significato simbolico a oggetti o eventi, non può sviluppare il linguaggio). Secondo Vygotsky, invece, lo sviluppo comunicativo è strettamente legato all'interazione sociale. Il bambino impara il linguaggio attraverso l'interazione con gli adulti e con gli altri bambini, che gli forniscono modelli linguistici e gli offrono opportunità di comunicazione. Inoltre, lo sviluppo comunicativo è influenzato anche dal contesto culturale in cui il bambino cresce. Le diverse culture hanno modi diversi di comunicare e di attribuire significato alle parole e alle espressioni. Infine, è importante sottolineare che lo sviluppo comunicativo è un processo graduale e progressivo. I bambini acquisiscono prima le abilità comunicative più semplici, come il gesto e il suono, per poi passare al linguaggio verbale e alla comprensione delle regole grammaticali. In conclusione, lo sviluppo comunicativo è un processo complesso che coinvolge diverse dimensioni, come il pensiero, l'interazione sociale e il contesto culturale. È importante favorire e stimolare lo sviluppo comunicativo dei bambini, offrendo loro opportunità di interazione e di esplorazione del linguaggio.

individuare un oggetto in un altro, non potrà imparare a parlare). Bruner invece afferma che esiste un sistema di supporto all'acquisizione del linguaggio, ovvero il LASS (Language Acquisition Support System) e sottolinea il ruolo dell'interazione con l'adulto nel consentire al bambino l'ingresso nel mondo del linguaggio. Così il bambino impara il linguaggio nel contesto familiare e capisce l'attenzione condivisa: ovvero sequenze sociali più significative per imparare a esprimere intenzioni e a comprendere quelle altrui (es. gioco a palla, TIRA ovvero lancia la palla e PRENDI il bambino capisce che deve prendere la palla).

FONDAMENTALE RUOLO SOCIALE!!

Fasi dello sviluppo del linguaggio:

Durante le prime settimane di vita abbiamo dei suoni di natura neurovegetativa (legati al pianto) per regolare l'interazione con il genitore che lo accudisce. Tra i 2 - 6 mesi abbiamo delle vocalizzazioni, non di pianto, chiamate proto conversazioni con l'adulto.

Tra i 6 ed i 7 mesi abbiamo invece il fenomeno della lallazione canonica (fenomeno di ripetizioni di consonanti e vocali; es. ma ma ma o pa pa pa) ed infine tra i 10 – 12 mesi osserviamo lalallazione variata, momento in cui le sequenze sillabiche sono più complesse e alternate a proto parole.

Prima della fase linguistica vera e propria osserviamo però una fase pre-linguistica: avviene tra i 9 – 12 mesi e si basa sul fenomeno dei gesti comunicativi. Il bambino comincia a fare dei gesti deittici (indicare) per esprimere un'intenzione comunicativa riferendosi ad un oggetto/soggetto esterno. Lo sguardo è diretto al destinatario del gesto o in modo alternato dal destinatario all'oggetto. Possono essere di due tipi:

  • Richiestivi (aiuto)
  • Dichiarativi (richiede l'attenzione)

Attorno all'anno di vita notiamo anche i gesti referenziali o rappresentativi: non esprimono soltanto un'intenzione comunicativa ma rappresentano anche un referente.

specifico che nonvaria al variare al contesto (es. il negare con il dito o il ciao con la mano). Quando il linguaggio verbale inizia a consolidarsi l'uso dei gesti referenziali diminuisce; ibambini prima di riuscire ad articolare parole, le comprendono e solitamente le primeindicano persone, oggetti familiari o azioni abituali. Dopo 2 anni il bambino ha l'esplosionedel vocabolario oltre alle prime combinazioni di parole (non dipende dall'età ma da quanteparole conoscono).

SVILUPPO EMOTIVO

Le emozioni:

In passato le emozioni venivano considerate esperienze a base solo biologica disorganizzantio negative. Gli approcci recenti invece le concettualizzano come esperienze complesse,multidimensionali e processuali con una forte funzione di organizzazione cognitivo –affettiva, che media il rapporto tra l'organismo e l'ambiente. Possiamo classificarle in:

  • Fisiologiche: reazioni corporee (battito cardiaco, sudorazione etc...)
  • Cognitiva: per valutare

E dare significato a ciò che accade- Motivazionale: orienta all'azione e modifica il comportamento in funzione dei desideri e degli scopi- Espressiva e comunicativa: movimenti facciali, movimenti corporei, assetto tonico - posturale e tono della voce- Sociale: emozioni che sorgono in risposta ad una situazione relazionale sperimentata o anche solo pensata, rappresentata o ricordata

Le teorie sullo sviluppo cognitivo sono due:

  • Teoria della differenziazione emotiva: secondo Sroufe abbiamo uno stato iniziale di eccitazione indifferenziata a specifiche e diverse emozioni che poi vengono organizzate dallo sviluppo cognitivo.
  • Teoria differenziale delle emozioni: enunciata da Izard, dice che le emozioni sono innate, universali e precocemente differenziate (inizialmente rigide, ancorate a componente innata e poi più flessibili grazie all'influenza delle relazioni sociali)

RICORDA: le emozioni di base sono universali ed espresse nello stesso modo da membri appartenenti

A gruppi e società diverse. Abbiamo una differenziazione nell'espressione delle emozioni da neonati ad adulti, infatti, nel primo mese di vita sono riconoscibili stati edonici positivi e negativi comuni a più situazioni. Sono gli adulti che inizialmente attribuiscono significato alle reazioni emotive del neonato, interpretando i suoi segnali comunicativi come risposte specifiche di gioia, dolore, disgusto etc... Le espressioni emotive del neonato sono funzionali e finalizzate alla reazione con il caregiver. Questo porta al processo di riconoscimento delle emozioni che inizia con un interesse precoce per il volto materno che favorisce il riconoscimento delle emozioni altrui (a 10 settimane di vita il neonato esprime reazioni ad espressioni facciali e vocali di gioia, tristezza e collera). A 4 - 7 mesi troviamo una sensibilità ai cambiamenti espressivi del volto della madre (chiamato paradigma still - face). Dai 12 mesi abbiamo il fenomeno del

riferimento sociale (il bambino si avvale delle emozioni altrui per orientare il proprio comportamento). A 3 anni la comprensione delle espressioni non chiare (capacità di fare finta e quindi capire la differenza tra realtà e finzione). A 4 abbiamo delle regole di ostentazione delle emozioni ed ai 5 troviamo la comparsa della teoria della mente (consapevolezza del fatto che gli altri possono provare emozioni diverse dalle proprie e la comprensione degli stati mentali altrui). Abbiamo quindi lo sviluppo dell'intersoggettività che avviene grazie ai neuroni specchio: quando osserviamo una persona compiere un'azione o esprimere un'emozione, si attivano gli stessi circuiti motori (aree pre-motorie e parietali posteriori) ed avviene quando noi facciamo la stessa azione o viviamo la stessa esperienza emotiva. Utilizziamo i neuroni specchio come espressione di una forma diretta di comprensione degli altri; prima ed all
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A.A. 2021-2022
18 pagine
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SSD Scienze mediche MED/39 Neuropsichiatria infantile

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher LuRi02 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diversi sviluppi del neonato e trattazione del bambino in ospedale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Toma Chiara.