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Approcci della scelta cognitiva: secondo cui le persone elaborano la loro condotta lavorativa per mezzo di processi
cognitivi. La motivazione di lavoro è la risultante di 3variabili: valenza, strumentalità e aspettativa;
Goal setting theory: è una tecnica motivazionale che si sviluppa nel quadro del Management by objectives che è
un orientamento centrato sulle responsabilità dei dirigenti e degli obiettivi critici
delle attività da svolgere;
Teoria dell’equità: in cui la teoria dello scambio postula che nelle interazioni sociali le persone tendono a
massimizzare i benefici e minimizzare i costi;
Teorie della giustizia organizzativa: introduce il concetto di giustizia distributiva, cioè la credenza che i ricavi sono
corrispondenti alle attese dei lavoratori e non determinano situazioni di non equità tra gli stessi ed il concetto di
giustizia procedurale, cioè la credenza sull’adeguatezza dei modi di
collocare e distribuire le risorse, i premi o le punizioni.
La negoziazione
La negoziazione è un processo in cui due o più parti scambiano beni/servizi e tentano di raggiungere un accordo
sullo scambio. E’ un modo di risolvere i conflitti che vede il manager e l’impiegato in trattativa. In generale, ci sono
2 approcci alla negoziazione:
Distributiva: cerca di dividere una quota fissa di risorse creando situazioni in cui qualcuno vince e qualcuno perde;
Integrativa: cerca di stabilire una situazione in cui tutti vincono.
Quando si arriva ad un punto morto della negoziazione, molti cercano una soluzione alternativa alla disputa
ricorrendo a:
Un mediatore: terza parte neutrale che facilita una soluzione usando il ragionamento, persuasione e suggerimenti
per fornire alternative;
Un arbitro: terza parte che ha autorità nel raggiungimento dell’accordo, una delle parti, però, potrebbe
nutrire risentimento;
Un conciliatore: terza parte di fiducia che fornisce un’informale legame di comunicazione tra il negoziatore e
l’opponente;
Un consulente: terza parte imparziale che tenta di facilitare il problem solving creativo attraverso la
comunicazione e l’analisi.
Strategie per la risoluzione dei conflitti
Per risolvere il conflitto possono essere usate le seguenti tecniche:
Problem-solving: interazione faccia a faccia per identificare il problema e discutere per risolverlo;
Obiettivi Sovraordinati: creazione di un obiettivo condiviso che necessita la cooperazione delle parti;
Espandere le risorse: quando il conflitto è generato dalla mancanza di denaro, risorse, espandere le risorse può
essere una soluzione in cui entrambe le parti vincono;
Evitamento: ritiro;
Ammorbidire: enfatizzare le somiglianze;
Compromesso: ognuno dà qualcosa;
Comando autoritario: soluzione formale fornita da un più alto livello;
Alterare le variabili umane: usare le relazioni umane per cambiare il comportamento;
Alterare le variabili strutturali: ridefinizione del lavoro, trasferimento, posizione di coordinamento.
I modelli teorici della motivazione
I diversi approcci allo studio della motivazione possono essere così sintetizzati:
Approcci tradizionali: fondati sulla motivazione assunta come traduzione comportamentale del rapporto persona-
lavoro. Storicamente ricordiamo Taylor che assunse il principio dell’interesse economico individuale per
giustificare gli aspetti dell’organizzazione scientifica del lavoro che sono sostenuti dagli incentivi economici. In
questo approccio rientra anche la teoria dei bisogni di lOM oAR cP SD| 9679654
Maslow che postula che le persone possiedano un set di bisogni comuni che possiedono un’organizzazione
gerarchica che li descrive per priorità di soddisfazione. le persone si impegnano nelle condotte che permettono di
soddisfare tali bisogni partendo da quelli primariper poi arrivare a quelli di autorealizzazione. Secondo lateoria
delle caratteristiche del lavoro, invece, la motivazione può essere incrementata attraverso una progettazione del
lavoro. Hackman e Oldham identificano 5 dimensioni che definiscono il valore della motivazione potenziale.
Approcci della scelta cognitiva: secondo cui le persone elaborano la loro condotta lavorativa per mezzo di processi
cognitivi. La motivazione di lavoro è la risultante di 3variabili: valenza,
strumentalità e aspettativa.
Goal setting theory: tecnica motivazionale che si sviluppa nel quadro del Management by objectives che è un
orientamento centrato sulle responsabilità dei dirigenti e degli obiettivi critici delle attività da svolgere.
Teoria dell’equità: in cui la teoria dello scambio postula che nelle interazioni sociali le persone tendono a
massimizzare i benefici e minimizzare i costi.
Teorie della giustizia: introduce il concetto di giustizia distributiva (la credenza che i ricavi sono corrispondenti alle
attese dei lavoratori e non determinano situazioni di non equità tra gli stessi) ed il concetto di giustizia
procedurale (la credenza sull’adeguatezza dei modi di collocare e distribuire le
risorse, i premi o le punizioni).
Le politiche passive del lavoro
Concernono le prestazioni monetarie a favore dei disoccupati. Tali strumenti sono chiamati ammortizzatori sociali
come la protezione del reddito dei disoccupati.
Gli ammortizzatori sociali, sono di norma, prestazioni di natura assicurativa, non discrezionale. Vi sono 2 schemi o
livelli:
Schema assicurativo: indennità di disoccupazione che vengono elargite solo a fronte di un versamento di
contributi;
Schema assistenziale dedicato: sussidi di disoccupazione che sono rivolti a soggetti che non hanno versato
contributi sufficienti o hanno esaurito le spettanze. Questi sussidi sottostanno alla prova dei mezzi.
Il manager efficace
La professione manageriale si basa su 4 elementi:
Principi: punti di riferimento nello svolgimento delle attività quotidiane e richiedono rigore e disciplina
nell’applicazione degli strumenti. Sono lesderschip, orientamento al risultato, spirito di squadra, fare focus sulle
priorità, gestire obiettivi e tempo, innovare, valorizzare i punti di forza dei collaboratori, fiducia, atteggiamento
mentale positivo, integrità.
Abilità: sviluppate con l’acquisizione della conoscenza e con l’allenamento e l’esperienza. Sono: pianificazione,
organizzazione, decidere, comunicare, dirigere l’esecuzione, misurare e valutare,
sviluppare le persone.
Strumenti: la loro padronanza richiede formazione per apprendere e allenamento continuo nell’applicazione per
svilupparle. Sono: gestione delle riunioni ed incontri, redazione dei rapporti, disegno di mansioni ed incarichi,
definizione delle competenze richieste, metodi di lavoro e sistemi, misurazione e valutazione, mettersi
continuamente in discussione focalizzando energie e risorse sulla creazione del valore.
Responsabilità: deve essere gestita in riferimento all’etica quotidiana e aumenta con l’importanza della posizione
ricoperta.
Il concetto di giustizia nelle organizzazioni
La teoria della giustizia organizzativa è uno degli approcci allo studio della motivazione ed introduce due concetti
cruciali per comprendere il comportamento lavorativo:
Giustizia distributiva: credenza in cui i ricavi sono corrispondenti alle attese dei lavoratori e non determinano
situazioni di non equità tra gli stessi;
Giustizia procedurale: credenza sull’adeguatezza dei modi di collocare e distribuire le risorse, i premi o le
punizioni.
Il benessere organizzativo lOM oAR cP SD| 9679654
Il benessere organizzativo può essere definito come lo stato soggettivo di coloro che lavorano in uno specifico
contesto organizzativo; l’insieme dei fattori che determinano o contribuiscono a determinare il benessere di chi
lavora; la capacità di un’organizzazione di promuovere e di mantenere il più alto grado di benessere fisico,
psicologico e sociale dei lavoratori in ogni tipo di occupazione; l’insieme di aspetti culturali, processi e pratiche
organizzative che animano la dinamica della convivenza nei contesti di lavoro, promuovendo, mantenendo e
migliorando la qualità della vita ed il grado di benessere fisico, psicologico e sociale delle comunità lavorative.
Un’organizzazione può considerarsi in buona salute se:
Riconosce e valorizza le competenze e gli apporti dei dipendenti stimolando nuove potenzialità;
Ascolta attivamente le istanze dei dipendenti;
Mette a disposizione le informazioni pertinenti al lavoro;
È in grado di governare l’espressione della conflittualità entro livelli tollerabili di convivenza;
Stimola un ambiente relazionale franco, comunicativo e collaborativo;
Assicura rapidità di decisione, scorrevolezza operativa e supporta l’azione verso gli obiettivi;
Assicura equità di trattamento a livello retributivo, di assegnazione di responsabilità e di carriera;
Mantiene livelli tollerabili di stress;
Stimola nei dipendenti il senso di utilità sociale nel loro lavoro;
Adotta tutte le azioni per prevenire gli infortuni e i rischi professionali;
Definisce i compiti lavorativi dei singoli e dei gruppi garantendone la sostenibilità. Tra gli indicatori di malessere
organizzativo abbiamo:
Sentimento di riconoscimento;
Insofferenza nell’andare al lavoro;
Disinteresse per il lavoro;
Desiderio di cambiare lavoro;
Eccessiva propensione al pettegolezzo;
Aderenza formale alle regole e anaffettività lavorativa;
Lentezza nelle prestazioni;
Confusione organizzativa in termini di ruoli e compiti;
Venir meno della pro positività a livello cognitivo;
Assenteismo.
I piani di miglioramento devono essere progettati con approccio metabletico, cioè i ricercatori fanno
proposte e offrono sostegno tecnico; le decisioni sono del vertice gerarchico e del personale.
La matrice interpersonale della condotta lavorativa
Il gruppo è una pluralità in interazione caratterizzata da un legame psicologico, con una storia e assume, nel
tempo, una configurazione relazionale ed affettiva in relazione al legame psicologico che si è instaurato con il
contesto in cui le interazioni avvengono.
Sarchielli distingue i gruppi interni alle organizzazioni produttive in gruppi formali, informali e sindacali. Il
funzionamento dei gruppi di lavoro è la risultante tra io, gli altri e l’obiettivo. Si verificano due tipi di conflitti: tra i
bisogni entro l’individuo e l’eterogeneità delle prestazioni.
I membri sperimentano problemi emozionali di base, che riguardano identità, controllo ed influenza, necessità
individuali ed obiettivi del gruppo, accettazione e vicinanza. Ciò genera ansia e porta gli individui a mettere in
atto, inconsciamente, meccanismi di difesa con carattere condiviso e socializzato. Per Bion, il gruppo si difende
dall’ansia e dalla paura attraverso 3 assunti di base: dipendenza, attac