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La piemontesizzazione e l'unificazione dell'Italia
Garibaldi, con la spedizione dei Mille, era riuscito a cacciare i Borbone dal Regno delle Due Sicilie (in realtà mancavano ancora lo Stato pontificio, conquistato poi nel 1870, e la zona di Trieste, che non verrà occupata fin dopo la Seconda Guerra Mondiale). Lo Statuto Albertino venne quindi esteso anche al resto del Regno d'Italia e venne mantenuta la stessa numerazione, sia nella legislazione sia nella numerazione dei sovrani. Quest'operazione è nota come piemontesizzazione: l'importanza che i Savoia avevano avuto nell'attuare questo processo di unificazione era infatti stata riconosciuta da tutta Italia, così come il riconoscimento della superiorità economica, politica, militare ed industriale piemontese. Altrettanto importante è il fatto che Carlo Alberto e il suo successore, Vittorio Emanuele II, furono tra i pochi sovrani che, dopo i moti rivoluzionari ottocenteschi, mantennero fede alle concessioni fatte in quelle sedie.
In particolare, furono gli unici a mantenere fede alle costituzioni concesse al popolo.
2. Le relazioni austro-russe nei Balcani.
La zona balcanica è sempre stata un territorio oggetto di rivendicazione da parte di molti Stati (non a caso si parla di "polveriera balcanica"): Russia e Austria erano infatti le potenze maggiormente interessate a questi territori per motivazioni anche molto diverse tra loro. In particolare, l'Austria-Ungheria aveva alcuni importanti interessi in questi territori anche a causa della vasta composizione del proprio impero, che era da sempre definito la "prigione dei popoli". D'altra parte, anche la Russia aveva alcune pretese in questi territori e, in particolare, si ergeva in difesa della Serbia che, verso la fine dell'Ottocento e, progressivamente anche nel corso del primo Novecento, si stava facendo riconoscere come leader, soprattutto, come paese volenteroso di aiutare i popoli slavi. Dopo una serie di importanti scontri
In quest'area (es. rivolte scoppiate in Bosnia), Ottone Von Bismarck cominciò ad intessere un sistema di alleanze per allentare le tensioni nei Balcani: è a questo scopo che, nel 1872, venne siglato il primo Dreikaiserbund tra Austria, Russia e Germania, fallito e poi rinnovata nel 1881, per poi essere nuovamente siglato negli anni successivi a causa del suo continuo fallimento sempre a causa della tensione balcanica. Il problema crebbe sempre più e portò a una rottura definitiva dei rapporti quando, nel 1890, Bismarck si dimise dal ruolo di Cancelliere a causa della Weltpolitik messa in atto del nuovo kaiser Guglielmo II: il trattato di controassicurazione stipulato in precedenza tra le due potenze (nella consapevolezza dell'impossibilità di un accordo austro-russo, infatti, Bismarck aveva stretto singole alleanze e con l'Austria e con la Russia) non venne rinnovato e la Russia si avvicinò progressivamente allo schieramento.
della Triplice Intesa. A dimostrazione della rivalità nei Balcani, sottolineiamo come la Prima Guerra Mondiale scoppiò proprio a causa di un incidente in quest'area: Gavrilo Princip, un anarchico bosniaco, uccise Francesco Ferdinando, erede al trono austriaco, in Serbia e, consequenzialmente, anche le altre potenze schierate con l'una o con l'altra potenza, dichiararono guerra ai rispettivi nemici. In realtà, anche la Seconda Guerra Mondiale si caratterizzò per accesi scontri nell'area, viste le rivendicazioni hitleriane sui territori balcanici (ricordiamo infatti che Hitler, nel 1938, aveva completato l'Anschluss con l'Austria), che portarono a importanti scontri con la Russia di Stalin e, ovviamente, anche con l'Inghilterra, impaurita di un eccessivo ingrandimento dei possedimenti russi. 3. Il fascismo italiano dal 1922 al 1925. Dopo varie vicissitudini, Benito Mussolini, ex socialista massimalista che, staccatosi dal propriocome un'aberrazione temporanea. La seconda, sostenuta da Gramsci, vede ilfascismo come una risposta alla crisi del capitalismo e come un tentativo diconservare l'ordine borghese. La terza, sostenuta da Gentile, considera ilfascismo come una nuova forma di governo che supera sia il liberalismo che ilmarxismo. Indipendentemente dalle interpretazioni, il fascismo ha avuto unforte impatto sulla storia italiana, portando alla dittatura di Mussolini eall'adesione dell'Italia all'Asse durante la Seconda Guerra Mondiale.come una malattia morale, un fenomeno importato, una parentesi nell'evoluzione del corso liberale italiano. La seconda, invece, considera il fascismo come la forma che nel Novecento assume lo schiacciamento del lavoratore da parte del capitalismo. Infine, ricordiamo l'ultima opzione che vede le origini del fascismo come qualcosa di lontano che affonda le radici addirittura in alcune fasi di epoca risorgimentale. In generale, però, possiamo dire che il fenomeno fascista va ascritto ad un tempo e ad un luogo ben preciso e non a tutta una serie di altri fenomeni che, sì possono essere considerati fenomeni totalitari, ma assolutamente non fascismi: il fascismo è un fenomeno tutto italiano che si colloca tra il 1922 e il 1943 e che, tra l'altro, può essere considerato un fenomeno autoritario ma non totalitario; per questo si parla di totalitarismo imperfetto o di regime autoritario tendente al totalitarismo, interpretazione sostenuta anche dalla politologa.E più importante studiosa di totalitarismi, Hannah Arendt.
Nel 1923, Mussolini aveva varato la Legge Acerbo con cui, attraverso alcuni brogli elettorali, era riuscito a consolidare ulteriormente il proprio potere in Italia: Giacomo Matteotti, esponente di sinistra, decise di denunciare tali brogli e, per questo, morì in circostanze misteriose e fu trovato solo dopo qualche tempo.
Nel 1929, invece, Mussolini siglò con la chiesa i cosiddetti Patti Lateranensi: Mussolini voleva infatti un avvicinamento al mondo cattolico, consapevole del ruolo di grande rilevanza rivestito dalla chiesa sul territorio italiano (ricordiamo che, infatti, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, gran parte dei componenti governativi erano usciti da scuole cattoliche, a dimostrazione dell'importanza dell'insegnamento religioso in Italia). Per questo, venne riconosciuto il carattere cristiano dello Stato italiano e venne riconosciuta la sovranità del pontefice sullo Stato del Vaticano.
Tali patti saranno particolarmente importanti e problematici visto che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1947, si aprirà un vero e proprio dibattito per l'inserimento di questo accordo nella costituzione della neonata Repubblica italiana (i socialisti e, in generale, gli esponenti di sinistra, infatti, non volevano della propria costituzione un accordo stretto dall'Italia fascista). Nonostante ciò, l'articolo 7 fu approvato e la costituzione entrò in vigore il 1 gennaio 1948.4. L'avvio del Centro-sinistra in Italia.
La politica italiana è sempre stata una politica piuttosto contraddittoria a causa delle difficoltà governative di prendere una decisione netta in favore della componente di sinistra o di quella di destra. Già durante il governo di De Gasperi, poi con quello di Crispi e, soprattutto, con quello di Giolitti, era stata avviata la pratica del trasformismo, che prevedeva di tagliare le ali estreme dei partiti (sia di sinistra che di destra) per formare governi di coalizione.
destra sia di sinistra) per creare una coalizione di centro posta sotto il controllo del presidente del consiglio. Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, inoltre, erano emersi i primi partiti di massa, il Partito Popolare e quello liberale e, soprattutto, avevano cominciato a fare il loro ingresso sulla scena politica italiana il Partito Comunista e il Partito Socialista che, sulla scia della rivoluzione bolscevica russa, avevano cominciato a riscuotere sempre maggiore successo. L'avanzata di sinistra era però stata scongiurata con abili manovre politiche, proprio per cercare di impedire una rivoluzione come quella russa (in realtà, Giolitti dovette affrontare la presa di potere della sinistra ma decise di non usare la forza, aspettando che gli scioperi si sgonfiasse da soli, ed effettivamente la sua strategia funzionò). Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, erano stati lanciati alcuni principi, la teoria dell'arco costituzionale e la conventio ad excludendum,
un blocco politico diverso) e quindi non erano considerati "governabili". Al contrario, secondo il terzo principio, il PCI e il PSI erano considerati "legittimi" perché rappresentavano una parte significativa dell'elettorato italiano. Questa divisione tra governabilità e legittimità ha portato a una serie di coalizioni di governo che escludevano il PCI e il PSI, nonostante il loro sostegno popolare.