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All'interno dell'Assemblea Legislativa, nascono i primi partiti e, in questo
contesto, si assiste per la prima volta all'uso della moda per l'identificazione del
singolo partito e, quindi, per la rappresentazione della contrapposizione tra parti
contrapposte che è in realtà proprio della politica attuale: la contrapposizione tra
idee politiche opposte doveva innanzitutto essere visibile a livello estetico. In
questo contesto nascono anche i primi leader politici: si pensi a Robespierre,
Danton e Marat, i primi leader in grado di comprendere la tendenza ad una
sempre maggiore personalizzazione, leaderizzazione e spettacolarizzazione della
politica, coloro che hanno portato alla formulazione del concetto di capo
carismatico da parte di Weber.
In tal senso, la Rivoluzione francese può essere vista come una perfetta
rappresentazione dell'ambivalenza della moda che, da un lato, è in grado di
intercettare i fenomeni di massa e, dall'altro, è in grado di intercettare quei
fenomeni destinati a diventare fenomeni di massa.
2. Media e politica: la ricerca di Cantril.
Una delle teorie fondamentali in ambito comunicativo è la cosiddetta teoria
dell'ago ipodermico anche note come bullet theory: si tratta di una delle prime
teorie che siano mai state formulate in questo contesto e che, benchè sia ormai
largamente superata, è di fondamentale importanza nel contesto della
comunicazione politica. La bullet theory pensa ai mezzi di comunicazione (in
particolare ai mezzi di comunicazione di massa come la radio e la televisione,
visto che parliamo di una teoria formulata nel contesto delle due guerre
mondiali) come a mezzi onnipotenti, in grado di raggiungere in maniera
simultanea una massa variegata di individui i quali non sono in grado di
rispondere in maniera attiva agli stimoli e, per questo, rispondono ad essi
esattamente alla stessa maniera. Il singolo individuo è quindi completamente
impotente di fronte al loro potere e, per questo, non è in grado di formulare una
risposta autonoma agli stimoli: è importante pensare all'individuo come ad un
ente atomizzato parte di una massa variegata di persone che, appunto, subisce il
potere enorme dei media. In effetti, nel Novecento, non si pensava all'esistenza di
fattori intervenienti che potessero determinare una risposta diversa agli stimoli:
ogni individuo era dotato di specifici "elementi" biologici che venivano ereditati
e, per questo, le risposte agli stimoli erano così standardizzate. Con il passare del
tempo, ovviamente, si è cominciato a comprendere che, in realtà, il pubblico può
avere un ruolo attivo nella risposta agli stimoli e, consequenzialmente, i media,
pur avendo un enorme potere sul pubblico, non possono essere considerati
onnipotenti.
A riconferma della teoria dell'ago ipodermico (nome che deriva proprio dalla
capacità degli stimoli di penetrare sotto pelle proprio come un ago ipodermico),
riportiamo un famoso esperimento (soprannominato La guerra dei mondi, in
onore dell'omonimo libro di Orson Welles) condotto da alcuni speaker radiofonici
americani nel 1938: essi comunicarono che gli USA erano stati invasi dai marziani
e, su 6 milioni di radioascoltatori, 1 milione ci credette. Questo esperimento ci
dimostra appunto quanta rilevanza aveva il mezzo radiofonico e quanto era
importante utilizzare questi strumenti nella maniera corretta (e se la notiza
avesse riguardato l'inizio della guerra?). In questo contesto, Cantril ha cercato di
comprendere quali sono i motivi fondamentali che hanno portato al successo di
questo esperimento:
Il tono realistico della narrazione;
→ L'uso di luoghi realmente esistenti e di esperti: all'epoca, infatti, non erano
→ presenti molti esperti nei programmi radio/TV, quindi il fatto che questo
evento fosse provato scientificamente ne accresceva in qualche modo la
credibilità;
La sintonizzazione dall'inizio della trasmissione o a programma già
→ iniziato (poiché gli speaker effettuavano dei recap per consentire a tutti di
comprendere l'argomento di cui si stava parlando);
L'interruzione del programma con notizie lontana e totalmente non
→ pertinenti con la notizia principale;
L'assenza di un mezzo con cui poter controllare la fonte e/o la notizia
→ (oggi con Internet, benché le fake news siano all'ordine del giorno,
sarebbe molto più facile confutare una tesi simile);
La credibilità del mezzo radiofonico: chiunque, infatti, credeva alla radio
→ in quanto si era venuto a creare un rapporto quasi intimo; per questo,
nessuno avrebbe mai creduto che la radio potesse diffondere
VOLONTARIAMENTE notizie false.
Tutto ciò ha dimostrato quindi la necessità di iniziare a pensare alla
comunicazione come a qualcosa di molto più complesso. Ad oggi, infatti, risulta
fondamentale considerare altri aspetti quali:
Volontà di informazione;
→ Esposizione selettiva;
→ Percezione selettiva;
→ Memorizzazione selettiva.
→
3. Analizzate e descrivete gli elementi di una campagna elettorale.
La sociologia della comunicazione si è a lungo soffermata sullo studio e
sull'analisi delle campagne elettorali a partire da alcuni punti fondamentali:
Agonismo e natura drammatica, poichè la campagna elettorale è il
→ momento più importante di tutta la politica, la partita più importante che
si possa giocare;
La trasformazione dell'elettorato in un mercato vero e proprio;
→ Effetti della comunicazione politica e delle campagne elettorali sugli
→ elettori.
In questo contesto, è possibile analizzare la comunicazione politica durante le
campagne elettorali e, soprattutto, è possibile analizzare le diverse modalità
attraverso cui è possibile costruire una comunicazione elettorale. Plesser e
Plasser (2002) hanno elaborato un modello attraverso cui è possibile analizzare
l'evoluzione delle differenti modalità di comunicazione elettorale nelle sue tre
fasi: fase pre-moderna, fase moderna e fase post moderna. Si tratta di un'analisi
basata su nove punti di cui i primi quattro sono molto generali mentre gli altri
cinque sono legati alla gestione effettiva della campagna elettorale (Nello schema
qui sotto indichiamo come FPRM, la fase premoderna, FM, la fase moderna, FPM,
la fase post moderna):
Sistema di comunicazione politica: FPRM, centrata sui partiti; FM,
→ centrata sulla TV; FPM, multimedia, multicanale;
Stile di comunicazione politica: FPRM, messaggi partitici; FM, sound bites:
→ costruzione dell'immagine del singolo candidato per far emergere le sue
doti comunicative; FPM, frammentazione, dovuta alla multicanalità;
Mezzo: FPRM, stampa di partito, manifesti e pubblicità; FM, programmi
→ televisivi d'informazione (es. puntata di porta a porta o tg speciali); FPM,
tv locali o di nicchia;
Mezzo pubblicitario dominante; FPRM, volantini, stampa di partito; FM,
→ grandi manifesti e spot televisivi; FPM, Internet, telemarketing e spot
mirati;
Direzione campagne: FPRM, leadership di partito; FM, management
→ interno con esperti esterni: non si parla quindi più solo della
comunicazione del leader di partito e, anzi, cominciano ad emergere
figure professionali e di consulenza, fondamentali per tutta la
comunicazione politica successiva; FPM, uso di specialisti ed esperti come
i social media manager;
Paradigma dominante: FPRM, logica di partito; FM, logica dei media; FPM,
→ logica di marketing: costruzione di un programma politico ad hoc per ogni
leader politico per comprendere gli effetti della loro comunicazione;
Spesa elettorale: FPRM, contenuta poichè la compagna è costruita ad hoc
→ ed è limitata; FM, in aumento; FPM, molto alta;
Elettorato: FPRM, comportamento stabile a causa delle fratture sociali e di
→ gruppo; FM, aumento della volatilità ed erosione della fedeltà e
dell'identità partitica a causa di una sempre maggiore accessibilità delle
idee politiche; FPM, comportamento basato sulle issues e volatilità;
Durata: FPRM, campagna breve ad hoc; FM, campagna lunga; FPM,
→ campagna permanente.
In questo contesto è inoltre possibile parlare di campagne elettorali di diverso
tipo. Nello specifico, distinguiamo tra:
Campagna di posizione: adottata da partiti molto forti e con un elettorato
→ certo, la cui comunicazione è quindi già abbastanza solida;
Campagna di conquista: adottata da partiti instabili e con un elettorato
→ molto variegato ed incerto; essi, infatti, devono utilizzare strumenti di
comunicazione politica più specialistici.
Per fare questo, possono essere usati i consulenti politici e gli strumenti di
marketing politico che risultano quindi di grande importanza. Per quanto
riguarda i consulenti politici, possiamo distinguere tra:
Strategists: si occupano della costruzione, della diffusione e dell'analisi
→ successiva della campagna; tutto parte da qui, quindi tutto deve essere
realizzato alla perfezione;
Specialist: hanno un ruolo più concettuale e si occupano, ad esempio, di
→ trovare i fondi e gli sponsor;
Vendors: si occupano di fornire strumenti aggiuntivi per la realizzazione
→ della campagna (es. siti web).
Per quanto riguarda invece il marketing politico, possiamo dire che in questo
contesto è veramente molto rilevante poiché in effetti la politica e, nello
specifico, il singolo leader o il singolo partito sono sempre più dei veri e propri
prodotti da vendere. Per farlo, è possibile utilizzare gli strumenti di marketing
mix come il push marketing (campagne sul territorio messe in atto dagli attivisti),
il pull marketing (campagne attraverso i media, di cui il leader diventa
protagonista indiscusso) e il polling (pratica di ricerca e sondaggi fondamentale
nella costruzione di una campagna elettorale).
In tal senso, possiamo anche distinguere tra tre tipologie di partito che
utilizzeranno tecniche di marketing politico differenti:
Partito orientato al prodotto: non si preoccupa dell'effettivo riscontro
→ presso il pubblico, quindi non effettua delle indagini prima di mettere in
piedi una campagna politica;
Partito orientato alla vendita: effettua delle analisi prima di provare a
→ "vendere" l'idea politica o il leader per cui è già stata costruita una
campagna e una strategia;
Partito orientato al mercato: effettua una ricerca sul mercato/target di
→ riferimento per soddisfarne i bisogni (quindi prima ancora di costruire
una campagna