Un disegno di campionamento deve perciò contemplare una definizione delle unità di analisi della
popolazione riferimento, un’analisi delle probabilità di selezione del fenomeno che stiamo
studiando in base alla sua variabilità, una scelta conseguente della numerosità campionaria e un
metodo di selezione dei casi. Tra gli errori da evitare nel decidere il campione, vi sono quelli di
sottocopertura o sovracopertura. La sottocopertura avviene quando la selezione dei casi esclude
sistematicamente soggetti che sono invece nella popolazione di riferimento e la sovracopertura
avviene quando alcuni soggetti che non sono nella popolazione sono inclusi nel campione.
LEZIONE 022
02. Cosa è il campionamento probabilistico?
Ogni campionamento prevede un’estrazione dalla popolazione dei casi da includere nel campione.
Dire che un campionamento è probabilistico significa dire che si conosce l’intera lista della
popolazione di riferimento e a partire da essa si può individuare la probabilità che ciascun caso ha
di essere estratto e che questa probabilità è diversa da zero. Sulla base di questa conoscenza della
lista dei casi esistenti nella popolazione si può estrarre un campione che sia statisticamente
rappresentativo della popolazione.
LEZIONE 023
03. Cosa è il campionamento non probabilistico?
Il campione non probabilistico si usa quando non si ha la possibilità di avere l’elenco di tutta la
popolazione e non si può escludere che alcuni casi non abbiano alcuna possibilità di essere estratti.
Un campionamento tipicamente non probabilistico è quello che si basa sulla semplice scelta casuale
delle unità del campione. In pratica, il ricercatore usa il criterio più veloce che esista, cioè la scelta
dei primi individui che incontra, oppure lascia che siano gli stessi individui a presentarsi
spontaneamente dopo aver fatto un appello a chi sia interessato
In questa modalità di scelta dei casi si abbattono i costi di campionamento ma si ha una grande
probabilità di intercettare solo un certo tipo di individui, non necessariamente rappresentativi.
D’altronde può essere un metodo valido per ricerche esplorative, in cui si mira soprattutto a farsi
una prima idea di un fenomeno.
LEZIONE 024
03. Cosa è il campionamento per quote?
Il campionamento per quote è paragonabile per certi versi al campionamento stratificato, nella
misura in cui anch’esso sceglie arbitrariamente alcune fasce di popolazione da cui scegliere gli
individui da studiare. Si differenzia, tuttavia, dal campionamento a strati per il fatto che la scelta dei
singoli individui viene fatta non per estrazione casuale da un elenco, ma per scelta ragionata del
ricercatore. Ciò non toglie che anche in questo caso, il ricercatore possa cercare di mantenere
numeri di casi proporzionato alla grandezza delle fasce di popolazione che ha selezionato. Egli però
può anche decidere di individuare un campione in ogni fascia di popolazione che non sia
rappresentativo della numerosità della fascia stessa.
LEZIONE 025
02. Cosa significa che la ricerca qualitativa è simile al lavoro artigianale?
È un tipo di indagine tipicamente artigianale, intesa come un lavoro in cui c’è una parte di istruzioni
standardizzate, regole specifiche dettate dall’esperienza, dalla conoscenza del prodotto,
dell’insegnamento ricevuto. Tuttavia, quando si parla di artigianato si intende qualcosa in cui
l’artigianato conferisce in qualche modo un valore unico, dove nessun prodotto è uguale all’altro,
dove quindi pur essendoci prodotti simili, ciascuno ha una sua specificità. In questo senso la ricerca
qualitativa ha un’artigianalità abbastanza elevata, ha elementi di specificità di ogni singola ricerca,
per i quali il ricercatore deve certamente applicare delle regole, degli standard, dei protocolli così
come succede negli altri tipi di ricerca, però in essa, non essendo possibile fare una mera
applicazione degli standard, è invece necessario utilizzare una capacità di adattamento dei protocolli
al caso specifico che si ha di fronte, alle persone specifiche che si studiano, alle comunità specifiche
con cui si ha a che fare. La specificità nella ricerca qualitativa è un elemento che ha un maggior peso
rispetto alle altre ricerche: richiede una maggiore adattabilità delle regole, è dotata di regole meno
codificabili in rigidi protocolli, nonostante si avvalga cmq di procedure ben precise e di una maggiore
attenzione da parte del ricercatore a non alterare il campo di indagine.
LEZIONE 026
02. Quali sono i principali vincoli nella scelta dei casi?
La scelta dei casi deve tenere conto sempre dei vincoli tecnici ed economici con cui i ricercatori
devono sempre fare i conti. Proprio la maggior complessità dell’operazione di esplorazione che la
ricerca qualitativa ha, rende molto più oneroso trattare ciascun caso, in termini di tempo e di costi.
Inoltre, se il caso non è solo un individuo ma un collettivo o addirittura un territorio, ciascuno di essi
deve comprendere più interviste, più osservazioni, più letture di documenti, ecc. Altri vincoli nella
scelta dei casi sono quelle dettate dalla irripetibilità di alcuni eventi. Ovviamente i vincoli vanno
sempre commisurati alle risorse in campo. Dove infatti vi fosse un’equipe di ricerca molto ampia e
una sostanziosa dotazione di risorse a disposizione, i casi da studiare possono anche essere
numerosi, pur essendo ciascuno di essi molto complesso e dispendioso.
LEZIONE 027
02. Quale ruolo hanno i mediatori nel contatto con gli intervistati?
Un primo elemento importante della relazione con gli attori è il momento in cui si entra in contatto
con loro. A questo proposito, un ruolo molto importante è quello dei mediatori, cioè di coloro che
favoriscono il contatto poiché sono persone di fiducia sia del ricercatore che degli attori. La loro
presenza può rassicurare molto gli attori, ma è importante da parte del ricercatore verificare che i
mediatori stessi siano persone che godono della fiducia degli attori.
LEZIONE 031
03. Quali sono le attenzioni necessarie nella scrittura di un rapporto di ricerca di tipo qualitativo?
La fase di scrittura del resoconto dell’indagine (scrivere un report, articolo, un libro) è spesso molto
complessa per un ricercatore qualitativo. A differenza della ricerca quantitativa infatti, qui si tratta
non solo di esporre quanto è già stato rilevato e analizzato ma di dar forma a materiali che spesso
non sono ancora limpidi nei loro risultati.
In ogni caso, una volta fatta l’analisi con l’aiuto degli schemi e delle mappe, il ricercatore si trova a
dover raccontare in due sensi: descrivere il lavoro svolto e quanto è successo e nello stesso tempo
dar conto delle proprie interpretazioni riguardo a questo materiale. Alcuni autori mischiano molto
descrizione e interpretazione. Questa attitudine, è spesso concessa solo ad autori già affermati che
possono permettersi il lusso di non dar conto in modo troppo sistematico di quanto hanno raccolto,
passando direttamente alla fase del dire quanto hanno capito di ciò che hanno raccolto. Per un
ricercatore medio è invece opportuno suddividere descrizione e interpretazione e cercare di essere
allo stesso tempo parsimoniosi, non eccedendo con le categorie concettuali usate, ma ricchi, dando
conto della varietà del mondo sociale studiato.
Gli esiti della ricerca devono essere allo stesso tempo un avanzamento della conoscenza empirica
sull’argomento e un avanzamento nella teoria scelta dal ricercatore.
LEZIONE 032
02. Come si svolge praticamente la Grounded Theory?
Nel corso degli anni ’60 si è pensato che le teorie potessero essere costruite direttamente dal basso,
senza bisogno che vi sia un apparato concettuale e di ipotesi previo: è questa l’idea che ha dato
origine alla cosiddetta Grounded Theory, dove il nome stesso richiama l’idea di un teorizzare che
parta dal terreno (ground), in maniera induttiva. Essa è stata introdotta da Barney G. Glaser e
Anselm L. Strauss nell’opera The Discovery of Grounded Thoery del 1967 e poi sviluppata nel corso
dei decenni successivi. La metodologia della Grounded Theory ha una struttura circolare, nel senso
che in essa vi è un continuo rimando tra osservazione e interpretazione. In essa le fasi di raccolta
dei dati sono utili per costruire i concetti, con un procedimento che proprio per la sua dimensione
dinamica viene chiamato «concettualizzazione», ma a loro volta i concetti, una volta che prendono
forma, aiutano a rileggere il materiale empirico e quindi a osservarlo in modo più selettivo.
Nel raccogliere il materiale empirico il ricercatore opera delle codifiche che consentono di
suddividerlo in unità di analisi. Esistono a questo proposito tre tipi diversi di codifica. La codifica
aperta, liberamente decisa dal ricercatore con lo scopo di suddividere il materiale esistente. La
codifica assiale, nella quale si individuano di ogni fenomeno delle condizioni causali, un contesto,
delle condizioni intervenienti, delle strategie di azione e delle conseguenze. Esse si affinano via via
che il processo circolare di osservazione e interpretazione si sviluppa. La codifica selettiva è quella
per la quale si individuano alcune categorie fondamentali e si collegano le altre categorie minori a
queste, così da poter individuare degli schemi esplicativi più generali.
Una volta costruite delle teorie dal basso, i ricercatori fanno confronti e comparazioni con altre
teorie e con ciò che la letteratura ha già prodotto sul tema.
LEZIONE 034
03. Cosa sono le ricodifiche?
Una volta estratte dalla matrice dati le tabelle con le distribuzioni di frequenza, il ricercatore può
decidere di accorpare alcune modalità, se si rende conto che esse possono essere considerate
assimilabili e se la lettura di una tabella con un numero eccessivo di modalità risulta troppo
complessa per avere una rappresentazione sintetica del fenomeno. Questa è l’operazione che viene
chiamata di ricodifica. Le tabelle possono essere considerate leggibili quando le informazioni
rilevanti possono essere lette in breve tempo. Se la loro lettura è troppo complessa per via della
distanza tra il principio e la fine della colonna delle modalità allora è meglio spezzarla in due pezzi.
Ciò significa appunto operare delle ricodifiche che raggruppino alcune modalità o stabiliscano degli
intervalli in cui mettere tutti quelli che hanno modalità contigue.
04. Quale differenza vi è tra frequenze assolute e frequenze relative?
Quando si estraggono dalla matrice dei dati il numero di casi che appartengono ad una modalità,
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