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Reti chiuse e reti aperte.
Le reti chiuse e le reti aperte rappresentano due modelli distintivi di architettura e accesso alle informazioni in contesti
digitali.
Le reti chiuse sono caratterizzate da un accesso limitato e controllato. Solo utenti autorizzati possono partecipare e accedere
ai contenuti e alle risorse disponibili. Queste reti possono essere utilizzate in contesti aziendali, governativi o educativi, dove
la sicurezza e la riservatezza delle informazioni sono prioritarie. Ad esempio, le intranet aziendali sono reti chiuse che
consentono solo ai dipendenti di accedere a informazioni interne e risorse condivise. Le reti chiuse possono anche essere
strutturate per garantire un ambiente più sicuro, poiché i dati possono essere protetti da attacchi esterni e accessi non
autorizzati.
Al contrario, le reti aperte offrono accesso pubblico a chiunque desideri partecipare o consultare le informazioni disponibili.
Internet stesso è un esempio di rete aperta, in cui le persone possono navigare liberamente e accedere a una vasta gamma di
contenuti e servizi. Le reti aperte promuovono la condivisione e la collaborazione, consentendo a utenti diversi di interagire,
comunicare e contribuire con contenuti. Tuttavia, la natura aperta delle reti può anche comportare rischi, come la diffusione
di disinformazione, attacchi informatici e violazioni della privacy, poiché i dati e le interazioni non sono sempre protetti da
meccanismi di sicurezza rigorosi.
In sintesi, mentre le reti chiuse offrono un ambiente controllato e sicuro per la gestione delle informazioni, le reti aperte
favoriscono l'accesso e la condivisione, ma con un maggior rischio di esposizione a contenuti inaffidabili e minacce alla
sicurezza. Entrambi i modelli hanno i loro vantaggi e svantaggi, e la scelta tra una rete chiusa e una rete aperta dipende dalle
esigenze specifiche degli utenti e degli obiettivi dell'organizzazione.
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Origine e assetto disciplinare degli studi sulla comunicazione mediata.
Mentre gli studiosi di scienze sociali si concentravano sullo studio dei messaggi dei media, qualche ricercatore proveniente da
ambiti diversi affrontava le tecnologie della comunicazione da un punto di visto storico e culturale tenendo conto dei possibili
effetti dei media a prescindere dal contenuto che trasmettevano. I media non venivano visti solo come canali che
trasmettevano qualcosa ma come veri e propri ambienti in sé stessi.
Nonostante il rapido cambiamento dello scenario dei media, McQuail propone la sistematizzazione degli studi in Media and
Communication, identificando 3 filoni teorici fondamentali:
1. Effetti ed influenza dei media: si tratta della teoria fondamentale della comunicazione, che studia gli effetti della
comunicazione a breve e a lungo termine.
2. Teoria del medium: filone di studio che poggia sull’assunto che le diverse caratteristiche dei diversi media motivino
forme specifiche di interazione. Tale filone di ricerca ha ricevuto nuovo impulso dalla transizione della comunicazione
mediata, dal computer allo status di mass media. Uno dei limiti della teoria del medium è che viene proposto non
tanto una teoria, ma un modo per studiare le influenze dei media sul comportamento sociale.
3. Normativa: il terzo filone riguarda la teoria normativa nel suo senso più ampio. Probabilmente, il campo è stato
guidato per gran parte da preoccupazioni di carattere etico.
Gli studi sulla comunicazione mediata si occupano di come i media (come la televisione, la radio, i giornali, Internet, i social
media...) e le tecnologie di comunicazione (come i computer e i dispositivi mobili) mediano la comunicazione tra individui e
gruppi.
Gli obiettivi principali sono comprendere come i media influenzano:
I processi comunicativi, ossia come i messaggi sono creati, trasmessi e ricevuti.
Le relazioni sociali, ossia come i media influenzano le interazioni sociali e la costruzione di comunità.
La percezione e il comportamento, ossia ome i media modellano le percezioni del mondo e influenzano i
comportamenti degli individui.
La cultura e la società, ossia come i media contribuiscono alla formazione e alla diffusione della cultura e delle norme
sociali.
Meyrowitz riconosce in Innis e McLuhan i primi teorici della Medium Theory e considera i media come ambienti culturali.
È possibile creare una teoria che ci consenta di spiegare il funzionamento di tutti i media? È questo l’obiettivo che si è posto,
da parecchio tempo, lo studioso statunitense Joshua Meyrowitz.
Nel corso dei decenni, la sua riflessione ha attraversato diverse fasi, arrivando a definire una vera e propria teoria del
medium. Meyrowitz è partito dall'eredità teorica che ci ha lasciato Marshall McLuhan, per tentare di mettere a punto un
modello interpretativo che sia in grado di spiegare efficacemente il ruolo esercitato dai numerosi media impiegati
quotidianamente dagli esseri umani. Nel corso dei decenni, la sua riflessione ha attraversato diverse fasi arrivando a definire
una vera e propria teoria del medium.
Joshua Meyrowitz è tra gli autori più significativi di quel filone di ricerca, iniziato da McLuhan, che indaga sul ruolo sociale
esercitato dai media intesi quali ambienti in cui si formano le nostre esperienze.
Meyrowitz si interroga sull’impatto sociale dei media elettronici → le impreviste conseguenze dei media sull’identità e sui
ruoli sociali considerando, nello specifico, la televisione Il risultato è un testo che raggiunge un’audience vasta che
comprende tanto gli studenti universitari quanto gli accademici di varia provenienza comunicazione mediata.
La sua tesi centrale viene supportata da una molteplicità di esempi che esprimono la varietà di forme con cui i media sono
presenti nella vita quotidiana e l’intensità della loro azione sovente invisibile. Invisibilità discende dal fatto che gli individui
sono scarsamente consapevoli del ruolo sociale dei media quali ambienti in cui essi conducono le loro esistenze e in cui
formano le loro esperienze. 19
La comunicazione scientifica e il sistema scientifico.
Possiamo definire la scienza come un processo e come tale è dotato di memoria, nel senso che si compone di una sequenza
di fasi, e ciascuna di queste fasi è connessa con l’andamento delle fasi precedenti (ricerca e conoscenza scientifica
consolidata) ed a sua volta in grado di influenzare le fasi successive (nuova ricerca e nuova conoscenza).
Questa concatenazione avviene tramite un flusso continuo di informazione entro la scienza, noto come comunicazione
scientifica e schematizzato in letteratura come un ciclo a tre stadi:
acquisizione di conoscenza consolidata;
elaborazione della conoscenza acquisita e produzione di nuova conoscenza;
pubblicazione della nuova conoscenza perché sia a sua volta acquisita.
La comunicazione scientifica consente la trasmissione di sapere tra scienziati e tra generazioni di scienziati, restando coerente
con il carattere cumulativo e incrementale della scienza. Si tratta di un sistema attraverso il quale l’informazione scientifica
viene creata, valutata per la qualità, diffusa alla comunità accademica e conservata per un uso futuro.
La comunicazione scientifica è una comunicazione che parte dall’autore per arrivare al lettore. Autore e lettore sono spesso la
stessa persona, tuttavia nei due ruoli, interessi e bisogni cambiano. Più agenti operano nelle diverse fasi del ciclo della
pubblicazione, pubblici e privati:
• ricercatori (autori - produttori),
• finanziatori,
• revisori,
• editori (pubblicazione e distribuzione),
• biblioteche (conservazione).
L’autore è l’attore principale, ma l’attuale frammentazione del ciclo delle pubblicazioni, non gli rende la vita facile. Occorre
che passi tempo dalla fase della sottomissione della pubblicazione, attraverso la sua accettazione e revisione editoriale, fino
alla sua pubblicazione e successivamente diffusione. Dal momento della chiusura del lavoro fino a che questo arrivi al lettore,
possono passare svariati mesi od anni.
Comunicare la scienza attraverso i social è un’attività sempre più in voga: negli ultimi anni sono in costante crescita i
professionisti di vari ambiti scientifici che decidono di condividere contenuti di valore con i propri seguaci online.
Una varietà di siti di social networking viene utilizzata per le comunicazioni scientifiche: da quelle finalizzate al grande
pubblico ai siti destinati agli addetti ai lavori.
Attenzione! Comunicazione scientifica non ha lo stesso significato di divulgazione scientifica: la prima si riferisce alla
trasmissione di informazioni relative a risultati, parziali o finali, ottenuti attraverso una ricerca scientifica fatta a una o più
comunità specifiche, la divulgazione invece è rivolta al grande pubblico ed è più complessa perché deve rendere la
comunicazione comprensibile a tutti.
Dunque, nel caso dei social, dovremmo parlare piuttosto di divulgazione scientifica.
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Le politiche comunitarie in tema di disinformazione.
Il 2018 è un anno fondamentale per l’azione comunitaria di contrasto alla disinformazione: la Commissione europea e l'alto
rappresentante hanno definito un approccio per combattere appunto la disinformazione.
Il piano d'azione propone un'impostazione che coinvolga la società intera, rafforzando la cooperazione tra soggetti chiave
come autorità pubbliche, giornalisti, ricercatori, verificatori di fatti, piattaforme online e società civile.
Abbiamo, in sintesi:
→ un codice di condotta sulla disinformazione (ottobre 2018);
→ piano d'azione contro la disinformazione (dicembre 2018);
→ rafforzamento del codice di condotta contro la disinformazione (2022).
Il 12 marzo 2018 è stata annunciata la pubblicazione del Final report of the High Level Expert Group on Fake News and Online
Disinformation, frutto del lavoro di un gruppo paneuropeo di 39 esperti di fake news provenienti dal giornalismo, dalle
piattaforme di social media e dall’accademia. Il documento rifiuta il termine "fake news" preferendo "disinformazione
online".
Il 26 aprile 2018, basandosi su questo rapporto, la Commissione Europea ha proposto misure contro la disinformazione
online, definita come informazione falsa o ingannevole diffusa intenzionalmente per lucro o inganno.
Le misure includono:
Un codice di buone pratiche per la trasparenza dei contenuti sponsorizzati, soprattutto politici, e il controllo degli
account falsi e bot.
Una rete indipendente di verificatori di fatti.
Una piattaforma online sicura contro la disinformazione.
Promozione dell'alfabetizzazione mediatica per riconoscere la disinformazione.
Supporto agli Stati membri per elezioni sicure contro minacce informatiche.
Promozione di sistemi di identificazione online per la tracciabilità delle informazioni.