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MEDIA E INFOSFERA
Il termine infosfera è attribuito a Boulding che nel 1970 pubblica il volume
Economica s a science e annovera l’infosfera tra altre “sfere”: la sociosfera, la
biosfera, l’idrosfera, la litosfera e l’atmosfera.
Secondo Boulding: l’infosfera consiste in input e output di conversazioni, libri,
televisione, radio, discorsi, servizi religiosi, lezioni e conferenze, nonché
informazioni ricevute dal mondo fisico mediante l’osservazione personale…E’
chiaramente un segmento della sociosfera a sé stante, che tende a dominare
gli altri segmenti. Si piò sostenere che qualsiasi tipo di sviluppo è
essenzialmente un processo di apprendimento e che dipende principalmente
da una rete di flussi di informazioni.
A circe trent’anni di distanza Boulding reinventa il termine:
L’infosfera è l’intero sistema di servizi e documenti, codificati in qualsiasi
supporto semiotico e fisico, i cui contenuti comprendono qualsiasi tipo di dato,
informazione e conoscenza, senza limitazioni di dimensioni, tipologia o
struttura logica.
Si spazia quindi dai testi alfanumerici e prodotti multimediali ai dati statistici,
da film e ipertesti a intere banche di testi e raccolte di immagini, da formule
matematiche a suoni e videoclip.
Floridi nel 1999 afferma che siamo entrati in una quarta rivoluzione nel
pensiero umano sull’universo e sul nostro posto in tale universo, in quanto:
- la prima rivoluzione è stata quella copernicana in cui ci siamo resi conto che
la terra non era il centro dell’universo;
- la seconda è stata la rivoluzione darwiniana in cui ci siamo resi conto che gli
esseri umani erano soggetti agli stessi processi evolutivi degli altri organismi;
- e la terza è stata la rivoluzione freudiana in cui ci siamo resi conto che i nostri
processi cognitivi possono essere sia complessi che opachi, al di là della nostra
conoscenza coscienze.
- la quarta rivoluzione attualmente in corso è la rivoluzione “turingiana”, che si
basa sull’idea che stiamo diventando consapevoli di essere organismi
“informativamente incarnati”, che sono reciprocamente connessi e incorporati
in un ambiente informativo, l’infosfera, che condividiamo con agenti naturali e
artificiali simili a noi per molti aspetti.
La dimensione temporale nella comunicazione, oltre che come successione
(comunicazione sincrona, asincrona) può essere analizzata anche come
frequenza.
La comunicazione pubblica attraversa tre fasi fondamentali: produzione,
diffusione, consumo.
Ogni fase presenta una propria frequenza: la velocità di creazione – quanto
tempo serve per la produzione del testo, la frequenza di circolazione – il ritmo
di pubblicazione, la lunghezza d’onda – per quanto tempo il testo resta in
vigore prima di essere sostituito da successivi nuovi testi prodotti dalla stessa
fonte.
Le news giornalistiche sono caratterizzate in generale da alta frequenza di
produzione e di circolazione e corta lunghezza d’onda, nel senso che possono
essere rapidamente sostituite da notizie più aggiornate (sebbene una volta
pubblicati, i testi di notizie continuino ad esistere anche dopo la scadenza della
loro validità).
All’estremo opposto, una iscrizione su un monumento pubblico è destinata a
rimanere leggibile per un periodo molto lungo.
Le news giornalistiche ad alta frequenza:
- Istante/Secondo -> Informazione finanziaria, indici di borsa;
- Minuto -> Notiziari di aggiornamento continuo, televideo;
- Ora -> Notiziari radiofonici e televisivi (telegiornale, giornale radio);
- Giorno -> Quotidiani a stampa online;
- Settimana -> settimanali a rotocalchi, a stampa e online.
Le news giornalistiche a media frequenza:
- Mensile -> Riviste mensili;
- Trimestrale -> Periodici scientifici;
- Annuale -> Libri, film, serie tv.
Le news giornalistiche a bassa frequenza:
- Decennale -> Letteratura scientifica, arte contemporanea, libri di testo,
dizionari;
- Secolare -> Edifici, statue, letteratura classica;
- Millenaria -> Templi, tombe;
- Eterna -> Rovine e siti archeologici.
La produzione e la sedimentazione di informazione registrata iniziano nel 1500
tramite memoria scritta e stampata, dagli anni ’80 si trasforma in informazione
elettronica e dagli anni ’90 in informazione in rete.
La memoria scritta, la memoria stampata e le diverse forme della memoria
digitale coesistono oggi a formare un universo multiforme, vastissimo ed in
continua crescita.
La frase “sovraccarico da informazione” è menzionata per la prima volta nel
1964 in “The Managing of Organizations”, un libro di Bertram Gross che
definisce il termine come la quantità di input che supera la capacità di
elaborazione di un sistema. Il concetto è divenuto popolare nel 1970 grazie al
“Future Shock”
libro di Toffler, il quale prevedeva che l’abbondanza di
informazioni avrebbe causato rilevanti problemi in futuro.
Così è stato tanto che poi nell’89, quando internet si stava affacciando al
panorama comune, Wurman lancia il concetto di ansietà da informazione
definendolo come una condizione di stress causata dall’impossibilità di
accedere, capire o fare uso dell’informazione necessaria.
Dying for information?,
Nel ’96 viene pubblicato il report un’intervista fatta a
1400 manager sul loro rapporto con l’informazione. In questo report si parla di
Sindrome di affaticamento informativo
una malattia chiamata e che porta ad
un sovra bombardamento di informazione che può provocare la paralisi della
capacità di analisi e della capacità decisionale. Si parla addirittura di essere
spalmati sullo schermo e di dipendenza dall’informazione, sempre in
riferimento ai manager.
La disponibilità di grandi quantità di informazioni di qualità variabile via
Internet ha portato a numerose iniziative per fornire un accesso più efficace
alle informazioni. In particolare, i gateway o le biblioteche virtuali sono raccolte
di risorse di qualità selezionata all’interno di un particolare area tematica, che
interessano un pubblico specifico. Sono guide a materiali di qualità, sviluppate
da specialisti dell’informazione, spesso bibliotecari. Il principale vantaggio di
queste guide è che sono frutto di filtri di valutazione, selezione (anche rispetto
alla data di aggiornamento) e indicizzazione manuali.
Ecco alcuni esempi:
- La WWW Virtual Library è il primo catalogo del web, avviato da Tim
Berners-Lee, il creatore del web stesso, nel 1991 al CERN di Ginevra. E’
un repertorio gestito da volontari che selezionano risorse di qualità per le
particolari aree tematiche in cui sono esperti. Non è il più grande ìndice
del web, tuttavia le pagine Virtual Library sono ampiamente riconosciute
come tra le guide di altissima qualità a particolari sezioni del web.
- Nel 1994, l’Internet Scout Research Group si è concentrato sullo sviluppo
di strumenti e servizi avanzati per trovare, filtrare e presentare
informazioni e metadati online. The Scout Report p uno dei servizi di
current awareness più antichi e rispettati del web.
- Internet Archive è un’organizzazione no-profit tesa a realizzare una
biblioteca digitale di siti internet e altri manufatti culturali in forma
digitale. Come una biblioteca cartacea, fornisce accesso gratuito al
pubblico. La missione è fornire “accesso universale a tutta la
conoscenza”. Avviata nel 1996 per le risorse di internet, un mezzo il cui
uso stava iniziando a crescere.
- Semantic Scholar è uno strumento di recupero dell’informazione gratuito
basato su tecniche di Intelligenza Artificiale, che aiuta i ricercatori a
scoprire la letteratura scientifica più rilevante per il loro lavoro. Semantic
Scholar utilizza tecniche di apprendimento automatico per estrarre
significato e identificare connessioni dell’interno dei documenti.
INFOSFERA: METODI DI ACCESSO E MODELLI DI INTERAZIONE
Il concetto di accesso è molto ampio e di uso generale e generico.
Nel senso di accesso fisico: può riguardare accesso ad un’area geografica, o
accesso al cibo, o all’acqua. Relativamente alla disabilità assume una
connotazione ancora diversa. Per quanto riguarda l’informazione, possiamo
pensare all’accesso allo scaffale di una biblioteca o di una libreria.
Nel senso di fruizione: il termine è usato per esempio in sanità, per indicare
l’accesso ai servizi medici, o nel sistema educativo, per indicare i requisiti di
accesso all’istruzione.
Nel senso di accesso intellettuale: che è l’aspetto che qui ci interessa, si usa
per indicare l’accesso a idee e conoscenza.
Quanto esemplificato ci mostra l’importanza della nozione di presenza per la
definizione di accesso, unità all’assenza di restrizioni nei confronti di tale
presenza.
Il che vale in ogni caso: se si tratta della presenza di oggetti e persone, la
presenza di informazioni (e idee e conoscenze), la presenza in spazi specifici o
la presenza in istituzioni (o organizzazioni) specifiche.
Anche all’interno degli studi sui media, possiamo trovare usi simili del concetto
di accesso, strettamente correlati alla presenza, ad esempio negli studi sul
divario digitale.
La centralità dell’accesso alla tecnologia informatica online gioca un ruolo
cruciale e funge da punto nodale nel discorso del divario digitale.
L’interazione è il reciproco influenzarsi di cause, fenomeni ed elementi.
L’interazione mediata comporta l’uso di un mezzo tecnico che consente di
trasmettere informazioni o contenuti simbolici a individui che sono remoti nello
spazio, nel tempo o in entrambi.
L’interazione ha tre configurazioni:
1. Interazione utente a utente: attori che interagiscono sulla base di interessi,
finalità e valori condivisi o conoscenze comuni.
2. Interazione utente-contenuto: l’interazione è il modo in cui il pubblico attivo
seleziona, interpreta e utilizza i messaggi multimediali.
3. Interazione utente-sistema: si concentra inizialmente sulla relazione uomo-
computer, evolve poi nella relazione uomo-internet (interattività).
Possiamo definire come interattività, in generale, il fatto di prendere parte a
una forma qualsiasi di attività, sia semplicemente con la propria presenza, con
la propria adesione, con un interessamento diretto, sia recando un effettivo
contributo al compiersi dell’attività stessa. Questa misura la capacità
potenziale dei media di consentire a un utente di esercitare un’