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22) DESCRIVI L’ORDINE DEGLI ELEMENTI CHE DETERMINANO L’AAS

- Lampada a catodo cavo, lente, fiamma + nebulizzatore, lente,

monocromatore, rivelatore

23) QUALI SONO GLI SVANTAGGI DELL’ASSORBIMENTO ATOMICO A FIAMMA

- Per un elemento è possibile misurare solo la concentrazione totale

- Dato che le molecole sono atomitizzate, non è possibile misurare la loro

quantità

24) DIFFERENZE TRA UV -vis e AAS

- Nell’ UV -vis si possono misurare le sostanze senza che esse siano

atomitizzate, nebulizzate, mineralizzate, mentre nell’assorbimento atomico a

fiamma devono essere in soluzione acquosa.

25) ORDINE DELLA STRUTTURA DELL’UV-VIS

- Sorgente, entrata, prisma, uscita, campione, rivelatore

26) QUAL E’ IL VALORE DELL’ASSORBANZA E QUALI SONO I LIMITI

- Assorbanza è un valore che va da 0,01 a 3 per gli strumenti più moderni, in

passato era anche tra 0,05 e 1. Se il valore è più piccolo di 0,01 non si riesce

a distinguere la differenza tra i0 e i, mentre se è maggiore di 3 non si riesce

a misurare bene i.

27) DISTINZIONE TRA A SINGOLO RAGGIO E A DOPPIO RAGGIO

- La spettroscopia UV-vis a doppio raggio prevede che nello strumento si

possano inserire 2 cuvette una contente il bianco e una contenente il

campione. Dopo il mono cromatore è presente uno strumento che prende il

nome di chopper, si tratta di un disco rotante dentato che in base alla

rotazione alterna il fascio tra il bianco e il campione. Il raggio ritorna poi ad

essere unico prima di raggiungere il rivelatore. In questo modo si può

ricavare il valore di entrambe le sostanze in esame contemporaneamente.

Questo comporta una serie di vantaggi poiché se si verificano delle derive

come un calo di corrente si può verificare un’analisi errata e nel caso della

spettroscopia Uv- vis a singolo raggio questo comporterebbe un errore nel

calcolo dell’assorbanza. Mentre in quello a doppio raggio se si verifica una

deriva è in entrambi i valori che quindi vengono ponderati e non causano un

errore nel valore finale di A.

28) COS’E’ IL PUNTO ISOSBESTICO

- In un grafico UV-VIS in cui sono disegnate le curve della specie protonata e

quella deprotonata è possibile individuare il punto isosbestico quando le due

assorbanze coincidono.

29) DIFFERENZA TRA FOSFORESCENZA E FLUORESCENZA

- Fosforescenza è un meccanismo più lento possono trascorrere secondi,

minuti o anche ore tra irraggiamento e l’emissione, per tanto la

fosforescenza continua anche dopo l’irraggiamento.

- Fluorescenza è un meccanismo rapidissimo, intercorre pochissimo tempo tra

irraggiamento e emissione, infatti con la il termine dell’irraggiamento

termina anche la fluorescenza.

30) COME FUNZIONA IL FENOMENO DELLA FLUORESCENZA

- La molecola assorbe un fotone, e quindi l’elettrone passa ad un livello

elettronico o*, l’elettrone decade e si passa al livello più basso di o*, più

lentamente passa al livello base o, tramite l’emissione di radiazioni

31) DA CHE COSA È DETERMINATA LA SELETTIVITA’ DEL FENOMENO?

- La selettività è determinata dalla resa quantica di fluorescenza, poche sono

infatti le molecole che presentano questa caratteristica. La resa quantistica

di fluorescenza è data dal numero dei fotoni emessi / il numero dei fotoni

assorbiti ed è un valore compreso tra 0 e 1, ma è una caratteristica di poche

sostanze. Se la resa quantistica di fluorescenza è circa a 0 questo comporta

che non avvenga l’emissione di fluorescenza.

32) COSA INIBISCE O FAVORISCE LA FLUORESCENZA?

- Rigidità strutturale che favorisce la fluorescenza

- Presenza di atomi pesanti che inibiscono la fluorescenza

- Ph, temperatura, viscosità, presenza di ossigeno interferiscono su questi

valori

33) ENUNCIA DA CHE COSA DIPENDE K NEL FENOMENO DELLA

FLUORESCENZA

- Intensità della radiazione è direttamente proporzionale alla concentrazione

della sostanza moltiplicata per la costante, per tanto i= K x C dove K è

direttamente proporzionale alla resa quantica di fluorescenza, K è inoltre

proporzionale al numero di fotoni assorbiti io che a sua volta è proporzionale

al coefficiente di assorbività molare.

Quindi è possibile dedurre che i= C x io x coefficiente x f

34) STRUTTURA DELLO STRUMENTO DI FLUORESCENZA

- Lampada a xenon – monocromatore – campione – monocromatore di

emissione a 90° - rivelatore

35) DESCRIVI L’ELETTRODO DI VETRO

- L’elettrodo di vetro è uno strumento che è stato commercializzato per la

prima volta nel 1936, si tratta di uno strumento utile per la misura del pH in

moltissimi ambiti e nelle più svariate matrici.

È uno strumento che è fatto di vetro, che però risulta più sottile a livello del

bulbo per una maggior ricezione e sensibilità ad H3O+. l’elettrodo di vetro

presenta all’interno un filo di argento immerso in una soluzione di Cl – nella

parte alta mentre all’interno del bulbo è presente la parte finale del filo di

argento con AgCl solido immerso in H30+.

La reazione avviene con entità differente dentro e fuori lo strumento e

questo genera una differenza di potenziale elettrico E , dipendente dalla

diversa concentrazione di H3O+.

Dalla misura di E mediante la formula E= A - b x Ph è possibile ricavare il Ph

conoscendo A e B, tramite un sistema a due incognite e questo è chiamato

calibrazione dell’elettrodo di vetro.

Questo spesso avviene in maniera automatica ma deve avvenire spesso

perché A e B cambiano nel tempo. Il valore del pH è misurabile tramite il

potenziale che ricaviamo dall’elettrodo di vetro, è però necessario che un

morsetto sia collegato all’elettrodo di vetro e l’altro ad un elettrodo a

potenziale costante. Oggi giorno esistono strumenti dove l’elettrodo è

combinato, tutto in unico strumento. Non c’è nessuna differenza tra i due

strumenti, si tratta solo di comodità.

I vantaggi dell’elettrodo di vetro sono: economico, rapido nelle misurazioni,

preciso, accurato, misura il pH in qualsiasi soluzione

svantaggi: fragile soprattutto nel bulbo, a pH troppo acidi o basici la

misurazione non è accurata.

36) CARATTERISTICHE DI UNO STANDARD PRIMARIO

- Deve essere puro per il 99,9%, oppure deve essere purificabile con facilità.

- Deve essere stabile all’aria

Poche sono le sostanze che presentano questa caratterstica, NaOH e HCl non

sono standard primari.

Se non si ha uno standard primario adatto si può preparare una soluzione

standard per mezzo di una standardizzazione, dove si prepara la soluzione

ad una concentrazione approssimata, si titola con una soluzione a

concentrazione nota, e si determina poi se la soluzione preparata

inizialmente ha una concentrazione corretta o se è necessario diluire o

concentrare.

37) DEFINIZIONE DI MEDICINALE

- Con il termine medicinale si intendono quella sostanza o associazione di

sostanze avente proprietà curative e profilattiche delle malattie umane

38) DA CHE COSA SONO FORMATI I MEDICINALI

- Sono formati da principi attivi ed eccipienti, il principio attivo è quella

sostanza che ha una azione curativa mentre l’eccipiente non ha una azione

curativa ma ha il compito di: proteggere il principio attivo da eventuali

agenti esterni, aumentare il volume per dare origine ad una compressa,

stabilizzare la soluzione o sospensione, migliorare l’assorbibilità del principio

attivo e migliorare il gusto

39) DISTINZIONE NEI MEDICINALI

- Esistono medicinali industriali e medicinali galenici. I medicinali industriali

sono prodotti presso industrie con macchinari industriali, prevedono la

presenza di un marchio, del nome del titolare e per essere messi in vendita

devono ricevere un’autorizzazione

- Medicinali galenici sono quelli prodotti presso le farmacie, per le farmacie

che intendono produrre medicinali devono seguire le norme di buona

preparazione, devono avere appositi spazi dove si possano commettere

errori e devono rispettare i requisiti di garanzia e omogeneità.

40) LA FARMACOPEA

- La farmacopea ufficiale della repubblica italiana è un manuale presente in

ogni farmacia che permette di avere un punto di riferimento per ogni

preparazione. All’interno della farmacopea è presente una monografia che

mi da un identikit di ogni specifica sostanza.

Prevede la presenza di formula bruta o formula di struttura, definizione,

caratteri, identificazione, determinazione quantitativa e conservazione. Nella

determinazione quantitativa è poi presente l’equivalente volumetrico ovvero

la massa in mg di analita presente in 1 ml di soluzione ovvero nel titolante

della molarità specificata determinato dai rapporti stechiometrici della

reazione.

41) STANDARD PRIMARIO

Lo standard primario è una sostanza che presenta precise caratteristiche e può

essere usato per la preparazione di soluzioni standard primarie da utilizzare

come titolanti e reagisce in modo quantitativo e stechiometricamente noto con

l’analita. Sono pochissimi i composti che presentano queste caratteristiche e in

particolare devono essere puri al 99,9%, non devono reagire con l’aria quindi

devono essere stabili, non devono essere igroscopici, devono avere una massa

molare relativamente alta, devono essere solubili e devono essere facilmente

reperibili in commercio e poco costosi.

La soluzione standard primaria deve essere preparata mediante una pesata

precisa della polvere che viene poi sciolta in opportuno solvente e portata a

volume in un matraccio a volume noto con acqua. Essendo sufficientemente

stabile e pura può essere usato direttamente

42) STANDARD SECONDARIO

Poche sono le sostanze che presentano i requisiti per poter essere classificati

come standard primari, per tanto si possono preparare i cosiddetti standard

secondari la cui molarità di termina mediante un confronto con uno standard

primario.

43) STANDARDIZZAZIONE

La standardizzazione è un processo per determinare la concentrazione dello

standard secondario viene eseguita mediante la preparazione di standard

secondario, si pesa una quantità approssimata di sostanza la si scioglie e si

porta a volume con acqua in un matraccio a volume noto. È opportuno poi

titolare lo standard secondario con uno standard primario per determinarne la

concentrazione e verificare se corrisponde a quella voluta, se così non fosse è

possibile diluire o concentrare la soluzione in base alla necessità.

44) CARATTERISTICHE DI UNA SOLUZIONE STANDARD

Deve essere sufficientemente stabile, deve reagire completamen

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Scienze chimiche CHIM/01 Chimica analitica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Aled16 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Chimica analitica e analisi dei medicinali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Dalla Via Lisa.
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