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MICROPROPAGAZIONE

40. Applicazione delle colture in vitro vegetali

Propagazione vegetativa: risanamento e caratterizzazione;

miglioramento genetico: induzione variabilità e manipolazione genica;

uso industriale: biosintesi di sostanze

41. Elenca le fasi della micropropagazione indicando i regolatori di crescita che si usano

1. Prelievo materiale/espianto: scelta della pianta madre (stabilità genetica, stato sanitario, età);

epoca di prelievo e tipo di espianto

2. Avvio della coltura asettica: sterilizzazione con ipoclorito di Na (2% per 20 minuti o 0,5% per

tempi ridotti) tempo di esposizione (preservare il meristema) concentrazione/dose; messa in

coltura

3. Moltiplicazione: aggiunta di citochine per la proliferazione

4. Radicazione in vitro: allungamento e radicazione con GA3 giberelline e auxine

5. Riadattamento ambiente esterno: 2 settimane 100% umidità relativa, luce ridotta, fotoperiodo

gestito e T cost

42. Tipi di espianti per micropropagazione e descrizione

Gemma o meristema apicale o laterale (apicale maggiore sicurezza di esenzione da virus). Cellule

somatiche, da cui si stimola la morfogenesi diretta o indiretta previa formazione di callo. Con

gemme o meristemi si ha maggiore garanzia di stabilità. Se invece si cerca variabilità, si parte da

cellule somatiche che devono prima de-differenziare, in cui c’è controllo minore e che possono

andare in contro a mutazione

43. La micropropagazione contribuisce a migliorare la qualità sanitaria delle piante

Il processo avviene in sterilità (trapianti sotto cappa a flusso laminare). Si usa anche per il

risanamento: termoterapia (38°C per 60-90gg), prelievo apici, indexaggio e propago la gemma

risanata in vitro oppure risano la pianta prelevando il meristema della gemma apicale non infetta da

virus

44. In vitro possono esserci problemi di variabilità genetica e sanitari

Moltiplicando in vitro da cellule somatiche già adulte e differenziate c’è meno garanzia di stabilità

rispetto ai meristemi apicali dove c’è maggior controllo. Quantitativi squilibrati di ormoni, stress

ossidativi dovuti alla forzatura del processo in vitro possono causare mutazioni. I substrati ricchi di

zuccheri sono di facile attacco e colonizzazione per funghi e batteri se ci sono errori nella

sterilizzazione e nei trapianti 5

45. Quali sono le problematiche dell’ambientamento di una pianta micropropagata

In vitro la piantina è eterototrofa, non è in grado di fare fotosintesi, non sa assorbire dal suolo e

non sa regolare la traspirazione (radice vetrosa senza peli radicali, foglie sottili con pochi stomi e

grandi). L’ambientamento deve fornire elevata umidita, T costante, modificare il fotoperiodo da

condizioni ottimali fino a situazioni più vicine a quelle esterne

46. Nella micropropagazione ci sono dei limiti nel numero di subculture? Se sì perché?

Sì perché maggiore è il numero di subculture e maggiore è la probabilità di avere mutazioni

47. Componenti che differenziano un substrato di coltura per miglioramento genetico

Per garantire la stabilità durante la propagazione delle piante si deve regolare le concentrazioni e il

tipo di ormoni (IBA auxine di sintesi più stabile di IAA). Gli stessi ormoni in diverse forme, miscelate

e concentrazioni possono favorire la mutagenesi per indurre mutazioni, devono essere

attentamente regolati in funzione dell’obiettivo.

48. Elenca i processi di morfogenesi per la micropropagazione e per la creazione di variabilità

Callogenesi: formazione del callo, tessuto de-differenziato

Caulogenesi: formazione di caule, di un germoglio o gemma avventizia

Rizogenesi: formazione di una radice avventizia

Embriogenesi somatica: formazione di un embrione somatico bipolare

49. Caulogenesi ed embriogenesi somatica

Caulogenesi: formazione di un germoglio/gemma avventizia con struttura unipolare e origine

pluricellulare

Embriogenesi somatica: formazione di un embrione somatico con struttura bipolare e origine

unicellulare CERTIFICAZIONE

50. Cosa deve fare un’azienda per avviare un’attività vivaistica

1. richiesta licenza vivaistica all’assessorato all’agricoltura della propria regione

2. Iscizione al Registro Ufficiale dei Produttori al SFR

3. Autorizzazione all’uso del passaporto solo per le specie in allegato V richiesta SFR

4.Accreditament per produrre piante certificate al servizio fitosanitario previe analisi del materiale

da parte di un laboratorio accreditato (CAV)

Superate queste fasi il vivaista può procedere alla produzione rispettando le norme di qualità e il

registro di carico e scarico

51. Principi della certificazione vivaistica

Il principio fondamentale della certificazione vivaistica è quello di garantire la vendita di piante

controllate sia dal punto di vista fitosanitario che genetico attraverso diversi controlli che vengono

svolti nel corso della filiera vivaistica (laboratorio analisi molecolari, servizio fitosanitario analisi

visiva)

52. Livelli di certificazione previsti dalla legge

Qualità CE obbligatorio per ortive e fruttiferi, per quest’ultimi c’è CAC viene assegnato al materiale

che rispetta i requisiti di corrispondenza varietale e fitosanitari minimi; certificato sono previsti due

stati sanitari -virus controllato (esenti dai principali virus o agenti virus simili) -virus esente

(materiale esente da tutti i virus o agenti simili, si tratta di materiale risanato)

53. Chi fa i controlli nella filiera di certificazione vivaistica

La Regione, attraverso il SFR ordina controlli di tipo sanitario, di corrispondenza genetica e dei

requisiti minimi. Se il materiale sottoposto a questi esami risulta conforme, viene rilasciato il

cartellino certificato. Il SF si occupa dei controlli visivi e rimanda ai laboratori accreditati le analisi

molecolari. 6

54. Differenza tra scoperta e invenzione

La scoperta è il riconoscimento di fenomeni, proprietà o leggi dell’universo fisico; l’invenzione è la

soluzione di un problema tecnico ed è brevettabile

55. Privativa vegetale

È uno strumento giuridico per dare valore legale a un’invenzione ed escludere terzi dall’attuazione

della stessa. Le varietà create possono essere brevettate (tramite deposito domanda al

CPVO/UPOV regolamento comunitario 2100/94) e previo accertamento dei requisiti di novità,

distintività, omogeneità, stabilità (esame DUS). Ottenuto il brevetto (36 mesi) si può detenere il

monopolio sulla nuova varietà o stipulare contratti di licenza per la propagazione

56. Chi è il proprietario di un’invenzione

Il proprietario è l’intestatario del brevetto, molto spesso l’inventore stesso. A volte però le

invenzioni sono proprietà dell’azienda che stipula precisi contratti con gli inventori (dipendenti) e

registra le invenzioni a suo nome

57. Invenzione a livello commerciale

Il costitutore, una volta ottenuto il brevetto, può stipulare contratti di licenza di propagazione con

un vivaio per la moltiplicazione della sua varietà oppure detenere il monopolio su questa. Il

licenziatario, comprata la licenza di moltiplicazione, può propagare pagando delle royalties al

costitutore annualmente sulla base della quantità di prodotto che commercializza

58. Aziende italiane vivaistiche

Vivai ornamentali e miglioramento genetico della fragola

59. Da chi si acquisisce una licenza di moltiplicazione e quali diritti conferisce

La licenza di moltiplicazione si acquisisce dal costitutore tramite contratto, con il quale vengono

conferiti i diritti di propagazione e commercializzazione

60. Differenza tra protezione di una varietà e di un prodotto

La protezione varietale riguarda la varietà creata e la sua moltiplicazione e coltivazione; la

protezione di un prodotto permette lo sfruttamento commerciale istituendo marchi o club.

61. Una varietà per essere proteggibile cosa deve avere

Distintività, novità, omogeneità, stabilità e giusta denominazione varietale

GERMOPLASMA

62. Con quali tecniche si caratterizza il germoplasma delle piante da frutto

Caratterizzazione serve per vedere quali caratteristiche ci sono differenti rispetto alla botanica-

fenomorfologica (valutazione a livello fenotipico); citologia/citogenetico; biochimico (enzimi);

molecolare (genotipica).

63. Quali fasi di ricerca si considerano in un programma di valorizzazione del germoplasma frutticolo

Individuazione, recupero e caratterizzazione del germoplasma, conservazione seguita da

valorizzazione produttiva e commerciale del prodotto immediata o per programmi di

miglioramento.

64. Valorizzazione

Tramite selezioni clonale, incrocio, utilizzo con biotecnologie, ibridazione-selezione

MIGLIORAMENTO GENETICO

65. Tipologia di germoplasma che si possono usare nel MG e che tipo di incrocio

Le fonti di variabilità per il MG possono trovarsi nel germoplasma selvatico (presenti in natura ma

mai selezionate) incrocio interspefico con successivi reincroci, o coltivato→ incorcio

intraspecifico e selezione anche in F1 o selezione clonale

66. Perché la domesticazione risulta un problema per il MG delle piante da frutto

Ha causato una riduzione della variabilità a scapito di varietà agronomicamente migliori, andando a

perdere quei caratteri delle varietà selvatiche che favoriscono una maggiore resistenza e

adattabilità 7

67. Per selezionare una cv perché è importante valutare la variabilità che si può avere in differenti

ambienti

Se la variabilità di una pianta le permette l’adattamento a diversi ambienti e diversi situazioni, può

essere sfruttata in un mercato più ampio di quello, ad esempio, delle varietà locali che hanno una

grande adattabilità ma solo ad uno specifico ambiente

68. Obiettivi specifici e generali per il MG dei fruttiferi

Generali: aumento produzione, entrata precoce in produzione, risposte a stress ambientali,

adattamento climatico

Specifici: specifiche caratteristiche frutti (zuccheri, acidità, consistenza), idoneità alla

trasformazione, adattamento a specifici ambienti, resistenza a patogeni (ogni specie ha i suoi)

69. Come viene indotta la mutagenesi e che problemi può dare

Indotta da agenti mutageni di tipo fisico (raggi x, gamma, uv) o chimico (colchicina, 2,4D, EBS) può

dare chimere

70. Perché l’autofecondazione è una tecnica poco utilizzata nel MG delle piante da frutto

Perché le piante da frutto prediligono l’incrocio godendo di un elevato livello di eterozigosi e quindi

vigore ibrido, con l’autofecondazione possono insorgere problemi di depressione da inbreeding

71. Cosa si intende per reincrocio e da cosa è seguito

Incrociando l&rsq

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Scienze agrarie e veterinarie AGR/03 Arboricoltura generale e coltivazioni arboree

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Edoardo-37 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Vivaismo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Politecnica delle Marche - Ancona o del prof Mezzetti Bruno.
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