vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
DIAGNOSI E DESTINO
8)Gerarchia di maturità dei meccanismi di difesa
Possiamo idealmente disporre i meccanismi di difesa lungo una scala
di maturità, consapevolezza ed elasticità: le difese possono essere
infatti più o meno adattive, o per nulla adattive. Quelle che
consentono di gestire al meglio gli eventi stressanti sono chiamate di
«alto livello» e comprendono affiliazione, altruismo, anticipazione,
autoaffermazione, autosservazione, umorismo, repressione e
sublimazione. Scendendo lungo la scala di maturità, incontriamo un
livello chiamato di «inibizione mentale» o delle «formazioni di
compromesso». È caratterizzato da un funzionamento più nevrotico,
che tende a escludere «qualcosa» (idee, sentimenti, ricordi, paure)
dalla consapevolezza, quando questo «qualcosa» costituisce una
minaccia per l’equilibrio psichico. Parliamo in questo caso di difese
ossessive come l’annullamento retroattivo, l’intellettualizzazione o
l’isolamento affettivo: il loro scopo è mantenere intatti gli aspetti
cognitivi, mentre quelli affettivi vengono inibiti. Così, l’affetto
negativo associato alla consapevolezza viene neutralizzato o
minimizzato, ma senza distorsione cognitiva. All’opposto, difese come
la rimozione o la dissociazione minore lasciano intatti gli aspetti
affettivi, mentre quelli cognitivi vengono inibiti. Lo spostamento e la
formazione reattiva sono difese nevrotiche. La formazione reattiva
consiste nel provare un sentimento o avere un pensiero inaccettabile e
sostituirlo con un sentimento o un pensiero diametralmente opposto.
Vi è poi un livello di «distorsione minore dell’immagine». Si chiama
così perché l’individuo manipola o distorce l’immagine di sé o di altre
persone al fine di regolare l’autostima: con l’idealizzazione, le
caratteristiche positive vengono amplificate, con la svalutazione
vengono ridimensionate, con onnipotenza quando invece vengono
esaltate in modo esagerato. Procedendo verso livelli sempre meno
adattivi, incontriamo le cosiddette difese del «disconoscimento», tra
cui la proiezione, la razionalizzazione, la negazione. In comune hanno
il compito di negare la presenza di un evento spiacevole o di un
contenuto minaccioso. La negazione può essere parziale o totale.
Anziché adattare se stessi alla realtà si adatta patologicamente la realtà
a se stessi. Esiste anche un livello di «distorsione maggiore
dell’immagine», detto anche delle difese «borderline». Le piú
frequenti sono la scissione e l’identificazione proiettiva. A differenza
della distorsione minore, che rappresenta un tentativo di preservare la
propria autostima, la distorsione maggiore cerca di preservare un
sentimento d’integrità, evitando la frammentazione psichica. La
scissione, indica l’incapacità di «tenere insieme» gli aspetti negativi e
positivi dell’esperienza. L ’identificazione proiettiva tratta di una
dinamica relazionale che spinge ad attribuire a un’altra persona un
proprio sentimento o impulso inaccettabili, come se fosse realmente
l’altro ad averlo messo in pista. A differenza della proiezione, però, il
contenuto affettivo, mettiamo la rabbia, non viene disconosciuto, ma
interpretato come una propria reazione giustificata all’ostilità
dell’altro. Un altro meccanismo che implica dinamiche di aggressività
passiva è chiamato dagli inglesi help-reject complaining: si chiede
aiuto, ma quando viene offerto lo si rifiuta. Il livello più immaturo è
quello dell’acting. Si parla di agire perché queste difese sostituiscono
il pensiero e l’elaborazione simbolica con azioni distruttive intraprese
senza considerare le conseguenze personali e sociali. Nel cosiddetto
acting-out, i sentimenti dolorosi vengono espressi in modo impulsivo
e incontrollato.
9) Se il paziente mette in atto meccanismi di difesa, come si difende il
medico?
Anche i medici adottano meccanismi difensivi per proteggersi dal
peso emotivo della loro professione, che può includere la frustrazione,
l’angoscia di morte e le reazioni aggressive o depresse dei pazienti.
Questi meccanismi possono includere, tra gli altri, la rimozione, la
negazione e la proiezione, a seconda delle circostanze. Il medico può
usare gli stessi meccanismi del paziente, ma in un contesto diverso. Le
motivazioni che spingono una persona a scegliere una professione
fondata sull’aiuto, possono derivare da esperienze autobiografiche e
conflitti interiori. Spesso, chi decide di aiutare gli altri potrebbe essere
mosso da un proprio bisogno, magari trascurato, di essere aiutati e
accuditi. Un ricordo equilibrato a meccanismi di difesa quali
l’intellettualizzazione e l’isolamento emotivo, possono aiutare il
medico a tenere sotto controllo l’esposizione emotiva alle difficoltà
del paziente e lo possono aiutare a difendersi dalla sofferenza e dalla
frustrazione. Bisogna però considerare che un loro massiccio uso può
portare il medico a rifugiarsi in una visione fredda, trattando con
distacco il paziente, alienando così la dimensione umana. Meccanismi
come la razionalizzazione, la negazione e la proiezione possono
portare invece a comportamenti disfunzionali. La negazione impedirà
al medico di prendere atto di una realtà oggettiva ma angosciante, e lo
autorizzerà a ignorare la presenza in corsia di un malato terminale.
Attraverso la proiezione invece, le emozioni e il vissuto personale del
medico possono influire sulla pratica clinica. Il funzionamento
difensivo del medico si appoggia anche a risposte mature attive e
risolutive, ma se l’organizzazione della personalità e l’entità della
minaccia glielo consentono.
Elementi di psicologia clinica
10)Descrivere le innovazioni introdotte nella quinta edizione del DSM
La struttura organica del DSM nelle sue diverse versioni si modula
sull’obiettivo specifico di ottenere una definizione migliore della
diagnosi clinica del disturbo mentale, definendone i criteri di
inclusione ed esclusione basati sulla presenza e assenza dei segni
clinici specifici, sulla durata temporale della manifestazioni
patologica, sull’esordio e sulla comorbidità con i diversi quadri clinici.
Ci concentreremo sulle innovazioni del DSM-5 pubblicato nel 2013:
1) è stato abolito il sistema multiassiale, come se la ricollocazione
fosse stata fatta in un’ottica evolutiva e il manuale è articolato in
tre sezioni: nella sezione uno, sono riportate le indicazioni per il
suo utilizzo, nella sezione due sono descritti tutti i disturbi
organizzati in ordine crescente secondo il periodo di insorgenza e
nella sezione tre sono descritte le condizioni per le quali saranno
necessari ulteriori dati di ricerca
2) Nella sezione due, nel disturbo del neurosviluppo il termine
“ritardo mentale”, è stato sostituito con “disabilità intellettiva”
3) adotta un modello categoriale ma con attenzione dimensionale
4) Coerente con una logica dimensionale,l’introduzione del concetto
di spettro prevede che la sindrome di asperger viene accorpata
all’interno dei disturbi dello spetto autistico
5) abbassamento della soglia cutt-off di molti disturbi
6) I disturbo bipolari hanno un capitolo distinto dai disturbi
depressivi
7) Il PTSD e il disturbo ossessivo compulsivo non rientrano più nel
disturbi di ansia
8) vengono eliminati sotto tipi di schizofrenia
9) Il disturbo dell’identità di genere è sostituito da disforia di genere
VALUTAZIONE TESTOLOGICA CONFRONTATA CON
L’ASSESMENT
11) L’ASSESMENT e il testing sono due concetti legati ma distinti. Il
testing propone un approccio orientato ai metodi e misurazioni
descrittive e teoriche mediante l’uso di test standardizzati per
raccogliere dati oggettivi su aspetti specifici. (intelligenza e tratti di
personalità) È un processo statico. Per il clinico, è fondamentale
utilizzare il test, quando si trova davanti ad una situazione di
incertezza diagnostica, così da rilevare ostacoli non percepiti prima;
permettono il confronto tra dati normativi e forniscono elementi
utilizzabili per fornire un feedback. Oltre che per il clinico, è molto
importante anche per il paziente, poiché dà la possibilità di conoscere
alcune sue modalità di funzionamento e a capire meglio la natura delle
sue difficoltà. Per quanto riguarda l’ASSESMENT, è un processo
orientato alla raccolta delle informazioni, per una comprensione
complessiva e contestualizzata del funzionamento psicologico del
paziente. A differenza del testing, è un processo più ampio e dinamico
che integra il testing con le informazioni derivate dalle osservazioni
del colloquio clinico. Se la diagnosi è la chiave della comprensione
della patologia del paziente, assessment è la chiave per comprendere
la persona con questa patologia.
12)Come la psicopatologia e la situazione clinica del paziente
influenza il clinico
Le variabili che determinano la conduzione del colloquio sono tre: la
gravità della situazione clinica del paziente può essere acuta o cronica,
il livello di formazione di capacità tecnica di chi conduce il colloquio
e gli effetti della psicopatologia del paziente sul clinico e sulla
conduzione del colloquio. Analizzeremo l’ultimo aspetto
raggruppando gli effetti della psicopatologia del paziente sul clinico
in: reazioni al paziente comuni e generalizzate e reazioni al paziente
specifiche di un determinato operatore. Per le reazioni al paziente
comuni e generalizzate, si può instaurare di contagio emotivo che può
esercitare i suoi effetti sul funzionamento cognitivo, funzionamento
emotivo e percezione dell’identità personale e autostima professionale
del clinico. Invece, per le reazioni al paziente specifiche in un
determinato operatore, possiamo dire che alcune risposte del clinico
alla psicopatologia sono determinate dalla specificità della sua
struttura di personalità, dal tipo di formazione ricevuta e dalle
esperienze personali. Il clinico può sottovalutare o sopravvalutare la
psicopatologia o assumere una posizione di passività che provoca nel
paziente uno stato di confusione.
13)Differenza tra diagnosi categoriale e diagnosi dimensionale
La diagnosi dimensionale è una diagnosi basata sullo studio dei tratti o
delle caratteristiche di un paziente lungo un continuum utilizzando
scale di valutazione che vanno da un minimo a un massimo. Abbiamo
una visione più sfum