vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
COMMENTI CONCLUSIVI
MECCANISMI DI DIFESA SECONDO LA MC WILLIAMS
Valutare delle tendenze difensive di una persona contribuisce a rendere il più efficace
possibile una psicoterapia.
Le difese considerate di solito più arcaiche riguardano i confini tra Sè e il mondo
esterno mentre quelli che consideriamo processi di ordine più elevato riguardano
i confini interni come quelli tra l’Io, il Super-io e l’Es.
Una specifica reazione difensiva può essere determinata prevalentemente dalla
struttura caratteriale della persona o dalla situazione nella quale si trova.
Tutte le reazioni difensive costituiscono una miscela di inclinazioni personali e
provocazioni situazionali ma è clinicamente utile valutare se una data
reazione rappresenti più le prime o le seconde.
In una terapia a lungo termine, un pattern di difese può essere
significatamente modificato così da liberare le persone, consentendo loro esperieze
più ricche e un range di opzioni difensive più ampie.
Nel caso in cui si debba affrontare una terapia breve, in un tempo limitato, non
si potrà lavorare sul cambiamento di queste difese in così poco tempo, ma
allo stesso tempo si potrà lavorare sulla comprensione ed entrare nella
psicologia dell’individuo per aiutarlo.
La valutazione delle difese serve al terapeuta per scegliere il tipo di
comunicazione più adatta al paziente.
L’approccio psicoanalitico classico alla valutazione delle difese che vada
“dalla superficie al profondo”, vale a dire che si visualizzi l’organizzazione
mentale del paziente come una struttura stratificata, con ogni strato che
difende dal contenuto di quello successivo.
Il terapeuta si rivolge in modo sistematico e con tatto alle parti consce o
vicino alla coscienza dell’esperienza della persona, il cliente si sente sempre più
conosciuto e al sicuro, gli strati sottostanti di difesa o significato o
esperienza emergono progressivamente, e il terapeuta li affronta quando
appaiono alla relazione di trattamento.
Due cose sono molto importanti, la prima è che si deve iniziare da dove si trova il
paziente, la seconda è che non si deve interferire con una difesa, prima che il paziente
non abbia trovato qualcosa con cui rimpiazzarla.
Non sempre si tiene conto di questo approccio, poiché ci sono difese e difese. Nelle
difese di personalità di tipo ipomaniacale e paranoide i pazienti hanno
bisogno di terapeuti che vadano a fondo anziché stare a livello più alto della
loro gerarchia personale di difese.
VALUTAZIONE DELLE IDENTIFICAZIONE
Un aspetto centrale della psicologia di qualsiasi persona è costituito dai suoi
principali oggetti di amore e dai suoi modelli.
In un colloquio clinico, il modo più veloce per valutare le identificazioni
primarie di una persona è quello di cogliere il tono globale del tranfert.
(spesso è facile perché il paziente tratta in modo svalutante il terapeuta oppure lo
tratta in modo benevolo come farebbe un genitore.)
Freud ha descritto due tipi di identificazioni:
IDENTIFICAZIONE CON UN OGGETTO D’AMORE ANACLITICO: Fenomeno benigno
nel quale il bambino ama il caregiver e vuole avere le qualità che
rendono quella persona amabile “voglio essere come la mamma perché lei
è dolce”.
IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE: Si verifica quando in situazioni
dolorose o traumatiche e opera come difesa contro la paura e il senso
di impotenza. Alcuni autori definiscono questo processo come
trasformazione dalla passività in attività.
Lo sviluppo delle rappresentazioni interiori dei caregiver procede
simultaneamente allo sviluppo delle rappresentazioni interiori del Sé, e
queste rappresentazioni del Sé e degli altri evolvono attraverso stadi gerarchici
influenzando le percezioni, le aspettative e i comportamenti dei bambini.
Le immagini interiorizzate delle persone importanti, per il bambino sono
chiamate introietti. Quando il processo di interiorizzazione matura, si passa da
un processo introiettivo ad uno identificatorio.
I pazienti hanno bisogno di proiettare nel terapeuta le figure interiorizzate
che compromettono la crescita per imparare a mettersi in relazione alle persone
in un modo diverso rispetto a quello che hanno adottato nell’infanzia
I dati sulle interiorizzazioni, segnalano all’intervistatore come può
entrare in contatto con il paziente: trovare il modo, nei limiti della pratica
professionale standard, per mostrare al paziente la propria differenza dai
suoi oggetti interni patogeni. Se il paziente ha come oggetto interno un
genitore incentrato su sé stesso, il terapeuta dovrà mostrare una sensibilità
altruistica.
Inoltre, i dati sull’interiorizzazione forniscono informazioni sui possibili
transfert che appariranno in trattamento.
Nella pratica clinica, inoltre, è comune trovare un paziente che è
determinato ad essere l’opposto di un genitore distruttivo. Assumono una
capacità controidentificatoria che gli permette di salvarsi dalle peggiori
conseguenze di una storia difficile.
Uno dei problemi delle controidentificazioni è che tendono ad essere totali e
intransigenti.
A volte è possibile trarre vantaggio da una controidentificazione per aiutare una
persona a cambiare una direzione desiderata: un potente antidoto a un
comportamento disadattivo risiede nel chiarire come il suo significato derivi da
un’identificazione con un oggetto precoce dal quale il paziente ha lottato
strenuamente per differenziarsi
VALUTARE I PATTERN RELAZIONALI
Il problema dei modi ripetitivi in cui una persona si relazione agli altri è
strettamente connesso a quello delle identificazioni.
Le identificazioni (chi sono i modelli del paziente) e le relazioni (modo in cui si
esprimono i rapporti di questa persona con principali oggetti di amore) vanno di pari
passo.
La modalità di relazione del paziente, si manifesta già nel corso di un primo colloquio.
In particolare, i pazienti spesso proiettano desideri o emozioni insconsce
sulla relazione con il terapeuta. Questo può essere visto come un riflesso di
dinamiche relazionali vissute in passato. Nella valutazione dei pattern relazionali,
oltre a cogliere il tono totale del transfert, è anche importante cogliere le
risposte emotive del clinico, mediante il controtransfert: non è
semplicemente una reazione passiva, ma deve essere utilizzato come
strumento diagnostico per comprendere meglio la dinamica che si sta
instaurando nella relazione terapeutica.
Il terapeuta deve affrontare questo tema con un approccio non giudicante, per
consentire al paziente di esplorare liberamente la propria sessualità senza paura di
essere stigmatizzato.
Un buon terapeuta deve essere in grado di percepire le carenze e le
mancanze relazionali nel mondo del paziente; ciò che è stato assente nella sua
vita, è altrettanto importante di ciò che è stato presente. Anche la storia
terapeutica del paziente è cruciale; se un paziente ha avuto precedenti
esperienze terapeutiche negative, è importante indagare cosa non ha
funzionato per evitare che gli stessi errori si ripetano.
Nel trattamento a lungo termine, il terapeuta ha più tempo per esplorare e
comprendere gradualmente i pattern relazionali del paziente. Nei trattamenti a breve
termine, invece, il tempo limitato impone una focalizzazione sui conflitti principali, per
fare uso efficace delle risorse terapeutiche. Tuttavia, in entrambi i casi, l’obiettivo è
sempre lo stesso: comprendere e affrontare i conflitti relazionali che dominano
la vita soggettiva del paziente, per aiutarlo a rielaborarli e superarli.
VALUTARE LE PROBLEMATICHE EVOLUTIVE
Per una buona formulazione psicodinamica dobbiamo raccogliere:
La natura di quella persona
La natura degli agenti stressanti attuali
La natura della problematica evolutiva
Bisogna partire dall’assunto che la psicopatologia ha delle basi evolutive:
chiediamo in un primo colloquio come mai sta cercando aiuto proprio ora e qual
è il ricordo più antico che ha della sua storia familiare, poiché secondo Adler, il
primo ricordo contiene i temi più importanti della personalità.
Ogni clinico deve provare a comprendere con ogni paziente quanto della sua
sofferenza sia una conseguenza di un conflitto, e quanto di essa rifletta un
arresto dello sviluppo evolutivo psicologico.
Per quanto riguarda la valutazione del livello evolutivo, si avranno caratteristiche
differenti a seconda della fase in cui il paziente si trova: valutare se una persona sia
organizzata caratterialmente a livello simbiotico- psicotico; borderline o
nevrotico.
Le persone cercano la psicoterapia quando nelle loro vite accade qualcosa che
stimola alcune delle loro vulnerabilità interne e spesso inconsce.
Un fattore comune che di frequente spinge le persone a cercare aiuto è la
reazione inconscia da anniversario: cronometro inconscio, che si palesa ad
esempio 10 anni dopo la morte di un genitore oppure perché il paziente ha raggiunto
l’età del genitore quando è morto.
La psicoanalisi evolutiva, dunque, integra le fasi di sviluppo, le difese psicologiche, le
dinamiche relazionali e le esperienze traumatiche, mirando a rimettere in moto i
processi evolutivi interrotti e favorire un miglior adattamento alle sfide della vita
adulta.
VALUTAZIONE DEGLI AFFETTI
Il termine affetto verrà utilizzato come tutti gli stati della mente e le condizioni di
arousal che abbiamo imparato a descrivere come esperienze emotive discrete (=
amore, odio, invidia, gratitudine, gioia, noia, dispetto, risentimento, colpa, orgoglio,
rimorso, speranza, disperazione, esasperazione, tenerezza, vendicatività, pietà,
scherno, sentimento di essere commosso o toccato da un evento, ecc.).
Le persone iniettano i propri sentimenti nei loro terapeuti (controtransfert).
I pazienti creano nei loro terapeuti conflitti che sono paralleli a quelli con cui
loro stessi hanno combattuto per tutta la vita, e poi cercano di vedere se il
terapeuta riesce a dare forma a un nuovo modo di risolverli.
Racher ci parla di:
Controtransfert concordante, nel momento in cui provo quello che il
paziente ha provato da bambino
Controtrasfert complementare, nel momento in cui provo quello che
provava il caregiver del paziente
Alcune psicopatologie sono caratterizzate da anormalità della cognizione (deliri,
ossessioni, pensieri intrusivi post-traumatici), del comportamento (compulsioni,
parafilie, esplosività), della percezione (dolore psicogeno, anestesia, allucinazioni,
visioni di tunnel) e altre degli affetti (depressione e mania, angoscia e disturbo da
panic