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(C).

Le due prime edizioni A e B dell'Orlando Furioso sono costituite da quaranta canti.

Solo con la stampa del 1532 l'aspirazione di Ariosto ad ampliare l'opera ebbe effettiva

attuazione: il poema, infatti, passò da quaranta a quarantasei canti. Il fatto che gli unici

frammenti autografi rimasti riguardino i brani destinati a fornire la stampa finale dell'Orlando

Furioso e il fatto che questa fase sia attestata con abbondanza redazionale ci ricorda il

metodo di lavoro di Ariosto. Preparato un manoscritto da inviare in tipografia, a ridosso

della prima stampa A, per le edizioni successive l'autore introdusse le modifiche

direttamente su un esemplare di A per stampare B e di un esemplare di B per stampare

C (limitando così gli interventi alle carte di quegli esemplari), tranne i brani composti ex novo

perché non trovavano posto sufficiente sui margini delle stampe precedenti.

08. L'elaborazione dell'Orlando Furioso: gli aspetti linguistici

L'Orlando Furioso è un poema epico scritto da Ludovico Ariosto nel 1516. Si tratta di una

narrazione che segue le avventure di cavalieri erranti e personaggi della mitologia come

Orlando, Ruggiero, Bradamante, e Angelica. Il poema presenta una trama intricata che

combina elementi di fantasia e storia, con molteplici storie d'amore, intrighi, e battaglie.

L'Orlando Furioso è noto per la sua prosa elegante e il tono umoristico, che contrastano

con la tradizionale serietà dei poemi epici. Ariosto ha anche introdotto una nuova forma di

struttura narrativa, con molteplici trame che si intrecciano e personaggi che entrano e

escono dalla storia.

In generale, l'Orlando Furioso è considerato un'opera di grande importanza nella letteratura

italiana, che ha influenzato molte opere successive, inclusi il teatro e la letteratura europea

in generale. Il poema continua ad essere letto e studiato in tutto il mondo e considerato un

capolavoro della letteratura rinascimentale. 33

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Le sigle A, B, C, indicano le tre edizioni (1516, 1521, 1532) e mostrano l'esistenza di

testimonianze autografe solo al passaggio da B a C (i "frammenti autografi"). Niente ci è

rimasto dei manoscritti su cui l'autore lavorò per poi condurre il poema alla prima stampa

del 1516 (A). Il Furioso fu stampato una seconda volta nel 1521 (B) con interessanti

modifiche, soprattutto puntuali, a differenza di quelle maggiori e di impianto strutturale

avvenute nella redazione consegnata alla terza ed ultima stampa curata dall'autore del 1532

(C). Le due prime edizioni A e B dell'Orlando Furioso sono costituite da quaranta

canti. Solo con la stampa del 1532 l'aspirazione di Ariosto ad ampliare l'opera ebbe

effettiva attuazione: il poema, infatti, passò da quaranta a quarantasei canti.

Solo con la terza edizione (C) del 1532, Ariosto si dedicò alla rielaborazione sistematica

della lingua utilizzata. Un lavoro dettato dalle forti influenze che ebbero le Prose della volgar

lingua di Pietro Bembo. Tuttavia, già in precedenza, Ariosto aveva apportato delle modifiche

linguistiche al poema in senso toscaneggiante. Già nel passaggio da A a B si assiste ad una

riduzione degli elementi linguistici padani e ad una progressiva toscanizzazione.

Modalità di ampliamento dell'Orlando Furioso nella edizione definitiva.

L'Orlando Furioso è un poema epico scritto da Ludovico Ariosto nel 1516. Si tratta di una

narrazione che segue le avventure di cavalieri erranti e personaggi della mitologia come

Orlando, Ruggiero, Bradamante, e Angelica. Il poema presenta una trama intricata che

combina elementi di fantasia e storia, con molteplici storie d'amore, intrighi, e battaglie.

L'Orlando Furioso è noto per la sua prosa elegante e il tono umoristico, che contrastano

con la tradizionale serietà dei poemi epici. Ariosto ha anche introdotto una nuova forma di

struttura narrativa, con molteplici trame che si intrecciano e personaggi che entrano e

escono dalla storia.

In generale, l'Orlando Furioso è considerato un'opera di grande importanza nella letteratura

italiana, che ha influenzato molte opere successive, inclusi il teatro e la letteratura europea

in generale. Il poema continua ad essere letto e studiato in tutto il mondo e considerato un

capolavoro della letteratura rinascimentale.

Le sigle A B C indicano le tre edizioni (1516, 1521, 1532) e mostrano l'esistenza di

testimonianze autografe solo al passaggio da B a C (i "frammenti autografi").

L’Ariosto, che aveva iniziato intorno al 1504/06, dedicò all'Orlando Furioso cure ed

attenzioni per quasi un trentennio, fino agli ultimissimi anni della sua vita. Niente ci è rimasto

dei manoscritti su cui l'autore lavorò per poi condurre il poema alla prima stampa del 1516

(A). Il Furioso fu stampato una seconda volta nel 1521 (B) con interessanti modifiche,

soprattutto puntuali, a differenza di quelle maggiori e di impianto strutturale avvenute nella

redazione consegnata alla terza ed ultima stampa curata dall'autore del 1532 (C).

Le due prime edizioni A e B dell'Orlando Furioso sono costituite da quaranta canti. Il

progetto di incrementare il poema era già presente nell'autore al momento di passare da A a

B. Lo testimonia la presenza dei Cinque canti, proprio negli anni che vanno fra la prima

stampa e la seconda. In appendice al poema del 1532 in quarantasei canti, Virginio Ariosto

pubblicava il testo dei Cinque canti inediti, scritti dall'autore intorno al 1519 ed il 1521 con

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lo scopo di ampliare l'Orlando, attinenti per materia al poema maggiore, ma di incerta

collocazione all'interno della struttura narrativa.

Quindi, solo con la stampa del 1532, la speranza di Ariosto di ampliare il suo Orlando venne

effettivamente attuata. Il poema, rivisto dal punto di vista linguistico alla luce dei dettami

delle Prose della volgar lingua di Bembo, passò da 40 a 46 canti, secondo un

procedimento che però, invece di aggiungere il nuovo al vecchio materiale, incide nella

struttura già fissata nelle redazioni anteriori, costringendo l'Ariosto ad una revisione che

coinvolge gli aspetti formali, narrativi e il sistema di rapporti che legano un episodio all’altro

La storia elaborativa dei Promessi Sposi: dalla Prima Minuta alla Seconda Minuta

La storia elaborativa de "I Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni ha avuto diverse fasi di

sviluppo, che vanno dalla "Prima Minuta" alla "Seconda Minuta".

La "Prima Minuta" è stata scritta da Manzoni tra il 1821 e il 1822 e rappresenta la prima

versione del romanzo. Era ancora in una forma abbastanza grezza e presentava molte

incertezze e differenze rispetto alla versione definitiva. La Prima minuta è composta da 37

capitoli, in 4 tomi, numerati in serie distinte. L'incartamento del Fermo e Lucia contiene tre

differenti Introduzioni scritte in periodi diversi e testimonianza di momenti creativi o di

riflessione metaletteraria.

La "Seconda Minuta", invece, è stata scritta tra il 1823 e il 1825 e rappresenta una versione

più matura e definita del romanzo. Essa tratta gli stessi eventi e personaggi della versione

definitiva del romanzo, ma presenta alcune differenze e miglioramenti rispetto alla "Prima

Minuta". La trama ruota attorno alle vicende di due giovani innamorati, Renzo e Lucia, che,

nonostante i numerosi ostacoli e difficoltà, lottano per potersi sposare. Il romanzo descrive

anche la vita della società lombarda del XVII secolo e mette in luce i problemi sociali e

politici dell'epoca, come la guerra, la peste e la corruzione. In questa versione intermedia,

Manzoni ha lavorato sulla trama e sui personaggi per renderli più precisi e coerenti, e ha

inserito dettagli storici e culturali più precisi. La "Seconda Minuta" è quindi un passo

importante verso la stesura della versione definitiva del romanzo.

Entrambe le minute sono state utilizzate da Manzoni come base per la stesura della

versione definitiva del romanzo, pubblicata nel 1827. La "Prima Minuta" e la "Seconda

Minuta" sono considerate importanti testimonianze dell'evoluzione del romanzo e sono

conservate presso la Biblioteca Nazionale di Firenze.

12. La storia elaborativa dei Promessi Sposi: dalla I edizione alla II edizione

I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni sono stati pubblicati per la prima volta nel 1827

(Ventisettana). La prima edizione ha subito diverse revisioni da parte dell'autore, che ha

continuato a lavorare sulla storia fino alla sua morte nel 1873.

La seconda edizione, pubblicata nel 1840 (Quarantana), è stata profondamente rivista e

ampliata rispetto alla prima, con l'aggiunta di nuovi personaggi, descrizioni più dettagliate e

un maggiore approfondimento tematico. Inoltre, Manzoni ha adottato una lingua più elevata

e formale rispetto alla prima edizione, che era stata scritta in uno stile più semplice e 35

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popolare. La seconda edizione è considerata la versione definitiva de I Promessi Sposi e ha

influenzato profondamente la letteratura italiana e la lingua stessa.

La vicenda della stesura del romanzo manzoniano è lunga e complicata. La prima stesura

(1821-1823), del Fermo e Lucia, vede protagonisti Fermo, appunto, giovane avvocato

ambizioso e ambizioso, e Lucia, la figlia di un contadino, con l'intenzione di arricchirsi

attraverso il suo matrimonio. Il loro rapporto è centrale nella trama del romanzo e

rappresenta un contrasto tra l'ambizione e la virtù, l'inganno e l'onestà. Per la seconda

stesura (Sposi Promessi), rifatta quasi del tutto e, solo dopo questa profonda revisione, il

romanzo uscì a dispense in tre tomi fra il 1825 e il 1827.

La prima edizione del romanzo fu immediatamente apprezzata dal pubblico. Manzoni fu

fiducioso che anche l'uscita della seconda edizione avrebbe avuto simile successo.

Invece l'accoglienza del pubblico fu tiepida soprattutto per la scelta dell'autore di

uniformare la lingua dei Promessi sposi alla lingua parlata a Firenze dal ceto colto e con la

quale Manzoni avviava la ricerca di una lingua quotidiana.

Le correzioni in extremis apportate da Manzoni in tipografia nella seconda edizione, non

avvengono per la prima. Sostenere che le differenze fra prima e seconda edizione siano

principalmente di tipo linguistico potrebbe indurre a credere che l'alternanza fra la lingua

della Ventisettana e della Quarantana, al momento della scelta di passare da una lingua

scritta e letteraria al fiorentino parlato, fosse per Manzoni una questione tecnica. In realtà la

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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/13 Filologia della letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ila944 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filologia della letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Della Corte Federico.
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