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Il comuni italiani: regime giuridico e loro trasformazioni (XII-XIV secolo)

In Italia, ancora più che in altre parti d'Europa, il fenomeno della rinascita dell'espressione comunale, dei cosiddetti "liberi comuni" cittadini, assume dimensioni per almeno tre secoli, dall'undicesimo al quattordicesimo. I comuni italiani diventano talmente potenti in Italia che riescono in qualche modo ad affermarsi, ad affrancarsi, anche dall'egemonia dell'imperatore romano-germanico (ricordiamoci le vicende del Barbarossa che scende dalla Germania per domarli, la battaglia di Legnano del 1176 eccetera), ma si affrancano soprattutto dall'egemonia dei grandi feudatari, i quali si trovano limitati nel loro potere a causa delle città italiane le quali ben presto si affermeranno anche sul contado feudale assumendone, di fatto, il controllo (contrariamente a quello che succederà in Germania dove i signori feudali riusciranno ad arginare il potere delle città).

delle città ed anzi ne condizioneranno da subito la vita, pur partecipando pienamente alla loro vita politica). Quella dei liberi comuni è stata un'esperienza, quasi, di autogoverno attraverso quella che diventerà una delle loro caratteristiche giuridiche più importanti: gli Statuti. Ossia, una sorta di "costituzioni cittadine" destinate a regolare la vita politica e l'assetto sociale delle città. Allo stesso tempo, per governare, i re si circondano di un primo nucleo di consigli. Non sono certi i parlamenti di oggi ma in qualche modo organi chiamati ad assistere il re nelle funzioni più o meno di sua competenza: fiscali, militari ecc. Sono consigli di nobili (da cui si formeranno organi rappresentativi di vario genere nei secoli dell'età moderna) che cominciano ad affiancare il sovrano assistendolo nei suoi compiti. Ribadiamo anche che abbiamo detto nelle lezioni precedenti: dall'XI secolo rifiorisce.

Il commercio anche di lunga distanza: dall'Inghilterra, via Francigena Italia, Spagna. Le crociate aprono l'oriente, le famose città marinare come Pisa, Amalfi, Genova e Venezia d'oro. Venezia, addirittura, nel 1204 con la scusa di traghettare i crociati vivono un'età verso la Terra Santa (cosiddetta quarta Crociata) li fermerà a Costantinopoli e organizzerà il saccheggio della città di Costantinopoli, capitale dell'impero bizantino fino ad allora mai conquistata da nessun esercito. Con questo atto, Venezia diventerà la vera e propria padrona dell'Adriatico e del Mediterraneo orientale e sarà destinata a un grande futuro.

I fratelli Verri e il "Caffè"

I fratelli Pietro ed Alessandro Verri, nella Milano degli anni 60 del '700. Il Conte Pietro Verri (Milano 12 dicembre 1728- Milano 28 giugno 1797) è stato un filosofo, economista, storico e scrittore italiano. Considerato tra i massimi

Esponenti dell'illuminismo italiano, ritenuto il fondatore del luminismo. Insieme al fratello Alessi, a Cesare Beccaria eh ad altri intellettuali milanesi raccolti attorno all'"Accademia dei Pugni", egli fondò il famosissimo periodico "il Caffè", attivo dal giugno 1764 al maggio 1766. I fondatori del caffè, pur provenendo dall'aristocrazia, furono i portavoce delle istanze culturali, sociali e politiche delle classi emergenti che puntavano allo svecchiamento delle istituzioni e allarazionalizzazione dell'apparato statale della Lombardia austriaca. Il titolo della rivista è emblematico, "caffè" risultando sinonimo di discussione e dibattito; le botteghe di Caffè nel 700 erano luoghi nei quali, con la scusa di degustare la bevanda recentemente importata dall'Oriente, si riunivano uomini aperti alle novità e dove si creavano le condizioni adatte alla nascita di nuovi periodici.

tramite la partecipazione attiva prendendo parte alle discussioni o passiva con la lettura. Questo tipo di locale, diffuso soprattutto in Inghilterra, divenne un luogo di incontro e discussione aperto del tutto nuovo sui temi politico-sociali più attuali.

I più famosi esponenti della scuola del commento francese furono Belleperche e Jacques de Revigny, loro furono protagonisti del rinnovamento giuridico francese nel XIII secolo, alla luce della filosofia aristotelica e della dialettica, che originò la scuola del commento. Per quanto riguarda l'Italia il più celebre senza alcuna ombra di dubbio Bartolo di Sassoferrato. Esso fu allievo di Cino da Piatoia all'università risulta essere di Perugia e si laureò a Bologna nel 1334. Insegnò diritto a Pisa e Perugia, fu avvocato, consulente e amministratore pubblico. Scrisse oltre 40 trattati, tra cui il Tractatus Tyberiadias, nonché

numerosi consilia, quaestiones ed imponenti commentari a tutto il Corpus iuris civilis. Bartolo occupò una posizione di prestigio nell'ambito della scuola dei commentatori, per la capacità di interpretare le esigenze del suo tempo. Visse infatti nel secolo di massima esplosione della vita economica del comune, che pose alla dottrina il problema di determinare i rapporti tra ius commune e ius proprium. Nella sua opera De Tyranno formìnisce uno studio sul fenomeno della tirannide, ormai identificata con le nascenti signorie. Un'altra opera fu De regimine civitas, dove Bartolo afferma che il regime repubblicano si addice alle piccole comunità, quello aristocratico alle medie e quello monarchico agli Stati più grandi. L'opinio Bartoli (pensiero sui campi del diritto quali privato, pubblico processuale ed internazionale), ossia il suo pensiero costituì una valida guida cui fecero ricorso, nei casi dubbi, i giudici di Spagna, Portogallo e Brasile.

Anche dopo molto tempo dalla sua morte. A riprova della durevole validità delle soluzioni esegetiche fornite da Bartoli vennero istituite nelle università italiane, numerose cathedrae Bartoli, per l'insegnamento della sua dottrina. Una parentesi è doverosa aprirla anche per Cino da Pistoia. Esso è stato un poeta e giurista italiano, di parte guelfa nera. L'opera giuridica più importante di Cino fu il Lectura in codicem (1312-1314), un commento al corpus iuris civilis di Giustiniano II in cui fondeva il diritto romano puro con gli statuti contemporanei e il diritto consuetudinario e canonico, dando così inizio al diritto comune italiano. Scrisse, inoltre, circa 200 poesie liriche notevoli per la purezza del linguaggio e l'armonia dei ritmi, la maggior parte delle quali dedicate a una donna di nome Selvaggia. Dante, un suo amico, nel De vulgari eloquentia, lodò la sua poesia. Cino fu anche compagno di studi di

Giovanni d'Andrea è amico letterario di Francesco Petrarca. Fu maestro a Perugia di Bartolo da Sassoferrato, uno dei più insigni giuristi dell'Europa continentale del XIV secolo.

I più famosi successori di Irnerio sono definiti con il termine i quattro dottori, definizione con la quale sono conosciuti i quattro glossatori Bulgaro, Martino, Iacopo di Porta Ravennate. Essi furono i continuatori dell'opera di Porta Ravennate e Ugo Irnerio. I glossatori parteciparono con funzioni consultive alla Dieta di Roncaglia, convocata da Federico I Hohenstaufen, durante la quale venne riaffermato il potere imperiale sui comuni italiani. Una cronaca velata di leggenda del XII secolo vuole che poco prima della sua morte Irnerio avesse designato quale suo successore uno dei quattro: Iacopo. Bulgaro fu definito con il termine os aureum (bocca d'oro) per l'intelligenza e la raffinatezza delle sue teorie formulate. L'opera

La figura più conosciuta fu Deregulis iuris. Martino fu autore di glosse al Corpus iuris civilis e di alcune Distinctiones, ossia di scomposizioni analitiche del punto di diritto da esaminare, allo scopo di illustrare tutte le possibili angolazioni. In base a raccolte posteriori di Dissensiones dominorum, Martino appare il rappresentante di un'interpretazione elastica del testo, in opposizione alla linea interpretativa di Bulgaro più aderente al significato letterale. Iacopo di Porta Ravennate scrisse numerose glosse al Digesto, al Codex e alle Novellae. Ugo di Porta Ravennate partecipò nel 1158 con funzioni consultive alla Dieta di Roncaglia, nella quale venne riaffermato il potere imperiale sui comuni italiani. A Bologna esercitò la professione di causidico e di giudice. Legò il suo nome a numerose glosse al Corpus iuris civilis, a distinctiones e a summulae. I progetti di codificazione civile nel regno d'Italia dal 1859 al 1865, con particolare riferimento

Ai due progetti CassinisUomo politico (Masserano, Biella, 1806 - Torino 1866). Laureatosi in giurisprudenza, si segnalò per i suoi scritti sulla proprietà, la pena capitale, i rapporti fra Chiesa e Stato, ispirati a una salda concezione liberale. Avvocato civilista, ottenne ventiquattrenne la cattedra universitaria e fu tra i primi e più attivi redattori degli "Annali di giurisprudenza". Fedele sostenitore delle posizioni di Cavour, eletto deputato nel 1848 e poi nel 1857, nel 1860 divenne ministro di Grazia e giustizia, impegnandosi nel progetto di unificazione della legislazione civile, penale e amministrativa del nuovo Stato. Egli infatti, era intenzionato a giungere ad un codice che fosse una revisione di quello albertino, formò una commissione legislativa allargata a emiliani e toscani e presentò un suo primo progetto nel giugno del 1860, composto da 4 libri, 2236 articoli, grandi novità tra cui introduzione del matrimonio civile e

corrispondono. Questo rapporto può essere complesso e ambiguo, con il potere politico che cerca di influenzare le decisioni dei tribunali e i tribunali che cercano di mantenere la propria indipendenza. In alcuni casi, il potere politico può cercare di nominare giudici favorevoli alle proprie posizioni o di influenzare le decisioni dei tribunali attraverso pressioni o minacce. Questo può mettere a rischio l'indipendenza e l'imparzialità dei tribunali, compromettendo così lo stato di diritto. D'altra parte, i tribunali possono anche cercare di resistere alle pressioni politiche e di mantenere la propria autonomia. Possono adottare decisioni che vanno contro gli interessi del potere politico o che sono impopolari, ma che ritengono giuste e conformi alla legge. È importante che i tribunali siano indipendenti e imparziali, in modo da poter garantire un sistema giudiziario equo e giusto. Solo in questo modo si può garantire che le decisioni siano prese in base alla legge e non in base a interessi politici o personali. In conclusione, il rapporto tra i grandi tribunali e il potere politico è un aspetto cruciale per il funzionamento dello stato di diritto. È necessario che i tribunali mantengano la propria indipendenza e imparzialità, al fine di garantire un sistema giudiziario equo e giusto.petto al potere centrale. Questi organi, nati nel Medioevo, hanno mantenuto nel corso dei secoli una certa indipendenza e un ruolo di controllo sulle decisioni del sovrano. In particolare, i Parlements francesi si sono opposti alle politiche dei re assolutisti, difendendo i diritti e le libertà dei cittadini. La loro storia è segnata da numerosi conflitti con la monarchia, che spesso ha cercato di limitarne i poteri. Nonostante le varie riforme e trasformazioni subite nel corso del tempo, i Parlements francesi hanno continuato a esistere fino alla Rivoluzione francese, quando furono aboliti definitivamente.
Dettagli
A.A. 2022-2023
296 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/19 Storia del diritto medievale e moderno

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher davidemorganti24 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del diritto medievale e moderno e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Grilli Antonio Generato.