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SANTI ROMANO: I CONTENUTI PRINCIPALI DELLA TEORIA DELL'ISTITUZIONE
Santi Romano, con la sua teoria antinormativistica incentrata sul concetto di istituzione, ha rappresentato una prospettiva filosofica significativa nel contesto italiano. La sua opera principale, "L'ordinamento giuridico," pubblicata nel 1917, ha suscitato un'ampia eco e ha contribuito a una critica al formalismo giuridico.
A differenza di Hans Kelsen, Romano non ha cercato di fondare logicamente il diritto attraverso la norma giuridica, ma ha adottato un approccio empirico basato sull'osservazione concreta del diritto. Romano ha proposto una visione opposta a quella di Kelsen, partendo dall'ordinamento giuridico stesso per spiegare il diritto, incluso il suo aspetto normativo.
Secondo Romano, il diritto, prima di essere una norma, è un'organizzazione, una struttura e una posizione all'interno della società stessa. Il diritto contribuisce a definire e a costituire.
l'unità della società stessa. Mentre Romano non nega l'importanza delle norme, le colloca all'interno di una realtà sociale più ampia e complessa. Romano ha introdotto il concetto di "istituzione" come chiave per comprendere il diritto. Egli sostiene che il concetto di istituzione è "necessario e sufficiente" per definire il diritto, poiché collega il diritto all'ordinamento giuridico considerato nel suo insieme. Tuttavia, Romano stesso non fornisce una definizione esaustiva del concetto di istituzione, limitandosi a descriverlo come "ogni ente o corpo sociale". In seguito, ha introdotto alcune limitazioni a questa definizione, evidenziando che non tutti gli stati di convivenza umana possono essere considerati istituzioni.
In sintesi, Santi Romano ha sviluppato una teoria antinormativistica che enfatizza l'importanza dell'organizzazione sociale e dell'ordinamento giuridico nel comprendere il diritto.
ma ha anche suscitato dibattiti e critiche riguardo allachiarezza della sua definizione di istituzione. SANTI ROMANO: CRITICHE ALLA TEORIA ROMANIANA DEL DIRITTO La teoria di Santi Romano, basata sul concetto di istituzione e volta a superare l'approccio normativistico, ha suscitato critiche significative. Una delle principali critiche riguarda la limitazione che Romano ha posto sul concetto di corpo sociale per determinare quali stati di convivenza costituiscano istituzioni e quali no. Questa limitazione solleva il problema di stabilire un criterio qualificatore, poiché non è chiaro dove inizi la società "ordinata" o "organizzata". Romano ha infine affermato che un'istituzione deve essere effettiva, concreta e oggettiva "nel mondo giuridico", il che sembra ricadere in un circolo vizioso, poiché l'istituzione viene definita come giuridica quando è giuridica. Altri critici hanno rimproverato a Romano di aver ridotto il concetto di istituzione a una mera struttura giuridica, trascurando gli aspetti sociali e politici che ne fanno parte.Diritto al fatto dell'associazione, invece di considerarlo come un principio ordinatore della vita sociale, anzi di tale fatto. In altre parole, Romano avrebbe messo il diritto in una posizione subordinata rispetto alla società, anziché riconoscere il suo ruolo centrale nella creazione e nell'organizzazione della società stessa. Inoltre, è stato accusato di non aver tenuto adeguatamente conto dell'attività del soggetto umano nella formazione del diritto, trattando il diritto in modo prevalentemente oggettivo e trascurando il contributo soggettivo alla sua evoluzione.
In sintesi, le critiche principali alla teoria di Santi Romano riguardano la sua definizione di istituzione, la sua limitazione del concetto di corpo sociale e la sua percezione del diritto come subordinato alla società, oltre a una presunta mancanza di considerazione dell'attività soggettiva nella creazione del diritto.
SANTI ROMANO: FECONDITÀ DELLA TEORIA
ROMANIANA DEL DIRITTO
Santi Romano, sebbene avesse cercato di evitare le critiche che coinvolgevano la filosofia, ha comunque influenzato il pensiero filosofico-giuridico italiano con la sua teoria basata sul concetto di istituzione. La sua prospettiva, anche se non era espressamente filosofica, aveva implicazioni filosofiche e ha avuto un impatto significativo.
In particolare, l'istituzionalismo di Romano ha contribuito a scuotere il dogma della statualità del diritto, che era un principio fondamentale del positivismo giuridico ottocentesco. Questo dogma sosteneva che il diritto derivasse principalmente dallo Stato moderno e, in particolare, dallo Stato napoleonico.
L'istituzionalismo di Romano ha sfidato questa visione, aprendo la strada a una comprensione del diritto che riconosceva la pluralità degli ordinamenti giuridici. Ciò significava che anche gli ordinamenti considerati illeciti potevano essere considerati giuridici, una prospettiva che aveva radici antiche.
ma che aveva guadagnato nuova forza grazie alla sociologia e all'idealismo, come nel caso di Benedetto Croce. Di conseguenza, l'istituzionalismo ha ampliato il campo dell'esperienza giuridica, spingendo a considerare il diritto non solo come un insieme di norme, ma come un'attività estesa a molti aspetti della vita umana. In altre parole, il diritto non era più visto solo come una serie di regole, ma come un processo in continua evoluzione che abbracciava molteplici dimensioni della società.
Il pensiero di Schmitt
L'importante teorico del nazionalsocialismo in questione ritiene che il diritto sia intrinsecamente legato alla politica. Secondo la sua prospettiva, ogni legge è valida solo se è emanata da un'autorità politica o derivata da una volontà politica. La politica, per lui, si basa sul principio di amico-nemico, in cui gruppi di persone combattono per la loro esistenza e si contrappongono ad altri gruppi. In questa visione,
La politica è indipendente dalla razionalità e dai valori di bene e giustizia. Questo teorico del nazionalsocialismo distingue tre approcci al pensiero giuridico:
- Normativismo: Considera il diritto come una regola impersonale e astratta.
- Decisionalismo: Vede il diritto come un atto di volontà del legislatore.
- Concezione concreta dell'ordinamento: Crede che il diritto sia in continua evoluzione in base alla comunità e all'ordine che essa si dà.
Ritiene che quest'ultima concezione sia valida per il contesto nazionalsocialista, poiché integra il diritto nella realtà politica. In sintesi, per questo teorico, il diritto è strettamente legato alla politica e alla lotta per l'esistenza dei gruppi, ed è influenzato dalla volontà politica anziché da considerazioni di razionalità o giustizia.
Il pensiero di Stammler
L'autore discute il dominio del formalismo gnoseologico kantiano nel
panoramafilosofico-giuridico tra la seconda metà dell'Ottocento e i primi anni del Novecento. Rudolf Stammler, un esponente della Scuola di Marburgo, è un noto teorico del diritto neokantiano fortemente influenzato dal formalismo kantiano. Nelle sue opere "Teoria della scienza giuridica" del 1911 e "Manuale di filosofia del diritto" del 1922, Stammler espone il ruolo delle forme pure nella filosofia del diritto, considerandole come le condizioni necessarie per il pensiero giuridico. Egli interpreta queste forme come una "universalità incondizionata" che influenza la materia giuridica stessa. Secondo Stammler, nella mente umana esiste una forma pura attraverso la quale l'individuo acquisisce conoscenza del diritto, anche se le sue manifestazioni possono variare nel tempo e essere diverse tra loro. Queste forme pure del pensiero giuridico costituiscono una "unità articolata ed esaustiva" immaginata da Stammler comeundisco con cerchi concentrici. Al centro di questa struttura si trova il concetto di diritto, che per Stammler è una "volontà vincolante autonoma inviolabile."
Dal concetto di diritto, Stammler sviluppa otto categorie semplici, due per ciascuna delle quattro note del concetto in sé: volontà, vincolo, autonomia e inviolabilità.
Stammler cerca quindi di analizzare e comprendere il diritto attraverso queste categorie fondamentali, offrendo una visione influente del formalismo giuridico basato sulla filosofia kantiana.
Rudolf Stammler, influenzato dal formalismo gnoseologico kantiano, ha cercato di applicare una metodologia simile alla filosofia del diritto. Come Kant dedusse le forme a priori del pensiero che condizionano l'esperienza, Stammler cercò di dedurre le forme a priori della giuridicità che influenzano il pensiero giuridico e la condotta umana secondo il diritto.
Stammler ha ritenuto che queste forme a priori della giuridicità siano fondamentali per comprendere il diritto e la sua applicazione nella società.
giuridicità abbiano un significato sia logico che etico. Esse fungono da principi unitari e assoluti per la conoscenza del diritto e per la condotta umana in accordo con il diritto. Questo approccio mira a determinare sia il concetto che l'idea del diritto. L'idea del diritto, o giustizia, secondo Stammler, è puramente formale e non ha un contenuto determinato come nel giusnaturalismo tradizionale. La definì come "diritto giusto" o "diritto naturale con contenuto variabile," comprendendo "quelle proposizioni giuridiche che in rapporti empiricamente condizionati contengono il diritto teoreticamente giusto." Stammler ha concepito questa idea come essenziale per coordinare le libertà individuali nella società, corrispondendo all'ideale di una "comunità pura" o una "comunità di uomini che vogliono liberamente." I principi più specifici necessari per garantire la coesistenza dellelibertà individuali nella società sono dedotte da questa idea generale. La teoria di Stammler sulla giustizia ha avuto successo perché ha evitato le critiche rivolte al giusnaturalismo contenutistico e antistorico. Tuttavia, è stata discussa per le sue forme a priori giuridiche, poiché si riteneva che queste astrazioni fossero compiute su dati empirici. Le forme logiche a priori del diritto di Stammler non sono state universalmente accettate, poiché sembravano presupporre conoscenze empiriche specifiche e determinate, a differenza delle forme kantiane che erano applicabili a tutte le esperienze in generale. Questa critica ha influenzato l'intera filosofia neokantiana. L'autore discute il dominio del formalismo gnoseologico kantiano nel panorama filosofico-giuridico tra la seconda metà dell'Ottocento e i primi anni del Novecento, concentrandosi sull'influenza di Rudolf Stammler, un esponente della Scuola di Marburgo, che haHo sviluppato una teoria.