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BELLET

- Ipersensibilità di tipo 1: l’ipersensibilità di tipo 1 è una classe di malattie autoimmuni;

quindi, patologie in cui il nostro SI va ad agire contro cellule self. vengono definite

ipersensibilità perché al primo incontro con il fattore scatenante l’organismo viene

sensibilizzato ma non produrrà risposte, dal secondo incontro l’organismo reagirà

contro questi con reazioni immunitarie. L’ipersensibilità di tipo 1 viene definita anche

immediata ed è la risposta allergica classica. Antigeni ambientali comuni nel paziente

atopico stimolano una risposta immunitaria. Si generano anticorpi IgE che andranno a

legarsi ai mastociti, sensibilizzandoli. Al successivo incontro si scatena la

degranulazione con liberazione di mediatori infiammatori come istamina,

prostaglandine e leucotrieni responsabili della vasodilatazione, aumento permeabilità

vascolare e broncospasmo. Queste reazioni possono essere locali o sistemiche. La

loro manifestazione più grave è lo shock anafilattico con caduta improvvisa della

pressione, edema laringeo e broncospasmo che porta alla perdita di coscienza.

- Acido arachidonico x4 trombossani: è un acido grasso polinsaturo presente nelle

membrane cellulari ed esterificato e fosfolipidi. Tramite l'enzima fosfolipasi A2 viene

liberato in risposta a stimoli infiammatori come trauma, citochine o batteri. Viene

metabolizzato tramite la via ciclossigenasica, grazie alla quale produce prostaglandine

e trombossani, oppure grazie la via lipossigenasica, tramite la quale produce

leucotrieni e lipossine. I trombossani sono derivati arachidonico, prodotti

principalmente dalle piastrine tramite la Cox2. Hanno un eaetto di aggregazione

piastrinica e vasocostrizione che favorisce la trombosi. Contribuisce quindi alla

vasocostrizione temporanea dopo il danno vascolare e facilita l'aggregazione

piastrinica, importante nella formazione del tappo emostatico. Agisce insieme ad altri

mediatori per regolare la vascolarizzazione e il reclutamento. Le prostaglandine invece

hanno la funzione principale di vasodilatazione, aumento della permeabilità vascolare,

febbre e dolore. I leucotrieni sono potenti chemiotattici per neutrofili e si occupano

anche dell'attivazione leucocitaria. Altri tipi si occupano invece della

broncocostrizione e dell'edema, particolarmente in soggetti asmatici. Le lipossine

sono prodotte invece durante la fase di risoluzione dell'infiammazione e inibiscono il

reclutamento di neutrofili e promuovono la fagocitosi di detriti cellulari, infatti sono

mediatori antinfiammatori endogeni.

- Recettori per il riconoscimento del patogeno: abbiamo dei recettori dell’immunità

innata, ed altri per l’immunità adattativa. Le cellule dell’immunità innata come

macrofagi o dendriti hanno specificità limitata e riconoscono i patogeni tramite il loro

recettore PRR- pattern recognition receptor- che riconosce pattern microbici in modo

aspecifico, chiamati PAMP ma possono riconoscere anche i DAMP che sono i pattern

molecolari associati a danno. I recettori dell’immunità adattativa invece sono quelli

situati sulla membrana dei linfociti T e B. Per i linfociti T abbiamo i TCR- questo è

formato da una catena alpha e una beta, insieme formano una regione costante, e una

più esterna variabile, ad alto grado di specificità che legherà l’antigene. Sono costituiti

anche da una porzione intracellulare di sequenze ITAM che traducono il segnale e

recettori CD4 e CD8 che indirizzano il linfocita verso il tipo di antigene da riconoscere.

Se questo verrà presentato dalle APC tramite MHC di classe I si svilupperanno linfociti

T CD8+ che si specializzeranno in citotossici- hanno la funzione di uccidere

direttamente la cellula poiché indica che il patogeno è intracellulare. Se l’antigene

viene presentato da MHC di classe II, il linfocita sarà CD4+ ed avrà il compito di

rilasciare e produrre citochine pro-infiammatorie specializzandosi in linfociti T Helper.

I linfociti B hanno i recettori BCR, immunoglobulina di membrana costituita da due

catene pesanti e due catene leggere. La sua regione extracellulare è deputata al

riconoscimento di antigeni mentre quella intracellulare è poco sviluppata e aaiancata

da catene ig-alpha e beta intracellulari che hanno catene ITAM con il compito di

trasdurre il segnale. La loro funzione principale è la trasformazione in plasmacellule

secernenti anticorpi.

- Nf-kb x2: è un complesso proteico che agisce come fattore di trascrizione. Tra i PRR

abbiamo i TLR che una volta legato il PAMP o DAMP attivano la cascata intracellulare di

segnali. Questi possono attivare una via che coinvolge la proteina adattatrice Myd88

che porta all’attivazione di NF-KB. È uno dei principali regolatori della risposta

infiammatoria. Una volta attivato entra nel nucleo e promuove l’espressione di geni

che codificano per molecole proinfiammatorie come il TNF-alpha, IL1, IL6 e altre

citochine, induce la produzione di enzimi pro-infiammatori come COX2 e favorisce la

produzione di immunoglobuline. Ha anche un ruolo nella sopravvivenza cellulare,

rigenerazione dei tessuti e apoptosi. Induce infatti geni anti-apoptotici come BCL-2 e

protegge le cellule dallo stress ossidativo e dai segnali di morte- ha un ruolo

importante nella sopravvivenza delle cellule tumorali. I TLR possono attivare anche la

proteina adattatrice TRIF che attiva i fattori di trascrizione IRF3 e 7- via importante

contro le infezioni virali. L’iperattivazione di Nf-KB comporta infiammazioni croniche e

tumori: artrite reumatoide, morbo di Chron, linfoma di Hodgkin, lupus, sclerosi

multipla. La sua inattivazione invece può comportare immunodeficienze poiché

manca la risposta ai TLR.

- Chemiotassi: è il movimento di leucociti dal linfonodo alla sede d’infezione, è un

passaggio fondamentale nella risposta infiammatoria acuta. Avviene seguendo un

gradiente di concentrazione di sostanze chimiche chiamate chemochine. Quando

avviene un insulto, le cellule residenti, come mastociti e macrofagi, rilasciano

mediatori che aumentano la permeabilità vascolare e l'espressione di molecole di

adesione nell’endotelio. Si articola in diversi fasi, la prima è il rolling, i leucociti

rallentano e iniziano a rotolare lungo la superficie endoteliale. Questo processo è

mediato da molecole di adesione della famiglia delle selectine. Come la E-selectina e

la P-selectina, che andranno a legarsi alla L-Selectina presente sui leucociti, ma la loro

interazione è debole e transitoria; perciò, le cellule rotolano anziché aderire

stabilmente. La produzione di queste selectine è stimolata da citochine

proinfiammatorie come tnf-Alfa e IL1. Dopo il rolling, i leucociti vengono fermati da

interazioni forti che avvengono tra le integrine LFA1 presenti sui leucociti con molecole

di adesione dell’endotelio chiamate Icam1 e Vcam1. A questo punto avviene la

diapedesi, il leucocita attraversa l'endotelio passando tra le cellule endoteliali grazie

alla molecola chiave CD 31, presente sia sui leucociti che endotelio, e facilita il

passaggio. La cellula attraversa anche la membrana basale grazie all'azione di enzimi

proteolitici. Una volta uscito dal vaso si muove lungo il gradiente di fattori chemotattici

fino a raggiungere il sito di danno.

- Infiammazione cornica e granuloma x3: l'infiammazione cronica è un processo

patologico che si distingue dall'infiammazione acuta per la persistenza nel tempo. Può

rappresentare sia l'evoluzione dell'infiammazione acuta data dalla rimanenza nel

tessuto di materiale necrotico o corpi estranei non degradabili, oppure per

l'esposizione prolungata a stimoli dannosi. Dal punto di vista istologico, il quadro è

caratterizzato da un infiltrato cellulare dominato da monociti e macrofagi a cui si

associano linfociti e plasmacellule. A questo si accompagna la distruzione del tessuto

normale e la formazione di tessuto di riparazione con angiogenesi e deposizione di

tessuto fibroso. L'infiammazione cronica si presenta in una forma diTusa o

interstiziale in cui i fenomeni infiammatori distruttivi e riparativi si distribuiscono in

maniera uniforme nel tessuto o una forma granulomatosa che compare in risposta a

certi agenti come la tubercolosi, in cui si formano strutture nodulari costituite da

macrofagi modificati e cellule infiammatorie. I monociti prodotti dal midollo osseo

vengono reclutati nei tessuti infiammati tramite chemiotassi, una volta raggiunti, si

diaerenziano in macrofagi. Possono attivarsi seguendo la via classica o la via

alternativa. I macrofagi nell'infiammazione cronica hanno un ruolo fondamentale

poiché mantengono attiva la flogosi ma stimolano anche direttamente linfociti T, che a

loro volta rilasciano mediatori come l'interferone gamma, che potenzia l'attività

macrofagica, creando un circolo vizioso che impedisce la risoluzione infiammatoria.

Una particolare infiammazione cronica è caratterizzata dalla formazione di strutture

chiamate granulomi. Il granuloma si forma in seguito a una forte e prolungata

attivazione dei linfociti, che a loro volta stimolano i macrofagi. All'interno del

Granuloma i macrofagi si trasformeranno in Macrofagi epitelioidi che si aggregano tra

di loro insieme ai linfociti T per circoscrivere l’agente causale. Lo scopo è quello di

isolare l'agente infettivo, che non può essere eliminato in modo diretto. Il granuloma è

costituito da una zona centrale in cui troviamo macrofagi epitelioidi che possono

fondersi tra loro formando cellule giganti multinucleate come quelle di Langherans.

C'è poi 1 corona esterna di linfociti che mantengono attiva la risposta immunitaria ed

uno strato periferico di fibroblasti, tessuto connettivo che contribuisce a delimitare il

granuloma e a formare una capsula fibrosa. In alcuni casi al centro può comparire una

zona di necrosi dovuta a ipossia e danno tessutale, che varia a seconda della causa. I

granulomi possono essere distinti in due categorie, granulomi da corpi estranei non

immunologici, che si sviluppano quando l'organismo entra in contatto con materiali

inerti non degradabili, nei quali al centro rimane il materiale ed attorno si accumulano

macrofagi attivati e tessuto fibroso, mentre i linfociti sono scarsi o assenti. Abbiamo

poi granulomi immunologici che sono il risultato della risposta immunitaria patogeni

dei facili da radicare come micobatteri, come ad esempio quelli della tubercolosi, qui

abbiamo una componente immunitaria più evidente ed in alcuni casi la parte centrale

del Granuloma va incontro a necrosi caseosa, ovvero una necrosi giallastra friabile,

tipica della tubercolosi.

- Recettori citoplasmatici- rig e nodlike: i recettori citoplasmatici sono proteine<

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Scienze mediche MED/04 Patologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher medicina25 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Patologia generale e fisiopatologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Ferraresi Aldo.
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