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SISTEMI DI ALLEVAMENTO E METODI DI DETENZIONE

Il sistema di allevamento può essere di due tipi: estensivo o intensivo. La scelta va fatta in base a:

- territorio e fattori ambientali;

- disponibilità di direzione tecnica e di manodopera;

- esigenze di mercato;

- tipo di animale da allevare;

- tipo di produzioni da conseguire.

L’allevamento estensivo mantiene gli animali in ampi spazi pascolativi ed ha i seguenti vantaggi:

- sfruttamento di aree non utilizzabili in agricoltura (pascoli di montagna);

- riduzione del rapporto addetti/animali.

I principali limiti sono rappresentati da:

- esposizione degli animali alle variazioni ambientali negative;

- difficoltà di controllo delle patologie degli animali (nutrizionali ed infettive);

- difficoltà di raccolta e trasporto di produzioni e limitazione delle quantità prodotte;

- difficoltà nel reperimento del personale.

L’allevamento intensivo permette di:

- allevare un alto numero di animali per ettaro;

avere facile controllo sull’insorgere di patologie;

-

- usare sottoprodotti;

facilitare la raccolta, il trasporto e l’utilizzo di tutte le produzioni animali;

-

- assicurare un reddito più alto con la conseguente possibilità di avvalersi di personale qualificato.

metodi di detenzione per l’allevamento intensivo

I sono:

- detenzione semibrada o semi confinata;

- stabulazione libera;

- stabulazione fissa o permanente.

La detenzione semibrada o semi confinata è indicata per animali (bovini, ovicaprini o cavalli) con

particolari produzioni o per razze più rustiche e di scarso valore zootecnico. Con questo sistema gli animali

in alcune ore del giorno e per alcuni periodi dell’anno beneficiano del pascolo di stoppie di cereali o di aree

altrimenti difficilmente utilizzabili e di sera vengono ammassati in recinti dotati di ricoveri, dove talvolta viene

somministrata un’alimentazione di supporto. È il metodo tradizionale utilizzato per pecore e capre.

permette all’animale una certa libertà di movimento anche se in aree limitate. Si

La stabulazione libera all’aperto.

possono distinguere una stabulazione libera al chiuso e una

Nella prima gli animali sono liberi nella zona di riposo e in quella di alimentazione che sono contigue e poste

in locali coperti e tamponati. Possono accedere alla zona di esercizio all’aperto attraverso aperture

richiudibili. e di un’area in cui sono

Nella seconda, gli animali dispongono di un locale dove riposare (zona riposo)

Fra le due zone vi è un recinto all’aperto (zona di esercizio).

sistemate le mangiatoie.

Nella stabulazione libera è possibile gestire un maggior numero di animali con una maggiore igiene. La

mungitura si effettua in locali separati (sale di mungitura). La stalla è organizzata in zone:

- di alimentazione;

- di riposo;

- di esercizio:

- di mungitura.

La zona di riposo può essere di due tipi: con cuccette o con lettiera permanente.

Le cuccette sono caratterizzate da pavimento in calcestruzzo o terra battuta e da paglia con o senza

tappeto di gomma o sabbia. Il vantaggi portati dalle cuccette si identificano con una maggiore tranqullità per

gli animali, i quali inoltre non sono soggetti a lesioni da schiacciamento. Inoltre si può ottenere una migliore

dell’animale con un risparmio su paglia e manodopera. Gli edifici per le cuccette sono

pulizia delle superfici e

inoltre più economici in quanto sono più bassi e necessitano di minore copertura.

Gli svantaggi delle cuccette sono dovuti al fatto che sono difficilmente convertibili ad altra struttura; sono di

difficile adattamento per manze abituate diversamente e presentano gradini e altre strutture che potrebbero

essere fastidiose. mq per capo con una pendenza dal 4 all’8 %. Va rinnovata ogni

La lettiera permanente necessita di 7-8

giorno con 0,3 kg di paglia per capo.

I principali vantaggi della stabulazione libera sono:

- riduzione della manodopera;

- maggiore igiene della mungitura grazie alla apposita sala;

- maggiore qualità igienico-sanitaria del latte;

- maggiore possibilità di meccanizzazione delle operazioni di stalla;

- maggiore economicità delle strutture per allevamenti di maggiori dimensioni per la presenza della sala di

mungitura;

- migliore stato di salute degli animali (riduzione problemi ostetrici, podali, alla mammella);

Con la stabulazione fissa, usata per bovini e bufali, gli animali possono essere tenuti in due modi:

- fissi alla posta, attaccati in poste dotate di mangiatoie e abbeveratoi;

- liberi in recinti o box, dotati o meno di abbeveratoi, mangiatoie e pavimentazioni fessurate con

sottostante cisterna per la raccolta delle deiezioni.

Nel primo caso la posta è in locali chiusi dotati di adeguate finestrature con apprestamenti per il ricambio

dell’aria. La posta, dove l’animale vive, è dotata di un giaciglio pavimentato in cotto e dotato di lettiera.

L’animale è trattenuto per il collo da attacchi ancorati alla mangiatoia sistematagli davanti; posteriormente vi

è una cunetta per la raccolta e l’allontanamento delle deiezioni. Le poste possono essere su una fila oppure

groppa a groppa o testa a testa, con quest’ultima tipologia preferita alle altre.

Entrando più nel dettaglio, nella stabulazione fissa alla posta il soggetto è legato con cinghie, catene o

può essere lunga (2,5 m) o corta (1,7 m) ed

sbarre snodate. La posta, ossia lo spazio occupato dall’animale,

è dotata di lettiera, che può essere costituita da paglia o da tappeti di gomma.

La stabulazione in box si realizza in stalle chiuse dotate di opportune finestrature e apprestamenti per il

d’aria, munite di recinti per il contenimento di animali singoli o gruppi omogenei. In genere si utilizza

ricambio

per lo svezzamento dei vitelli o l’ingrasso dei vitelloni.

I principali vantaggi portati da questo tipo di stabulazione sono i seguenti:

- maggiore economicità delle strutture per allevamenti ridotti e per mancanza della sala di mungitura;

- maggiore facilità di intervento (vaccinazioni, terapie, fecondazioni, visite);

- maggiore confort del personale addetto;

- minore superficie coperta per capo;

- minore impatto ambientale per riduzione dei reflui;

- possibilità di occuparsi singolarmente di ogni animale;

- possibilità di non dover decornare gli animali;

- mancanza di competizione alimentare e razionamento individuale.

CATEGORIE FUNZIONALI DEI BOVINI

Si dice vitello/a, il bovino maschio o femmina nel periodo che va dalla nascita allo svezzamento (si dice

bailotto un vitello di circa 40 giorni non ancora svezzato destinato al macello).

Il vitello da carne bianca è un bovino di 4-6 mesi, allevato con latte ricostituito. Una volta raggiunto il limite

di peso viene macellato. Presenta carne rosa pallido, colore dovuto alla mancanza di ferro.

Superato lo svezzamento nei soggetti per la riproduzione si parla di:

- torello per i maschi fino al primo salto;

- toro per i maschi dopo il primo salto;

- manzetta per le femmine fino al primo calore;

- manza per le femmine fra il primo calore e il primo salto;

- giovenca per le femmine durante la prima gravidanza;

- vacca per le femmine dopo il primo parto.

Dopo lo svezzamento nei soggetti per la produzione di carne si parla di:

- vitello da ristallo per un soggetto appena svezzato di peso fra i 180 e i 350 kg destinato alla produzione

del vitellone;

- vitellone per soggetti destinati alla macellazione fra i 12 e i 24 mesi di età a seconda del raggiungimento di

massimo accrescimento della massa muscolare;

- scottona, per femmina di circa 15-24 mesi derivante da incroci che non abbia perso tutti i denti da latte,

con valore commerciale superiore al vitellone;

- baby beef, per bovini maschi di 12 mesi dal valore commerciale paragonabile a quello del vitellone;

- manzo per soggetti destinati alla macellazione tra i 12 e i 24 mesi di età o dopo la prima mossa.

Si dice bue un maschio castrato adibito al lavoro.

ALLEVAMENTO DEL VITELLO

Appena nato il vitello bisogna accertarsi che respiri bene. Perciò deve essere liberato dalle mucosità che

ostrusiscono narici e bocca. Quindi va asciugato e ripulito. Nel caso in cui sembri morto occorre attivare la

respirazione tenendolo sospeso per le zampe posteriori e sfregandogli la testa con acqua fresca. Se ciò non

basta si ricorre a respirazione artificiale. Si deve pulire e disinfettare il moncone ombelicale. Infine bisogna

assicurarsi che assuma colostro.

Il colostro o primo latte è il prodotto della mammella nei primi giorni dopo il parto. Ha un colore bianco

giallastro, più denso del latte comune, di sapore dolciastro salato e di odore caratteristico. È più digeribile e

e ha una leggera azione purgativa per favorire l’eliminazione del meconio. L’alto contenuto

nutriente del latte

in proteine del colostro è dovuto alle globuline, importantissime per la formazione degli anticorpi. Esse sono

scarse nel sangue dei vitelli neonati che sono particolarmente esposti agli agenti patogeni e quindi hanno

bisogno di assumerle. L’immunità è aumentata anche dal contenuto in vitamina A e carotenoidi che nel

colostro è dieci volte quello del latte.

Il neonato ha l’abomaso ben sviluppato, mentre i prestomaci sono ridotti. Il latte assunto dal vitello, quindi,

per riflesso della doccia esofagea, arriva direttamente all’abomaso dove avvengono i processi digestivi. Di

fatto, si comporta come un monogastrico. La digestione del latte è devoluta ai succhi dell’abomaso dove la

rennina è l’unico enzima proteolitico. Ciò accostato al pH abomasale neutro, impedisce la denaturazione

delle immunoglobuline.

In vista di quella che sarà la dieta futura del vitello, è importante favorire:

l’instaurarsi dei processi ruminali incentivando l’accrescimento del rumine;

- l’instaurarsi di un’adeguata microflora;

-

- lo sviluppo dello strato epiteliale della parete stomacale, le cui papille assorbono e metabolizzano gli AGV

che sono alla base della nutrizione dei ruminanti.

Ciò sarà possibile somministrando al vitello, precocemente e in quantità sempre maggiori buoni foraggi e

alimenti secchi. È importante anche mettere a disposizione del vitello l’acqua di abbeverata fin dai primi

giorni di vita, perché questa favorisce le fermentazioni ruminali.

L’eventuale latte colostrale di prima mungitura che eccede i fabbisogni del vitello, si può conservare per

essere utilizzato al bisogno. Va raccolto in bottiglie di plastica e congelato a -20°C. Può utilizzarsi previo

scongelamento a bagnomaria senza superare i 40°C.

In generale è bene ricordare che:

- la prima poppata di colostro va fatta entro le prime 3 ore d

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Publisher
A.A. 2014-2015
31 pagine
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SSD Scienze agrarie e veterinarie AGR/19 Zootecnica speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher MarcoP87 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Zootecnica Speciale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bari o del prof D'Alessandro Angela Gabriella.