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COD (Chemical Oxygen Demand)
Il COD rappresenta la quantità di ossigeno richiesta per l'ossidazione chimica delle sostanze organiche, biodegradabili e non, e delle sostanze inorganiche riducenti eventualmente presenti.
Se l'acqua contiene solo sostanze organiche biodegradabili, il COD coincide con il BOD, ma in generale assume valori maggiori.
Il rapporto COD/BOD è un indice della possibilità di depurazione biologica di un'acqua: quanto maggiore è il rapporto, tanto più elevata è la concentrazione di sostanze organiche non biodegradabili e, di conseguenza, tanto più difficile è l'autodepurazione biologica.
Per abbattere il COD si tratta l'acqua con carbone attivo: vengono rimosse sostanze come i cloroderivati degli idrocarburi, i solventi clorurati e i tensioattivi. Tuttavia, questo metodo risulta molto costoso.
Alcuni metodi per ridurre l'impatto ambientale dei reflui suinicoli includono la limitazione del numero degli animali in aree specifiche.
spostamento delle aziende suinicole
tassazione dello spargimento in campo di N e P
trasporto dei fanghi e ridistribuzione del loro spandimento sui terreni
depurazione delle deiezioni con diverse tecniche
miglioramento dell'efficienza nutritiva degli animali
riduzione delle escrezioni di elementi inquinanti attraverso modifiche dell'alimentazione degli animali per ridurre l'impatto ambientale dei reflui
Strategie alimentari
miglioramento della conoscenza dei principi nutritivi forniti dagli alimenti e in particolare, per l'azoto, della digeribilità proteica
miglioramento della conoscenza dei fabbisogni alimentari in ogni fase del ciclo produttivo degli animali
miglioramento dell'integrazione tra richiesta e apporto dei principi nutritivi, a esempio per i suini con tecniche di alimentazione a più fasi
aumento della digeribilità proteica riducendo la presenza di fattori antinutrizionali e utilizzando adiuvanti
(enzimi e promotori di crescita)
scelta di alimenti con proteine di elevata digeribilità e utilizzo di aminoacidi prodotti industrialmente per ridurre il livello proteico della dieta coprendo i fabbisogni in aminoacidi essenziali
Direttiva 91/676/CEE
Individuare le “zone vulnerabili” in base alle mappe geo-pedologiche Carico massimo di effluentizootecnici ammesso sul suolo è fissato in 340 kg/ha per anno di azoto apportato, ridotto a 170 nelle“zone vulnerabili” Gli agricoltori potranno superare il limite dei 170 kg/ha (non i 340 kg) inparticolari casi (colture ad alto assorbimento di N, doppia coltura, ecc.) dimostrando la correttautilizzazione con un “Piano di fertilizzazione” L’utilizzazione dei liquami è di norma vietata nelperiodo dal 15 dicembre al 28 febbraio; l’autorità locale potrà modificare tale limite in base allapiovosità effettiva La distribuzione dei liquami è vietata nei
terreni gelati, innevati o saturi d'acqua, in prossimità dei corsi d'acqua (10 m) e in quelli non nei terreni con elevata pendenza, in dissesto, interessati da attività agricola
I liquami dovranno essere stoccati in contenitori impermeabili suddivisi in almeno due comparti. La capacità dei contenitori non dovrà essere inferiore al volume dei liquami prodotti in 4 mesi negli allevamenti di bovine da latte e 6 mesi negli altri (minimo 3 mesi per piccoli allevamenti).
I letami dovranno essere stoccati su platee impermeabilizzate di capacità non inferiore ai 3 mesi e dotate di pozzetto per la raccolta del percolato - Leggi Regionali 37/93 152/06 (Deroga 2012)
Finalità: disciplinare il trattamento, la maturazione e l'utilizzazione dei residui organici di origine zootecnica e vegetale conseguenti all'attività dell'allevamento per mantenere e migliorare la fertilità dei terreni e salvaguardare le acque
Dove: nelle aree
del territorio individuate dal regolamento attuativo della legge in relazione al carico zootecnico e alle caratteristiche geo-pedologiche dei suoli. Contenuti del PUA:- sull'azienda
- Informazioni generali
- Informazioni sull'allevamento
- Modalità di trattamento, conservazione e distribuzione dei liquami
- Valutazione della compatibilità del carico zootecnico allevato o carico massimo di reflui distribuibili corrispondenti a 340 kg di N ha/anno e 170 nelle aree "vulnerabili" al netto delle perdite di stoccaggio e distribuzione
- Caratteristiche del suolo
- Piano di concimazione (liquami, letame e concimi chimici di sintesi)
- Liquami
- Stoccaggio in contenitori impermeabili con capacità di 180 giorni (120 per bovini da latte) posti a distanza tale dall'allevamento da poter consentire il riempimento mediante sistemi fissi
- Letame
- Stoccaggio su platea impermeabilizzata con capacità di 90 giorni e dotata di
- Cordolo disgrondo e pozzetto di raccolta dei percolati
- MARCHI DEI PRODOTTI ALIMENTARI
- PERCHE' PROTEGGERE I PRODOTTI ALIMENTARI EUROPEI?
- Incoraggiare le diverse produzioni agricole.
- Proteggere i nomi dei prodotti contro gli abusi e le imitazioni.
- Aiutare i consumatori fornendo loro delle informazioni sul carattere specifico dei prodotti.
- COME UN PRODOTTO DIVENTA TIPICO?
- Un gruppo di produttori deve definire in prodotto sulla base di precise specifiche.
- La domanda, includente le specifiche, deve essere trasmessa alla competente autorità nazionale (Ministero delle Politiche Agricole).
- Essa verrà studiata a livello nazionale e sarà quindi trasmessa alla Comunità europea.
- Se soddisfa i requisiti fissati, una prima pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della CE informerà tutte le persone interessate nell'Unione.
- In mancanza di obiezioni, la Commissione europea pubblicherà il nome del prodotto protetto nella Gazzetta.
Ufficiale delle Comunità europee.
LE DENOMINAZIONE DI ORIGINE (Reg. CE 2081/92; Reg. CE 2082/92)
- DOP (Denominazione d'Origine Protetta): identifica la denominazione di un prodotto la cui produzione, trasformazione ed elaborazione devono aver luogo in un'area geografica determinata e caratterizzata da una perizia riconosciuta e constatata.
- IGP (Indicazione Geografica Protetta): il legame con il territorio è presente in almeno uno degli stadi della produzione, della trasformazione o dell'elaborazione del prodotto.
- STG (Specialità Tradizionale Garantita): prodotto le cui materie prime, la composizione oricetta, il metodo di produzione o la trasformazione sono di tipo tradizionale
CARNI IGP
- Agnello di Sardegna (IGP), Reg CE 138/01, Sardegna
- Vitellone Bianco dell'Appennino Centrale (IGP), Reg. CE 134/98, Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Molise, Toscana, Umbria
MACELLAZIONE
MACELLAZIONE SUINI
- Stalla di sosta
Stordimento
Dissanguamento (iugulazione)
Sbollentatura (62°C)
Depilazione (cilindri rotanti con spatole)
Flambatura (5-8 sec)
Rifilatura manuale depilazione - spazzolatura (eliminazione residui bruciati)
Eviscerazione (ispezione)
Sezionamento
Preraffreddamento (tunnel a 0°C,+2°C; con elevata velocità dell'aria, 1-2m/sec)
Raffreddamento (carcassa<=7°C interni, frattaglie<=3°C; umidità 85-90%; in celle con poco ricircolo)
MACELLAZIONE BOVINI
Stalla di sosta
Lavaggio
Stordimento
Dissanguamento (iugulazione)
Decapitazione
Appendimento (ganci)
Scuoiatura (oggi con macchine a trazione)
Eviscerazione (ispezione)
Sezionamento mezzene
Lavaggio
(tunnel a 0°C,+2°C; con elevata velocità dell'aria, 1-2m/sec) Preraffreddamento
Raffreddamento (carcassa<=7°C interni, frattaglie<=3°C; umidità 85-90%; in celle con poco ricircolo)
d'aria)MACELLAZIONE = uccisione dell'animale mediante dissanguamentoprocedimento che produca la morte dell'animaleABBATTIMENTO = qualsiasiPESO VIVO ALLA MACELLAZIONE = peso vivo dell'animale dopo 12-24 ore di digiuno
PESO DELLA CARCASSA = peso dei quattro quarti, escluso il quinto quarto
per i bovini il quinto quarto è composto da: sangue, pelle, testa, stinchi, apparato digerente e altri visceri, organi genitali, mammella e midollo spinale (reg. CE n.1208/81)
per i suini il quinto quarto è composto da: sangue, setole, visceri, lingua, unghielli, organi genitali, grasso perirenale, reni e diaframma (reg. 3220/84 e 3513/94)
ALLEVAMENTO SUINICOLILEGGE - DL 20 feb 2004 e CE 91_630 (STAMPARE)
ALLEVAMENTO DEL SUINO
CICLO CHIUSO (o integrato)
Riproduzione + ingrasso
fase riproduttiva più complessa
minor costo per kg carne prodotta
producendo i lattoni si "intasca" il guadagno della fase riproduttiva
maggiorieconomie di scala
- maggior elasticità commerciale
- possibilità di vendere sia suini grassi sia lattoni (25-30 kg)
- Solo riproduzione
- produzione suinetti di 25-40 kg
- allevamento di scrofe
- Solo ingrasso
- fino 100-110 kg (da macelleria)
- fino 160 kg (da prosciutto)
- maggior facilità di gestione
- tecniche d'allevamento semplici
- strutture semplificate
- Più complesso in quanto si attuano:
- operazioni della riproduzione in senso stretto
- controllo calore
- monta (inseminazione)
- allevamento dei suinetti
- allattamento
- svezzamento
- accrescimento
- allevamento delle scrofe
- gestazione
- parto
- allattamento
- allevamento dei verri
- raccolta seme
- valutazione seme
- Spesso trascurato, ma incide notevolmente
- Montarazze suine
- PRECOCITÀ - tendenza a raggiungere più o meno velocemente la composizione corporea dell'adulto
più praticamente, tendenza ad accumulare grasso più o meno precocemente
RAZZE PRECOCI: sono quelle di origine asiatica, molto adipose con profilo fronto-nasale ultra-concavo, molto prolifiche (Meishan, Mongolitza ungherese)
RAZZE MEDIO TARDIVE: di origine europea, muscolose, con profilo leggermente concavo, prolifiche (Large White, Landrace)
RAZZE TARDIVE: di origine europea, molto muscolose (a volte doppia coscia), profilo rettilineo, poco prolifiche (Pietrain, Landrace belga)
VALUTAZIONE DELLA PRODUTTIVITÀ:
precocità somatica:
1. tendenza a raggiungere più o meno velocemente la composizione corporea dell'adulto, si valuta at