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E
S
P 7
- al momento “ t0
”, la SCIENZA si attiva creando un nuovo “oggetto”;
- al momento “t1”, si attiva l’ ECONOMIA per la commercializzazione del “prodotto”;
- al momento “ t2
”, si attiva la POLITICA per “bilanciare gli interessi privati” con gli interessi
“pubblici” dei cittadini;
- al momento “ t3
”, si attiva il DIRITTO
, per “regolamentare” la fruizione del “prodotto”;
- al momento “t4”, il pubblico si rende conto che il “prodotto” non risponde alle “aspettative”
iniziali;
- al momento “
t5 ”, si ri-attiva la POLITICA per rispondere alle mutate aspettative dei cittadini;
- al momento “ t6
”, quindi, si riattiva il DIRITTO per “adattare” le normative ai nuovi parametri
dettati dalla Politica.
EVOLUZIONE DELLA SOCIETA’ 8
RAPPORTO DI NATURA CATALETTICA Vs. RAPPORTO DI NATURA DIALETTICA 8
In un Rapporto di Natura CATALETTICA, la “cosa” , per quanto si faccia e si discuta non muta mai
la sua posizione dal centro dell’Accorpamento Strutturale; una sedia, ad esempio, possiamo
spostarla, possiamo romperla, possiamo bruciarla, ma non ci sarà mai un dialogo, mai una
lamentela, mai una protesta, mai un suo punto di vista.
In un Rapporto di Natura DIALETTICA, invece, proprio perché esiste un dialogo, una verbalità dei
concetti, esistono posizioni e punti di vista differenti, l’oggetto in questione, nel tempo, da una
posizione “t1” condivisa all’interno dell’Accorpamento Strutturale, a seconda dell’evoluzione dei 9
Sistemi interessati, potrà mutare posizione e passare in “t2”, oppure in “t3” ed anche andare al di
fuori dell’Accorpamento in “t4”.
DIMENSIONE ECONOMICA E SOCIO CULTURALE IN ALFRED MARSHALL
a fine ‘800, con Alfred MARSHALL, nasce l’ECONOMIA SOCIALE.
In Inghilterra, alla fine del XIX secolo, gli economisti Neoclassici vedono l’economia orientata alla
ricchezza delle Classsi Agiate, ma anche all’aumento dei salari.
Per primo, Alfred MARSHALL ipotizza la necessità di una politica economica pubblica sotto forma
di controllo del credito da parte delle Autorità Mometarie in quanto egli respinge la tesi del libero
mercato e critica la politica dell’estremo laissez-faire spingendo per una politica di riforme in
modo da ripensare gli interventi in economia da parte dello Stato introducendo il concetto di Etica.
Alfred MARSHALL, ebbe due allievi, John Maynard KEYNES e Arthur Cécil PIGOU.
POLITICA SOCIALE E TEORIA ECONOMICA NEI MODELLI KEYESIANI
Le teorie economiche di Keynes sostenevano, da un lato, l’attuazione del cosiddetto deficit
spending, ossia la spesa in disavanzo, come input della crescita economica e, dall’altro lato,
l’estensione delle politiche di sicurezza sociale (Piano Beveridge) orientate al contenimento della
disoccupazione ed a tutelare l’invalidità. 9
Keynes soteneva che dovesse essere lo Stato a stimolare, con propri interventi, la domanda di beni
e l’investimento di capitali; inoltre, attrraverso trasferimenti alle famiglie, manteneva il potere di
acquisto, quindi la capacità di acquistare i beni prodotti.
Per Keynes, è la DOMANDA che crea l’OFFERTA, quindi, se la domanda è troppo debole, bisogna
che lo Stato si adoperi per farla aumentare.
Per Keynes (come per Marx) il capitalismo è finalizzato al profitto di pochi e non al benessere di
tutti. (non Merce-Denaro-Merce, bensì Denaro-Merce-Denaro)
ECONOMIA E BENESSERE
Pigou, richiamando l’utilitarismo di BENTHAM, afferma che il Benessere Economico rappresenta
l’insieme delle soddisfazioni provate dai singoli.
Tale pensiero lo porta a concludere che ogni incremento di reddito reale complessivo, accresce la
soddisfazione complessiva della collettività.
Lo svedese Gunnar MYRDAL, sebbene universalmente considerato una figura cardine della politica
sociale, afferma che il processo di estensione dello Stato Sociale, al quale si devono progressi nei
livelli di vita impensabili fino a poco tempo prima, porta con sé anche qualche problema irrisolto e
non considera irrilevanti le critiche avanzate dal pensiero liberale contro lo Stato Sociale, cioè il
pericolo cui sarebbe sottoposta la libertà individuale.
LIBERTÁ, CITTADINANZA, DEMOCRAZIA E BENESSERE
Nello stato di diritto liberale, il valore cardine risiedeva nella libertà, unita alla partecipazione alla 10
formazione della volontà statale attraverso il voto.
Lo Stato Sociale, in effetti, non nega i valori liberali, ma si assume l’onere del loro riconoscimento.
In tale prospettiva, Ernst FORSTHOFF, nel 1938, teorizza l’idea di uno Stato Sociale caratterizzato
da un vincolo esistenziale di garanzia nel quale, la persona umana, sviluppa la propria esistenza
riguardo a tutti gli ambiti che costituiscono gli spazi di vita, entro i quali le condizioni esistenziali
sono tutte uguali.
In Inghilterra, Thomas Humphrey MARSHALL, lega lo Stato Sociale ad una teoria evolutiva della
cittadinanza; egli presenta lo Stato Sociale Democratico come la forma politica in cui la Classe
Capitalistica ed il Proletariato, sono finalmente unificate nella condivisione di uno status comune,
di una cittadinanza capace di surrogare le persistenti diseguaglianze sociali. Non un’assenza di
Classi, bensì un luogo in cui le differenze si legittimano attraverso la giustizia sociale, dove le Classi
cooperano a comune beneficio di tutti. Un luogo in cui il concetto di CITTADINANZA viene visto
come forma di eguaglianza umana fondamentale connessa con il concetto di piena appartenenza
ad una comunità.
In Inghilterra nasce una nuova corrente legata all’umanesimo socialista. Tra i maggiori esponenti di
questa linea di pensiero emerge Richard Morris TITMUSS che, nel 1950, pubblica una delle più
importanti pere sulle Politiche Sociali in cui afferma che le radici del servizio sociale
contemporaneo sono riconducibili alle nuove pratiche di assistenza ai poveri, orientate nella
direzione dei diritti della persona e non più alle rigide politiche paternalistiche.
Egli analizza le modalità attraverso cui lo Stato interviene per il sostegno dei cittadini, individuando
tre modelli: 10
- MODELO RESIDUALE, in cui le politiche sociali intervengono solo quando i canali naturali di
soddisfacimento dei bisogni (famiglia, il mercato, ecc..) non siano state in grado di far fronte alle
esigenze del singolo o di un gruppo di persone. Secondo questo modello, l’intervento cessa al
venir meno dell’emergenza sociale, quando, teoricamente, il bisogno è stato soddisfatto,
- MODELLO REMUNERATIVO: basato sul principio di autodeterminazione, in quanto lo Stato
favorisce, attraverso l’intervento pubblico sul mercato, il soddisfacimento dei bisogni e delle
aspettative, in base a criteri di merito dei singoli;
- MODELLO ISTITUZIONALE-REDISTRIBUTIVO, in cui l’intervento dello Stato si rende concreto
nell’erogazione di servizi pubblici di tipo universalistico, indipendentemente dal mercato.
Egli, inoltre, nota che, se un tempo lo sforzo d’indagine era rivolto ad identificare le varie categorie
di povero, solo in seguito l’attenzione si sposta verso la ricerca dei fattori che provocano il bisogno
sociale.
Titmuss avanza il concetto di COSTO SOCIALE che è il danno esercitato dai produttori, mossi alla
ricerca del profitto, nell’ambiente in cui operano.
Sulla scia del filone interpretativo, che vedeva l’evoluzione del welfare state come processo
politico di risoluzione dei conflitti sociali e sulla critica alla teoria delle società costituite
unicamente sull’integrazione, nel 1957, Ralf Gustav DAHRENDORF, scrive l’opera Classi e conflitto
di Classe nella società industriale. Dahrendorf, esponente del Neoliberismo, critica il Liberismo
classico che, nel suo esasperato individualismo, ignora diverse questioni connesse all’equità
sociale e che vanno incluse in politiche strutturali, senza, tuttavia, limitare l’iniziativa economica
del singolo che rappresenta lo stimolo al progresso sociale. La società deve offrire a tutti pari 11
opportunità, in modo che si crei una naturale differenziazione tra le persone che operano ed
agiscono in forza del diritto e non a spese di altri.
Privato dei suoi tratti più minacciosi ed inquietanti, il conflitto di classe poteva divenire il motore
dialettico dello sviluppo.
Un altro concetto centrale nella visione di Dahrendorf riguarda le chances di vita, intese come
possibilità di scelta tra diverse opzioni.
Dahrendorf reputa eccessivo e pericoloso il modello di welfare state laburista del secondo
dopoguerra, perché in molti settori, questo rincorreva non l’uguaglianza delle chances ma
l’uguaglianza dei risultati, il che non teneva conto delle iniziative, dei mercati e delle responsabilità
individuali. Lo Stato Sociale deve distribuire OPPORTUNITÁ e, per assicurare l’uguaglianza delle
opportunità, c’é bisogno dell’intervento dello Stato e dei pubblici poteri in maniera coordinata con
gli altri soggetti coinvolti, in maniera di favorire – e non sacrificare – l’iniziativa privata per
migliorare la loro situazione individuale e sociale.
L’OPPOSIZIONE NEOLIBERISTA ALLE POLITICHE DI WELFARE NEL SECONDO DOPOGUERRA
Nel secondo dopoguerra, l’obiettivo della massima occupazione è stato posto in primo piano da
diversi Governi europei. L’incremento della spesa pubblica si è verificato, prevalentemente, nei
settori della sanità, dell’istruzione e nelle pensioni d’invalidità e vecchiaia.
Se ciò, da un lato, ha contribuito ad aumentare il livello di sicurezza sociale e migliorare le
condizioni di vita dei cittadini, dall’altro lato, ha comportato – nel tempo – un notevole aumento
degli sprechi di denaro pubblico ed ha condotto a registrare gravi inefficienze dell’uso delle
risorse pubbliche. 11
All’interno della corrente Neoliberista, convivono due correnti di pensiero, pe il debito pubblico rr
molti aspetti convergenti:
- La scuola delle ASPETTATIVE RAZIONALI (Robert LUCAS, Thomas J. SARGENT e Neil WALLACE)
secondo cui il debito pubblico è costituito dalla somma del deficit di bilancio del periodo attuale,
più gli interessi che si stanno pagando per i titoli emessi nei periodi precedenti allo scopo di
finanziare i precedenti deficit;
- Il Monetarismo (Milton FRIEDMAN e Edmund PHELPS) secondo i quali, nel lungo periodo, il
sistema economico muove verso il tasso di disoccupazione naturale indipendentemente dal tasso
di variazione dei salari e prezzi.
Queste due linee di pensiero, concordavano nel sostenere la non real