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PARTE TERZA

DALLA COMUNITÀ "NATURALE" ALLA COMUNITÀ "POSSIBILE"

La possibilità "morale" della relazione:

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  • Ti ricordiamo che ti è consentito il solo uso personale degli appunti che hai scaricato da University.it e che ogni altro utilizzo è contrario alle norme sul diritto.
d'autore. Tutti i diritti sono riservati: ©Quaestiones.com Nella transizione dalla società tradizionale alla società moderna si assiste al tramonto delle norme regolative dei sistemi sociali, delle forme istituzionali, delle procedure e degli assetti interni dei gruppi sociali, compresi e considerati indifferentemente dalla sociologia nella categoria della comunità. Tuttavia la comunità come forma della socialità, idea e valore non segue necessariamente il medesimo andamento delle forme di istituzionalizzazione storicamente dominanti: tende a diffondersi, a disperdersi, a non fissarsi in un "luogo sociale" definito, a diluirsi in una pluralità di ambiti. Se cessa la comunità come istituzione, continua a vivere la comunità-relazione e la comunità-valore. La crescita di complessità dei sistemi sociali suggerisce non tanto l'estinzione (per rimozione) della comunità, quanto invece il

passaggio dalla comunità naturale, come forma originaria di unione e fusione delle volontà individuali, e dalla comunità necessaria, come forma istituzionale dominante delle società tradizionali, alla comunità possibile, come oggetto di scelta consapevole e prospettiva, tra le altre, di costruzione sociale di relazioni. La comunità possibile è considerata un potenziale simbolico di solidarismo e di egualitarismo che può essere ri-evocato, è vista come separazione rispetto all’utilitarismo individualistico, è considerata come asimmetria relazionale, quando domina la obbligatorietà della reciprocità e dello scambio.

Discontinuità strutturali

Dal punto di vista metodologico, la comunità come possibilità ideale-relazionale prescinde da una definizione della sua “essenza” o da un riferimento a “necessità” antropologiche. I caratteri distintivi

dellarelazione comunitaria, prossimità affettiva, gratuità, accoglienza, reciprocità come risultato osservabile, sonoassunti come oggetti possibili di una scelta operata riflessivamente dai soggetti in base ai riferimentisimbolici e valoriali. Il differenziale funzionale delle varie possibilità relazionali può utilmente segnalare laloro capacità di soddisfare mutevoli e differenziate esigenze relazionali (in termini di accoglienza, vicinanzaaffettiva, ecc.), senza con ciò dar luogo a scale di preferabilità o maggiore – minore “naturalità” dei bisognida soddisfare. Da qui deriva una rilevanza motodologica del concetto di comunità, come rappresentazione-idealizzazione della più piena appartenenza e delle relazioni più accoglienti. Si possono ipotizzarecombinazioni relazionali che vanno da un massimo ad un minimo di presenza di tratti “comunitari”; cosìcome può

Ipotizzarsi che ad esse sia ricollegabile una vasta pluralità istituzionale di combinazioni relazionali. Combinazione di dimensioni diverse entro una medesima relazione; pluralità di combinazioni entro un medesimo spazio istituzionale organizzato-strutturato: non solo non cessa né si estingue la possibilità relazionale della comunità, ma permangono altresì combinazioni istituzionali caratterizzate da tratti comunitari in contesti non – comunitari. In questo caso si può parlare di discontinuità strutturale tra combinazioni e forme istituzionali diverse e compresenti entro un sistema.

La questione delle forme istituzionali, di organizzazione e di strutturazione pone poi un altro problema: le oggettivazioni delle dimensioni profonde dell’appartenenza comunitaria e le cristallizzazioni delle forme relazionali manifestano invariabilmente un certo “scarto” rispetto ai modelli e alle rappresentazioni della comunità.

Non vi è solo una discontinuità esterna tra i modelli relazionali comunitari e non; vi è anche una interna e strutturale incoerenza della relazione orientata alla comunità, per effetto di una non corrispondenza tra immagini, aspirazioni, attese ed esperienze vissute. Di nuovo emerge il ruolo che svolge la comunità come rappresentazione, come modello idealizzato, come valore. Al livello più generale l'ipotesi qui avanzata è quella di una compresenza, anche conflittuale, di forme relazionali entro una singola unità sociale e di combinazioni istituzionali strutturalmente discontinue. III MITI DUALISTI - Gli autori degli appunti hanno deciso di condividere tra loro la conoscenza acquisita con i propri lavori. - Pubblica anche tu un appunto, diventa un Autore collegandoti al sito www.quaestiones.com - Per usufruire del servizio occorre essere registrati. - Nel pubblicare gli appunti la redazione di Quaestiones.com

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Il pensiero dicotomico

Dualismi e dicotomie hanno un ruolo di grande rilievo nella tradizione sociologica. Comunità - Società, Autorità - Potere, Status - Classe, Sacro - Secolare, Alienazione - Progresso: queste dicotomie, secondo Nisbet, costituiscono il tessuto vero e proprio della tradizione sociologica. I dualismi e le dicotomizzazioni possiedono un rilievo e pongono questioni che vanno ben oltre il campo della sociologia.

In generale il dualismo indica la contrapposizione di due principi, cioè l'antagonismo che è all'origine delle cose. La Gemeinschaft distruttiva La dicotomia comunità-società si presta ad essere letta tra i miti dei dualismi occidentali. Secondo la versione più diffusa la Gemeinschaft è la sede naturale, organica delle relazioni tra gli uomini, da cui emana la Gesellschaft, che possiede invece i caratteri dell'arbitrarietà e dell'artificialità. La società nel corso del suo sviluppo e della sua affermazione, tende ad erodere ogni spazio della comunità. Secondo un'altra versione, la società che si diffonde segna il successo di una più elevata e razionale forma di convivenza sociale. Dove si accentui il carattere di un dualismo che tende ad eliminare uno dei due termini, si prospettano due soluzioni finali: il ritorno alla comunità, come ritabilimento di un naturale, originale

equilibrio nelle relazioni; la dissoluzione della comunità per effetto dell'avanzamento e della vittoria dell'arbitrarietà e dell'artificialità razionale. Quando l'affermazione di assetti razionali di potere tende ad imporsi in modo totalitario, con l'intento di cancellare ogni residuo aspetto della precedente organizzazione, si produrrebbe un effetto di auto-annientamento. Da tutt'altro versante di riflessione, Sennet sostiene che il trionfo della "vita personale" e il deterioramento della "vita pubblica", caratteristico delle moderne società borghesi, produce la Gemeinschaft distruttiva. La romantica aspirazione del ritorno alla Gemeinschaft traduce, a livello collettivo, la tendenza narcisistica al ripiegamento e all'isolamento.

La comunità negata

Con il concetto di società la sociologia si applica alla definizione di ciò che caratterizza la nostra epoca. La sociologia può divenire

In tal modo, talvolta contro le sue stesse intenzioni, strumento di legittimazione dellasocietà e di dissolvimento della comunità. Il concetto di società opposto a quello di comunità, è emblemadella modernità. In una prospettiva "oggettivistica", la dicotomia comunità-società raffigura lo scontro, il conflitto traelementi strutturati di natura culturale, economica, istituzionale delle società tradizionali e delle societàmoderne. Uno scontro, di cui Tonnies aveva percepito la portata, dall'esito scontato, che segna il passaggioverso la modernità, la sua affermazione, diffusione, stabilizzazione. Comunitario non è solo un attributoriferito a legami sociali caratterizzati da intimità personale, vicinanza emotiva, radicata solidarietà. È ancheciò che viene spezzato via dall'inarrestabile "progresso" della società capitalistica, industriale.

altamenterazionalizzata. Lo scontro tra comunità e società scandisce il passaggio dal semplice al complesso, dal sacro al secolare, dal tradizionale al razionale. L’illusione illuministica di una razionalità come compito autoimposto e conquista dell’individuo, che esorcizza la ragione come destino, produce l’isolamento. La dicotomia sociologica tra comunità e società frequentemente contiene, contempla ed annuncia programmaticamente la fine della comunità. Da questo punto di vista, la comunità negata (considerata cioè come attuale impossibilità storica di una struttura sociale o di una forma di relazioni) e la comunità illusoria (considerata come romantica nostalgia di un mondo ormai scomparso) non sono solo esiti oggettivamente osservabili di un impetuoso processo di cambiamento: sono anche auspici e profezie. Sostiene Ferrarotti che, per i codici della razionalità formale, solo la realtà che

sappiamo dar conto di sé in termini di calcolo razionale nel senso di un calcolo utilitario appaiono accettabili e razionali; il resto è superato, arcaico, e irrazionale. Via via che l'analisi sociologica avanza, diventa sempre più evidente che le nostre azioni e decisioni sono guidate da una logica di interesse personale e di massimizzazione del profitto. Questo approccio utilitaristico domina la nostra società e influenza ogni aspetto della nostra vita, compresi i rapporti interpersonali, l'economia, la politica e persino la cultura. Tuttavia, è importante ricordare che esistono altre forme di razionalità che vanno oltre il calcolo utilitario e che possono arricchire la nostra comprensione del mondo e delle nostre stesse azioni.
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
14 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nadia_87 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia delle Comunità locali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Farro Luigi.