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(AIDS).
Il virione virale, quasi sferico, è provvisto di envelope e contiene il nucleocapside a
forma di tronco di cono. Associate al nucleocapside vi sono le proteine p7 e p9 le cui
funzioni non sono note. +
Il genoma è costituito da due molecole di ssRNA , provviste di cap e di coda poliA, e
unite da legami H tra le sequenze complementari vicino all’estremità 5’ di ciascuna
molecola.
Oltre ai tre geni essenziali (gag, pol ed env) e alle due sequenze non tradotte alle due
estremità, il genoma di HIV contiene 6 geni accessori che fiancheggiano env con cui
sono parzialmente sovrapposti. L’mRNA può andare incontro ad eventi di splicing per la
formazione di diversi geni.
Devono avvenire due eventi di splicing alternativi per far si che si producano le prime 3
proteine. La trascrizione inizialmente è poco efficiente e tende a terminare
prematuramente. Riconosciamo quindi un enzima poco processivo che tende a
staccarsi.
Questi geni vengono espressi dalla famiglia di mRNA che subisce splicing multipli (vedi
Retrovirus). I primi geni ad essere tradotti sono Tat, Rev ed Nef.
I geni presenti nel genoma di HIV sono:
1. Tat: codifica per la proteina Tat che entra nel nucleo cellulare dove svolge la
funzione di attivare la trascrizione dei geni virali aumentando l’efficienza
dell’RNA polimerasi II, fosforila la coda dell’RNA polimerasi II che ne aumenta la
processività e non si stacca più. Questo permette di trascrivere una grande
quantità di trascritti lunghi che all’inizio dell’infezione sono pochi. Per svolgere
questa funzione la proteina si lega alla sequenza TAR presente al 5’ degli mRNA
nascenti. Inoltre essa:
- Promuove l’apoptosi;
- Lega alcuni adattatori trascrizionali con attività acetiltrasferasica per gli istoni,
favorendo la trascrizione della cromatina;
- Lega il complesso CYCT/CDK9 che fosforila i siti al C-terminale della RNA
polimerasi II rendendola capace di portare a termine la completa trascrizione
del provirus.
- Se inserita in cellule non infette causa la trans-attivazione della trascrizione di
alcuni geni; +
- E’ coinvolta nel processo di deplezione dei linfociti CD4 e delle cellule
mononucleate del sangue.
2. Rev: codifica per la proteina Rev che agisce in trans legandosi alla regione RRE
dell’mRNA trascritto, di cui regola il trasporto nucleo-citoplasma. Interagisce con
alcune esportine e facilita l’esporto dal nucleo degli mRNA. Inoltre regola la
maturazione degli mRNA virali, determinando il passaggio dalla fase precoce
(espressione geni regolatori) alla fase tardiva (espressione geni strutturali).
Il linfocita T che attiva la trascrizione virale va incontro a morte mentre
i Macrofagi non muoiono, sono compatibili con la replicazione virale. Il
preferisce morire. Quindi i macrofagi, le cellule gliali del SNC e i linfociti T
memoria sono dei reservoir (riserve) del virus.
3. Nef: codifica per la fosfoproteina miristilata Nef di 205 aa, è un adattatore
molecolare che partecipa all’evasione della risposta immunitaria. E’ una proteina
multifunzionale che aiuta l’efficienza di replicazione, agisce sulla cellula a livello
del meccanismo di immunoevasione. Infatti:
- Down-regola l’espressione delle molecole di MHC I, per proteggere la cellula
+
dal riconoscimento da parte di linfociti CD8 ;
- Down-regola l’espressione delle molecole di CD4, per prevenire la super
infezione e la possibile morte cellulare;
- Influenza lo stato di attivazione della cellula ospite, aumentandone la capacità
di supportare la replicazione virale;
- Induce la cellula a produrre fattori chemio tattici, che aiutano la propagazione
dell’infezione;
- Incrementa l’espressione dei geni virali e la gemmazione dei virioni;
- Aumenta l’espressione delle proteine di membrana, che uccidono le cellule a
contatto con la cellula infetta.
4. Vpr: codifica per una proteina che ha la funzione di trasportare nel nucleo il
dsDNA virale associato alle proteine virali. E’ grazie all’azione di tale proteina che
i lentivirus sono capaci di infettare anche cellule quiescenti.
5. Vif: codifica per una proteina basica che è un fattore di infettività e ha la
funzione di permettere la replicazione anche in cellule non permissive che
contengono un fattore di restrizione, APOBEC3G (incorporato nei virioni
gemmanti), che deamina la citosina nel genoma virale retro trascritto
determinandone la degradazione ad opera di enzimi cellulari oppure la
generazione di provirus iper-mutato. Vif recluta il complesso cellulare della
ubiquitina ligasi E3, con conseguente degradazione proteosomale di APOBEC3G.
6. Vpu: codifica per una proteina che ha la funzione di:
- Indurre la degradazione delle molecole di CD4 a livello del RE, in modo tale
che esse non “trattengano” le proteine dell’envelope gp120 e gp41.
- Contrasta l’attività della proteina cellulare tetherin, che ostacola la
gemmazione virale. La proteina tetherin si trova sulla membrana e appiccica le
cellule gemmanti che vengono riportate dentro da un vacuolo di degradazione.
L’IFN regola dei geni antiretrovirali, APOBEC, teterina e altri che agiscono
inibendo l’infettività dei virus rilasciati.
Ciclo Vitale:
Il ciclo vitale di HIV è quasi identico a quello dei retrovirus semplici anche se tutte le
fasi sono finemente regolate dai prodotti dei geni accessori. L’unica fase per cui i due
cicli si differenziano è l’assorbimento e la penetrazione. Quella di HIV infatti prevede
l’interazione dell’antirecettore con co-recettori cellulari. Quindi, inizialmente, avviene
l’interazione tra l’antirecettore gp120 (SU) e il recettore cellulare, CD4, che induce dei
cambiamenti conformazionali nell’antirecettore, che determinano l’esposizione degli
epitopi antigenici riconosciuti da co-recettori, CCR5 e CXCR4. L’interazione con i
co-recettori determina l’esposizione di gp41 (TM), che catalizza la fusione tra la
membrana cellulare e l’envelope virale.
L’HIV mostra una notevole variabilità genetica e fenotipica (la trascrittasi inversa non
presenta l’attività di correzione delle bozze), che si origina per mutazioni puntiformi
10 11
(10 -10 ), riarrangiamenti e ricombinazioni genetiche.
I due sierotipi di HIV differiscono per il 50-60% delle sequenze geniche, nonostante
HIV1 e Vpx in HIV2. Entrambi i sierotipi legano comunque il recettore cellulare CD4 e i
co-recettori cellulari CCR5 e CXCR4.
HIV1 è diffuso in tutto il mondo ed è suddiviso in tre gruppi: M(major), O (outlier) e N
(new), mentre HIV2 è presente solo in Africa occidentale, Caraibi e America meridionale
ed è meno virulento.
Il virus HIV è l’agente eziologico dell’AIDS. Il virus infetta le cellule che presentano il
recettore CD4 quindi linfociti T e macrofagi e in base al loro tropismo possono essere
suddivisi in macrofago tropi, linfotropi o duotropi.
L’infezione è trasmessa per via sessuale, ematica (accidentale) e perinatale. Dopo
l’infezione iniziale il virus si diffonde nell’organismo producendo un’infezione cronica
dove si replica attivamente a livello dei linfonodi. Il sistema immunitario dell’ospite non
riesce ad eliminare il virus a causa della sua grande variabilità genetica, che è,
aumentata dalla pressione selettiva esercitata dalla risposta umorale e cellulo-mediata.
L’infezione da HIV è caratterizzata da tre fasi:
• +
Infezione Primaria: l’HIV infetta le APC e i linfociti CD4 . Le APC, per lo più
cellule dendritiche, lo trasportano negli organi linfoidi. Questa fase è
caratterizzata da:
- Elevata viremia, che si abbassa velocemente a causa della risposta
immunitaria dell’ospite;
- Sindrome retro virale acuta (dopo 3-6 settimane), che si esaurisce
spontaneamente;
• Latenza Clinica: il virus si replica nel tessuto linfoide, in particolare in quello
associato alla mucosa intestinale. E’ caratterizzata da:
- Bassa viremia, per lo stabilirsi di un equilibrio tra la replicazione virale e la
risposta immune; +
- Calo Progressivo dei linfociti CD4 ;
• AIDS Conclamato: la velocità della progressione dell’infezione verso la malattia
+
è strettamente correlata alla diminuzione dei linfociti CD4 e della viremia. La
malattia è determinata dalla progressiva immunodeficienza che conduce
all’insirgenza di infezioni opportunistiche, da parte di batteri ed altri virus, e di
neoplasie di cui la più frequente è il Sarcoma di Kaposi, legato all’infezione degli
herpesvirus.
Per sapere se un soggetto è infettato da HIV è necessario effettuare la ricerca nel
sangue di Ab anti-HIV e la sieropositività è l’indice di una infezione cronica. LA presenza
di Ab è rilevabile attraverso il saggio ELISA, mentre la Western Blot è usata per la
conferma della sieropositività, si ricercano glicoproteine virali.
Immunoevasione:
1. Variabilità, muta molto frequentemente. Se muta su gag e pol produce virus
non infettivi mentre se muta su env no. Questo perché solo una parte di env
trascrive la proteina. Se il virus muta, i mutanti che non legano gli Ab fanno si
che questi ultimi non possano eliminare tutte le particelle virali.
La regione env è un’alternarsi di regioni variabili e costanti. V3 è il principale
epitopo neutralizzante; gli Ab neutralizzanti legano V ma essendo questa una
3
porzione variabile, muta molto facilmente in modo tale da non essere
riconosciuta dagli Ab. V fa da scudo ad una regione costante che serve invece
3
per l’ingresso virale.