Anteprima
Vedrai una selezione di 1 pagina su 5
Vicenda di Orazia, supplizio dell'albero infelice, Cesare Beccaria Pag. 1
1 su 5
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

SUPPLIZIO DELL’ALBERO INFELICE

Cosa vuol dire infelice:

- sterile—> non produce frutti—> in una società che si basa sulla produzione, se un

albero è sterile è grave, è un albero maledetto—> indica avversione degli dei

- esistono degli alberi che per loro natura sono infelici, cioè non appartengono ne alla

dimensione terrena ne a quella degli dei, ma che sono consacrati agli dei inferi (di

solito di colore rosso-bruno, o che spezzandosi contengono una linfa rossa)—>

1 giovedì 27 aprile 2017

pensavano che la linfa rossa fosse sangue proveniente dagli inferi che alimentava

queste piante

Cosa succedeva a chi veniva legato all’albero infelice?

Innanzitutto, come veniva legato?

E’ un indicatore? E’ una crocifissione? La crocifissione è un’evoluzione dell’albero

infelice?

Non è un’impiccagione e non è una crocifissione. L’IMPICCAGIONE era considerata la

morte peggiore dai romani perché il morto deve essere riportato alla terra. Dunque

poteva succedere che la persona fosse legata in modo da non morire subito; questo

porta alla CROCIFISSIONE, con la quale si legava il condannato. Ma l’albero infelice

non può essere una crocifissione perché questa era un supplicium servile, non

autoctono romano, mentre la sospensione all’albero infelice era autoctona alla quale si

poteva essere condannati per gravissimi crimini ma essendo romani. Probabilmente

legati all’albero si moriva per le frustate, ma non per la sospensione. Era una pena che

non veniva descritta nel dettaglio tanto era considerata orribile.

CESARE BECCARIA

Si è sempre pensato che la pena di morte fosse necessaria, se possibile pubblica in

modo che tutti vedessero quello che era stato deciso dalla città. Nessuno tranne un paio

di filosofi aveva mai ipotizzato che la pena di morte potesse non servire a niente. La

pena ha vari scopi: RETRIBUTIVA—> il colpevole ha fatto qualcosa di grave e deve

essere ripagato con la stessa moneta. DETERRENTE—> deve servire a quelli che sono

intorno per capire. RIMETTE A POSTO LE COSE—> riporta equilibrio tra mondo degli

uomini e mondo degli dei. ESEMPLARE—> è un paradigma, un esempio, un modello di

ricomposizione dell’equilibrio nello stato. Dunque “soddisfaceva” tutto questo, e include

anche l’aspetto emotivo di volontà della popolazione di punizione della persona che ha

compiuto qualcosa di orribile. E’ un mezzo di PROPAGANDA POLITICA, con cui il

potere fa sapere che ha le redini della situazione.

Bisogna aspettare la metà del 700 perché qualcuno metta in discussione tutto ciò:

nell’Illuminismo inizia per la prima volta una polemica con il passato—> gli illuministi

detestano la storia, che è un insieme di eventi drammatici, tragici. Gli illuministi sono

cosmopoliti, non considerano nemici gli abitanti di altri paesi, e sono razionalisti. Fanno

quello che serve perché ritenuto utile al benessere del singolo e della società—> il

metodo per affrontare il problema giuridico è quello della razionalità.

Cesare Beccaria, di Milano, si occupa specificamente dei delitti e delle pene; apprezzato

in modo incondizionato all’estero perché ha scritto un volume che riguarda il diritto

penale. Aveva il coraggio di demolire quello che era stato fatto prima. Dice che nel

campo del diritto penale, l’uomo ha sbagliato tutto. Spesso le masse sbagliano, sono

2 giovedì 27 aprile 2017

pochissimi coloro che sanno far andare avanti l’umanità, quindi anche se lo hanno fatto

tutti è sbagliato lo stesso.

La sua è una campagna non solo contro la pena di morte ma anche contro la tortura. Ai

sovrani non interessa che una cosa sia umana o no: gli interessa solo che sia efficace.

Infatti Beccaria non dice che la pena di morte è inumana, ma che è INUTILE. Beccaria

era un uomo pratico, aderiva alla corrente filosofica del SENSISMO, che si basava

sull’aspetto corporeo delle cose. Studia la tortura e la pena di morte nel dettaglio,

dicendo che questa è inutile e ingiusta. E’ inutile perché non raggiunge gli obiettivi che

si prefigge: eliminazione dei crimini—> se la pena di morte fosse davvero un deterrente,

i crimini non ci sarebbero più; anzi spesso con l’inasprimento delle pene aumentano i

crimini.

Non è neanche retributiva: non colpisce così tanto colui che la subisce perché è un

momento spettacolare, tremendo, ma breve. Colui che ha compiuto qualcosa di grave

dovrebbe riflettere per molto tempo, con la prigionia= privazione della libertà. Il carcere

all’epoca non veniva concepito come una pena, ma come una villeggiatura pagata dallo

stato; infatti era uso che i familiari portassero da mangiare e da bere al carcerato.

Beccaria aveva così pensato alla carcerazione a vita con i lavori forzati.

La carcerazione perenne avrebbe costituito un motivo di orrore e di disgusto, sarebbe

stato un deterrente efficace perché nessuno avrebbe voluto finire così: in vita ma ad

aspettare la morte. Quindi Beccaria non dà un’alternativa leggera alla pena di morte,

l’ergastolo è una pena più pensante—> solo così i politici dell’epoca lo avrebbero

accettato.

Aspetto esemplare: con la pena di morte si otteneva tramite uno spettacolo pubblico.

Questo aspetto non funziona secondo Beccaria perché lo spettacolo della pena di morte

ha due effetti:

1. diverte delle masse che non riflettono ma semplicemente vanno a vedere uno

spettacolo

2. un altro gruppo di persone prova pietà per il condannato, che diventa una vittima

dello stato—> il criminale in quel momento è indifeso, che viene sottoposto a

qualcosa di terribile da parte dello stato più forte di lui

Beccaria parla in modo semplice per rivolgersi ad un pubblico più vasto possibile, anche

alla borghesia sufficientemente istruiti per leggere. Usa il termine “trucidare” per indicare

la pena di morte; non c’è nessun fondamento legislativo per consentirla.

Il motivo per cui siamo cittadini dello stesso stato è dovuto ad un CONSENSO dei

cittadini che decidono di rinunciare ad una parte della propria libertà per avere in cambio

sicurezza e servizi. La parte di libertà che abbiamo lasciato allo stato NON è la sua

possibilità di toglierci la vita, che è il bene supremo—> con la pena di morte di rinuncia

3

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
5 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/18 Diritto romano e diritti dell'antichità

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher martins444 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fondamenti del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi dell' Insubria o del prof Biavaschi Paola.