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2. VETTORI PER LA TERAPIA GENICA
La terapia genica consiste nell’introduzione di un transgene in una cellula allo scopo di correggere un
errore innato del metabolismo, fornire una nuova funzione cellulare o per neutralizzare il prodotto di
una cellula.
I vettori in terapia genica sono sia virali che non virali, tra quelli virali troviamo:
Adenovirus
Retrovirus
Virus adeno-associati
Lentivirus (derivati da HIV)
Herpesvirus
Mentre tra i vettori non virali troviamo:
Plasmidi nudi
Elettroporazione in vivo
Liposomi
Amine, proteine cariche positivamente
I virus sono i più usati in quanto infettano facilmente le cellule, il vettore si ottiene modificando il virus di
partenza, ossia il wild-type.
La capacità di un vettore è la capienza nell’accogliere sequenze geniche, è maggiore negli adenovirus
rispetto agli adeno-associati.
ADENOVIRUS ’50
Gli adenovirus sono stati isolati nei primi anni da adenoidi umane ed appartengono alla famiglia degli
è la capienza nell’accogliere
Adenoviridae. Hanno un genoma di 36kb di DNA a doppio filamento (la capacità
sequenze geniche) ed infettano principalmente cellule post-mitotiche in tessuti altamente differenziati,
anche cellule quiescenti (hanno ampio spettro). Sono suddivisi in 3 generi diversi e 6 sottogruppi ognuno
dei quali ha diversi sierotipi, alcuni dei sierotipi causano tumorigenesi (A e B sono sottogruppi con poten-
ziale oncogenico). Gli adenovirus sono responsabili di raffreddore, influenza ed infezioni polmonari.
In terapia genica umana sono spesso usati i virus di sottogruppo C e sierogruppo 2 e 5 (C adeno 5) che
possono portare congiuntivite e raffreddore.
L’adenovirus ha un capside organizzato in esoni e pentoni con fibre deputate al riconoscimento recettoriale.
Il capside ha forma icosaedrica, quindi con 12 vertici ed è responsabile della tossicità. È formato da esoni
che danno architettura al capside mentre ai vertici sono posizionati i pentoni (che sono delle proteine) dai
quali protrudono le fibre (glicoproteine con porzione terminale sferica). I pentoni determinano un effetto
citopatico (cambiamenti morfologici di una cellula infettata da un virus) ma è la fibra il componente
più tossico ed è anche responsabile della risposta immunitaria. La fibra, alla sua estremità, possiede una
pallina, chiamata Knob che è responsabile della prima interazione tra il virus e la cellula bersaglio. Il
μ
DNA è contenuto nel core ed avvolto in proteine hyston like come V, VII e (mu). Sono presenti anche le
proteine cemento come le VIII associate alla base della struttura. Il capside protegge il genoma. Una parti-
cella adenovirale misura circa 80 nm, è quindi molto più piccola di un macrofago.
Quindi la struttura di un adenovirus è formata da un capside formato a sua volta da: esone, pentone, fibra, e
μ,
proteine VI, VIII, IX, IIIa; mentre il core è formato da proteine hyston like come TP, proteine V e VII e da
dsDNA di 36 Kb.
In uno schema linearizzato di dsDNA è possibile riconoscere due sequenze ITR (inverted terminal repeats)
ψ
che sono origini di replicazione. A destra di ITR è presente (psi) che rappresenta un segnale di im-
pacchettamento per impacchettare il genoma nel capside virale, E ed L (early e late) che sono geni della
Per creare il vettore bisogna rimuovere qualcosa del genoma dell’adenovirus in quanto
fase veloce e tardiva.
il genoma totale deve avere grandezze definite, alcune cose possono essere rimosse, altre no (le sequenze
ITR non possono essere rimosse).
Infezione adenovirale
L’entrata del virus nella cellula bersaglio è suddiviso in due interazioni:
Nella prima interazione la porzione Knob della fibra interagisce con il recettore car della cellula
Nella seconda interazione la regione RGD del pentone interagisce con alcune integrine di membrana
β α β
(α o )
5 3 5 5
L’entrata del virus nella cellula bersaglio dipende quindi dal recettore della cellula bersaglio stessa.
l’endocitosi mediata da clatrina.
Dopo la seconda interazione si verifica Questo è un meccanismo classico
di internalizzazione di C5 e C2. I sierotipi 2 e 5 ultimamente hanno sviluppato immunità nella popolazione
umana, quindi sono stati sviluppati altri virus.
Geni della fase early
I geni della fase early (o precoci) si possono eliminare e sono:
E1A: che codifica per due proteine
o Stimolazione della cellula ospite ad entrare in fase S (stimolano la replicazione)
o Regolatore trascrizionale
E1B: Fattore di trascrizione
E2A: DNA-binding protein
E2B: DNA polimerasi
dell’ospite (7 proteine)
E3: Evasione dal sistema immunitario
E4: metabolismo virale (6 proteine)
Le ITR servono invece per la replicazione del DNA che è indipendente dal suo impacchettamento in quanto
avviene dopo. Possono esserci da 10'000 a 100'000 copie di DNA virale per cellula.
Geni della fase late
La trascrizione dei geni della fase late (da L1 a L5) è attivata quando termina la trascrizione dei geni della fase
precoce e permettono la sintesi di tutte le strutture del capside. La cellula subisce cambiamenti morfologici
grazie ai geni della fase tardiva.
Il Major Late Promoter (MLP) è attenuato durante la fase early ed è attivo dopo la replicazione del DNA.
contribuiscono all’incapsidamento mediato dall’interazione con segnali di packaging
I geni della fase late
all’estremità sinistra, cambiamenti delle infrastrutture nucleari, permeabilizzazione della membrana nucleare,
disintegrazione della membrana plasmatica della cellula ospite.
UTILIZZI
I vettori adenovirali infettano cellule post-mitotiche di tessuti altamente differenziati, ed infettano so-
prattutto epatociti dopo somministrazione endovenosa. I vettori adenovirali possono essere preparati ad
12
alto titolo (10 units/ml) e possono contenere cassette di espressione di grosse dimensioni (fino a 36 Kb). Gli
è transiente e i livelli di espressione
adenovirus non integrano nel DNA della cellula ospite (l’espressione
sono più bassi, si evita mutagenesi inserzionale).
TIPI DI VETTORI ADENOVIRALI
I vettori adenovirali possono essere di vari tipi:
Vettori adenovirali di prima generazione (FG-Ad)
Vettori adenovirali di seconda generazione
Vettori adenovirali helper-dependent
Vettori adenovirali di prima generazione
I vettori adenovirali di prima generazione portano delezioni delle regioni E1/E3 (o anche entrambi) al cui
posto vengono inseriti i transgeni.
Sono vettori RDA (replicant deficient adenovirus) ossia deficienti per la replicazione, anche se manca
un solo gene tra E1 ed E3 non sono capaci di replicare. La funzione di E1 è fornita dalle cellule HEK
(human embrional kidney, embrionali di rene umano) 239 (due nove tre) che sono cellule permissive (o di
packaging). Le HEK 293 sono linee cellulari non staminali immortalizzate per il gene E1, nel loro genoma
è quindi inserito il gene adenovirale E1 e lo esprimono costitutivamente. Il vettore quindi si replica nelle 293.
I vettori adenovirali di prima generazione hanno assenza di replicazione in vivo.
ΔE1
Nel vettore (mancante di E1), al posto di E1, è stato inserito il gene terapeutico mentre le cellule permis-
sive 293 esprimono la funzione mancante all’adenovirus. Se il vettore è mancante anche di E3 si usano deri-
vate delle 293 che esprimono costitutivamente E1 ed E3
Gli svantaggi di questi vettori sono che non si integrano nel genoma, hanno tutto del virus tranne E1 quindi
sono tossici, hanno bassa durata di espressione del transgene, alta tossicità epatica e limitata durata di espres-
sione. Inoltre questi vettori possono avere fenomeni di ricombinazione con le 293 tornando ad essere
wild-type (tramite ricombinazione omologa) diventando quindi RCA (replicant contenent adenovirus). RCA
non è più gestibile come vettore per terapia genica.
Per evitare la formazione di RCA si è passati alla seconda generazione dove son stati deleti più geni
delle fase precoce per abbassare la probabilità di formare RCA. Eventi di ricombinazioni sono statisticamente
più sfavoriti.
Vettori adenovirali di seconda generazione
I vettori adenovirali di seconda generazione, a differenza di quelli di prima generazione, hanno delezioni sia
nelle regioni E1/E3 sia nelle regioni E2 e/o E4. Eliminando più geni è sfavorito un evento di ricombinazione
che porta alla formazione di RCA. Le funzioni dei geni supplementari deleti (E2 e/o E4) si trovano nelle 293
derivate. Come i vettori di prima generazione anche questi non possono replicarsi in vivo (in assenza delle
cellule permissive) e si ha una perdita di contaminazione da RCA.
Gli svantaggi dei vettori adenovirali di seconda generazione sono bassi livelli di espressione in vivo, tossicità
C’è una bassa capacità sia nella prima che nella
epatica non ridotta e durata di espressione non migliorata.
seconda generazione. La tossicità è maggiore nella prima generazione e dai livelli di tossicità scaturiscono
livelli di espressione bassi. La tossicità immediata è dovuta alle proteine del capside. Sono utili nella terapia
ex-vivo in quanto il paziente non viene in contatto direttamente con i vettori.
Vettori adenovirali helper-dependent
Nella terza generazione si è pensato di creare un vettore di tipo helper-dependent i quali hanno deleto tutto
il genoma adenovirale tranne le due ITR che sono le origini di replicazione, quasi tutte le 36Kb sono state
eliminate. Non sono vettori capaci di replicare, in quanto son stati rimossi tutti i geni necessari alla replica-
zione, per potersi replicare hanno bisogno di vettori helper di prima generazione (quindi anche questi
sono vettori di tipo RDA). Rispetto ai vettori di prima e di seconda generazione sono più capienti. La rimo-
zione del virus helper avviene mediante il sistema Cre recombinasi.
In uno schema del DNA in forma linearizzata dell’adenovirus restano le due sequenze ITR (una a destra e
l’altra a sinistra) e il segnale ψ (psi) di packaging. Subito dopo questi elementi viene posizionato il DNA
stuffer che serve solo da riempimento e dà struttura allo scheletro per mantenere la dimensione minima di
impacchettamento, ed al centro sarà presente il gene terapeutico.