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FISIOPATOLOGIA
Il ventricolo sinistro riesce a far fronte all’aumentato carico di lavoro grazie alla dilatazione, secondo la legge di
Starling (il cuore raggiunge talvolta dimensioni enormi che giustificano la definizione di cor bovinum) . Alla
dilatazione il ventricolo risponde ipertrofizzandosi (legge di Laplace), cioè aumentando lo spessore delle
l’aumento del raggio ventricolare, riportando il postcarico a valori quasi normali.
pareti, che controbilancia
Ad ogni sistole si ha l’espulsione di una quantità di sangue anche doppia rispetto al normale costituita dalla
quota che rigurgita e da quella anterograda) e per questo motivo tende ad aumentare la pressione sistolica
arteriosa e vengono stimolati i barocettori carotidei con conseguente vasodilatazione periferica riflessa che
costituisce un utile meccanismo di compenso. In ultima analisi quindi la dilatazione ventricolare con ipertrofia e
vasodilatazione periferica consente al cuore, nelle forme croniche, di mantenere una normale efficienza per
molti anni, nonostante il vizio valvolare, ma quando la funzione ventricolare comincia a deteriorarsi si assiste
spesso ad un rapido e quasi catastrofico peggioramento. Quando la portata cardiaca diviene insufficiente
rispetto alle esigenze dell’organismo, si instaura una vasocostrizione riflessa che tende a mantenere costante il
flusso negli organi nobili; ciò tuttavia comporta un aumento della quota di sangue che rigurgita in ventricolo,
un’ulteriore riduzione della portata cardiaca, un’accentuazione della vasocostrizione riflessa e così via, in un
circolo vizioso che può condurre a morte rapidamente il paziente in mancanza di un intervento terapeutico
tempestivo. Quando il ventricolo non riesce più a far fronte al sovraccarico di volume cui è sottoposto
compaiono i primi sintomi gravi (dispnea e angina).
INDICAZIONI CHIRURGICHE
L’insufficienza aortica acuta è trattata mediante sostituzione valvolare aortica in urgenza, mentre
l’insufficienza aortica cronica compensata, spesso ben tollerata dalla maggior parte dei pazienti, può
beneficiare anche dell’opzione ripartiva.
La sostituzione della valvola aortica non è correntemente raccomandata nei pazienti asintomatici, a meno che
non vi sia un deterioramento della funzione ventricolare (una frazione di eiezione inferiore al 50 % con un
diametro diastolico di circa 70 mm o un diametro telesistolico di circa 50 mm costituisce una indicazione
all’intervento chirurgico). 3
La sostituzione della valvola aortica è indicata se il paziente presenta sintomi di insufficienza cardiaca
congestizia o ridotta tolleranza allo sforzo e comunque essa dovrebbe essere eseguita prima dell’instaurarsi di
danni irreversibili del miocardio.
TECNICA CHIRURGICA
Sternotomia longitudinale mediana ed apertura e sospensione del pericardio. Eparinizzazione generale e
cannulazione dell’aorta e dell’atrio destro a mezzo di cannula venosa unica. Inizio della circolazione
extracorporea con raffreddamento progressivo della temperatura del paziente fino a raggiungere 33 °C.
Clampaggio aortico ed infusione di soluzione cardioplegica ematica iperpotassica anterograda in bulbo aortico
(le dosi successive vengono infuse direttamente negli osti coronarici). Aortotomia trasversale e successiva
asportazione della valvola con eventuale decalcificazione dell’anulus. Apposizione di protesi valvolare
meccanica o biologica con punti staccati ad “U” di ethibond 2/0 montati su pledgets. Riscaldamento progressivo
del paziente e chiusura dell’aortotomia con doppio sopraggitto di prolene 4/0. Declampaggio dell’aorta con
purga dell’aria e distacco dalla CEC. Decannulazione dell’atrio, neutralizzazione dell’eparina mediante
infusione di cloridrato di protamina in via venosa centrale, emostasi accurata con apposizione di drenaggi in
aspirazione continua e posizionamento di fili di stimolazione epicardica temporanea sul ventricolo destro. Alla
fine si procede all’osteosintesi dello sterno mediante fili di acciaio, alla sutura del sottocute e della cute
intradermica.
SOSTITUZIONE COMPOSITA DELLA VALVOLA AORTICA E DELL’AORTA
ASCENDENTE (BENTALL)
E’ l’intervento più utilizzato nei casi in cui la valvulopatia è accompagnata da una dilatazione dell’aorta
consiste nel sostituire la valvola aortica e l’aorta ascendente con un tubo protesico, al cui interno è
ascendente e
suturata una protesi valvolare meccanica, e nel reimpianto sul tubo protesico degli osti coronarici.
INTERVENTO DI BENTALL 4
INTERVENTO DI ROSS (SOSTITUZIONE DELLA VALVOLA AORTICA CON
OMOINNESTO POLMONARE)
Consiste nella sostituzione della valvola aortica con la valvola polmonare prelevata dallo stesso paziente e nella
o “ “ (tratto prossimale
ricostruzione del tratto di efflusso del ventricolo destro con un omoinnesto homograft
di aorta o polmonare, prelevato dal cadavere e comprendente la valvola). La valvola polmonare autologa in
posizione aortica è la migliore protesi biologica utilizzabile, essendo autologa e vitale, ed il suo deterioramento
è notevolmente più lento di quanto rilevato con le protesi biologiche eterologhe (questa valvola richiede la
casi a 25 anni dall’impianto). Ha frenato la diffusione di questo intervento
sostituzione in circa il 15% dei
soprattutto la difficoltà di reperire l’omoinnesto per la ricostruzione della via di efflusso polmonare.
La sindrome di Marfan è però una controindicazione a questo intervento a causa delle alterazioni strutturali
dovute alla collagenopatia. INTERVENTO DI ROSS
VALVULOPATIA MITRALICA
L’approccio funzionale all’anatomia della valvola mitrale impone di rammentare due fondamentali concetti:
L’ostio valvolare è costituito non soltanto dallo spazio esistente fra i lembi in fase di apertura, ma anche
a) dagli spazi interposti fra le corde tendinee;
La chiusura dell’orifizio valvolare è garantita sia dal collabimento dei lembi valvolari,
b) sia dalla
contrazione sfinterica dell’annulus, che riduce l’area valvolare del 20-40 %. 5
STENOSI MITRALICA CON TROMBOSI MASSIVA DELL’ATRIO SINISTRO
VALVULOPATIA MITRALICA REUMATICA
STENOSI MITRALICA dipendente da un’
Tra tutti i vizi valvolari , la stenosi mitralica è quella più strettamente eziologia reumatica. In
base all’area valvolare possiamo classificare la stenosi mitralica in lieve (area > 2 cm²), moderata (area
compresa tra 1 e 2 cm²) e severa (con area < 1 cm² e gradiente medio > 10 mm Hg).
Dal punto di vista della localizzazione della lesione, si possono distinguere due modalità di presentazione
anatomica della stenosi valvolare reumatica a seconda che vengano coinvolti i lembi valvolari o rispettivamente
l’apparato tendineo: lembi valvolari comporta la riduzione dell’orifizio, a causa della loro
a) il coinvolgimento esclusivo dei
fusione a livello delle commissure, e la rigidità dei lembi è spesso aggravata da deposizioni calcifiche.
La stenosi mitralica sostenuta dalla fusione dei lembi a livello delle commissure è trattabile
chirurgicamente con la semplice commissurotomia, ad eccezione però delle forme con deposizioni
calcifiche, laddove si mostra in genere necessario il ricorso alla sostituzione valvolare con protesi;
b) il coinvolgimento esclusivo delle corde tendinee, con rispetto delle commissure, determina la stenosi
sottovalvolare che è pertanto legata alla fusione delle corde con scomparsa degli spazi intercordali
(l’ostio valvolare si presenta con aspetto ad imbuto).
In entrambe le forme di stenosi mitralica, ma con predilezione assoluta per le aree commissurali, le complicanze
più frequenti sono rappresentate dalla formazione di trombi.
FISIOPATOLOGIA
Nell’adulto normale la superficie dell’ostio valvolare è di circa 4-6 cm². Quando la superficie valvolare si riduce
a meno di 2 cm² il passaggio di sangue in diastole dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro può essere mantenuto
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solo aumentando la pressione a livello dell’atrio sinistro; si genera cioè un aumento del gradiente diastolico
che è la caratteristica fondamentale della stenosi mitralica. Il sovraccarico di pressione nell’atrio
transmitralico
sinistro comporta una progressiva dilatazione di questa cavità, che può raggiungere notevoli dimensioni, e
determinare l’insorgenza di fibrillazione atriale che a sua volta, determinando una stasi ematica nell’atrio
sinistro, favorisce la formazione di trombi all’interno della cavità atriale. La trombosi, sia valvolare che atriale,
è responsabile delle frequenti embolie sistemiche, talora anche fatali, che fanno parte del quadro clinico della
Col passare del tempo si può osservare una deposizione calcifica “a guscio” sulla massa
valvulopatia mitralica.
trombotica rotondeggiante. Le ripercussioni sul letto vascolare polmonare sono costanti in questa valvulopatia e
sono costituite dalla dilatazione delle vene polmonari, espressione anatomica dell’ipertensione polmonare.
QUADRO CLINICO
L’evoluzione della malattia è abitualmente lenta: tra l’episodio di cardite reumatica che provoca l’iniziale
lesione valvolare e la comparsa dei primi sintomi intercorrono in media due decenni.
La dispnea è il sintomo principale, dapprima da sforzo ed in seguito anche a riposo, sino a manifestarsi come
dispnea parossistica notturna con subedema o edema polmonare.
Il cardiopalmo, dapprima parossistico e poi stabile, è dovuto ad aritmie sopraventricolari e poi alla fibrillazione
atriale; comuni sono l’astenia e la ridotta tolleranza allo sforzo. Frequenti complicanze sono le embolie
e l’emoftoe
sistemiche (cerebrali, periferiche e viscerali) ( dovuto alla rottura di vene bronchiali congeste ).
INSUFFICIENZA MITRALICA
è molto raramente responsabile di un’insufficienza valvolare pura: in
La valvulopatia cronica reumatica
quest’evenienza prevalgono i fenomeni di retrazione post-infiammatoria del tessuto valvolare rispetto ai
fenomeni di fusione commissurale. Più frequentemente la lesione reumatica della valvola mitrale presenta
tendenza all’evoluzione anatomica verso la steno-insufficienza.
L’endocardite batterica può essere responsabile di insufficienza valvolare, sia mediante perforazione o
lacerazione delle cuspidi, sia per rottura delle corde tendinee, e la continuità fibrosa mitro-aortica può far sì che
l’infezione, dalla valvola mitralica, possa estendersi alla valvola aortica.
L’eziologia degenerativa è la più frequente causa di insufficienza valvolare mitralica. Il substrato anatomo-
patologico è costituito dalla trasformazione progressiva del tessuto connettivale fibroso dei lembi valvolari in
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