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Estratto del documento

DOCUMENTI PRINCIPALI COSTITUENTI UN PRG

Documenti di testo:

  • Relazione (con eventuali allegati tematici)
  • Descrittivo (analisi, valutazione critica)
  • Norme Tecniche di Attuazione
  • Progettuale (tavole prescrittive, gestionali)

NB: nel caso di eventuali discrasie tra norme scritte ed elaborati cartografici di progetto, prevale il testo

Con le successive numerose modificazioni e integrazioni della L. 1150/42, i documenti di piano si sono andati arricchendo e complicandosi. Oltre alla Relazione tecnica illustrativa e alle Norme tecniche di attuazione, si aggiungono:

  • Elaborati di inquadramento territoriale
  • Stralci degli strumenti sovraordinati generali e di settore
  • Descrizione dettagliata con tematismi dello stato attuale
  • Tavole di delimitazione e computo aree (residenze, attività produttive ed aree ad uso pubblico)
  • Progetto di P.R.G. con articolazione secondo le zone omogenee, perimetrate ed

evidenziate (L. 765/67)

Verifica del rispetto degli standards urbanistici (da D.I. 2 aprile 1968 n. 1444)

Quadro delle forme di attuazione diretta e indiretta (e relativi strumenti)

Valutazione economico-finanziaria per l'attuazione del Piano

Forme evolutive dello strumento urbanistico comunale

LE TRE GENERAZIONI DI PIANI (anni '40 - '80)

Tre generazioni (G. Campos Venuti)

- I piani della prima generazione (anni '40 - fine '50) sono "strumenti ancora generici, nati dal desiderio di porre una qualunque regola al caos della crescita cittadina e sono concepiti a favore del regime immobiliare".

- I piani della seconda generazione (anni '60 - '70) "affrontano la cultura dell'espansione producendo un notevole cambiamento disciplinare".

- I piani della terza generazione (anni '80) segnano il passaggio dalla cultura dell'espansione alla cultura della trasformazione

I PIANI DELLA PRIMA GENERAZIONE

(anni '40 - fine '50) • città esistente trattata con la tradizionale tecnica ottocentesca e sfugge alla "visione" della legge 1150/42 • si propone una marcata infrastrutturazione viaria e una decisa densificazione • lo strumento non riesce a indirizzare e controllare il regime immobiliare che genera le patologie della crescita urbana nei primi anni del dopoguerra • solo la "città nuova", dell'espansione a ridosso di quella consolidata, si articola in destinazioni d'uso in prevalenza monofunzionali e le aree residenziali in varie tipologie edilizie • reti della mobilità (reticolo stradale) a gerarchia debole, estese a tutto il territorio comunale • previsioni insediative "sovradimensionate" e spesso a "macchia d'olio" • nuovi servizi pubblici localizzati in prevalenza nelle zone già urbanizzate • centri storici con pesanti sventramenti • terziarioaffidato a grandi "centri direzionali" alternativi (e non integrativi) alle funzioni nei centri storici• frequenti previsioni di edificazione privata in aree di pregio paesaggistico-ambientale I due modelli della prima generazione (anni '40 - fine '50) Nel dopoguerra, alla corrente urbanistica "accademica" di eredità del ventennio fascista, si affianca la scuola legata al Movimento Moderno che applica i principi della "Carta di Atene" nel piano urbanistico d'innovazione. Fino ai primi anni '60 coesistono dunque due modelli: - un "piano accademico" (cfr. Verona 1954, Bologna 1955 – P. Marconi) - un "piano razionalista" (cfr. Siena 1956 – L. Piccinato, P. Bottoni, A. Luchini; Padova 1956 – L. Piccinato) I PIANI DELLA SECONDA GENERAZIONE (anni '60 - '70) - Il tema dominante resta la grande espansione, obiettivo principale non da limitare ma da razionalizzare; - Neglistrumenti si sviluppa una notevole evoluzione disciplinare, tanto nel campo delle analisi che nelle tecniche di pianificazione e attuazione. Partendo dal contributo di alcune aree del paese, si risvegliano gli interessi della politica, più impegnata ad "amministrare l'urbanistica" invece di confinarla a spazio esclusivo dei tecnici. I due modelli della seconda generazione (anni '60 - '70): - "piani razionalizzatori": Nati sulla spinta dell'innovazione modernista e si rivelano fonte di grande innovazione disciplinare e sofisticazione culturale, anche se non prendono esplicita posizione sulla questione immobiliare credendo di poterne contrastare gli effetti negativi senza affrontarne le cause (cfr. Assisi 1958 di G. Astengo, non approvato, Roma 1962-65 dei "cinque saggi", Firenze 1962 di E. Detti). - "piani riformisti": Hanno radici culturali comuni ai primi ma sono più caratterizzati dalla consapevolezza di.

Intervenire sulle patologie della città contrastando le grandi rendite immobiliari. (Bergamo 1969 – G. Astengo, Pavia 1976 – G. Campos Venuti, F. Oliva)

Insieme ai piani Emiliani (Modena 1965, Reggio E. 1967, Imola 1969, Bologna 1970, Ravenna 1973, Ferrara 1975) negano l'equazione "quantità = qualità" e si propongono come strumenti della socialità urbana e della salvaguardia ambientale.

LA STAGIONE DELLA TERZA GENERAZIONE (anni '80)

Negli anni '80 irrompono sulla scena socio-economica nuovi meccanismi di sviluppo che sottolineano la necessità di ricercare un assetto territoriale meno legato all'urgenza dell'espansione insediativa e più finalizzato alla ricerca di qualità infrastrutturale e ambientale.

La progressiva metamorfosi dei processi produttivi (dall'industriale pesante al terziario e servizi) e la riduzione dei ritmi di conurbazione residenziale (che aveva prodotto nei decenni

precedenti il fenomeno dei Piani per l'edilizia economica e popolare - PEEP - e piani di lottizzazione), spostano l'attenzione sul recupero dei centri storici e sulla disponibilità di grandi aree produttive dismesse in ambiti semicentrali e strategici delle città, che divengono il luogo di sperimentazione per una nuova qualità urbana. Si innesca un processo dialettico tra l'esigenza di rimodulare la crescita caotica delle principali aree urbane avvenuta nei decenni precedenti attraverso il miglioramento della qualità abitativa e insediativa e la spinta a riqualificare le aree dismesse con progetti urbani dalla forte componente speculativa. In sostanza sembrano operazioni che rispondono alla logica della deregulation urbanistica, che negli anni '80 ha investito in modo massiccio l'impalcato legislativo degli anni '60 e '70, certamente incompleto e contraddittorio, ma "politicamente orientato" a beneficiodella collettività.

I PIANI DELLA TERZA GENERAZIONE (da anni '80)

La nuova generazione degli strumenti urbanistici comunali a partire dagli anni ottanta dunque cerca di segnare il passaggio dalla cultura dell'espansione urbana alla cultura della trasformazione. Gli strumenti cominciano a essere caratterizzati da una "azione differenziata", cioè indirizzata con intensità disomogenea sui diversi contesti del territorio comunale.

Campos Venuti parla di piani "a due velocità" poiché si tende a distinguere esplicitamente quali componenti, funzioni e aree (circoscritte) assumeranno un ruolo "intensivo" (di eccellenza) nella trasformazione del sistema urbano e quali una dimensione "estensiva", di "background" e accompagnamento al processo di trasformazione.

Sono caratterizzati, in generale, da:

  • tentativo di limitare l'occupazione e il "consumo di suolo", in particolare nelle

periferie e in ambito agricolo, già ampiamente compromessi- la rilevanza emergente della "questione ambiente" (istanze di tutela e salvaguardia del sistema ecologico e dei valori paesaggistico-ambientali, anche antropici, controllo dell'inquinamento- la domanda di infrastrutturazione per le reti della mobilità collettiva e i sistemi di trasporto innovativo- la tematica della morfologia urbana e la qualità dello spazio Pubblico

Si perfeziona una "nuova forma di piano" distinguendo (secondo Campos V.) ancora una volta due famiglie distrumenti: "piani riformisti" e "piani disegnati".

Materiali e temi comuni- sofisticazione delle analisi morfologiche e delle strategie di riqualificazione urbana- piani a "due velocità" (città esistente e città della trasformazione)- il progetto (esplorazione, prefigurazione, esemplificazione, suggestione, etc.)- "schede progettuali"

“progetto norma”

I “piani riformisti”

La “forma urbana” è definita dal disegno strategico del piano:

  • mobilità collettiva e disegno infrastrutturale
  • integrazione esplicita tra ecologia e urbanistica
  • trasformazioni su “aree risorsa” (interstiziali) di tipo strategico
  • proposta del “meccanismo perequativo” per dare efficacia attuativa al piano e disinnescare la questione dei regimi immobiliari

I “piani disegnati”

Il progetto di architettura svolge un ruolo centrale nella definizione della forma del piano e nel disegno della città fisica:

  • centralità del progetto architettonico/urbano con differenti funzioni (esplorazione, prefigurazione, esemplificazione, simulazione...)
  • nuovi materiali con un valore fortemente “iconico” entrano a far parte degli elaborati di piano
  • il “disegno del piano” assume un’immagine interpretativa forte e riconoscibile

LO STRUMENTO

URBANISTICO COMUNALE CONTEMPORANEO

L'ARTICOLAZIONE DEL PIANO

Dibattito culturale e il fenomeno delle leggi urbanistiche regionali

Necessità di adeguare la concezione, redazione e gestione del piano alle nuove esigenze delle società urbane contemporanee e alle diverse temporalità dei cicli economici, sociali, culturali.

Articolazione del "nuovo Piano" in:

  • Piano Strutturale
  • Piano Operativo
  • Regolamento Urbanistico

Piano Strutturale - piano di indirizzo, programmatico, di lungo termine.

Definisce le indicazioni strategiche del governo del territorio in coerenza al PTC (Provinciale) e integrato con gli indirizzi di sviluppo espressi dalla comunità locale; non crea nuovi vincoli, ma li recepisce dai piani sovraordinati.

Piano Operativo - piano "esecutivo", a validità limitata (come la giunta comunale, detto "Piano del Sindaco").

Si pone come un piano di programmazione temporale del piano Strutturale, deve selezionare gli

Interventi da attivare prioritariamente nel periodo della giunta comunale, individuando in sede di adozione anche le risorse.

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
31 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/21 Urbanistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher icodeca96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Urbanistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Monardo Bruno.