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RINASCIMENTO
Il termine “rinascimento” può indicare diversi significati: non significa però umanesimo, sebbene ci sia
una continuità con questo.
1. Primo-secondo capitolo: in continuità con l’umanesimo → studio dei classici (Platone e Aristotele)
si pensa di far rinascere la cultura attraverso uno studio dei classici. (Bruni, Valla, Cusano, Ficino,
Pico e Pomponazzi)
2. Terzo capitolo: rinascita che implica un approfondimento del discorso religioso, autori
dell'umanesimo caratterizzati da una vita attiva all’insegna della ricerca.
3. Nel 500 ci sono autori che intendono questa rinascita attraverso una riforma religiosa → Erasmo
da Rotterdam (filologo) scrive una serie di opere interessate al discorso religioso, in linea con la
tradizione umanistica, si aspetta una rinascita culturale, promossa anche da un ritorno alla
religiosità. Lutero e Calvino invece promuovono la riforma protestante, in opposizione con le
linee del rinascimento. (Erasmo, Lutero e Calvino)
4. Rinascimento e politica: si aspettano una rinascita dal punto di vista politico (tema caro anche per
l’umanesimo) questo discorso arriva a sostenere l'autonomia della politica. (Machiavelli, Moro e
Grozio)
5. Rinascimento e naturalismo (continuità per il discorso della natura → microcosmo=uomo e
macrocosmo=universo). I filosofi producono qualcosa di nuovo e si aspettano una rinascita
attraverso uno studio autonomo della natura. (Telesio, Bruno e Campanella)
Michel de Montaigne (1533-1592)
Il procedimento autobiografico
I Saggi di Montaigne rappresentano l’espressione più compiuta dell'idea del ritorno dell’uomo a se
stesso, che costituisce l’essenza del moto di rinnovamento rinascimentale. Il titolo Essais va inteso nel
significato di “esperienze”, infatti Montaigne tende a rintracciare le esperienze espresse negli scritti
degli autori antichi e moderni, per metterle alla prova in riferimento alle proprie esperienze. Il
procedimento di Montaigne è dunque detto autobiografico : egli vuol raggiungere la conoscenza della
natura umana attraverso il confronto della propria esperienza con quella altrui .
L’accettazione dei limiti dell’esistenza
La conoscenza della natura umana è un compito destinato a non concludersi mai. La vita umana è
infatti per Montaigne un esperimento continuo e inesauribile , un problema sempre aperto,
un’esperienza che non può mai definitivamente compiersi. Montaigne rivaluta dunque la posizione degli
umanisti sulla capacità dell’uomo di dominare completamente il proprio destino. Egli infatti riconosce
l’ incertezza e l’ instabilità dell’esistenza umana. Inoltre Montaigne condanna ogni. tentativo dell’uomo di
evadere dai propri limiti e quali sisi lamento scaturito dalla sorte e dalla condizione umana → bisogna
che l'uomo accetti in modo lucido e sereno la propria “miserabile condizione” è la propria sorte.
Stoicismo e scetticismo
Montaigne passa dunque da un orientamento stoico ad uno scettico, per trovare infine il suo equilibrio
in una posizione socratica , che costruisce la sostanza della sua persona e del suo pensiero.
Stoicismo e scetticismo consentono all’uomo di realizzare la propria libertà spirituale: dallo stoicismo
attinge il riconoscimento dello stato di dipendenza in cui l'uomo si trova rispetto alle cose, dallo
scetticismo si ricava il mezzo per liberarsi dalla presunzione di sapere e per disporsi alla ricerca.
La natura e i limiti della conoscenza
La prospettiva scettica porta Montaigne a soppesare tutto ciò che è autentico possesso dell’uomo, a
cominciare dalla conoscenza sensibile .
La conoscenza sensibile manca però di ogni sicuro criterio per discernere le apparenze vere da quelle
false . Non abbiamo modo di controllare le nostre percezioni sensibili mediante il confronto con le cose
che le producono; non possiamo quindi verificare la loro verità. E poiché la conoscenza sensibile è alla
base di ogni altra, tutto il nostro sapere è condannato all'inconcludenza.
Il ritorno alle origini del cristianesimo
Il Rinascimento è anche inteso come rinnovamento della vita religiosa. L’uomo cerca di rientrare in
possesso della forza e la vitalità del mondo antico, infatti di fronte alla decadenza della vita religiosa,
l’uomo ritorna alle fonti della religiosità.
La religione dei platonici è però una religione per dotti, cioè non un'autentica religione, ma piuttosto
una filosofia teologica, nella quale il cristianesimo originario del Nuovo Testamento, entra solo come un
elemento fra i molti altri.
Si dà iniziò a un momento filologico volto a ripristinare il testo biblico nella sua purezza e genuinità.
L’età della Riforma
Erasmo da Rotterdam (1466-1536)
Le opere
L’opera più famosa di Erasmo è l’
Elogio della follia (1509), nel quale utilizza il metodo della satira e del
sarcasmo, per mettere in luce la decadenza morale della società del suo tempo , specialmente della
Chiesa.
La follia, che egli personifica e introduce a tessere da sé il proprio elogio, è l’illusione, l’incoscienza e la
menzogna, con le quali l’uomo tenta di nascondere la cruda realtà. La parte centrale dell’opera riguarda
la critica della religiosità dell’epoca.
Nel De libero arbitrio (1524), Erasmo attacca apertamente la Riforma sul problema del libero arbitrio.
Egli infatti rivendica per l’uomo, contro la negazione di Lutero, la libertà di scegliere di salvarsi , vedendo
nella grazia divina soltanto la causa principale della salvezza e nella libertà dell’ uomo la causa
secondaria .
La salvezza sarebbe così frutto della collaborazione tra uomo e Dio .
Mentre Lutero si pone decisamente sul terreno della pura fede religiosa, dove l’atteggiamento
fondamentale è l’abbandono totale e incondizionata all’onnipotenza divina, Erasmo è posto ancora
come un umanista filosofo e muove quindi a difendere quella libertà senza la quale l’uomo non ha più
senso.
Nel Manuale del milite cristiano il filosofo contrappone alla cultura teologica, che forma il teologo il
letterato la fede religiosa , che forma il soldato di Cristo.
L’arma principale del milite cristiano è costituita dalla lettura e dall’ interpretazione della Bibbia , che
custodisce il messaggio originario di Cristo.
Lo studio dei padri della Chiesa il rifiuto della scolastica
Erasmo rivolge il proprio interesse ai padri della Chiesa , la cui dottrina gli sembra ispirarsi direttamente
alle fonti cristiane, mentre ripudia la speculazione scolastica, ritenendo che essa abbia smarrito il senso
originario del cristianesimo.
In modo analogo all’esteriorità delle cerimonie ecclesiastiche, Erasmo contrappone il precetto di Cristo,
che invita un atteggiamento di autentica carità.
Il rifiuto di schierarsi a favore della Riforma
Erasmo chiarisce quello che sarà il concetto fondamentale della Riforma: il rinnovamento della
coscienza cristiana mediante il ritorno alle fonti del cristianesimo . Il suo compito si ferma però qui, in
quanto umanista abituato a muoversi nel mondo dei dotti, Erasmo avversa i tentativi di smuovere, con la
religione, forze politiche sociali che gli appaiono estranee al mondo della cultura. Quando nel 1519
Lutero gli indirizzò una lettera, chiedendogli di pronunciarsi in modo pubblico in favore della Riforma,
egli pur approvando la maggior parte dei principi da cui Lutero si muove, si rifiuta di seguirlo ed
incoraggiarlo nell’opera rivoluzionaria.
La difesa della pace
Erasmo fu un appassionato difensore della pace, aspetto imprescindibile del suo pensiero.
L’opera più famosa riguardante questo argomento è il Lamento della pace , in cui è la Pace stessa
(personificata) a dolersi per la sua sorte di “rigettata e annientata da tutte le nazioni“ e a denunciare
l’assurdità e gli orrori della guerra, la più tragica e insana fra tutte le follie umane.
Per Erasmo la guerra rappresenta infatti un oltraggio alla ragione umana e alle virtù, che secondo
l’insegnamento dei grandi maestri greci e latini, essa indica all’uomo.
Martin Lutero (1483-1546)
Martin Lutero intende il ritorno alle fonti cristiane come una via di rinnovamento della coscienza
religiosa. Egli nega il valore della tradizione cristiana e scegli di riportarsi direttamente al Vangelo.
La giustificazione per mezzo della fede
Lutero considera il diretto magistero di Cristo e degli apostoli come il solo valido, e la fede nella verità
del messaggio cristiano come base esclusiva di salvezza.
È questo il principio fondamentale della riforma: la giustificazione per mezzo della fede . La giustizia di
Dio per Lutero consiste nel fatto che Dio stesso ci giustifica con la sua grazia.
Per l’uomo si tratta di una giustizia passiva : l’uomo che ha fede è l’uomo che è stato giustificato, al
quale i peccati sono stati rimessi e che quindi è sicuro della propria salvezza. La fede è la fiducia nella
giustificazione da parte di Dio.
L’abbandono a Dio e il rifiuto dell’indagine razionale sulla fede
La giustificazione per la fede implica la rinuncia ogni iniziativa, l’abbandono fiducioso a Dio, la certezza
interiore della salvezza. Dunque il tentativo della scolastica di giustificare la fede con la ragione appare
ripugnante e assurdo.
Lutero salva solo Ockham, il quale aveva sostenuto l’irrazionalità e inverificabilità della fede e l’aveva
esclusa dall’ambito dell’indagine razionale.
La ricerca razionale infatti significa iniziativa e libertà da parte dell’ uomo , mentre la fede significa
rinuncia a ogni iniziativa di salvezza e abbandono a Dio.
Il sacerdozio, i sacramenti e le opere buone
Il ritorno al Vangelo implica la negazione della funzione mediatrice del sacerdozio e dei sacramenti
istituiti dalla Chiesa.
Lutero infatti inizialmente riduce i sacramenti a tre, poi a due soltanto: il battesimo e l’ eucarestia , i quali
sono stati istituiti dallo stesso Cristo, come dimostra la testimonianza evangelica. Il valore di questi
sacramenti è condizionato dalla fede, la quale è un puro rapporto tra l’uomo e Dio ed esclud