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NON RECITERO’ MAI LA PARTE DEL PICCOLO BRICCONE
Jacopo si allontana da Teresa per non essere di ostacolo al suo matrimonio con Odoardo.
L’uomo può essere protagonista della storia, l’uomo è per natura o schiavo o despota.
Il mondo in cui Foscolo si ritrova a vivere è un Mondo diviso tra chi comanda ( il tiranno dominatore) e chi
è sottomesso ( che può solo servire) . Non c’è posto per il letterato dedito al culto gratuito della libertà e
della gloria. Foscolo, pur non piegandosi ai potenti usurpatori dell’Italia, preferisce quindi morire piutto-
sto che piegarsi e perché solo ed emarginato a causa dei suoi ideali. Per il poeta Il suicidio è una scelta
coraggiosa e non vigliacca. Non si è ancora suicidato perché non vuole che venga seppelito anche il suo
nome , e quindi insieme a lui anche i suoi ideali a cui crede ancora.
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Da internet:
Parini martire della libertà per i contemporanei e i posteri
Foscolo immagina di fare incontrare il giovane sotto cui si cela egli stesso e il più famoso poeta italiano allora
vivente, Giuseppe Parini .poeta libero, indipendente e buono.
Foscolo parla di Parini anche nel Dei Sepolcri, allorquando attacca coloro che hanno oltraggiato la vita e la me-
moria di un così grande italiano gettandone il corpo nelle fosse comuni (causa scoppio epidemia).
Per Parini la fama di martire della libertà e della moralità pubblica e privata è consacrata anche nel giovane
Leopardi che dedica a Parini prima i versi dell’ode Sopra il monumento di Dante e poi un’intero capitolo delle
Operette Anche Manzoni esalta le virtù civiche di Parini nel suo Epistolario
Per sintetizzare dunque diremo che Parini (e Alfieri) rappresentano la moralità pubblica e privata (anche se in
modo diverso)
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DA VENTIMIGLIA “ LA FILOSOFIA DI JACOPO”
Lettera tratta dalla sue ultime lettere, Iacopo è a Ventimiglia, al confine con la Francia, ma anziché
attraversare il confine e salvarsi dalle persecuzioni, decide di tronare per morire in Patria
Verso da 1 a 30: Jacopo si trova sul un ponticello sul un torrente vicino a Ventimiglia, descrive una natura
brulla, selvaggia, aspra, minacciosa, solitaria, come la natura umana e triste ( nota le croci dei viandanti
assassinati) Fa quindi una considerazione su come l’Italia sia preda dell’avarizia delle nazioni vicine. Si
chiede dove sono finiti gli altri Italiani? SI sente solo a combattere contro gli invasori e sente che il suo
sacrificio sarà inutile. Rimpiange che al presente non ci sono i grandi uomini combattenti del passato,
adesso gli italiani invocano le glorie del passato ma presto non avranno più libertà perché non passando
alla azione, gli invasori calpesteranno anche i sepolcri dei grandi del passato inutilmente invocati e gli
italiani faranno la fine degli schiavi del passato o dei negri del presente ( tratta dei negri ) Purtroppo i
fatti del passato, le antiche glorie riempiono solo di superbia gli italiani ( anche lui si inorgoglisce quando
grida di essere italiano) ma non li scuotono dal letargo in cui versano ( non li spingono a prendere il co-
raggio di combattere per la propria libertà= accusa gli italiani di essere dei pusillanimi, dei vigliacchi, co-
dardi..) 3
Verso da 35 a 80 C’è nella storia una ciclicità per cui è necessaria la decadenza di una nazione per farne
salire un’altra ! Una volta erano i Romani i conquistatori e devastatori delle altre nazioni, quando cessa-
rono le invasioni furono a loro preda delle guerre civili…fa quindi un elenco di vicende del passato ( Ales-
sandro Magno, Greci, la conquista delle Americhe.) ..tutte le nazioni un giorno sono tiranne, dopo saranno
schiave..è ciclico! Così come in Natura un anno il campo è sterile, l’anno dopo invece il raccolto sarà ab-
bondante! Le stesse nazioni prima raggiungono il potere violando i diritti altrui e poi legittimano il loro
potere acquisito con leggi che saranno violate da altre nazioni e così via..Vs 70 gli eroi, che sono pazzi, o
condannati a morte, o malfattori che vengono baciati dalla fortuna, e solo per questo vengono ascoltati e,
dopo la morte, glorificati. La stupidità della gente fa però credere all’eroe di essere diventato tale per il
proprio valore. viene demistificata anche la religione, definita come strumento di inganno e comando e
scusa per opprimere e conquistare nazioni
Verso da 85 a 110 scrive a Lorenzo che l’unica vera virtù dell’uomo è la COMPASSIONE , tutte le altre non
servono a niente.( solo la compassione è considerata una virtù: tutte le altre chiedono qualcosa in cambio
)
e quindi non possono essere tali Gli resta a lui solo una emozione positiva: avere una Madre e un amico
DA AMARE e la loro compassione, che vale il rischio di restare e non di andare in una terra straniera dove
nessuno avrà compassione di te. Quindi non ha senso fuggire..e annuncia il suo desiderio di ritornare nella
terra dove è nato e dove quando morirà ci sarà il conforto della sua donna amata che il destino e gli inte-
ressi degli uomini non hanno voluto diventasse sua.
Temi: sconfitta in amore ( ultimo verso) / sconfitta politica dell’italia ( primi versi) delusione perché gli
italiani sono come sopiti e non si stanno rendendo conto che altre nazioni si sono impadronite della loro
libertà / carattere ciclico della storia / disillusione verso tutti gli ideali e i valori per cui varrebbe la
pena combattere e quindi che vede come unica strada per uscire da questo dolore la morte.
È anche una riflessione sulla natura umana, estremamente pessimistica, la distruzione del sogno illumini-
sta; secondo Jacopo infatti la storia è una catena ininterrotta di sangue e il mondo una foresta di belve.
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1802 e 1803 raccolte di Poesie
Poesia: fin da ragazzo scrive componimenti poetici , odi e sonetti, in tutto 14 con le seguenti temati-
che:
- Sentimentalismo
- Malinconia e sepolcri
- Impegno civile e politico 4
ALLA SERA ( = fatale quiete, azzeramento delle cose)
due quartine e due terzine
Forse perché sei l’immagine della pace eterna
Forse perché della fatal quïete (la morte)Tu, o sera, giungi a me così gradita!
Tu sei l'imago a me sì cara vieni sia ( d’estate) quando ti accompagnano liete le
O sera! E quando ti corteggian liete nuvole estive e i venti che rasserenano il cie-
Le nubi estive e i zeffiri sereni, lo,
sia (d’inverno) quando dal cielo che promette
neve
E quando dal nevoso aere inquïete conduci su tutto ilo mondo ( = universo) tene-
Tenebre e lunghe all'universo meni bre minacciose e lunghe ( che incutono timore)
Sempre scendi invocata, e le secrete tu sempre giungi da me invocata ( desiderata) e
Vie del mio cor soavemente tieni. occupi dolcemente i luoghi più segreti del mio
cuore.
Mi porti con i miei pensieri sulle tracce che
conducono all’aldilà ( = annullamento definiti-
vo, mi spingi a ragionare sulla morte ) e intan-
Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme to questo malvagio ( = reo, colpevole degli af-
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge que- fanni del poeta) tempo presente scorre veloce
sto reo tempo, e van con lui le torme e con lui tutte le preoccupazioni ( = cure) che
consumano la vita,
e guardando la tua quiete serena si placa
l’animo combattivo che ruggisce dentro di me
( come un leone in gabbia).
Delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge
Particolarità :
Rappresenta l’apice della sua poesia
Incipt: è come se stesse già parlando con il lettore, / la sera
Metafora: sull‘uomo e sulla condizione d animo di Foscolo
All’arrivo della sera si rasserena, tutti gli affanni se ne vanno , pacificazione del suo spirito, è impo-
tente contro la sua epoca
Pace: non si rassegna alla bruttezza del mondo
Per Foscolo la poesia serve a esaltare cià che è bello
Foscolo fu un grande lettore ( nel testo è pieno di riferimenti a grandi poeti del passato come Petrar-
ca, Alfieri, Orazio, Virgilio, Marino, Tasso)
Da internet:
Forse: l’avverbio iniziale contribuisce a creare un effetto di ripresa di un dialogo interiore già in
corso, 5
fatal quïete: è la quiete della morte, in grado di porre fine a tutte le sofferenze: è “fatale”, perché a
tutti assegnata dal destino, la morte intesa come privazione del dolore, le inquietudini della vita ter-
rena, il perdersi nell’inseguimento delle proprie passioni)
Commento
La poesia “Alla sera” è tratta dalla raccolta “Poesie” di Ugo Foscolo (contiene i suoi sonetti più co-
nosciuti, che hanno sempre un destinatario ben preciso, espresso come complemento di vocazione
nel terzo verso, con il quale l’autore immagina di instaurare un dialogo privato mettendo alla luce
le sue paure, le sue aspettative e in certi casi i suoi rimpianti verso l’interlocutore.
Il titolo della poesia, come in quasi tutti gli altri sonetti dell’autore, indica l’interlocutore immagi-
nario, in questo caso la sera, che rappresenta metaforicamente la morte ma osservata da un altro
punto di vista, che la rende quasi positiva perché pone fine a tutte le sofferenze
L’autore rende progressivo il passaggio tra il tema della sera, trattato nelle prime due quartine, e
quello della morte, presentato invece nelle due terzine.
- Nella prima strofa : presenta le sue considerazioni sulla sera, spiegando che forse è così
suggestiva e attesa da lui perché rappresenta la “fatal quiete”, che è considerata dall’autore
come, una sorta di sonno tranquillo ed eterno né doloroso né terribile che pone termine a
tutte le sue sofferenze
- La seconda strofa descrive l’arrivo della sera, sempre e comunque desiderato ed invocato
dall’autore, sia d’estate quando il buio è accompagnato dolcemente dalle nuvole e dalle
brezze leggere, sia d’inverno quando giunge pesante sul cielo già scuro e spesso temporale-
sco, come una macchia d’inchiostro che si allarga rapidamente avvolgendo la Terra in una
tenebra scura e inquieta che sembra non schiarirsi mai.
- La terza e la quarta strofa spiegano il motivo per cui la sera è tanto apprezzata da Foscolo:
il suo arrivo spinge l’autore a riflettere sull’Aldilà e mentre è impegnato in questi pensieri il
tempo presente scorre via,