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CULTURALE: L'Italia tra Settecento e inizio Ottocento

Il contesto storico-politico: l'età napoleonica e la Restaurazione. La rivoluzione francese ebbe notevoli ripercussioni sulla storia d'Europa e d'Italia, soprattutto a opera di Napoleone. Con le campagne napoleoniche, gli ideali rivoluzionari di fraternità, libertà e uguaglianza, frutto del pensiero illuminista, vengono esportati (e traditi) negli altri Paesi europei, Italia compresa, ridisegnandone la geografia politica, ma anche quella istituzionale (costituzionale, giuridica, amministrativa, etc) e sociale.

1796 - 1799 (prima fase repubblicana): Napoleone crea la Repubblica transpadana (Lombardia), quella cispadana (Bologna, Ferrara, Modena e Reggio), assorbite quindi nella Repubblica cisalpina (1797). Nell'ottobre 1797, con il Trattato di Campoformio, Napoleone cede all'Austria il Veneto, in cambio del riconoscimento del nuovo assetto. Il predominio

francese favorisce l'instaurarsi della (1798) e della (1799). 1800 - 1805 (seconda fase repubblicana): dopo una temporanea reazione austro-russa (1799-1800), Napoleone scende nuovamente in Italia. Vengono proclamare la seconda e la ; tra il 1801 e il 1802 nasce la con capitale Milano. 1805 - 1814: dopo la svolta autoritaria, Napoleone, che ora è imperatore dei francesi, si proclama re d'Italia, affidando la reggenza ai suoi parenti e avviando una serie di riforme (edizioni sopraffazioni) che si conclude con la sconfitta di Lipsia (1813) e con quella definitiva di Waterloo (1815), in seguito alle quali l'Italia torna sotto l'egemonia delle vacche potenze: l'Austria, il Papato, i Borbone. Dopo la definitiva disfatta di Napoleone a Waterloo (1815), con il Congresso di Vienna le nazioni vincitrici, strette nella Santa Alleanza (Inghilterra, Austria,Prussia e Russia), cercano di ristabilire l'assetto geopolitico dell'Europa, con una politica di marca reazionaria. L'Italia torna a essere divisa in Stati soggetto all'Austria (Lombardia e Veneto), al papato (Stato pontificio), ai Savoia (Regno di Sardegna), ai Borbone (che rientrano presto in possesso del Regno di Napoli). Gli intellettuali italiani di orientamento liberale e progressista accolgono inizialmente Napoleone come un liberatore, in grado di dare all'Italia la sospirata libertà dai dominatori stranieri e l'unità nazionale. I liberatori si rivelarono ben presto dei conquistatori e oppressori: la condotta delle truppe francesi e la politica di Napoleone (il sacrificio di Venezia alla ragion di stato con Campoformio, la svolta autoritaria, ...) trasformano le speranze in delusione. L'avventura napoleonica ha l'effetto di risvegliare gli ideali libertari e la coscienza dei popoli, che in questi anni maturano le idee chesi esprimeranno pienamente nel Risorgimento. La figura controversa di Napoleone, con la sua straordinaria parabola politica, costringe gli intellettuali a confrontarsi direttamente con la storia e con l'attualità più bruciante, schierandosi in prima persona. Napoleone diventa ben presto un mito, con un'eco immensa nelle diverse espressioni artistiche: dalle arti figurative (David, Géricault, Canova, lo "stile impero") alla musica (l'Eroica di Beethoven) alla letteratura (Lord Byron, Stendhal, Tolstoj). Anche gli scrittori italiani si confrontano direttamente con la figura di Napoleone, con atteggiamenti diversi: dalla celebrazione (i poemetti di Vincenzo Monti e Prometeo Proneadi Melchiorre Cesarotti) alla riflessione pensosa (l'ode di Alessandro Manzoni Il cinque maggio) al coraggioso avvertimento (la seconda lettera dedicatoria di Foscolo all'ode A Bonaparte liberatore) alla denuncia (sempre Foscolo, con Le ultime lettere di Jacopo Ortis).

Jacopo Ortis). Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza: nuichiniam la fronte al Massimo Fattor, che volle in lui del creator suo spirito più vasta orma stampar.[…] Ei si nominò: due secoli, l'un contro l'altro armato, sommessi a lui si volsero, come aspettando il fato; ei fe' silenzio, ed arbitro s'assise in mezzo a lor.

(Alessandro Manzoni, Il cinque maggio, strofe 6 e 9)

  • Coordinate storico culturali: Arcadia e Illuminismo; Neoclassicismo, Preromanticismo, Romanticismo.
  • Illuminismo: si può definire come un grande movimento europeo di rinnovamento filosofico e culturale, che muove da una nuova considerazione della ragione come strumento di indagine del reale e di trasformazione di esso. L'Illuminismo (termine con cui gli stessi illuministi definiscono sé stessi, per la prima volta rispetto a epoche e movimenti passati - ad es. il "Medioevo", il "Manierismo", il "Barocco"...)

indirizza l'indagine critica della ragione verso tutti gli ambiti della vita umana, con lo scopo dichiarato di agire sulla società e di favorirne il progresso. Gli scrittori illuministi discutono questioni di medicina, igiene, urbanistica (si pensi alle odi di Parini L'innesto del vaiuolo o La salubrità dell'aria), di scienza e tecnica (con una viva fiducia nel progresso), di società (le discussioni intorno all'istruzione pubblica e all'alfabetizzazione, anche femminile: nel 1737 Francesco Algarotti pubblica il suo Newtonianismo per le dame); denunciano gli usi ritenuti lesivi dei diritti fondamentali (ad esempio, l'uso di castrare i cantanti, attaccato da Parini nell'ode La musica; o l'"istituto" aristocratico del cicisbeismo); ma discutono anche di religione (con posizioni improntate alla tolleranza, al razionalismo - "deismo" - ma anche all'anticlericalismo e all'ateismo meccanicistico).

politica, legge (con la promozione delle riforme presso i "sovrani illuminati", e la denuncia di pratiche quali la tortura e la pena di morte).

Centri dell'Illuminismo italiano sono:

  1. La Milano asburgica, con le Accademie dei Trasformati e dei Pugni, la rivista "Il Caffè" dei fratelli Verri, l'opera di Cesare Beccaria (Dei delitti e delle pene, 1764) e quella di Giuseppe Parini.
  2. Napoli, dove operano intellettuali come Antonio Genovesi (Discorso sul vero fine delle lettere e delle scienze, 1753) e Gaetano Filangieri (Scienza della legislazione, 1780-85).
  3. L'area veneta, dove, oltre a Goldoni, operano figure importanti come Melchiorre Cesarotti (traduttore di Omero e di Ossian) e Giuseppe Baretti (che a Venezia inizia nel 1763 la pubblicazione della sua "Frusta letteraria").

L'Arcadia: L'Accademia dell'Arcadia viene fondata a Roma nel 1690, da un gruppo di letterati, già legati a Cristina di Svezia.

sonetto. La lingua utilizzata è una lingua colta, ricca di figure retoriche e di citazioni classiche, ma anche di un lessico pastorale e bucolico. L'obiettivo principale è quello di creare un'atmosfera di serenità e armonia, lontana dalla complessità e dalla pomposità del barocco.; fiorisce inoltre il genere del melodramma (libretti per musica). Il richiamo al mondo classico riguarda sia l'aspetto contenutistico (il mito antico, la storia greca e romana) sia quello formale, secondo i principi della misura, della brevità, dell'equilibrio, della levigatezza formale. Tra gli autori principali, Gian Vincenzo Gravina (1664-1718), Pietro Metastasio (1698-1782), Paolo Rolli (1687-1765), Giambattista Felice Zappi (1667-1719). Classicismo e Neoclassicismo: La storia della letteratura italiana è segnata da un assiduo • culto della classicità (greca e soprattutto latina), che nel corso dei secoli assume caratteri e funzioni diverse: nel Medioevo i classici sono sentiti come precursori dei valori cristiani, nell'Umanesimo e nel Rinascimento il classicismo si fa storicamente consapevole e si accompagna allo studio filologico delle fonti, nel Settecento, con l'Arcadia, il richiamo ai classici significa soprattutto

Il ritorno alla misura e all'equilibrio dopo la 'dismisura' dell'epoca barocca. Il Neoclassicismo di fine Settecento-inizio Ottocento ha caratteri propri: in anni di burrascosi avvicendamenti storici, l'età antica viene vista come una perduta età dell'oro, in cui gli uomini vivevano in una dimensione di bellezza, felicità e armonia ormai perduta per i moderni.

Neoclassicismo e Romanticismo: lungi dall'essere due 'movimenti' successivi e contrapposti, si intrecciano, cronologicamente e ideologicamente. Il senso di fugacità e la nostalgica aspirazione a un mondo perduto accomunano neoclassici e romantici: si pensi a testi come "Gli Dei della Grecia" (1788 e 1803) di Friedrich Schiller, alle poesie di Friedrich Hölderlin, alle Elegie romane (1788-1790) di Johann Wolfgang Goethe, all'Ode su un'urna greca (1819) di John Keats.

Mentre i romantici tendono a misurarsi con la storia, o a concentrarsi

sui turbamenti dell'animo, il neoclassicismo contrappone alla fugacità della storia l'idea di un'arte eterna, fuori dal tempo, che attraverso la bellezza trascenda la realtà materiale. I modelli antichi: un nuovo gusto figurativo e letterario si sviluppa in seguito agli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano (pubblicati in un monumentale catalogo tra 1757 e 1792). La "Bibbia" dell'estetica neoclassica è considerata la Storia dell'arte dell'antichità del tedesco Johann Joachim Winckelmann (pubblicata in Germania nel 1764 e tradotta in italiano nel 1779). La perfezione ideale dell'arte è ravvisata nel mondo ellenico: nei capolavori dell'arte greca (l'Apollo del Belvedere, il Laocoonte) si può ammirare una bellezza ultraterrena, divina: "Una primavera eterna, come quella che regna nei beati Elisi, versa sulle forme virili d'un'età perfetta, la gentilezza eLa grazia dell'età giovanile
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
37 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher SNOOPY00 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Piemonte Orientale Amedeo Avogadro - Unipmn o del prof Gibellini Cecilia.