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ATP.

Aumenta poi i livelli di glutammato, il quale è un potente neurotossico.

Inibisce la sintesi proteica, e rispetto al piombo è fortemente allergizzante, causando

quindi alterazioni del sistema immunitario.

È anche teratogeno, per questo ci sono molte indicazioni per le donne in gravidanza.

Il mercurio elementare si può trovare nei termometri, barometri, cappellifici.

La sua intossicazione avviene prevalentemente per via inalatoria e non orale, perché

il mercurio è molto lipofilo e per questo viene difficilmente assorbito.

Esso si distribuisce negli eritrociti, nel fegato e nel SNC.

Viene eliminato attraverso i reni, ed in parte i polmoni.

Responsabile degli effetti tossici è la metabolizzazione del mercurio da Hg0 a Hg++.

La tossicità acuta ha come sintomi: tosse, dispnea, ma anche effetti neurotossici e

disturbi vaso motori.

Il mercurio inorganico utilizzato soprattutto nell’industria dei cappelli, si presenta

soprattutto come HgCl2.

Viene assorbito per via orale, polmonare e si concentra negli eritrociti e nel rene.

La sua intossicazione acuta colpisce soprattutto il tratto GI, con irritazione delle

mucose, diarrea, gengiviti; ed il tratto renale con poliuria seguita da anuria.

La tossicità cronica è molto rara, si può manifestare nei bambini con ipersensibilità,

eritema diffuso, sudorazione.

Il mercurio organico si distingue in aril mercurici (il legame Hg-C è molto labile, la

parte organica si distacca); ed alchil mercurici (la parte organica non si distacca).

Tra gli effetti che causa questo tipo di mercurio ricordiamo la malattia di minamata.

Essa colpiva le persone che mangiavano pesci pescati nel mare inquinato, dopo che

un’industria gettava in mare il Hg organico.

Questa malattia si manifesta soprattutto quando si mangiano pesci grandi, in quanto

essi si cibano di pesci più piccoli, quindi hanno accumulato una gran quantità di Hg.

Poi altri effetti che si riscontrano sono: neurotossicità a carico di cervelletto e

corteccia visiva; disturbi visivi, motori e dell’udito.

Poi può causare teratogenesi, per questo le donne in gravidanza devono prestare

molta attenzione all’ingestione di questo composto.

La diagnosi può essere effettuata con analisi per vedere la concentrazione di Hg nel

sangue, e nelle urine.

Per il Hg elementare ed inorganico il trattamento prevede una terapia di chelazione

con dimercaprolo e penicilli mina.

Per il Hg organico non si usa il dimercaprolo perché aumenta il passaggio di Hg nel

SNC. Ma si usa la pennicillamina, o la resina politiolica, per interrompere il ciclo

enteroepatico. Intossicazione da cadmio

È utilizzato nella fabbricazione di materiali plastici, e si può trovare nell’ambiente e

negli alimenti soprattutto ortaggi e verdure, in quanto essi assorbono il cadmio che si

trova nel suolo.

Anche il fumo è fonte di cadmio, per questo i fumatori, ed i vegetariani sono gli

individui più esposti ad intossicazione.

La dose media di cadmio tollerabile è di 2,5 mg/Kg, nelle persone sopra citate la dose

presente nell’organismo può essere nettamente superiore che in altre persone.

Il cadmio è scarsamente assorbito per via orale, ma bene assorbito per via inalatoria.

Si accumula nel fegato per poi essere detossificato ed escreto nella bile; oppure si può

legare ad una proteina inducibile come la metallotioneina, ed essere captato dal rene.

Proprio il rene è la zona dove si accumula più cadmio, il quale viene liberato dai

lisosomi e determinare tossicità a livello del tubulo prossimale.

Il cadmio in una tossicità acuta può dare effetti irritanti locali (nelle vie respiratorie),

asma, fino a provocare a lungo andare polmoniti ed enfisema polmonare,

caratterizzata dalla distruzione delle cavità alveolari.

In entrambi i casi comunque è nota insufficienza renale.

Nella tossicità cronica il bersaglio principale è il rene, infatti caratteristica è la

nefrotossicità.

Per quanto riguarda il meccanismo d’azione si pensa che il cadmio interferisce con il

calcio, in quanto il cadmio è un metallo bivalente.

È noto anche che il cadmio è cancerogeno (gruppo 1 IARC), è genotossico infatti

inibisce il meccanismo di riparazione del DNA.

Inoltre il cadmio è anche responsabile della malattia di itai-itai. Essa si è sviluppata

in Giappone nel dopo guerra, ed è stata causata da industrie che versavano cadmio nel

fiume, la cui acqua veniva utilizzata per irrigare i campi. Tutte le persone del luogo

che mangiavano cibi (riso) irrigati con quell’acqua, nel corso degli anni hanno

manifestato questa particolare malattia caratterizzata da sintomi quali: deformazione

delle ossa, dolori articolari, fratture, insufficienza renale.

Il trattamento da intossicazione da cadmio prevede l’utilizzo di agenti chelanti come

il Ca2NaEDTA. Intossicazione da amianto

L’amianto è un minerale che si presenta in fibre, non smaltite dal nostro organismo.

In passato era molto utilizzato perché l’amianto è resistente alle sostanze chimiche ed

al calore, è facilmente lavorabile, ed è altamente fibroso.

Anche per questo motivo l’amianto si può trovare facilmente nei cartoni, rivestimenti

isolanti, prodotti in amianto-cemento.

Le fibre di amianto sono più o meno lunghe. Si pensa che più lunga è la fibra e più

pericolosa essa sia. Questo perché le fibre lunghe a differenza di quelle corte che

vengono fagocitate ed epurate più velocemente, subiscono fagocitosi incompleta e

provocano un maggior rilascio di radicali liberi.

L’amianto è molto dannoso per questo nel 1992 in Italia è stato bandito.

Tra gli effetti dannosi che provoca l’amianto di sicuro ricordiamo il mesotelioma,

ovvero tumore dei mesoteli della pleure e del peritoneo.

Il mesotelioma si manifesta in quanto l’amianto ha un tempo di incubazione di 20-30

anni, quindi anche se oggi esso è stato bandito si possono registrare ancora morti per

l’utilizzo di questa sostanza in tempi passati.

Può dare anche cancro ai polmoni, favorito dal fumo il quale varia la

biodisponibilità del cancerogeno, si riduce la clearance polmonare ed aumenta la

permanenza delle fibre in loco.

L’amianto può pure causare asbestosi, ovvero una malattia polmonare cronica,

caratterizzata da una degenerazione fibrosa del polmone associata ad una riduzione

della funzione respiratoria.

Ciò è dovuto al fatto che le fibre di amianto penetrano attraverso le vie respiratorie,

fino ad arrivare agli alveoli.

Le fibre depositate attivano il sistema immunitario locale e provocano delle reazioni

infiammatorie.

I macrofagi fagocitano le fibre e stimolano i fibroblasti a produrre tessuto connettivo,

causando così fibrosi.

Le fibre raggiungeranno anche la pleura esercitando anche qui azione fibrogena ed

cancerogena.

Può causare anche cor polmonaris, ovvero ipertrofia del cuore destro, in quanto il

cuore destro aumenta il lavoro per compensare la fibrosi polmonare.

L’amianto inoltre contiene il ferro, che funge da catalizzatore per la reazione di

Fengton. Si avrà cosi la formazione di radicali liberi che andranno a danneggiare le

cellule ed i tessuti.

La diagnosi può essere effettuata attraverso radiografia, analisi dell’espettorato,

oppure esplorando lo spazio pleurico con il torascopio.

La terapia consiste più che altro nella prevenzione, anche perché non ci sono antidoti

per questo tipo di intossicazione.

Dipendenza da sostanze

L’OMS (1957) afferma che la dipendenza è una condizione di intossicazione cronica

o periodica dannosa all’individuo e alla società prodotta dall’uso ripetuto di una

sostanza chimica naturale o di sintesi.

Sono sue caratteristiche:

-il desiderio incontrollabile di continuare ad assumere la sostanza e di procurarsela

con ogni mezzo.

-la tendenza ad aumentare la dose (tolleranza).

-La dipendenza psichica e talvolta fisica (quando l’astinenza causa danni fisici) dagli

effetti della sostanza.

La dipendenza è uno stato di disagio prodotto dall’acuta sottrazione di una sostanza

chimica ad un individuo che è stato ad essa esposto cronicamente e ripetutamente,

che può essere alleviato dalla rinnovata somministrazione della sostanza o di un’altra

purché provvista di azioni farmacologiche simili.

Il disagio può consistere in una aspecifica, mal definita insoddisfazione, che conduce

ad un desiderio (variabile in intensità da un desiderio lieve ad uno incoercibile) degli

effetti codificati di detta sostanza.

Questa è la dipendenza psicologica, che può persistere in forme variabili in intensità,

molto più a lungo rispetto all’interruzione dell’assunzione della sostanza.

La condizione di disagio può anche includere una più definita e specifica serie di

segni e sintomi, di intensità variabile e ben correlabile alla dose e alle azioni della

sostanza. Questa è la dipendenza fisica che di solito si manifesta con la sindrome di

astinenza nei primi giorni o settimane successivi all’interruzione della assunzione del

farmaco.

La tossicodipendenza è caratterizzata da un coinvolgimento nell’uso della sostanza

non controllabile, e da una elevata tendenza alle recidive dopo la disassuefazione

(cioè non si riesce a bloccare il desiderio anche se si ha disassuefazione).

Sintomo cardine della tossicodipendenza è la perdita di controllo sull’utilizzo della

sostanza, che può portare a scompensi o disturbi significativi, e la cui diagnosi

richiede la presenza di almeno 3 su 7 criteri in un periodo di dodici mesi.

I criteri di diagnosi della dipendenza sono:

1. tolleranza: effetti diminuiti con l’uso continuato della sostanza.

2. astinenza: assunzione della sostanza per alleviare od evitare i sintomi astinenziali.

3. Assunzione della sostanza in quantità maggiore o per tempi più lunghi di quanto

Programmato (perdita di controllo sull’uso).

4. Desiderio persistente o tentativi infruttuosi di cessare o controllare l’utilizzo.

5. Molto tempo speso per ottenere la sostanza, usarla o riaversi dai suoi effetti.

6. Cessazione o riduzione di attività sociali e lavorative a causa dell’utilizzo.

7. Utilizzo della sostanza nonostante la coscienza di problemi fisici o psichici

conseguenti.

Chi abusa di una sostanza non è detto che sia dipendente da essa. Solo se vengono

soddisfatti 2 o più criteri sopra elencati si è dipendente.

L’abuso è caratterizzato soprattutto dall’utilizzo della sostanza in situazioni

rischiose, in ambienti non op

Dettagli
A.A. 2015-2016
86 pagine
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SSD Scienze chimiche CHIM/08 Chimica farmaceutica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Appunti farmacia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Tossicologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Ferrara o del prof Morari Michele.