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PARTE QUARTA: “DEL REGNO DELLE TENEBRE”.
Cap. 44: “Delle tenebre spirituali, sulla base di una interpretazione sbagliata
della Bibbia”. Nella Bibbia, oltre ai poteri sovrani del divino e dell’umano, si parla
pure del potere dei reggitori delle Tenebre di questo mondo, cioè del regno di Satana, i
cui sudditi sono detti figli delle tenebre, in opposizione ai figli della luce. Il regno delle
tenebre è una confederazione di ingannatori che, per ottenere un dominio sugli
uomini in questo mondo presente, si sforzano con dottrine tenebrose ed erronee di
spegnere in essi la luce, sia della natura che del Vangelo, e di renderli così
impreparati per il regno di Dio avvenire. La parte più tenebrosa del regno di
Satana è quella fuori della Chiesa di Dio, in cui sono coloro che non credono in Gesù
Cristo. Ma la Chiesa stessa non è del tutto fuori delle tenebre. Le cause delle
tenebre spirituali sono quattro:
1. La luce della Bibbia è stata spenta in modo che gli uomini non la
conoscano.
2. È stata introdotta la demonologia pagana, cioè la dottrina concernente i
demoni, che sono solo idoli o fantasmi del cervello, senza alcuna natura reale
propria indipendente dalla fantasia umana.
3. La Bibbia è stata contaminata dai resti della religione pagana e della “vana
ed erronea” filosofia greca, specialmente quella di Aristotele.
4. Inoltre, è stata mescolata con tradizioni false e storie finte.
Queste quattro cause portano l’uomo a dar retta a persone e credenze menzogneri, in
primo luogo a coloro che seducono gli uomini abusando della Bibbia. Il principale e
maggiore abuso della Bibbia è il distorcerla per provare che il regno di Dio che in
essa viene spesso menzionato è la Chiesa presente. In realtà, l’unico regno di Dio
esistito al mondo è stato quello istituito con Mosè sui Giudei, e che cessò poi
all’elezione di Saul, quando essi rifiutarono di essere governati ancora da Dio e
richiesero un re che li governasse alla maniera delle altre nazioni, cosa a cui Dio
consentì. Dopo questo, non c’è stato altro regno di Dio che Egli abbia istituito con un
patto o in altro modo, se non il fatto che Egli è sempre il re di tutti i viventi, essendone
il creatore. Tuttavia, a tempo debito una futura restaurazione del suo regno
sugli uomini ci sarà, come Egli promise per mezzo dei suoi profeti. Ma siccome
Cristo non è ancora venuto per la seconda volta, al momento il regno di Dio non c’è
ancora, pertanto gli uomini sono, per patto, sottomessi solo ai loro sovrani civili, anche
se i cristiani sono già nel regno della grazia, in quanto essi hanno già la
promessa di essere accolti nel regno di Dio alla seconda venuta di Cristo.
Conseguentemente all’errore che la Chiesa presente è il regno di Cristo, il Papa
rivendica di essere vicario generale di Cristo nella Chiesa presente, e ciò
causa tenebre negli uomini, che diventano incapaci di vedere che si sono
impegnati ad obbedire solo al sovrano civile. Ne segue la dottrina per cui
sarebbe necessario che un re cristiano riceva la corona da un vescovo, e che
solo quando è incoronato dall’autorità del luogotenente di Dio sulla terra è fatto re con
il favore di Dio, e che ogni vescovo, qualunque sia il suo sovrano, fa al momento della
consacrazione un giuramento di obbedienza assoluta al Papa. A ciò segue
se un re,
ulteriormente la dottrina del quarto concilio lateranense (Innocenzo III):
all’ammonimento del Papa, non purga il suo regno dalle eresie (le opinioni che la
Chiesa di Roma ha vietato che siano sostenute), e, scomunicato per questo, non dà
soddisfazione entro un anno, i suoi sudditi sono assolti dal vincolo dell’obbedienza .
Credendo che la Chiesa presente sia il regno di Dio (come il reame di Israele), si arriva
pure al fatto che i ministri della Chiesa si auto-attribuiscono il nome di clero,
dando agli altri cristiani il nome di laicato, cioè popolo: da ciò scaturisce il fatto che i
tributi che un tempo venivano pagati dagli Israeliti ai Leviti siano stati per lungo tempo
domandati e presi ai cristiani dagli ecclesiastici in nome del diritto di Dio. Così, il
popolo è stato obbligato a un doppio tributo, quello allo stato e quello al clero. Dallo
(atti dei sovrani)
stesso sbaglio deriva la distinzione tra leggi civili e leggi
(atti del Papa): regole
canoniche queste ultime inizialmente erano canoni, ossia
proposte che i principi cristiani potevano decidere volontariamente se ricevere o
regole comandate,
meno, in seguito, quando crebbe il potere del Papa, divennero e gli
imperatori furono forzati a farle passare come leggi.
Un secondo abuso della Bibbia è prendere la consacrazione per uno scongiuro o
dedicare un uomo o qualsiasi altra
incantamento: nella Bibbia consacrare sta per
cosa a Dio, separandola dall’uso comune, in quanto santificata e resa di Dio, in modo
che sia utilizzabile solo da coloro che Dio ha designato che siano suoi ministri pubblici .
natura l’uso
Non si tratta quindi di cambiare la della cosa consacrata, ma solo
di essa, da uno profano e comune ad uno santo e peculiare al servizio di Dio. Quando
invece si pretende che sia cambiata la natura o qualità della cosa stessa, non si tratta
di consacrazione, ma di un’opera straordinaria di Dio o di uno scongiuro vano ed
empio: per es., quando il prete, nel sacramento della Cena del Signore, che consiste
meramente in una separazione del pane e del vino dall'uso comune per ricordare agli
uomini la loro redenzione per mezzo della passione di Cristo, pretende che quando si
dicono certe parole cambi la natura del pane e del vino, nonostante ai sensi nulla
appaia di diverso. La transustanziazione è incantamento, menzogna e idolatria:
questo è il mio corpo e questo è il mio sangue
prendere alla lettera è un abuso. Cristo
infatti non ha mai detto che un pane qualunque, di cui un prete dicesse quelle parole,
sarebbe in quel momento transustanziato, né la Chiesa di Roma stabilì mai questa
transustanziazione fino a Innocenzo III. Simile incanto è nel battesimo, matrimonio,
estrema unzione, visita agli infermi, consacrazione delle chiese e dei cimiteri,
etc. – in cui si pronunciano parole per scacciare fantasmi e spiriti immaginari.
Altri errori derivano da interpretazioni errate di vita eterna, morte eterna e seconda
morte. Dio creò Adamo in uno stato atto a vivere per sempre, ma solo se egli non
avesse disubbidito a Dio, perché l’immortalità non è essenziale alla natura
umana, ma dipendeva dall’albero della vita, dal quale Adamo fu allontanato
quando peccò, per timore di Dio che mangiasse di esso e vivesse per sempre. La
passione di Cristo restituisce la vita eterna ai fedeli. Tuttavia, da lungo tempo si crede
che l’anima di ogni uomo è per sua natura immortale: ciò fa sì che il sacrificio di
Cristo sia inutile, e che non vi siano né una morte eterna né una seconda morte, con le
quali si dice che si vuol dire una seconda vita eterna nei tormenti. Ma Hobbes ritiene
che non sia necessario pensare che l’uomo abbia un’anima immortale, dal momento
che, con la stessa facilità con cui Dio ha creato l’uomo dalla polvere, potrebbe pure
farlo continuare a vivere per sempre o farlo morire – tanto più che anima nella
Bibbia è intesa sempre come vita o creature vivente; se invece significasse
sostanza incorporea distinta dal corpo, allora, in base ad alcuni luoghi della Bibbia,
Hobbes conclude che dovrebbero averla pure tutti gli altri viventi. Quando si dice, nel
NT, che alcuni uomini saranno gettati corpo e anima nel fuoco dell’inferno, si vuol dire
corpo e vita, ossia che saranno gettati vivi nel fuoco. Ma per il contagio dell’opinione
greca che le anime umane sono sostanze per loro natura distinte dai corpi e che
perciò, quando il corpo fosse morto, l’anima di ognuno sussiste in qualche luogo, si è
formata la dottrina tenebrosa del Purgatorio, degli spettri defunti che
passeggiano all’aperto, specialmente in luoghi consacrati, le pretese di esorcismi
e le invocazioni di morti, le indulgenze.
Segue una discussione di coloro che credevano che il regno di Dio fosse già in atto:
Hobbes in sostanza, allegando passi biblici, dimostra che il regno di Cristo non è
ancora venuto. Alcuni passi della Bibbia sono abusati per difendere e provare il potere
del Papa sui sovrani civili: come quello per cui le due spade che Cristo e i suoi apostoli
avevano fra di loro erano la spada spirituale e temporale che Cristo avrebbe dato a S.
Pietro. Quanto alla maniera di consacrare, nella Bibbia era senza esorcismi: il rito della
consacrazione non prevedeva processioni, acqua esorcizzata o parole particolari, ma
soltanto parole decenti e razionali che fossero il più conformi possibile all’occasione.
Inoltre, la Bibbia non prova che l’anima umana ha l’immortalità per sua natura, ma che
l’ha per grazia. Poiché è difficile credere che Dio, sommamente misericordioso,
punisca le trasgressioni umane eternamente, occorre capire cosa s’intende per fuoco
eterno e altre frasi simili nella Bibbia. Il regno di Dio comincerà nel giorno del giudizio,
quando i fedeli risorgeranno con corpi gloriosi e spirituali, e saranno sudditi di Dio
nel suo regno eterno; essi non si sposeranno e non mangeranno né berranno come
facevano nei loro corpi naturali, ma vivranno per sempre nelle loro persone individuali.
Anche i reprobi risorgeranno per ricevere la punizione dei loro peccati, e quelli
tra gli eletti che saranno vivi nei loro corpi terresti in quel giorno avranno i corpi mutati
all’improvviso e resi spirituali e immortali. Ma che queste stesse cose varranno anche
per i corpi dei reprobi non è provabile dalla Scrittura, ad eccezione di quei passi in cui
si parla dei tormenti. Si può inferire che, come gli eletti dopo la resurrezione saranno
prima
restaurati nello stato in cui era Adamo di peccare, così i reprobi saranno nello
dopo
stato in cui Adamo e la sua posterità erano aver peccato. Pertanto, i
tormenti eterni di cui parla la Bibbia non contraddicono la dottrina di una seconda ed
eterna morte. I tormenti preparati per i malvagi possono continuare per sempre, e
non possono mai mancare degli uomini malvagi da tormentare in essi, anche
se non tutti né qualcuno eternamente: infatti, i malvagi, dato che sono lasciati nello
stato in cui erano dopo il peccato di Adamo, al tempo della resurrezione potranno
vivere come prima: la Bibbia non dice il contrario, e quando parla della resurrezione
ne parla in riferimento alla vita eterna, non alla punizione. L’eternità del tormento
non si riferisce ai sing