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Storia delle dottrine politiche - il Leviatano di Thomas Hobbes Pag. 1
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Il Leviatano di Thomas Hobbes

Nel Leviatano di Thomas Hobbes, vi è una nuova concezione dell'uomo, il quale non viene più considerato come un essere dotato per nascita di senso, ragione e passione ma come un essere in evoluzione, che tramite l'esperienza, acquisisce capacità, inclinazioni e virtù.

L'uomo trovandosi nello stato di homo hominis lupus non ha possibilità di sopravvivenza poiché ogni individuo tenderebbe per natura a prevaricare sull'altro, perciò è necessario istituire una convenzione, uno Stato, affinché non ci siano contraddizioni perché solo ponendo dei limiti alla libertà di ciascun individuo si può andare avanti, infatti Hobbes sostiene che il maggior potere di un uomo è quello costituito dai poteri del maggior numero di uomini. Tale potere è quindi quello dello stato.

Hobbes parla quindi di un Sovrano in cui il popolo possa riconoscersi, possa

identificarsi. Egli riprende la figura del Leviatano, per far comprendere il concetto dello stato. Il Leviatano era un animale estremamente forte e senza paura e così deve essere il sovrano di uno stato. Egli deve rappresentare sia il potere temporale quindi quello dello stato che quello religioso, quindi è l'unico che può offrire protezione agli uomini, poiché questi ultimi, non conoscendo le cause degli eventi naturali, di ciò che è stato, che è e che sarà, cominciano a temere il futuro cadendo di conseguenza in uno stato di ansietà che li conduce ad attribuire la causa di tutti gli eventi ad enti invisibili chiamati spiriti. Ciò che ha contribuito a far incrementare queste credenze negli uomini è stata la religione dei Gentili. Secondo Hobbes, i fautori di tale religione, pur di mantenere il loro potere, approfittarono dell'ignoranza degli uomini facendo credere loro che sarebbero stati puniti dagli dei se

Non avessero seguito tutti i precetti di tale religione, distraendoli quindi per far si che non si accorgessero delle loro azioni meschine. Per evitare che l'uomo possa cadere in questo baratro e fidarsi di questi impostori, è necessario che usi la ragione. Ragionare significa calcolare le conseguenze dei nomi, cioè concepire in modo conseguente i nomi corretti di tutte le parti (di un discorso) affinché non si raggiunga l'intero (la verità). Da qui la dottrina del nominalismo secondo cui bisogna affidare ai nomi la giusta definizione. Quindi con ciò ci vuol dire che grazie alla ragione, l'uomo non cade nelle mani di impostori che, tramite falsi discorsi, vogliono ingannarlo. Il saggio quindi è colui che mette in discussione un discorso (un calcolo dei nomi) correggendo eventuali errori (quindi mettendo in discussione ciascun nome del discorso).

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Publisher
A.A. 2012-2013
2 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/02 Storia delle dottrine politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dreamgirl88 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle dottrine politiche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Scuola Normale Superiore di Pisa o del prof Borrelli Gianfranco.