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In Francia, in Italia, in Germania, in Inghilterra, l'amore è sempre stato l'argomento centrale
del romanzo come la guerra nei poemi omerici o la vendetta nei drammi rinascimentali.
Invece nei grandi romanzi americani, abili a descrivere l'offesa, la violenza, la solitudine, il
terrore, si tende ad evitare di descrivere l'incontro appassionato, lo sbocciare della passione
amorosa fra due esseri: essi rifiutano di ammettere nei loro racconti l'esistenza di donne
emancipate e mature, ci offrono invece mostri di virtù e depravazione, simboli di sessualità
repressa o temuta.
L’Adulterio in una Boston puritana era inizialmente condannato con la morte del traditore e
dell’amante, successivamente questa pena fu abolita e la condanna divenne meno violenta,
fisicamente parlando, ma più dura per la coscienza dei peccatori in quanto costretti per tutto
il corso della loro vita, a portare la lettera scarlatta “A” con significato principale di
“adulterio”.
Il romanzo è stato scritto in uno dei periodi più puritani della storia americana, per questo
motivo l’opera ha bisogno di uno studio più approfondito e meno superficiale, infatti si può
azzardare nel cercare più di un significato.
Nell’opera “The Scarlet Letter” il tema principale intorno al quale gira la vicenda è l’amore, e
più precisamente la seduzione ed il matrimonio. La storia infatti ha come linea guida un
tradimento per il quale Hester viene condannata a portare per tutto il resto della sua vita la
lettera “A” cucita sul petto.
Tutta la storia viene spesso analizzata dalla prospettiva imbevuta di quella cultura puritana
nella New England, che ci trasporta in uno strano gioco di ruolo, da una parte i sentimenti e
maturazione personale dei diversi protagonisti, e invece dall'altra parte la reputazione e
l'immagine pubblica che offrono alla comunità. La differenza di questi due livelli è una chiave
che tende a de-costruire la bigotteria di quella morale puritana, che spesso, come si
sottolinea in più parti, eccede non solo nella assurdità delle proprie regole e nella severità
di giudizi gratuiti, ma proprio in un eccesso di fanatismo, una visione mitologica e irrazionale
che spesso è causa delle peggiori barbarie: per esempio in modo sarcastico in più volte si
parla di forze diaboliche o magiche per spiegare determinati fenomeni, ed è proprio da
questa assurda accusa di stregoneria, che verranno inflitte le più atroci condanne da quei
tribunali puritani.
I personaggi principali sono quattro: Hester e la figlia Pearl, cioè Perla, il giovane pastore
Dimmesdale, teologo e ammirato predicatore, venerato come un santo dalla comunità, e
Roger Chillingworth, un medico che ha studiato in Inghilterra, ma conosce anche la
medicina degli indiani, presso i quali è stato prigioniero per un periodo nella foresta. A
parte Hester, i nomi sono significativi: Pearl indica appunto la perla come cosa preziosa;
Dimmesdale significa valle (dale) offuscata dalla nebbia (dim); Chillingworth significa
capace (worth) di far rabbrividire (chilling), infatti ha connotati diabolici, deforme nel corpo
e nel cuore. In lui si rappresenta anche la critica romantica alla scienza. Una critica
umanistica alla scienza c’è sempre stata e oggi si chiama scientismo.
Leonardo Terzo, “Dei delitti e delle pene” (1850) p.3
Qual è il vero significato de “La lettera scarlatta”?
“Hawthorne è un intellettuale del New England. I suoi avi erano stati tra i magistrati che
avevano condannato e bruciato le streghe di Salem, e molti biografi e critici ritengono che
egli abbia nutrito nella sua vita un complesso di colpa per questo. Sua moglie e sua
cognata erano attivamente impegnate a favore dei diritti della donna e in generale dei
diritti umani.”
Leonardo Terzo, “Dei delitti e delle pene” (1850) p.3
Si può quindi stabilire che l’intento dell’autore fu principalmente, quello di denunciare
l’ingiustizia di una condanna moralmente violenta come quella inflitta ad Hester.
Hester, Angelo o Adultera?
“Se il simbolo è un richiamo all’origine, rispondere all’appello non significa chiarire la
parola secondo certi criteri accertati in un certo ambito storico, ma significa rinunciare a
priori a una tavola di criteri anticipatamente stabilita, per mettersi a disposizione della
parola, ascoltarla per ciò che essa ha da dire, per il non detto che la regge e che la rende
udibile […]. Per questo i simboli non si interpretano. Per loro tramite l’anima visualizza la
propria immagine e incontra la sua radice da cui non può separarsi, per cui ogni volta che
parla del mondo, ogni volta che lo interpreta, narra la propria storia”.
Umberto Galimberti. “Il Paesaggi dell’anima”. Mondadori (1998) P.27
Hawthorne nell’evoluzione del romanzo trasforma la A in un simbolo che lui stesso lascia
non interpretato. Con una prima lettura si può affermare, senza troppi giri di parole, che la
lettera scarlatta che Hester è costretta a portare abbia come significato “adulterio”, ma
analizzando meglio l’opera, si può notare infatti, che questo termine non viene mai utilizzato
da Hawthorne, che ne tratta in modo così reticente ed incomprensibile da renderlo quasi
innocente. L'Adulterio dunque non solo non è nominato nel libro, ma viene postulato
piuttosto che descritto. E' un peccato originale, un emblema; Pearl, il frutto del peccato,
anziché una vera bambina, sembra una rappresentazione allegorica del peccato, anzi
addirittura sembra uno spirito emanato dal diavolo.
“Lungo il corso del romanzo la A scarlatta subisce un’estensione semantica: A per
Adulterio, ma anche A come Arthur Dimmesdale, il giovane pastore, A come Adamo, e
quindi peccato originale, ma anche come Abele, A come arte e America… La lettera è
oggetto di variazioni metamorfiche, è la A verde che Pearl nella foresta disegna con le
alghe del fiume, la A che squarcia il cielo come una meteora la notte della veglia di
Dimmesdale sulla gogna e della morte del vecchio governatore e viene interpretata come
A per Angelo. Una A è forse la forma dello stigma impresso sul petto di Dimmesdale.”
Patrizia Nerozzi, Diritto e Religione, p. 82
Pearl è la metafora vivente della lettera scarlatta, nel corso della narrazione, infatti, viene
descritta emarginata, non ha amici, è spesso irascibile, sembra ingestibile, soprattutto da
Hester, che cerca in tutti i modi di creare un legame con l’unica persona che le sta sempre
intorno, ma che al contrario si mostra distante dall’amore della madre.
Pearl, è di aspetto fisico perfetto, vigorosa e molto destra.
The child had a native grace which does not invariably coexist with faultless beauty, its
“
attire; however simple, always impressed the beholder as if were the very garb that precisly
became it best”.
N.Hawthorne, The Scarlet Letter (2014) p.79
È un simbolo all’interno della comunità; è bambina per gran parte del romanzo, infatti
quando Dimmesdale muore ha solo sette anni. La sua importanza nel romanzo consiste nella
sua capacità di provocare gli adulti con domande ed osservazioni impertinenti o
atteggiamenti provocatori che mettono a nudo verità occultate.
Fin da piccolissima è affascinata dal ricamo sui vestiti della madre e i suoi commenti
innocenti sulla lettera ne sottolineano costantemente il significato. Pearl fa inoltre spesso
domande per capire le relazioni che legano gli adulti, soprattutto sul legame che lega Hester
e Dimmesdale.
Perciò nel momento in cui il reverendo muore, la sua capacità di indagare e penetrare simboli
e segreti non è più necessaria e il personaggio torna umano: si sposerà e riuscirà ad inserirsi
nel contesto sociale. Pearl è quindi la rappresentazione dell’espiazione del peccato della
madre del quale lei ne è la conseguenza.
La “A” appare anche sul petto del pastore; infatti nell’atto finale quando i due innamorati
accompagnati dalla figlia illegittima salgono sul palco, sul quale inizialmente la donna viene
condannata ad imperitura vergogna per il suo tradimento, l’uomo si scopre il petto dove
una sorta di stigmate sulla sua carne viva apparse dal giorno in cui ad Hester è stato imposto
il simbolo del disonore e della vergogna.
“Most of the spectators testified to having seen, on the breast of the unhappy minister a
SCARLET LETTER – the very semblance of that worn by Hester Prynne – imprinted in the
flesh. […] Others, again whispered their belief, that the awful symbol was the effect of the