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Cose che sappiamo benissimo essere impossibili, perché in questo periodo Hawthorne viaggia
moltissimo e si mette anche in contatto con i nativi americani, di cui raccoglie la tradizione orale.
“Fanshave” (1828) è il suo primo romanzo, pubblicato a sue spese. È ambientato in
un’università fittizia sul cui sfondo crea un triangolo amoroso contornato da intrighi.
Nonostante qualche recensione positiva, l’opera è un flop e in un impeto di rabbia
– –
Hawthorne raccoglie tutte le copie tranne una e dà loro fuoco.
– –
Sempre in questi anni e fino al 1837 pubblica una serie di racconti su riviste; ma la
pubblicazione anonima non poteva accordarsi a lungo con le sue ambizioni e di conseguenza mette
“The Storyteller”.
insieme una prima raccolta,
Un altro insuccesso, ma questa volta fingere di bruciare le copie dell’opera fa aumentare di molto la
sua fama di poeta maledetto.
Una vera è propria opera di “marketing”, visto che in realtà reciclerà i racconti in un’altra raccolta,
“Twice Told Tales” (1837) il cui titolo è una citazione del “King John” di Shakespeare.
Si rifà, in altre parole, all’idea che la vita sia una dove l’uomo è destinato a
tedious tale told twice,
commettere sempre gli stessi errori, fare sempre le stesse cose. Una concezione valida tanto per
l’uomo, quanto per una nazione: Hawthorne è ossessionato dall’idea del passato puritano ed è
convinto che l’America non si libererà mai di questo fardello.
La raccolta ebbe un grande successo. – –
Sempre nel 1837 si innamora di Margareth Fuller spirito intellettualmente affine ma il suo
narcisismo lo porta a sposarsi con Sophia Peabody, una donna coltissima ma estremamente timida
e adorante nei confronti del marito, in più spesso costretta a letto per un’invalidità psicosomatica
che peggiorerà dopo il matrimonio.
I due si sposano nel 1842 dopo un fidanzamento di 5 anni e vanno a vivere a Concord, dove
– –trova
Hawthorne ancora impossibilitato a mantenersi con la sola scrittura lavoro nella dogana di
misuratore di sale e carbone grazie all’aiuto di Franklin Pierce.
Salem come
Dopo alcuni anni diviene sovraintendente alla dogana, ma i Whig salgono al governo e Hawthorne,
a causa delle sue idee politiche, perde il posto di lavoro. “Twice Told Tales”
Sono gli anni in cui è obbligato a fare della scrittura un lavoro: ripubblica e
scrive un’altra raccolta, “Mosses from an Old Manse”
“The Scarlett Letter “(1850) nasce come racconto, ma l’editore vi scorge del potenziale e
Hawthorne di ampliare l’argomento per farne un romanzo. Ci troviamo in epoca
chiede ad
puritana ed è la storia di un’adultera che diventa per l’autore una sorta di santa, ma quello
che traspare dal testo è che dal passato non si sfugge, anche quando il peccato è
inconsapevole o funzionale.
“The House of Seven Gables”(1851) è il romanzo più gotico di tutti; doppio piano con
avvenimenti del presente e storie dell’epoca puritana.
“The Marble Faun”(1860) è il suo ultimo romanzo importante, frutto del lavoro di
Hawthorne come ambasciatore a Liverpool, grazie al quale viaggia moltissimo. Va infatti in
– –
Italia dove il testo è ambientato e alla vista di Roma si ritrova davanti a quella che per lui
era l’emblema di una città il quale passato era talmente ingombrante da schiacciare l’uomo.
Verso la fine dei suoi anni, Hawthorne ha in progetto di scrivere altri 4 romanzi che però
“Muskes from an Old Man”,
rimarranno incompiuti. Di rilevante vi è solo una raccolta di
racconti.
Tematiche
Vi sono due tematiche fondamentali nella produzione di Hawthorne, che si possono ricavare da
cinque racconti:
“Young Good Man Brown”: ci fa capire l’ambiguità che domina i testi di Hawthorne e la
1. sua ossessione per il peccato e per il passato puritano.
Il protagonista è un uomo qualunque che vive in epoca puritana e si sposa con una donna di
nome Faith, la quintessenza della perfetta donna puritana.
Un giorno l’uomo decide di andare nella foresta (luogo demoniaco) e comincia a vedere
–
tutte le persone più influenti del villaggio tra cui sua moglie - unirsi al rito del Sabba.
Colpito dalla scena, sviene e tornerà più tardi a casa solo per rimanere tutta la vita con il
dubbio di aver assistito o meno alla scena nel bosco.
Sogno o realtà?
Morale > l’ambiguità è ovunque è non c’è modo di risolverla.
“The Birthmark”:
2. è un racconto incentrato sulla donna e sul peccato.
Parla di una coppia, dove la moglie è la perfetta donna puritana, ma con una piccola voglia a
forma di mano su una guancia.
Il marito, che pure l’amava, diventa ossessionato da questa voglia al punto da non riuscire a
vedere altro. Da medico, decide così di trovare un modo per cancellare “la manina” e
sottopone la donna ad una cura: le inietta una sostanza che si, fa sparire la voglia, ma
–
conduce gradualmente la moglie alla morte senza che lui nella sua mania- se ne renda
conto.
Morale > il peccato (la voglia) è insito nell’uomo e pensare di cancellarlo dalla vita è
un’assurdità.
“Rapaccini’s Daughter”:
3. un altro racconto incentrato sulla figura femminile che, nella
produzione di Hawthorne, sembra sempre essere destinata al sacrificio.
La storia è ambientata a Padova e parla di una ragazza bellissima che viene osservata tutte le
mattine del suo vicino di casa, un giovane medico innamorato di lei.
Tuttavia il ragazzo nota in Beatrice una particolarità: la giovane è sempre vicino ad una
pianta che uccide qualsiasi altra creatura vivente ed, inoltre, i fiori che lui le manda come
pegno d’amore appassiscono appena lei li sfiora.
In realtà il padre di Beatrice, geloso della figlia, l’aveva resa velenosa sin da bambina ed
aveva fatto in modo di essere l’unico immune al veleno ( > il padre voleva preservare la
purezza della figlia ed il giardino diventa così una specie di Eden, dove Eva rimane pura ed
Adamo non può entrare).
Il giovane va quindi da un altro medico e si fa dare un antidoto per la ragazza che, per amore
e pur sapendo che la pozione l’avrebbe uccisa, la prende e muore.
Hawthorne la figura femminile è problematica perché tenta l’uomo e –allo
Morale > per
stesso tempo- deve rimanere pura. E per questo che le sue donne muoiono, perché la purezza
non è di questo mondo.
“The Devil in the Manoscript”:
4. testo semi-autobiografico, in cui si parla di uno scrittore
che scrive le sue opere ma non riesce a pubblicarle.
L’uomo, frustrato con la sua arte, prende il suo manoscritto e lo brucia; ma per Hawthorne
l’arte è qualcosa che ha vita propria, come se la natura non fosse altro che lo strumento
grazie al quale l’arte – – prende forma e l’uomo un semplice
divina o diabolica che sia
tramite.