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Per essere oplita, al tempo della battaglia di Maratona, occorrevano almeno
due caratteristiche: una politica e l'altra economica
Come si è più volte ricordato nel corso delle lezioni, la battaglia di Maratona
testimonia la prima vittoria della giovane democrazia ateniese avvenuta nel 490 a.C.
contro l’impero Persiano, il quale ha rappresentato, nel corso del V sec. a.C., il nemico
esterno del regime democratico ateniese. Protagonisti dello scontro furono la falange
greca e l’esercito Persiano, di cui Erodoto ci da notizia descrivendo quest’ultimi
numericamente superiori all’esercito ellenico. Figura chiave dello scontro tra le due
forze combattenti fu l’oplita.
Volendo dare una definizione ristretta dell’oplita possiamo dire che egli era il fante con
armatura pesante dell’antica Grecia. Ma analizzando in profondità tale figura si scopre
che l’oplita era anche sintesi di un regime politico che in quel tempo ha attraversato e
caratterizzato la democrazia ateniese. Proseguendo nella nostra disamina, si dirà che
a Maratona vinse l’esercito del popolo ossia un esercito di opliti. È proprio questo
passaggio che in qualche modo spacchetta la figura del fante greco e ci spiega il
contesto socio-politico che ha distinto Atene tanto da rappresentarla come un modello
di riferimento per tutta la Grecia.
L’oplita era figlio di una serie di riforme che lo istituzionalizzarono, a partire dalla
costituzione Timocratica, in cui l’esercizio dei diritti politici, e quindi lo status di
cittadino, era concesso esclusivamente a quanti, disponendo del censo utile, potevano
servire l’esercito. Ciò nondimeno il mutare dei tempi e delle circostanze furono
portatori di un evoluzione politica-amministrativa che cambiò di fatto gli assetti della
città ateniese, rinnovando nei governanti la radicalizzazione dei principi democratici.
Non ultima fu la riforma di Clistene nel 508 a.C. che suddivise tutto territorio ateniese
in 10 tribù allo scopo di creare una nuova identità popolare non più legata alle
discendenze familiari di sangue ma all’appartenenza politica. I nuovi scenari sociali
traghettarono pertanto la figura dell’oplita da un ruolo di esclusività a un ruolo di
rappresentanza armata organizzata in battaglioni. Questi mutamenti positivi che
ridefiniscono l’identità socio-politica di Atene, saldarono tra governanti e i governati i
principi di libertà e uguaglianza, facendoli divenire nel corso del V secolo a.C. i pilastri
portanti del primato ateniese.
L’oplita di Maratona racchiude quindi l’espressione massima di libertà positiva di quel
periodo. Era dunque il popolo in armi delle tribù che imbraccia l’oplon e si schiera a
difesa di questi valori contro chi voleva soffocarli in cambio della tirannide. Volendo
fare una piccola disgressione a significare l’importanza e il senso dell’uomo libero che
lotta per valori giusti nei quali si riconosce poiché egli era, in concreto, attore politico
nel procedimento di formazione della decisione popolare, si riporta sinteticamente un
passaggio del memorabile discorso di Pericle svoltosi, qualche decennio dopo
Maratona, in occasione della cerimonia solenne ai caduti della guerra del Peloponneso,
in cui i soldati indentificarono “la felicità con la libertà e la libertà col coraggio”. Come
un cerchio che si chiude, l’oplita che lotta a Maratona diventa pertanto la
manifestazione di quel coraggio, di quell’affermazione politica di libertà incentrata nei
valori democratici che dettarono ad Atene uno stile di vita, dove l’uguaglianza positiva
dava pieno titolo alle scelte della comunità e sulla comunità.