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Durante il Medioevo, periodo che va dal 600 d.C. al 1500 circa, la biblioteca riesce a sopravvivere
all’interno dei monasteri. Gli ordini monastici, prima nati in Africa e poi diffusi in Europa, hanno
dato vita alle biblioteche monastiche, che hanno consentito la trasmissione della conoscenza
attraverso l’opera degli amanuensi, i quali ricopiavano i testi. Come nell’Antichità, le biblioteche del
Medioevo sono anche officina di manoscritti: i testi vengono custoditi e copiati. E’ principalmente
attraverso la copiatura dei manoscritti che si incrementa la raccolta, il cui nucleo è in genere
costituito da un limitato numero di opere ricevute alla fondazione del nuovo convento dalla casa
madre.
Sappiamo poco della forma architettonica delle prime biblioteche medievali e spesso la
cinematografia e la letteratura hanno contribuito a fornire un’immagine falsa di biblioteca
medievale.
Le più grandi biblioteche di quell’epoca non si trovano nell’Europa cristiana, bensì nel mondo
arabo e nell’Asia sudorientale. La tecnologia della produzione della carta però non si diffuse in
Medio Oriente, ma in Cina, dove il suo utilizzo venne a combinarsi con la stampa per produrre libri
molto diversi da quelli della controparte europea, e questo secoli prima che tali tecnologie fossero
disponibili nel Vecchio Continente. SI stima che in Cina la diffusione della stampa si realizzò nel
1041.
In Europa, erano diffuse le biblioteche monastiche, le quali cambiano rispetto alla struttura di
quelle del passato. Il monacesimo sviluppò un modo diverso di concepire la biblioteca, infatti il
luogo di conservazione e la sala di lettura non corrispondevano. I testi erano custoditi in un luogo
separato, e come tutte le “sale dei libri” erano luoghi a pianterreno, che nel Medioevo era
normalmente pavimentato in pietra posate direttamente sulla nuda terra, e di conseguenza
perennemente umido; i libri antichi, per essere protetti dall’umidità, venivano collocati su supporti
metallici così che potessero essere collocati sul pavimento in pietra senza assorbirne l’umidità. La
lettura avveniva in un altro luogo, ad esempio nel refettorio, o durante le celebrazioni. La sala di
lettura vera e propria è chiamata Scriptorium perché vi erano i banchi in cui gli amanuensi
ricopiavano i testi antichi.
In un primo tempo la forma è a navata unica: un corridoio centrale separa due file di banchi e
leggii. In seguito prevale la forma basilicale a tre navate separate da colonne, sempre con un
corridoio al centro e, a distanza regolare nelle due navate laterali, banchi e leggi dotati di armadi.
La luce penetra da finestre regolarmente distanziate.
Una splendida forma di biblioteca monastica è rappresentata dalla biblioteca Malatestiana. La
struttura architettonica ricorda la forma basilicale romana, ma all’interno la navata centrale
presenta delle modifiche: è più stretta, affinchè le navate laterali fossero abbastanza capienti da
lasciare spazio ai banchi, posti al di sotto delle finestre. Per scongiurare il pericolo del fuoco, si
preferisce costruire volte in pietra o laterizio, ma non tutte le costruzioni monastiche potevano
permettersi da subito costruzioni in pietra, per cui a volte utilizzavano il legno.
In questo momento si cominciano a sviluppare dispositivi per la protezione dei testi. Quando
escono dal luogo di conservazione, e vengono portati nello scriptorium, questi grandi libri vengono
legati ai banchi. I banchi sono disposti in corrispondenza delle finestre per un’adeguata
illuminazione.
Se il lettore desidera leggere un determinato libro, viene accompagnato al banco in cui esso è
collocato e deve sedere lì. In questo caso potremmo dire che è il lettore che viene portato dal libro.
Possiamo dedurre che l’approccio ai libri in questo momento storico era incentrato intorno alla
figura del lettore, che doveva recarsi verso il libro, quest’ultimo concepito ancora più come oggetto
fisico da conservare, che come contenuto intellettuale da far circolare.
Queste biblioteche non erano accessibili liberamente, potevano essere frequentate solo dai
monaci del monastero. Il carattere elitario di queste biblioteche era comune anche in quelle
romane, dato che per “pubblico” si intendeva una esigua parte della popolazione, ma l’accesso al
Foro era di gran lunga maggiore rispetto quello dei monasteri.
Alla fine del Cinquecento le biblioteche erano molto diverse da quelle degli inizi del secolo. Fino a
tempi relativamente recenti tali cambiamenti non furono compresi appieno e si continuarono a
seguire ipotesi errate. L’effetto avuto sul design delle biblioteche europee dalla nascita della
stampa e dall’introduzione del libro cartaceo non fu affatto così immediato come alcune fonti
sembrano invece indicare: nel 1500 non era praticamente cambiato nulla. I libri stavano
aumentando di numero, ma tale incremento doveva ancora ripercuotersi sugli spazi fisici progettati
per custodirli. Il XVI secolo conobbe sviluppi significativi nella forma della biblioteca, sia nei locali
adibiti alla custodia dei libri, sia negli arredi e nella decorazione.
L’aumento dei codici provoca una modifica nella forma dei banchi medievali, che si sviluppa
assumendo l’aspetto di uno scaffale, come accade nella biblioteca del Merton College. Gli
scaffali, insieme ai plutei, con l’aumentare dei libri si sviluppavano in verticale. Questo aspetto è
caratteristico dell’Inghilterra, e se paragonato al tema principale di cui tratta la quinta legge della
biblioteconomia, la biblioteca è un organismo che cresce, possiamo riscontrare una soluzione
tecnica che verrà applicata successivamente da altre biblioteche.
Durante il Medioevo i chiostri erano spesso utilizzati come biblioteche. Nella maggior parte dei casi
scrittoi e panche venivano semplicemente disposti nello spazio esistente. Dato il clima dei paesi
nordici, questa consuetudine sembra abbia condotto alla costruzione di finestre e divisori in legno
in modo da realizzare artificialmente dei cubicoli di lettura. Nella Cattedrale di Gloucester, i
monaci fecero un passo in più, ordinando di costruire direttamente 20 cubicoli in pietra, ciascuno
con la propria finestra. In questo momento possiamo osservare che l’approccio alla lettura cambia,
c’è una nuova visione dello studio, il che porta considerare l’importanza della lettura individuale, e
che si esprime nella creazione di questi cubiculi simili a degli studioli. A tal proposito, in campo
artistico possiamo ricordare il dipinto di Antonello da Messina (1474), che ritrae proprio questo
nuovo modello di approccio allo studio.
A nord invece, nei Paesi Bassi, la biblioteca di Leiden conserva ancora la tradizione del sistema
di scaffali a stalli, e della lettura in piedi per poter prendere i libri incatenati agli scaffali, nonostante
nel resto d’Europa fosse una pratica che stava scomparendo.
Nel Rinascimento, durante il XVI e il XVII secolo, dalle piccole nicchie degli studioli, la biblioteca
comincia ad entrare nelle case dei principi, adottando il modello della sala unica dei libri. La
biblioteca medievale si evolve in biblioteca moderna, grazie ad alcuni eventi decisivi,
principalmente l’invenzione della stampa (1455) e la sostituzione del libro al manoscritto, lo
sviluppo del commercio librario e il conseguente aumento del numero di opere in circolazione e
conservate. Sulla spinta di tali fattori l’organizzazione della biblioteca muta profondamente e, con
essa, cambia lentamente anche l’organizzazione spaziale della biblioteca.
Contemporaneamente, nell’epoca rinascimentale, si sviluppano biblioteche umanistiche di corte.
Fra i fattori politici e culturali che influenzarono questo nuovo indirizzo culturale vi furono senz'altro
l'affermazione delle signorie e lo sviluppo dell'Umanesimo, con il conseguente gusto antiquario e
filologico, che in architettura si traduce nello studio delle belle forme degli edifici antichi, cioè
romani. E’ evidente l’assimilazione e il recupero di moduli compositivi mutuati dall’architettura
classica; lo spazio è più articolato, e prevede un solenne vestibolo. A volte è presente, almeno
nello stadio di progetto, un terzo ambiente per la conservazione di opere di carattere diverso da
quelle della sala principale.
Michelangelo, progettando la biblioteca laurenziana, modificò la planimetria a pianta basilicale
allora consueta, facendola diventare una grande sala unica. Un vestibolo è posto all’ingresso della
biblioteca, rivestito da elementi di pareti esterne, quasi a rappresentare, seppur
inconsapevolmente, la direzione che stava assumendo la biblioteca, cioè la sua graduale
separazione dai monasteri.
La biblioteca del Rinascimento cerca di integrare due principi: la semplicità (eliminando le navate),
e la dimensione pubblica - che ricorda la biblioteca romana -.
Un esempio tardorinascimentale è quello della biblioteca Vaticana. Fu Papa Niccolò V, nel
Quattrocento, il primo a concepire l’idea di una biblioteca moderna, realizzando una consistente
raccolta di antichi codici; ma l’istituzione ufficiale della biblioteca risale a Papa Sisto IV. Questa
biblioteca mette a disposizione degli studiosi ed eruditi i codici antichi.
La sede antica della biblioteca Vaticana è costituita da una grande sala dei libri, con cassettoni per
la sistemazione e conservazione dei libri, posizionati attorno al perimetro di base dei pilastri che
sostengono le volte a vela. Alla fine del Cinquecento, mentre nel resto d’Europa la stampa si stava
diffondendo e stava entrando nelle biblioteche, né la biblioteca Vaticana, né quella Laurenziana
guardavano al futuro. I testi conservati erano ancora i codici antichi. Solo un secolo dopo la sede
iniziale risultò inadeguata a contenere tutto il materiale continuamente accresciuto dai pontefici con
nuove acquisizioni e con l'avvento dei libri a stampa.
Il XVII secolo segna l’inizio della moderna architettura bibliotecaria. Il costo sempre più basso dei
libri cominciò alla fine ad influire notevolmente sulla progettazione delle biblioteche: il prezzo
d’acquisto di un libro di valore medio era calato drasticamente nel corso del XVI secolo, ma fu solo
nel seguente che se ne videro le ripercussioni sugli arredi interni delle biblioteche. Al fine di
abbassare ulteriormente i costi dei libri furono introdotti nuovi formati: i volumi divennero più piccoli
e più economici e, di conseguenza, mutarono anche gli scaffali in cui venivano conservati.
La biblioteca barocca e neoclassica è costituita da un unico vasto ambiente sia per i libri che per i
lettori, un “vaso” o “stanzone”, nel quale l’esigenza di ricavare sempre più spazio per i volumi, il cui
numero si è notevolmente incrementato rispetto ai secoli