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Un’indagine sui non frequentatori della biblioteca viene dalla Francia.
I. La biblioteca si rivolge a un pubblico specifico di
studenti/studiosi/intellettuali;
II. Ci sono altre attività da fare con gli amici
III. Non si conosce il servizio né come funziona,
Altre motivazioni addotte dai non iscritti alla biblioteca sono che non gli piace
leggere, o collega la non frequentazione a problemi pratici, in quanto la biblioteca è
troppo lontana e un rilievo significativo è il fatto che gli orari non sono convenienti.
È evidente che la biblioteca non ha un pubblico, ma cento. Quindi, qualunque
tipo di promozione, se non si comprendono le diverse esigenze delle persone, saranno
generiche e poco efficaci. 3
Antonella Agnoli, Le piazze del sapere. Biblioteche e libertà, Laterza, Bari:
Oggi ci sono molteplici occasioni per venire in biblioteca, concerto, mostra,
incontro con uno scrittore, per accompagnare il nipotino etc…
E ancora più importante indagare le motivazioni di chi non va in biblioteca, in
maniera approfondita e non superficiale.
Bernard Lahire, spiega come l’estraneità di gran parte del pubblico al servizio
bibliotecario sia solo l’ultima parte di una frammentazione e divisione della cultura
per classi sociali attuata a fine ottocento e inizio novecento. Mentre prima
Shakespeare era stato un intrattenimento per il popolo e per tutte le classi sociale, a
fine ottocento viene imposta una visione contemplativa e distaccata e diviene un
autore per un audience specifica, elitaria.
1.4 barriere simboliche
Barriere simboliche possono consistere in arredi e architetture che si discostano,
anche di molto, dalla percezione e dall’esperienza delle persone comuni e fungono in
un certo senso da deterrente per lo svolgimento dell’esperienza.
La molteplicità dell’informazione disponibile ha generato un consumo
superficiale delle notizie, che spesso si limita al solo scorrere velocemente i titoli
senza soffermarsi sul contenuto del testo e senza verificare l’informazione.
Una barriera può anche essere il contesto tecnologico in cui vivono e sono
immerse le persone quotidianamente. In questo contesto il catalogo della biblioteca
diviene uno strumento e non lo strumento per la ricerca dell’informazione. Inoltre,
dovrebbe adattarsi ed evolversi contestualmente alla cultura quotidiana delle persone
che lo utilizzano in quanto ormai si è più abituati a consultare un motore di ricerca
come google che a ricercare in un catalogo della biblioteca un libro. Sintetizzando, si
può dire che per essere efficaci i cataloghi e i programmi di gestione delle raccolte
delle biblioteche dovranno svilupparsi in maniera da essere più user friendly e di
immediata comprensione per la persona che vuole utilizzare il servizio.
1.6 Il catalogo
Come si diceva prima, la facilità nell’uso del catalogo è essenziale per la sua
funzionalità. Bisogna sviluppare un software in grado di correggere l’eventuale errore
e facilitare la ricerca ai documenti che più probabilmente verranno ricercati
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Antonella Agnoli, Le piazze del sapere. Biblioteche e libertà, Laterza, Bari:
dall’utente specifico, un po’ come i software di siti commerciali come amazon fanno
già da tempo. Questo tipo di software si alimenta di continuo dalle ricerche degli
utenti ed è in grado di imparare migliorando le proprie performances.
Anche il mostrare le copertine dei libri dovrebbe essere considerato un notevole
passo in avanti nella facilitazione della ricerca, sia per quanto riguarda il formato che
per la memoria visiva. [magari si cerca un libro di cui non si ricorda bene né l’autore
né il titolo, ma si ha un’idea chiara della copertina e del disegno].
Il contesto in cui dovremmo operare: 2010-2030
2.1 L’invecchiamento del paese
Qualunque progetto bibliotecario iniziato oggi dovrebbe tenere in conto
l’andamento demografico dei prossimi 20 anni: 5 prima dell’apertura e 15 prima di un
restyling. Dalle statistiche sembra evidente come in futuro la popolazione anziana
sarà la maggioranza e di come almeno un 50% di loro potrebbero essere utenti della
biblioteca. Quindi, le biblioteche che progettiamo oggi, tengono in conto le necessità
di questa fascia di popolazione sia per le infrastrutture che per i contenuti?
Oltre all’invecchiamento bisogna considerare anche la diversità etnica e il
numero sempre crescente di cittadini italiani che nascono da genitori immigrati.
Infatti, se l’indice di natalità si sta risollevando è proprio grazie a queste persone che
vivono e lavorano in italia. Di conseguenza la biblioteca può costituire, insieme alla
scuola il luogo dove i nuovi cittadini potranno integrarsi e riconoscersi pienamente
come italiani.
2.2 La crisi della scuola
Secondo le indagini dell’OCSE gli alunni italiani sono al di sotto della media
dei paesi industrializzati e soprattutto hanno grosse difficoltà a leggere e a interpretare
i testi. Secondo le statistiche la situazione continua a peggiorare e questo creerà non
poche difficoltà laddove in una società dell’informazione l’alfabetizzazione è una
necessità fondamentale in quanto funzionale ai fini del consumo dell’informazione
stessa. [anche se bisogna ribattere che il consumo dell’informazione diventa via via
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Antonella Agnoli, Le piazze del sapere. Biblioteche e libertà, Laterza, Bari:
che progrediscono i mezzi tecnologici e aumenta la quantità disponibile sempre più
superficiale].
2.3 l’economica della conoscenza
L’OCSE definisce l’economia cognitiva come un processo di
democratizzazione dell’innovazione, attraverso il quale gli utilizzatori di merci e
servizi contribuiscono sempre più all’innovazione. Di attenua il divario tra produttore
e consumatore e con il progredire dei mezzi di produzione messi a disposizione, tutti
potenzialmente possono trasformarsi in produttori [un esempio potrebbe essere la
diffusione delle macchine fotografiche reflex digitali che hanno permesso a gran
parte della popolazione di sperimentale l’arte della fotografia, prima limitata a una
nicchia di professionisti e dilettanti che investivano in costose attrezzature, mentre ora
basta un computer e una macchina].
Le aziende, dalla Fiat a un artigiano, hanno successo nella misura in cui hanno a
disposizione una infrastruttura di conoscenze che faccia da humus alla loro crescita.
E la prima infrastruttura resta la scuola, ma in questo settore non sono mai stati
fatti investimenti degni di nota e infatti l’italia si trova dietro la media europea. E
bisogna anche considerare che solo le imprese in grado di innovarsi hanno successo in
un mondo globalizzato.
Il nuovo tipo di economia ha bisogno di un ambito sociale di sostegno che sia
aperto alla creatività in tutte le sue forme e dato che un habitat simile non nasce
spontaneamente, bisogna fare attenzione ai fattori chiave, che nella maggior parte dei
casi dipendono da scelte pubbliche e non private.
La biblioteca non è la panacea di tutti i mali, ma è una parte consistente della
soluzione. I servizi culturali hanno senso se sono collegati tra loro, se collaborano, se
formano una rete e le biblioteche rinnovate potrebbero dare un imponente impulso
alla collaborazione tra istituzioni diverse. 6
Antonella Agnoli, Le piazze del sapere. Biblioteche e libertà, Laterza, Bari:
Piazze, panchine, biblioteche
3.1 spazi pubblici, alcuni requisiti
L’istituzione della biblioteca pubblica è indissolubilmente legata alla città e agli
spazi urbani caratterizzati come luoghi d’incontro come le piazze. In antichità erano il
centro della vita cittadina, religiosa, civile ed economica, ma con l’età moderna queste
fondamentali funzioni vengono disgregate e si trasferiscono altrove. Mentre la piazze
era il luogo dove si formava l’opinione pubblica cittadina, ora questi luoghi vengono
ricondotti alla dimora domestica, dove i nuovi media e le nuove tecnologie
diffondono capillarmente i messaggi destinati a formare l’opinione pubblica. Dove
sono nell’XXI secolo i luoghi di incontro pubblici? Come un tempo erano la piazza
della chiesa, il pozzo, il mercato.
Sono state identificate alcune caratteristiche che determinano il grado di
piacevolezza di una piazza.
Somiglianza di elementi visivi che sono in rima tra loro
• Ritmo degli elementi architettonici identici fra loro
• Ordine ed equilibrio nella composizione visiva
• Armonia tra le parti
•
Un altro elemento fondamentale è costituito dalle dimensioni a misura
d’uomo della piazza. Le dimensioni ideali sono quelle delle piazze medievali o di
piazzette i cui lati non siano superiori ai 22 m.
La leggibilità viene definita come la riconoscibilità di una parte della città e
la sua organizzazione coerente.
Inoltre, i luoghi conviviali devono offrire una varietà di funzioni e sono
sempre ricchi di scoperte. Dato che siamo esseri umani siamo stimolati dalla curiosità
e i luoghi di scoperta come i bazaar e i suq costituiscono i posti migliori dove
incontrare gli amici.
Infine questi luoghi devono ispirare un senso di sicurezza con la presenza di
persone simili al fruitore e di caratteristiche strutturali del luogo (ben illuminato,
frequentato, senza luoghi di imboscata). 7
Antonella Agnoli, Le piazze del sapere. Biblioteche e libertà, Laterza, Bari:
Forse è superfluo ma il comfort di un luogo costituisce la base alla sua
frequentazione. Luoghi in ombra, panchine per sedersi, spazi liberi da barriere e dal
traffico urbano etc…
3.2 neutralità, uguaglianza, conversazione
Una possibile evoluzione futura per la biblioteca è quella della piazza coperta
che abbia alcune delle caratteristiche identificate sopra. Né troppo grandi, né troppo
piccole, dovrebbero essere edifici facilmente leggibili, e offrire un’ampia varietà di
esperienze diverse nei vari momenti della giornata, garantendo allo stesso tempo un
senso di sicurezza e comfort, insieme a pinto d’incontro informali che possano
invogliare i cittadini ad andarci senza una particolare ragione.
Del costruire una reputazione a Londra come a Pesaro
Nonostante la trasformazione dei servizi operata negli ultimi anni permane una
percezione distorta della realtà della biblioteca. Per questo motivo è importante
operare un cambiamento anche della percezione che ne hanno i cittadini e rendere la
biblioteca più simile a una piazza o a una galleria commerciale più che a un
magazzino di libri.
È necessario “riposizionare la biblioteca” e rifarne completamente il brand.
Londra: Idea Store
Pesaro: biblioteca Sa