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BERLINO E MOSCA: DUE DESTINI DEL XX SECOLO

Mosca e Berlino nel 2000

Oggi a Berlino, dove fino al 1989 passava il muro, è diventato impossibile persino scorgerne le

tracce. La città divisa ormai non esiste più e nei vuoti prodotti nello spazio urbano dalla guerra e

dalla furia demolitrice del dopoguerra si ricostruiscono le tappe di una nuova riorganizzazione,

attraverso vecchie linee e strutture come il ripristino dei tracciati stradali, l'apertura delle linee della

metropolitana e della ferrovia e la riattivazione dei binari e delle stazioni. Questa riorganizzazione

delle strade, della rete delle comunicazioni, delle facciate danneggiate e così via, è però anche

indice di qualcos'altro, è cioè segnale di una riorganizzazione della vita cittadina. Non è quindi

soltanto la topografia fisica a cambiare, ma anche la gente e la società. La Berlino riunificata ha

però anche perso industrie che erano sopravvissute più a lungo che altrove proprio grazie alla

divisione e allo stato di emergenza. Inoltre nella città ciò che prima era irrimediabilmente lontano,

oggi appare vicinissimo, viceversa ciò che un tempo era dietro l'angolo oggi è diventato fuori

mano. Tutto ormai sembra indicare come il ritmo, l'andamento e la forma di questi cambiamenti,

per quanto eccezionali, non siano altro che la fine dello stato di emergenza e delle sue

conseguenze, il ritorno al normale stato di sviluppo urbano. Questa accelerazione consente d'altra

parte alla città di recuperare in pochissimo tempo ciò che altrove, in condizioni normali,

richiederebbe invece tempi molto più lunghi. Per quanto riguarda invece la città di Mosca, qui, a

differenza di Berlino, non c’è un luogo simbolo come il muro di Berlino, un luogo dove si concentri

la divisione. Mosca, infatti, non è mai stata devastata dalla guerra e dal dopoguerra e non è mai

stata una città divisa. Oggi l'attività edilizia a Mosca non si concentra soltanto una determinata

area, ma investe l'intera città. Ancora più che Berlino, infatti, a Mosca, negli ultimi anni, si è

costruito praticamente a tappeto, su casa, strada e quartiere. La volontà di costruire appare

dunque irrefrenabile e questa attività edilizia così attiva è peraltro ancora una volta indice di

qualcosa di più importante, che va oltre, e cioè indice, segnale della rinascita e riorganizzazione

della città. Gli indicatori di questo fenomeno, però, non sono tanto le costruzioni ma soprattutto la

trasformazione dello stile di vita sovietico. Mosca non è più ormai la città modello del comunismo,

ma una città normale che si appresta ad essere annoverata tra le global cities.

Berlino e Mosca: i destini di due città nel XX secolo

Berlino e Mosca hanno perso nel corso del XX secolo il rango di grandi metropoli, seguendo

ciascuna un diverso percorso di autodistruzione. Prima del 1914, Berlino e Mosca erano infatti due

città nate nell'ottocento come metropoli del novecento. Il loro carattere febbrile ed energico

affondava infatti le radici nel boom risalente agli anni dell’imperatore Guglielmo I (1861-1888) e

nell’epoca del tardo impero russo. Gli esordi di questo processo di metropolizzazione che

emergerà in maniera più chiara ed evidente dopo la guerra e la rivoluzione, si hanno quindi prima

ancora dell’ottobre russo del 1917 e del novembre tedesco del 1918. L'ascesa di milioni di persone

a una vita migliore sfociò poi nella grande guerra del 1914; la lotta per uno spazio vitale portò poi ai

campi di battaglia di Verdun e della Galizia e la mobilitazione sociale si trasformò in mobilitazione

militare, determinando la prima guerra mondiale. Sia Berlino che Mosca, negli anni 1917-18, sono

popolate da soldati reduci dal fronte che non riescono a reinserirsi nella vita civile. In questi anni,

però, la situazione nelle due città è molto diversa: A Mosca infatti la popolazione è affamata,

decimata e lotta per la sopravvivenza; Berlino invece è stata soltanto sfiorata dalla rivoluzione. Le

differenze si accentuano poi dopo il 1920, quando torna la pace. Mosca riesce a riprendersi

rapidamente, ma rimane pur sempre la capitale di un paese contadino. 9

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Viene dunque da chiedersi cosa abbia in comune questa Mosca con Berlino, capitale di uno dei

paesi più industrializzati e sviluppati al mondo. Anche Mosca, in realtà, viene travolta dai

cambiamenti che dopo il 1929 accompagnano l’industrializzazione e la collettivizzazione forzata.

La Mosca dei mercanti, del bottegaio degli imprenditori tessili non finisce nel 1917, ma con

l'emigrazione dei contadini che per scelta o per forza si trasferiscono nelle città in seguito alla

collettivizzazione e al riaccendersi della "guerra dei contadini" nei villaggi. La vecchia Mosca

prerivoluzionaria scompare sull'onda della iperurbanizzazione che in dieci anni triplica la

popolazione e crea una nuova società urbana, con milioni di abitanti. La nuova Mosca nasce

allargando vicoli e strade e realizzando grandi opere, canali, tunnel e metropolitane. Nel 1937

Mosca vive poi un periodo drammatico, all'insegna del terrore; diventa così la città della paura e

della violenza senza freni che si fa quotidianità. Dopo la fine di questo periodo, negli anni 70 e 80,

Mosca si depaupera ma ricava allo stesso tempo un'enorme quantità di energia dall'ascesa di

centinaia di migliaia di persone. A Berlino, invece, nel 1933 è sopraffatta dal rivoluzione etica, la

situazione non cambia particolarmente, a parte coloro che, per motivi politici e razziali, vengono via

via esclusi dalla cosiddetta "comunità del popolo": ebrei, zingari, comunisti, socialdemocratici e

omosessuali. La rivoluzione nazista e la distruzione della città privano così Berlino delle sue

vecchie élite urbane. Dopo il 1945 Berlino (come Mosca dopo il 1929 e 1237) deve quindi costruirsi

da capo. La Berlino distrutta dalla guerra continua inoltre a perdere energia a causa di fughe,

trasferimenti, migrazioni ed emigrazioni. Mosca invece si avvia agli ultimi anni di regime staliniano

cedendo energia alla provincia per ricostruire un paese devastato. Il periodo post bellico, nel suo

insieme, non si tratta dunque di un'età dell'oro, ma soltanto di una lunga rigenerazione, di un lungo

periodo di smobilitazione e ricrescita delle forze civili, reso possibile dall'assenza di guerre e dalla

stabilità dovuta alla guerra fredda. La fine delle dittature determina inoltre la fine del

monumentalismo, del mito eroico; ora infatti, ciò che si cerca è una città per le persone comuni.

Diventa inoltre necessario ripensare e persino ricostruire la bellezza urbana.

Berlino, Mosca e il tempo come dimora comune

Tra Mosca e Berlino è possibile individuare delle connessioni particolari: entrambe, infatti sono

caratterizzate, nel 900, sia da grande prossimità sia da una inimicizia estrema. Probabilmente il

periodo più felice in termini di scambio e collaborazione, fu quello precedente la grande guerra.

Altre fasi di grande avvicinamento (gli anni 20, ma anche il periodo tra l'agosto del 1939 e il giugno

del 1941) furono invece di natura completamente diversa, cioè semplici pause che preludevano a

un nuovo scontro. Negli anni 20, quindi all’epoca del massimo rapporto di collaborazione, in

particolare, le due città erano entrambe emarginate nell'ambito della comunità internazionale degli

Stati. Ai russi giunti a Berlino, la capitale tedesca, caratterizzata dalla miseria, dalla fame, dalle

rivolte e dallo sconforto generale, doveva apparire estremamente familiare. Il terreno dell'incontro

russo-tedesco, perciò, rappresenta in primo luogo la simultaneità di un'esperienza. Per la Russia

sovietica Berlino è la porta per rientrare nella comunità internazionale degli Stati, ma anche

l'avamposto dell'Internazionale comunista destinato un giorno a trasferire il suo quartiere generale

proprio nella città tedesca. Ma Berlino è anche il centro in cui operano agenti segreti e cospiratori

da tutti i paesi, fino a diventare teatro di un'azione terroristica parallela: qui nel 1929 vengono infatti

assassinati, rispettivamente da terroristi russi e da terroristi tedeschi di destra, un esponente di

punta dei liberali russi in esilio, il senatore Vladimir Nabokov e Walter Rathenau. Anche tra queste

due figure esistono collegamenti. Berlino infatti è luogo d'incontro di tutto ciò che conta della

moderna cultura russa e tedesca. A Berlino si incontrano non a caso i capi dei pogrom in terra

russa e le loro vittime, così come gli artisti russi dell’età d’argento e futuristi. Chi si incontrava

sull'asse Berlino-Mosca condivideva dunque non soltanto l'orizzonte temporale della guerra e della

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rivoluzione, ma anche l'esperienza dell'epoca prebellica, l'educazione, lo stile, il modo di vivere

tipici dell'epoca precedente. Negli anni successivi, la distruzione del rapporto tra Mosca e Berlino

coincide con la scomparsa dello spazio d'esperienza comune e avviene per fasi successive: inizia

nel 1914 e cresce d'intensità fino al crollo del 1945. Il collegamento tra le due città salta poi del

tutto con la prima guerra mondiale.

Nuovo inizio dopo una fine radicale

Dopo il 1945, si ebbe poi un nuovo punto di partenza che per molti fu l'esperienza della liberazione,

ma soprattutto la comune esperienza negativa della guerra, della terra rasa al suolo, della

prigionia. Seguirono poi la guerra fredda e la divisione, che portarono con sé due diversi orizzonti

di vita e di esperienza. 11

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L’UCCISIONE DELLE CITTA’: L’EUROPA IN GUERRA

Il XX secolo, almeno in Europa, è stato definito in diversi modi: come secolo dei profughi, delle

espulsioni e dei genocidi. Allo stesso tempo, può essere definito anche il secolo degli urbicidi.

Le città come campo di battaglia e cumuli di macerie

Dopo la guerra, nei centri della vita politica, culturale ed economica la vita si era fermata. Varsavia,

ad esempio, che era stata una città di un milione mezzo di abitanti, non esisteva più; il centro di

Königsberg o di Berlino, distrutto dal fuoco, era diventato inevitabile e si discuteva se non fosse il

caso di abbandonare quei cumuli di macerie e ricostruire le città da un'altra parte. Intorno al 1945

l'Europa si presentava dunque come un continente segnato letteralmente dalla devastazione, dal

crollo dei valori e dei principi morali, ma anche dall'interruzione dell'acqua e della corrente elettrica,

delle poste, telecomunicazioni, delle ferrovie e dei trasporti; cioè da tutti quegli elementi

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
20 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/02 Storia delle dottrine politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Valja di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie politiche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bari o del prof Chiantera Patricia.