Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 9
Riassunto esame Teorie Politiche, prof. Chiantera, libro consigliato Spazi Politici, Galli Pag. 1 Riassunto esame Teorie Politiche, prof. Chiantera, libro consigliato Spazi Politici, Galli Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 9.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Teorie Politiche, prof. Chiantera, libro consigliato Spazi Politici, Galli Pag. 6
1 su 9
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Web. In ogni caso, attraverso questi scambi, questa compenetrazione di spazi, si realizza

concretamente, per la prima volta, l'unificazione del mondo, un mondo senza centro ma con molte

periferie, unificato ma non unitario. Questo determina profonde conseguenze sul piano politico. La

moderna centralità dello spazio dello Stato è infatti gravemente scossa, oltre che dal fenomeno

migratorio, dalla "dispersione" dell'economico; si ha quindi un restringimento dello spazio dello

Stato sociale, l'allentarsi della presa redistributiva dello Stato sulla società, e il conseguente

liberarsi della "mobilità" relativa al soggetto individuale e al suo produrre sociale. Ogni spazio

politico inizialmente chiuso e omogeneo diventa dunque ora potenzialmente un miscuglio etnico,

che dovrà far fronte al multiculturalismo e alle lotte per il riconoscimento che si manifestano

all'interno di Stati che non sono più spazi politici monoculturali. Tuttavia, le aperture dello spazio

politico moderno rese possibili dai flussi economici e di persone determinano anche fenomeni di

agorafobia, insorgenze locali e nuovi comunitarismi, si assiste cioè a una reazione da parte di

coloro che rifiutano la convivenza multietnica e perciò danno vita a nuove forme di esclusione

verso i nuovi venuti. Tramite questa costruzione di etnie e di culture, si realizza poi la disgiunzione

del nesso moderno tra Stato e nazione. Anche questa pluralità di culture però è problematica:

infatti, la tesi del multiculturalismo secondo cui il conflitto di culture rappresenta la nuova cifra del

presente, e che la vera questione politica di oggi consista nel permettere l'esistenza di una pluralità

di identità determinate culturalmente e qualificate all'interno di uno spazio politico libero da effetti di

monopolizzazione e di esclusione, non tiene conto né del fatto che queste "culture" sono a loro

volta tutt'altro che naturali, ma al contrario modificate dalle contraddizioni sociali che le

attraversano, né dell'evenienza che l'identità del singolo possa determinarsi contro di esse e non

grazie ad esse; e ciò renderebbe dunque ancora indispensabile che il singolo individuo faccia

ricorso a un insieme di norme derivate per forza di cose dallo Stato. Un altro indicatore della

globalizzazione è quindi la perdita di confini dell'agire quotidiano.

1.3 Relazioni internazionali

Per quanto riguarda invece le relazioni internazionali, la globalizzazione consiste nel fatto che la

politica più che internazionale diventa ora globale; è cioè uno spazio turbolento dove le linee di

conflitto si moltiplicano e dove si manifestano fenomeni contraddittori: da una parte, il policentrismo

dovuto alla permanenza di alcuni residui della forma-Stato o, secondo altri, alla crescita di

organizzazioni internazionali (quali l'Onu e i tribunali mondiali) e transnazionali (quali la Banca

mondiale, il Fmi e il Wto), oppure al nascere di una pluralità di "regimi regionali" (tra cui l'Europa) in

grado di configurare la distribuzione del potere globale; dall'altra parte, però, l'assenza di centro

dovuta al delinearsi su scala globale di un'unica superpotenza, non riesce a mettere in ordine il

mondo.

2. La contraddizione non resa sistema

La globalizzazione è quindi reale ma contraddittoria e non può essere letta come un processo

unidirezionale. La cosiddetta "età dell'individualismo” vede piuttosto il trionfo di una economia in

cui è difficile riconoscere il moderno universalismo dell'utile; vede inoltre il soggetto libero

6

affermare la propria identità a prescindere dallo Stato, dalla nazione e dalla società, ma al

contempo lo vede anche essere distaccato non solo da ciò che produce ma anche dalla propria

cultura; lo vede così libero ma disorientato, attraversare tutti i confini ma allo stesso tempo lo vede

escluso dalla società multietnica. Allo stesso modo, i diversi scenari globali che si manifestano

sono una molteplicità di spazi privi però di una logica, di un orientamento. Volendo interpretare

questo processo nella maniera più ottimistica, la modernità viene vista come riflessiva, cioè in

grado di far interagire ininterrottamente il livello dell'azione con il livello della cultura è ciò può

offrire all'agire politico nuove opportunità, privandolo però di ogni certezza. La questione, in

sostanza, è che quello che nello spazio politico dello Stato sociale, nello spazio della democrazia,

costituiva il pluralismo degli interessi e delle ideologie, oggi, nello spazio globalizzato, è diventato

un processo altamente complesso. Questo insieme di universalizzazione e particolarizzazione, di

omogeneizzazione e differenziazione, di integrazione e di frammentazione, di aperture e di

chiusure, è dunque una contraddizione che non è però sistema; e non è neppure una

contraddizione semplice, immediata: infatti, il fatto che le geometrie politiche moderne siano ormai

obsolete, e le categorie spaziali del moderno non bastino più a descrivere la complessità della

globalizzazione contemporanea non significa che la spazialità artificiale della modernità sia stata

sostituita da un ritorno allo "stato di natura"; infatti, l'artificio è stato soppiantato dal virtuale, che

potrà essere lo spazio di nuove forme di libertà extraterritoriale, ma che per ora è soltanto l'ultimo

volto della tecnica; quest'ultima, a sua volta, sembra poi oggi volta in primo luogo ad escludere e a

far dimenticare agli utenti che possa esistere un mondo materiale, formato da mediazioni ancora

sotto il controllo di qualche soggettività.

3. La mobilitazione globale e il “glocalismo”

Lo spazio tipico della globalizzazione si configura come uno spazio amorfo e immediato nel senso

che la mediazione politica non ha più un ruolo rilevante nel determinare le forme della spazialità.

La spazialità universale e amorfa della globalizzazione non è però un'immediatezza semplice,

naturale, ma piuttosto l'immediatezza universale delle mediazioni, ovvero la mediazione universale

dequalificata, casuale: lo spazio globale è infatti universale ma non unitario. Lo spazio della

globalizzazione è poi caratterizzato in positivo dalla mobilità, da un moto perpetuo che crea una

polarizzazione tra "ricchi globalizzati", "turisti", per i quali lo spazio tende a scomparire, e "poveri

localizzati", intrappolati all'interno di spazi dequalificati e costretti a muoversi, o meglio a essere

vagabondi; si determina così una polarità tra l'individuo cosmopolita, colui che si sente ovunque a

casa propria, e chi invece si sente indesiderato e respinto ovunque. Nonostante la profonda

differenza che vi è tra queste figure, si manifesta però in esse un unico destino, una comune

mancanza di direzionalità, di orientamento: infatti, mentre il capitalismo di fine secolo stimola nei

ricchi desideri e aspirazioni e innesca nei poveri nuove migrazioni, tutti in realtà si muovono senza

una meta precisa, nell'incertezza e nell’ansia che caratterizzano il mondo globale. La mobilitazione

globale cancella in realtà ogni determinazione spaziale moderna in quanto conosce soltanto

energie di movimento. Questa sua caratteristica, tuttavia, non la rende affine alla mobilitazione

totalitaria. Il totalitarismo, infatti, rappresenta la degenerazione di spazi politici moderni e delle loro

dinamiche interne, sulla base di un'energia distruttiva prevalentemente politica, mentre la

globalizzazione conosce una mobilitazione in primo luogo economica; inoltre, il primo rappresenta

una fine, un'implosione, mentre la seconda, al contrario, è un inizio, un'esplosione. L'assenza di

spazialità politica moderna è inoltre testimoniata dal fatto che la mobilitazione globale non conosce

altra spazialità se non quella che si definisce attraverso il rapporto tra locale e globale. Un rapporto

che in realtà è indeterminato al punto da non significare nulla a parte l'estrema dequalificazione

dello spazio, che non ha più centro né periferia; inoltre, non si tratta di una vera opposizione, dal

momento che nessun luogo ha più la forza di opporsi alle logiche globali. Questo rapporto

significa, comunque, che ogni punto può essere esposto immediatamente alla totalità delle

7

mediazioni immediate: non a caso, si parla a questo proposito di glocalizzazione. Questa

caratteristica dello spazio globale non significa però che tutti i punti sono uguali, ma che si è avuta

la perdita di ogni riferimento organizzativo dello spazio, che il mondo è in frammenti. La

mobilitazione globale significa insomma che ovunque può succedere di tutto, anche se in certi

luoghi un po' meno: l'Occidente, ad esempio, è oggi considerato più che l'ovest geografico e

storico, quella fascia settentrionale del mondo europeo e americano che, pur penetrata da quello

che una volta era il terzo mondo, ha minori probabilità di ospitare al suo interno guerre o dittature.

4. Risposte a sfida

Definiti i caratteri generali della globalizzazione, Galli prende poi in esame le principali risposte alla

sfida interpretativa che essa pone.

4.1 La democrazia fra globalità e rispazializzazione

In primo luogo vi sono coloro i quali interpretano il fenomeno come l’affermazione di “uno spazio

liscio”, cioè come il trionfo del liberalismo, sorretto da un’ideologia definita pensiero unico. Nella

dialettica fra particolare e universale, la globalizzazione coinciderebbe dunque per questi analisti

con la supremazia del primo sul secondo. Vi sono, poi, coloro i quali intendono il fenomeno in

modo più positivo, ovvero come l’opportunità di incrementare gli universalismi nati negli spazi

politici moderni e da sempre prigionieri delle geometrie politiche della modernità: ovvero gli

universalismi razionali, progressivi e dei diritti umani. Questa giuridificazione totale però da un lato

si pretende svincolata dallo Stato e, dall’altro, ne assume, come se fosse scontato, uno dei

principali effetti: l’esistenza cioè di una società su scala mondiale, alla quale applicare grazie

all’opera dei tribunali uno jus cogens, un diritto cogente, cioè le norme consuetudinarie che, nel

diritto internazionale, sono poste a tutela di valori considerati fondamentali e inderogabili.

Insomma: l’idea, dipendente per intero dalla concettualità moderna, è che la Weltpolitik possa

essere trasformata in Weltinnenpolitik, in politica interna mondiale. In questo modo, però, lo spazio

d

Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
9 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Valja di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie politiche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bari o del prof Chiantera Patricia.