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L’EUROPA E I SUOI IMMIGRATI
Habermas interviene anche a proposito della reale condizione dell’Unione Europea, la cui idea di
fondo “Uniti nella diversità” rischia di essere per sempre compromessa da un nazionalismo e
patriottismo via via crescenti. Infatti, come purtroppo accade oggigiorno, i telegiornali trasmettono
sempre meno notizie riguardanti le decisioni prese dall’Unione Europea, e questo fa sì che la
gente non solo sia poco informata, ma che persino i Governi nazionali tendano a non applicare le
regolamentazioni promosse dall’Unione Europea all’interno del proprio Stato. In questo contesto
Habermas inserisce il delicato discorso circa l’integrazione. Habermas afferma infatti che
attraverso l’integrazione, quindi la condivisione di più culture etniche all’interno di uno Stato, i
cittadini possano percepire maggiormente la consapevolezza dell’esistenza di altre realtà, più o
meno differenti dalla propria. L’integrazione, in questo senso, in maniera graduale e non
propriamente inconsapevole, spinge anche i cittadini a sentirsi non solo italiani, francesi, spagnoli,
ma cittadini europei. In pratica Habermas auspica una politica simile a quella portata avanti dalle
singole nazioni per far sentire persone di culture differenti cittadini di una stessa Nazione, come nel
caso dei calabresi e dei siciliani in Italia; dei gallesi e degli scozzesi in Inghilterra, dei Bavaresi e
dei Renani in Germania o dei Bretoni e degli occitani in Francia. I problemi in termini di
integrazione che si presentano in Europa non si sono però verificati negli Stati Uniti d’America,
dove le differenze etniche sono all’ordine del giorno. A mio avviso questa differenziazione è dovuta
al fatto che l’Europa abbia più memoria del suo passato quando era un agglomerato di stati
nazionali pronti a farsi la Guerra per ragioni economiche, territoriali e supremazia culturale,
piuttosto di un passato molto più remoto quando l’imperatore Carlo Magno, con la riforma
carolingia, aveva gettato le basi della futura “Europa”. Per Habermas il principale ostacolo da
superare per raggiungere un livello accettabile di integrazione è rappresentato dalle differenze
religiose, che sono anche alla base dei principali conflitti etnici, in primis il conflitto secolare tra
Cristiani e Musulmani. 3
LA POLITICA EUROPEA IN UN VICOLO CIECO (Arringa per una politica di integrazione
sociale)
Sull’argomento degli “Stati Uniti d’Europa” Habermas ritorna nel terzo discorso. La sua analisi
parte da considerazioni circa il “Trattato di Lisbona” che fu firmato il 13 dicembre 2007 (il discorso
è invece del 27 Novembre dello stesso anno) in sostituzione della Costituzione Europea che non
entrò mai in vigore. Habermas afferma che nonostante gli ottimi presupposti, il Trattato tralascia
due elementi fondamentali: la mentalità e il coinvolgimento delle popolazioni, che invece erano
stati trattati nella bozza della Costituzione Europea che però non fu mai attuata per via
dell’opposizione di alcune nazioni. A questi elementi mancanti il Trattato di Lisbona contrappone
tuttavia la sottolineatura di una Politica Europea sempre più elitaria, dove le decisioni vengono
prese a porte chiuse escludendo quindi la cittadinanza europea. Un altro elemento da analizzare è
anche il continuo conflitto tra gli integrazionisti e gli Euroscettici. I primi sono favorevoli alla
creazione di una politica comune estera e di sicurezza internazionale, oltre che a un allineamento
delle politiche sociali; i secondi invece sono scettici circa la politica dell’Unione Europea. Contro il
Trattato di Lisbona alcune voci muovono obiezioni di non poco conto. In primis l’impossibilità di
combinare materie “tecniche”, delle quali si occupa concretamente l’Unione Europea attraverso la
BCE e la Corte di Giustizia Europea e che ha come fine il controllo della libera concorrenza, della
salvaguardia del sistema monetario; e le questioni “politiche” che invece interessano
maggiormente i cittadini (le tasse, le pensioni, la sanità pubblica) ma che nei fatti sono ancora
competenza dei singoli Stati Membri. Queste due questioni sembrano inconciliabili però spesso
non si considera che le decisioni “tecniche” sono in realtà mosse da questioni politiche, per
esempio nel libero mercato le scelte dei costi sono attuate sì dalle singole Nazioni, ma in
ottemperanza delle direttive dell’Unione Europea che però promuove determinate politiche solo
attraverso consigli ai quali partecipano gli stati membri i quali ovviamente propongono determinati
suggerimenti, perciò l’unico modo per avere voce in capitolo è quella di partecipare attivamente.
La seconda obiezione mossa contro il Trattato di Lisbona verte invece nuovamente
sull’integrazione. Si afferma infatti come l’ampliamento verso le periferie (Grecia, Portogallo) abbia
portato in queste zone una crescita e una stabilità dovuta ai nuovi mercati nati, ma non viene
minimamente citata la possibilità di nuovi conflitti dovuti alle differenze talvolta troppo radicate
all’interno della popolazione. E qui rientra l’insufficienza del Trattato di Lisbona che non ha saputo
dare un valido contributo alle politiche di integrazione. Questi due punti, lasciati irrisolti dal Trattato
di Lisbona, secondo alcuni studiosi, altro non farebbero che accrescere il divario tra le élite
politiche e i cittadini, e da qui l’affermazione secondo la quale il Trattato è inadeguato a risolvere le
esigenze di una Unione Europea nuova e più efficace. Qui Habermas sottolinea nuovamente come
questo giochi a sfavore della possibilità, da parte dei cittadini, di sentirsi “popolo europeo”, anche
come conseguenza dello sviluppo delle politiche nazionalistiche. Quasi paradossalmente, proprio
nella Germania, che aveva fatto dell’idea dello “Spirito del Popolo” un caposaldo della propria
cultura, l’idea di “popolo europeo” è meno sentita, e questo con grandissimo rammarico di
Habermas che invece crede molto in questo ideale. Per far sì che questo sentimento non viva solo
su carta, Habermas auspica la nascita di una sfera pubblica estesa in tutta l’Europa. Solo così
qualcosa potrà cambiare, a partire dai politici, poiché solo se le sfere pubbliche nazionali
collaboreranno tra loro si potrà ottenere qualche risultato e la creazione di una COSCIENZA
EUROPEA COMUNITARIA.
Habermas muove una critica dura contro l’Unione Europea che, a paragone degli Stati Uniti
d’America, non mostra affatto l’unione interna che invece è presente tra gli Stati d’oltre oceano.
Infatti, quando c’è qualche conflitto, gli stati europei piuttosto che accordarsi su una linea comune,
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