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CONCETTO E FORME DEL PACIFISMO
Pacifismo = ogni teoria (e movimento corrispondente) che considera una pace durevole come bene
altamente desiderabile al punto che ogni sforzo per perseguirla è ritenuto degno di essere messo in atto.
Non si tratta di una pace d’equilibrio (instabile per natura) o una pace di impero/di egemonia
(l’inferiore non accetta ma subisce lo stato di non-guerra e quindi rimane in uno stato di
asservimento).
Si tratta di una pace di soddisfazione (l’unica che può durare).
Si tratta inoltre di una pace universale = abbraccia tutti gli esseri esistenti. La pace parziale (limitata a un
gruppo di stati), anche se è stata spesso l’obiettivo di molte iniziative, rimane per il pacifista una fase di
transizione.
Ogni pacifismo considera la guerra come un male assoluto, ma da ciò non deriva necessariamente la visione
della pace come bene assoluto = la maggior parte dei pacifisti è consapevole che la pace sia un bene
necessario ma non sufficiente a risolvere tutti i problemi dell’umanità.
All’opposto abbiamo il bellicismo = visione della pace come momento negativo e della guerra come
momento positivo della storia (il fine non è l’eliminazione della pace) => il bellicista nega che sia
desiderabile la pace durevole ed universale. Si nega che la guerra sia il male assoluto e che la pace sia un
bene sempre sufficiente = in certe circostanze, le guerre sono un bene e le paci sono un male.
Attenzione: il bellicista, a differenza del realista politico, non si limita a constatare che la guerra sia
ineliminabile, ma afferma che tale eliminazione, anche se fosse possibile, non sarebbe desiderabile
(collegamento alle teorie del progresso).
Altro opposto al pacifismo è l’imperialismo = l’imperialista vuole la pace d’impero, cioè la perpetuazione dei
rapporti di forza in una cerchia più ampia.
La storia del pacifismo è contrassegnata da due movimenti:
- Dall’utopia alla scienza = dall’elaborazione di progetti destinati a restare senza efficacia pratica
all’indagine delle cause che determinano le guerre e dei rimedi che dovrebbero porvi fine.
Es. di utopia: progetti dell’abate di Saint Pierre, di Kant e di Saint-Simon (esempi di pacifismo
giuridico/istituzionale) = si concepisce il processo di formazione di una stabile società internazionale ad
analogia di come si sarebbe formato lo stato secondo i giusnaturalisti. Il livello di stabilità dipende dal fatto
che la nuova associazione costituisca un patto si società o un patto di sottomissione. La direzione dei tre
autori va verso un maggiore rafforzamento del patto di unione (fino d arrivare ad un nuovo ordinamento
statale = stato federale).
Attenzione: per Geuna si tratta di una forma di pacifismo attivo: la pace non è il prodotto di un’evoluzione
fatale della società umana, ma il risultato di uno sforzo intelligente organizzato dagli uomini in virtù di
quello specifico scopo.
- Dalla teoria all’azione = dalla riflessione filosofica sulla guerra e sulla pace come momenti necessari
allo sviluppo storico e dall’analisi scientifica sulle cause della guerra e sulle condizioni della pace alla
costituzione di movimenti organizzati per l’attuazione di una certa idea della pace.
Le filosofie della storia che, nei secoli 1700 e 1800, hanno considerato la pace durevole come un momento
necessario positivo dello sviluppo storico sono:
Illuminismo: la causa principale della guerra (massimo fra i mali) è il dispotismo => la guerra
dipende dalla natura del regime politico.
Infatti Kant, ad esempio, considera la presenza di un regime repubblicano negli stati contraenti come
preliminare all’instaurazione di un patto confederale fra gli stati.
Pacifismo democratico (sviluppo nel 1800) = non è la sovranità in quanto tale la causa della guerra,
ma il fatto che il potere sovrano abbia un certo titolare, piuttosto che un altro (differenza con il
pacifismo istituzionale/giuridico). La pace ci sarà quando i popoli si impadroniranno del potere
statale.
Per Geuna si tratta di un tipo di pacifismo attivo: la pace non è il prodotto di un’evoluzione fatale della
società umana, ma il risultato di uno sforzo intelligente organizzato dagli uomini in virtù di quello specifico
scopo. Positivismo: il progresso consiste nel passaggio dalla società di tipo militare alla società di
tipo industriale (non nel passaggio dagli stati assoluti a quelli rappresentativi, a differenza
del pacifismo democratico).
La guerra è sempre meno un modo per risolvere i conflitti fra gli stati (diventerà sempre più inutile
e non impossibile come afferma il pacifismo illuministico). La pace arriverà quando l’organizzazione
militare della società verrà meno di fronte all’avanzata dell’industrialesimo.
Geuna sostiene che si tratti di un pacifismo passivo: la guerra aveva avuto un senso nell’Ottocento per lo
sviluppo dell’umanità, ma in futuro non avrebbe avuto più senso (la scienza e la tecnologia metteranno fine
ai conflitti). Marxismo : le guerre sono il prodotto della società capitalistica => l’unico modo per
ottenere una pace durevole ed universale è abbattere il capitalismo (soprattutto nella
versione estrema di imperialismo).
La pace arriverà quando la società socialista avrà sostituito quella dominata da gruppi minoritari
(possono dominare solo esercitando violenza fuori e dentro lo stato).
Per Geuna si tratta di una forma di pacifismo attivo: la pace non è il prodotto di un’evoluzione fatale della
società umana, ma il risultato di uno sforzo intelligente organizzato dagli uomini in virtù di quello specifico
scopo.
PRECISAZIONI
- Nel pacifismo strumentale Bobbio considera due dottrine: teorie del disarmo (riproposte in
ambienti socialisti nel Novecento), teorie e pratiche della non violenza.
- Il pacifismo istituzionale (quello che si propone di identificare delle istituzioni e non sui mezzi con
cui si combatte la guerra) ha due versioni: pacifismo socialista/anarchico (vuole l’abolizione dello
stato, perché si vede nello stato l’origine della violenza => anarchici) + pacifismo della tradizione
kantiana (idea che si supera l’anarchia internazionale non abolendo lo stato, ma creando organismi
sovrastatali che rendano vincolante il diritto internazionale).
Bobbio è un sostenitore del pacifismo istituzionale, sulla linea di Kant.
- Bobbio ricorda il pacifismo finalistico e distingue due tipologie: pacifismo di matrice religiosa +
pacifismo scientifico (dibattiti di ordine psicoanalitico sulla possibilità di sublimare l’istinto di
morte). In Freud troviamo una fase fino alla 1WW in cui Freud distingue una dinamica che va tra
l’Es, l’Io ed il Superio che è mossa soltanto dall’eros; poi dopo la 1WW lui inizia a chiedersi come si
possa spiegare in chiave psicoanalitica il fatto che gli uomini si combattano con tale violenza => il
sistema viene modificato: non ragiona più a partire da una sola pulsione, ma si interroga sul
conflitto tra eros e pulsione di morte. Già nel 1930 Einstein propone a Freud di tenere un dibattito
su questo tema (che si collega a quello della guerra). Freud sostiene che anche le pulsioni di morte
possano essere reindirizzate in altre direzioni.
LEZIONE 24
“Il problema della guerra e le vie della pace” (1966)
Bobbio ci presenta tre metafore che possono servire a descrivere la condizione umana individuale ed il
senso della storia:
- Siamo come mosche in una bottiglia: la via d’uscita e la filosofia è il pensiero razionale che ci guida
a questa uscita (Wittengstein).
- Siamo come pesci in una rete: la via d’uscita non esiste e la filosofia è la saggezza che ci permette di
convivere con la fine e di vivere al meglio il breve tratto di vita che ci è concesso.
- Siamo come in un labirinto = la via d’uscita esiste ma non esiste spettatore che conosca
preventivamente il percorso (come nel caso della prima metafora faceva la filosofia) => nessuno ci
può mostrare la via d’uscita ed occorre procedere per prove ed errori. Il ruolo della filosofia è
quello di insegnarci a coordinare gli sforzi: dobbiamo mediare tra azione e ragionamento,
suddividere il percorso in tappe intermedie, adattare gradualmente il percorso abbandonando le
strade sbagliate. Tutto ciò su cui può fare affidamento chi si trova nel labirinto è la lezione della
strada bloccata: pian piano si capisce che alcune vie sono senza uscita.
Le tre metafore servono ad analizzare la condizione umana in un momento di pericolo termonucleare.
Questo saggio si muove prevalentemente sul terreno della filosofia della storia: Bobbio si chiede qual è il
significato della storia umana dopo la creazioni delle armi nucleari = si può ancora parlare di un senso
complessivo della storia umana, di un fine ultimo, dopo la creazione delle armi nucleari, quando è evidente
la possibilità di una distruzione complessiva della terra?
La filosofia della storia è il genere di riflessione che a partire dalla seconda metà del Settecento cerca di
interrogarsi sul senso complessivo della storia umana, su l’esistenza o meno di un fine ultimo.
Bobbio lascia intendere che ci siano state tre grandi stagioni della filosofia della storia:
a) Filosofie della storia idealistiche - positivistiche .
b) Dopo la prima guerra mondiale e la rivoluzione russa.
c) Dopo l’armamento atomico.
a)L’interrogazione della filosofia della storia nasce a metà del Settecento (es. Rousseau: le tappe
fondamentali nello sviluppo della storia umana sono la creazione delle famiglie e delle prime capanne =>
passaggio a vita sedentaria, poi l’avvento della grande rivoluzione della metallurgia, poi la divisione del
lavoro e l’avvento di istituzioni politiche). Per Rousseau era una storia di sviluppo, ma anche di corruzione
dell’animo umano, sempre più dominato dall’amor di sé. Hegel è l’ultimo pensatore che riprende questo
tipo di genere (frequentato anche da Kant). In questa prima ondata si legge una struttura razionale della
storia.
Troviamo in questa fase l’idea era che finalmente fosse possibile unificare tutti i tempi della storia
universale, da quella delle tecniche, a quella delle capacità produttive a quella della politica e vedere in
esse l’affermarsi della ragione.
b)Dopo il ’17 (Rivoluzione Russa): Oswald Spengler con “Il tramonto dell’Occidente” (1918).
c)Bobbio si chiede se con il dibattito relativo al significato dell’armamento nucleare non si fosse aperta una
nuova fase. La questione è: possiamo definire la nostra condizione come quella di esseri ragionevoli erranti
in un labirinto che si sono