Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
MODELLO DI FEI E RANIS
L’analisi di Fei e Ranis prende in considerazione il processo di decollo dell’economia, ovvero la fase di passaggio da una
economia di ristagno all’economia industrializzata. Le caratteristiche del modello sono la riduzione della popolazione
agricola rispetto all’intera popolazione e il maggiore peso che assume il settore industriale, che cresce stimolato dalla
disponibilità di forza lavoro in eccesso. Secondo i due studiosi, Lewis ha trascurato il fatto che anche il settore agricolo
deve svilupparsi, se non si vuole che il meccanismo da lui descritto si fermi prematuramente.
Assumiamo che l’intera quantità di lavoro L sia assegnata al settore agricolo (OA). Il prodotto totale sarà interamente
consumato nel settore agricolo e il prodotto sociale pro-capite, sarà pari a AX/OA. Supponiamo che la persistenza del
salario sia assicurata da forze istituzionali. Sia R il punto in cui la produttività marginale fisica del lavoro uguaglia il
saggio di salario istituzionale. La disoccupazione nascosta agricola sarà AP. La quantità di lavoro AD è completamente
superflua nel settore agricolo. Il processo di redistribuzione della forza lavoro nella fase di decollo può essere visto
come una serie di punti che si susseguono nel tempo (A-G-D-I-P). Quindi gradualmente la disoccupazione nascosta
sarà eliminata dal settore agricolo.
Possiamo distinguere 3 fasi fondamentali:
- 1 fase: PmgL=0
- 2 fase: 0<PmgL<
- 3 fase: PmgL> (vero e proprio avvio dello sviluppo economico)
Nella terza figura del grafico, al diminuire della disoccupazione nascosta nel settore agricolo, se permane il saggio di
salario di sussistenza, si avrà un’eccedenza di prodotto totale nel settore, che sarà funzione del numero di operatori ivi
sottratti (EAT). L’ammontare delle eccedenze che si liberano può essere rappresentato dall’area compresa tra la
funzione di produzione e la retta del salario istituzionale costante. Le eccedenze agricole, al diminuire della
popolazione agricola saranno immesse sul mercato, con l’aiuto di qualche politica economica. Possiamo inoltre
definire la curva dell’eccedenza agricola media EAM, che nel secondo grafico è l’area sottesa alla curva SYZO. Nella
prima fase la EAT cresce in modo lineare (ogni lavoratore che esce dal settore agricolo porta con se le proprie
sussistenze). Nella seconda fase la produttività marginale del lavoro agricolo è positiva. Se sottraiamo questa parte di
forza lavoro al settore agricolo, la EAM comincia a decrescere mentre la EAT cresce. Nella fase 3 la EAM decresce
ancor più rapidamente e così la EAT a causa di un incremento del saggio di salario del settore agricolo che diverrà pari
alla produttività marginale del lavoro.
Lewis sosteneva che le cause del punto di svolta potevano essere:
- Peggioramento delle ragioni di scambio per l’industria si può verificare per la scarsità di prodotti agricoli da
scambiare con quelli industriali. Il deterioramento delle ragioni di scambio comincia nella fase 2, con la
diminuzione dell’eccedenza agricola media,con l’aumento dei prezzi agricoli e del salario in termini di
prodotto industriale.
- Esaurimento del lavoro in eccesso Fei e Ranis sostengono che questo si manifesta come un fenomeno di
mercato. Nella terza fase l’imprenditore deve entrare in concorrenza con il settore agricolo per ottenere la
forza lavoro che scarseggia.
Collegando queste due cause, la curva di offerta del lavoro industriale sale a partire dal punto t. In seguito ha un
andamento ancora più crescente a causa dell’aumento del costo del lavoro per la scomparsa di manodopera con
produttività marginale minore del salario istituzionale (commercializzazione del settore agricolo).
Esistono due fattori che possono posticipare questo punto di svolta:
- Aumento di produttività del settore agricolo rappresentabile come uno spostamento verso l’alto della
curva del prodotto totale agricolo. A questo aumento corrisponde un aumento della produttività marginale
del lavoro. Dato che il salario resta immutato, si sposta verso l’alto anche la curva dell’eccedenza agricola
media la quale provocherà una caduta dei prezzi sul mercato, ovvero un peggioramento delle ragioni di
scambio per il settore agricolo ed un miglioramento per quello industriale, per il quale diminuirà il costo del
lavoro.
Ciò è rappresentabile graficamente come un abbassamento, determinato dal miglioramento delle ragioni di
scambio, e una torsione verso sinistra della curva di offerta del lavoro, in quanto aumenterà il numero di
lavoratori agricoli per i quali SI ha una produttività marginale del lavoro pari al saggio di salario istituzionale.
- Incremento della popolazione
IMMAG PAG 103
Con il progresso tecnico il punto di scarsità andrà a coincidere con il punto di commercializzazione e la fase 2
scomparirà completamente, questo punto è detto punto di svolta da Fei e Ranis.
Cambiamenti di produttività industriale e sviluppo equilibrato
Prima del punto di scarsità l’economia si muoverà sul percorso di crescita bilanciato. Dopo il punto di svolta la SI
comincerà a crescere. Per avere una crescita bilanciata saranno necessari degli sbocchi sul mercato per gli output di
entrambi i settori e il settore industriale dovrà creare occupazione per i lavoratori provenienti dal settore agricolo (i
due settori sono interdipendenti). Se c’è accumulazione di capitale nel settore industriale, la curva di domanda di
lavoro si sposterà verso destra, l’accumulazione nel settore agricolo sposta verso il basso la curva di offerta di lavoro,
quindi per avere uno sviluppo equilibrato sarà necessario conciliare queste curve che dipendono da individui diversi e
due tipi diversi di accumulazione.
È problema è un’allocazione ottima del fondo investimenti. Seguendo il criterio dell’output i fondi dovrebbero essere
assegnati evitando il deterioramento delle ragioni di scambio per entrambi i settori, mentre secondo il criterio
dell’input questi devono garantire che l’imprenditore assorba la quantità di lavoro esatta che si libera dal settore
agricolo al saggio di salario istituzionale.
Il percorso di crescita bilanciata soddisfa entrambi i requisiti. Supponiamo di partire con una determinata domanda di
lavoro da parte del settore industriale e supponiamo che non ci sia progresso tecnico in quello agricolo. Se nel settore
agricolo non c’è accumulazione il prodotto basterà appena a sostenere tutti i lavoratori presenti nell’economia. Nel
settore industriale viceversa c’è la presenza di un monte profitti; se parte di questi sarà allocata nel settore agricolo, ci
sarà un aumento della produttività di questo, il che comporterà maggiori eccedenze, peggiorando le ragioni di
scambio del settore.
Un investimento nel settore industriale farà invece muovere verso destra la domanda di lavoro. Se vogliamo che
l’incentivo a investire nei due settori rimanga inalterato, è necessario che le due curve si muovano lungo il percorso di
crescita equilibrata.
Il modello di Fei e Ranis è un modello auto riequilibrante, anche se non si escludono interventi governativi.
Il secondo modello di Fei e Ranis
Questo modello pone attenzione sulla generazione di surplus all’interno del settore agricolo e sul suo possibile utilizzo
produttivo in quello industriale.
Il modello è distinto in 3 fasi:
- Prima fase detta dell’agrarismo è caratterizzata dalla presenza di un settore agricolo dominante all’interno
dei PVS che ancora non hanno intrapreso un processo di sviluppo. In questo stadio vi è stazionarietà e il
paese non sembra in grado di decollare in maniera autonoma.
- Secondo stadio si caratterizza per la presenza del settore industriale in grado di generare un sovrappiù,
maggior fonte di accumulazione di capitale per il paese.
- Terza fase detta di maturità economica, determinata dal raggiungimento di un livello di sviluppo
soddisfacente, dall’eliminazione della disoccupazione nascosta ed un funzionamento neoclassico del sistema
economico. In questa fase il lavoro diventa un fattore scarso e sia il settore agricolo che quello industriale
producono surplus.
Nella prima fase gli autori cercano di individuare i meccanismi di formazione ed estrazione di surplus dal settore
primario.
In questo modello si ipotizza la presenza di disoccupazione nascosta, caratterizzata dal concetto di produttività
marginale nulla.
Gli autori assumono una funzione di produzione per il settore agricolo con perfetta sostituibilità tra fattori fino a un
dato rapporto oltre il quale la produttività marginale del lavoro diventa nulla e la produttività marginale della terra è
massima.
Data la quantità di terra T presente nel sistema, la quantità di beni agricoli prodotti dipenderà dalla quantità di lavoro
̅
impiegata all’interno del processo produttivo. La funzione di produzione è .
In funzione del solo fattore lavoro avremo . Per le ipotesi fatte sulla presenza di disoccupazione nascosta,
dovrà esistere un punto per il quale risulta che . Ipotizzando inoltre che i lavoratori in eccesso non
danneggino il processo produttivo: .
La funzione di produzione del settore con presenza di disoccupazione nascosta ha questo andamento:
Se la quantità di lavoro impegnata all’interno del processo produttivo è pari a , il saggio di salario vigente all’interno
del settore agricolo sarà pari a ; dato che la curva della produttività marginale del lavoro presenta andamento
decrescente, annullandosi in , non rimane spazio per una remunerazione al margine dei lavoratori compresi fra
L* e .
Fei e Ranis iniziano l’analisi partendo dalla presenza nel sistema economico di un unico settore agricolo arretrato. Lo
scopo della prima parte dell’analisi è di mettere in evidenza come sia possibile la formazione di un sovrappiù nel
settore agricolo, reinvestibile in altri settori o consumabile dal proprietario.
Gli autori ipotizzano inoltre una tendenziale crescita della popolazione e la presenza di un settore agricolo che cerchi
di svilupparsi; ipotesi introdotta grazie all’assunzione di un progresso tecnico di tipo smithiano, determinato da
un’eccedenza di manodopera. Viene impiegata quindi una funzione di produzione simile a quella di Lewis, con l’ipotesi
che la produttività marginale del lavoro si annulli a partire da un dato rapporto terra-lavoro:
La forza lavoro in eccesso ( ) rende possibile, nel lungo periodo, l’incremento di produzione dal Y* a Y*’. Il
progresso tecnico presenta un andamento esponenziale: dove è una costante non negativa. La tangente
alla retta