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Il corrispondente italiano più classico è L'osservatore veneto, pubblicato da Gozzi nel 1761; nei suoi fogli, come
in quelli di Steele, Addison, Marivaux gli interventi del pubblico erano a tutti gli effetti presentati come voci di
un dialogo incessante e almeno formalmente paritario con l'autore e gli altri lettori, parte di quell'insieme di
conversazioni di cui tutto il giornale è fatto.
9.2.2. L'età delle rivoluzioni e il consumo della politica → Una vera e propria fame di informazioni e
aggiornamenti si inseguivano con velocità forse senza precedenti nella storia, congiunta al desiderio di una
pluralità di soggetti di “prendere la parola”, e alla disponibilità di un pubblico variegato di mettersi in ascolto dei
diversi punti di vista: è il salto che dà al foglio di notizie oltre che al giornalismo politico un taglio e un tono
nuovi. Negli anni rivoluzionari si calcola che in Francia siano nate circa mille nuove testate. Quella che per le
folle parigine è prima di tutto un'ansia di partecipazione, per le popolazioni urbane è una domanda di resoconti.
Nasce durante le rivoluzioni un giornalismo spesso ancora embrionale tra la lettera e l'opuscolo; si tratta del
laboratorio di quell'intreccio tra stampa d'informazione e vita politica moderna che diverrà da quel momento
ineliminabile. È di qui che la domanda ricorrente di notizie politiche nasce, facendo di colui che le consuma un
citoyen che può condurre giorni dopo giorno una vita borghese ma sentirsi al tempo stesso giudice ultimo dell'
operato dei governanti. La notizia politica di impone come realtà di interesse generale.
Per contrastare il nuovo modello di cittadino-arbitro, passata l'ondata rivoluzionaria, la soppressione totale o
parziale del giornalismo d'informazione verrà tentata da tutte le monarchie europee. È dall'età delle rivoluzioni in
poi che vale per la politica l'assioma “non si può non comunicare”, la notizia politica è un dato quotidiano
comunque, al limite proprio nella sua assenza. È da questa fase che nascono i generi dell'informazione politica
destinati a dominare le pagine iniziali dei “grandi” quotidiani per quasi due secoli.
9.2.3. Dall'informazione economica all'inserzione → Anche l'altro modello di informazione (le notizie
economiche) diventa nello stesso periodo un genere giornalistico rivolto a un pubblico più largo, e viene
calamitato da un nuovo tipo di giornale. Per la prima volta il quotidiano si presenta nelle vesti di un'impresa
totalmente indipendente, finalizzata al profitto come qualsiasi azienda industriale, con le pagine divise per
colonne per consentire una lettura a colpo d'occhio. La notizia economica si fa da un lato inserzione, dall'altra
colonna specialistica. Con il Times e poi con gli altri giornali che seguiranno le sue orme, il giornale diventa
strumento quotidiano per chi ogni giorno si accosta al mercato: un'area sociale in via di progressiva estensione,
man mano che il modello capitalistico si estende alle + diverse sfere dell'esistenza. Fino a fare dell'informazione
stessa un business. Con il Times, le notizie di diverso genere, diventano insieme la merce venduta e il veicolo di
un'altra vendita, quella della pubblicità commerciale.
9.2.4. Vivere in città → È nella città che nasce il fait divers, racconto consumato in quanto ritenuto vero, ma
indipendentemente in fondo dalla sua verosimiglianza; è nella stessa città che nasce il canard, il foglietto con il
falso scoop. La cronaca cittadina arriva nei diversi paesi in tempi diversi, in parte parallelamente allo sviluppo
delle città moderne, in parte per effetto dell'azione di alcuni giornalisti-innovatori. Le notizie, e anche l'enfasi che
i diversi quotidiani mettono nel darle, diventano strumenti per una sorta di esperienza ludica, l'orientarsi nel
labirinto urbano. La cronaca intesa come mosaico notizie dà senso al paesaggio urbano, ri-caricato ogni giorno
delle connotazioni affascinanti, raccapriccianti o solo interessanti, che derivano dall'associazione dei luoghi con i
fatti che vi si sono svolti. La cronaca dà vita a una forma di “partecipazione”, insieme rassicurante e gratificante,
alla vita della città stessa. Il giornale diventa insieme un mezzo per l'inclusione delle crescenti masse che
affluiscono all'universo moderno e industriale e una manifestazione del modello di cittadinanza che si sta
affermando. Se la stampa è la base dell'idea di nazione in quanto omologazione su base prima di tutto linguistica,
il giornale è un organo essenziale nonostante la diversificazione delle informazioni per città.
9.2.5. L'intuizione di Hegel e le sue implicazioni → L'intuizione di Hegel ha 4 importanti implicazioni. Prima di
tutto la sincronizzazione. Il giornale garantisce la contiguità nel tempo, oltre che quella nello spazio: implica il
vivere in modo simultaneo. L'età delle notizie è anche l'età dell'effimero. La seconda implicazione è che il
mondo è diventato una sequenza di narrazioni. La mediazione verbale è così potente che possiamo seguire tutte
le cose attraverso le notizie che le riguardano. Per quanto riguarda la terza implicazione, il mondo così com'è
appare potenzialmente carico di significato, ma di un significato mobile, effimero nel tempo. Con la fotografia, il
racconto giornalistico si presenta come autoevidente, dando ulteriore apparenza di naturalità alla forma
cronachistica dell'informazione. La quarta è la più importante; il consumo di giornali e attraverso i giornali la
lettura del mondo come un susseguirsi e un mosaico di notizie diventano una risposta possibile a un'esigenza
profonda, quella di sapere come regolarsi. La lettura del giornale si dimostra un rito a bassa intensità.
9.2.6. La forma notizia e il telegrafo → McLuhan scrive “è il telegrafo il fattore che ha più contribuito a creare
l'immagine a mosaico del giornale moderno”. Il telegrafo allontanò il giornale dalla forma fisica del libro e
“incominciò a creare quei rumori stravaganti che si chiamano titoli di testa”. Se i processi di innovazione
politica, economica e urbanistica del periodo 1780-1848 avevano dato luogo a quella che possiamo chiamare la
sedimentazione progressiva della notizia nei suoi diversi generi, a segnare il coronamento definitivo fu
l'invenzione del telegrafo. La notizia non era solo un genere di consumo ormai abituale, era diventata prima di
tutto il prodotto di una precisa tecnologia; ed era diventata un'unità informativa destinata alla circolazione tra
diversi media. Proprio col telegrafo le agenzie di stampa vennero ad assumere il ruolo di canale di nutrimento
dell'intero mondo dei giornali. Si era creato quell'equilibrio che è alla base dell'economia dei giornali, e di una
parte significativa dell'intera economia dell'informazione: il quotidiano è fatto di notizie cattive; perché le buone
notizie sono riservate alla pubblicità. Nell'economia del quotidiano, quando questo arriva alla sua forma matura,
il pubblico non è fatto tanto di cittadini quanto di consumatori.
9.3. Il '900 e il trionfo della notizia → Nei 160 anni circa passati dal 1848 è successo davvero di tutto. L'universo
dell'informazione si è ampliato: da un lato è stata progressivamente introdotta la fotografia, dall'altro sono nati
“giornali” in mezzi di comunicazione diversi. Il pubblico delle informazioni giornalistiche si è ampliato; i
contenuti sono stati ovviamente i più mutevoli. Proprio per questo, ciò che più colpisce è non la trasformazione,
ma la conservazione. Quanto il modello informativo del quotidiano non solo sia stato stravolto dall'avvento dei
nuovi media, ma al contrario abbia saputo cooptarli, assimilandoli e insieme rendendoli complementari alla sua
struttura. L'idea di un bisogno di notizie è tra le eredità che il '900 ci lascia, ma è meno solida che in passato.
9.3.1. Stabilità di una forma e di un sistema → La continuità tra il giornalismo 900esco nelle sue diverse fasi e
suoi antecedenti si può riscontrare nel sistema dei generi, nell'organizzazione del lavoro. Per quanto riguarda la
struttura di base restano gli elementi di fondo: la struttura a mosaico delle pagine, la prima pagine come
annuncio dei contenuti dell'intero giornale, la divisione per settori. La fotografia si è integrata progressivamente
in questa struttura senza metterla in discussione. È cambiato assai poco anche il sistema dei generi. Anche le
formule principali si sono nell'insieme preservate. Certo, alcune aree dei giornali si sono espanse, fino a dar vita
a sezioni separate. Sono nati modi nuovi di accorpare l'informazione. Ma si tratta di cambiamenti parziali, e del
resto non generalizzati. Non è cambiata per nulla, anzi è stata ulteriormente esaltata la centralità della notizia. Il
concetto può apparire e ha dato luogo nel corso del secolo a una gara di definizioni su che cosa faccia notizia.
Ma quello che nessuno ha messo realmente in discussione è la notizia intesa come forma: la selezione nel
tumulto degli eventi di alcuni singoli fatti che possono essere riferiti come racconti in sé compiuti e autonomi.
Forse però, l'aspetto più sorprendente di continuità nella dinamica del giornalismo sta nell'organizzazione
professionale. Mentre i ruoli strettamente tecnici si sono in parte modificati con la crescente sofisticazione delle
tecniche di scrittura, composizione e impressione, quelli informativi sono rimasti stabili, come lo è rimasta la
tipologia dei giornalisti. Un fattore di resistenza al cambiamento sta proprio in quel carattere rituale che il
consumo rituale ha assunto già ai tempi di Hegel, nel bisogno di “sapere come regolarsi” che i lettori gli
attribuiscono. Un medium che deve accompagnare tutti i giorni la vita dei suoi lettori tende a sottoporli solo a
cambiamenti graduali e poco traumatici. Un ulteriore fattore di conservazione sta probabilmente nell'estrema
complessità della macchina-giornale, che deve assoggettare a routines produttive efficienti ciò che ne sembra più
lontano: l'imprevisto. I modelli organizzativi di regolarizzazione dell'imprevisto si sono così consolidati da
apparire difficili da smuovere.
9.3.2. La notizia attraverso i media → Oltre che al tempo, il modello giornale e la forma-notizia hanno resistito
anche alle trasformazioni che hanno modificato il panorama mediatico del '900. Se cominciamo dal primo dei
media che sono entrati nel campo dell'informazione, la fotografia, possiamo d