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Input: persone,conoscenze. Materie prime, risorse economiche, tecnologia, risorse sociali ed informative
Output: conoscenza, prodotti, servizi, brevetti, innovazione
Il sistema interno è formato da: - Struttura di base: edifici, macchine e attrezzature, struttura organizzativa.
- Meccanismi operativi: sistemi di decisione,coordinamento,valutazione e
controllo, informazione, pianificazione.
- Processi sociali: i rapporti sociali tra le persone all’interno dell’azienda
struttura organizzativa: è un sistema che nasce da 4 operazioni si definiscono tutti i ruoli necessari
nell’organizzazione, assegnare ad ogni ruolo dei compiti specifici, raggruppare in UO, definire i rapporti
gerarchici
LIMITI: non considera tutti gli input cioè tutto l’ambiente, le variabili endogene ed esogene non sono distinte.
Modello SEILER: simile al modello INPUT – OUTPUT ma più complesso poiché separa le variabili esogene
(quelle su cui l’azienda non può influire) da quelle endogene.
VARIABILI AMBIENTALI (esogene): legislazione, normativa, ambiente
sociale,politico,culturale,demografico,variabili economico-finanziarie,domanda
VARIABILI DI PROGETTAZIONE ORGANIZZATIVA (INPUT) endogene:
INDIVIDUALI: persone, competenze, professionalità, motivazione
SOCIALI: relazioni interpersonali, clima organizzativo (di contesto)
TECNOLOGICHE: processi, strumenti
ISTITUZIONALI: forma giuridica dell’azienda (spa, srl,…)
ORGANIZZATIVE: struttura organizzativa (numero livelli gerarchici, divisione del lavoro, configurazione,
coordinamento, definizioni mansioni e ruoli, rapporto responsabilità-obiettivi)
meccanismi operativi (come svolgere i compiti: decisione, pianificazione, controllo, coordinamento,
comunicazione, valutazione, informazione)
stile di direzione (leadership, motivazione, gestione autorità)
VARIABILI IMPRESA(COMPORTAMENTO ORGANIZZATIVO): attività, interazioni, sentimenti
VARIABILI RISULTATI (OUTPUT): misurano la qualità del comportamento organizzativo (efficacia: grado di
soddisfacimento degli obiettivi istituzionali, efficienza: produrre il massimo output col minimo input, flessibilità:
passaggio output attuale a innovativo: time to market, soddisfazione dei partecipanti).
Modello MINTZBERG (5): modello organizzativo a 5 componenti:
vertice strategico: chi decide (cdA)
linea intermedia: trasmette le decisioni dal vertice al nucleo (direzione divisione, capo reparto)
nucleo operativo: svolge attività caratteristiche (core business) (addetti alle vendite, alla produzione)
tecnostruttura: componente di specializzazione tecnica (tempi e metodi, controllo qualità)
staff supporto: uffici che supportano l’organizzazione (uff. legale, ragioneria)
5 modelli organizzativi:
struttura semplice: non c’è tecnostruttura e staff. Coordinamento: supervisione diretta. Fondamentale:
vertice strategico. linea intermedia semplice. Accentramento e flessibilità. Ambiente semplice ma dinamico,
per imprese semplici e giovani. Necessità di guida salda.
Burocrazia meccanica: standardizzazione dei processi. È struttura funzionale. Fondamentale:
tecnostruttura. Imprese vecchie e di grandi dimensioni, in ambienti semplici e stabili. Controllo esterno.
Sistema tecnico sofisticato ma non automatico.
Burocrazia professionale: basata sulla professionalità addetti. Standardizzazione delle capacità (input).
Fondamentale: nucleo operativo. Formazione, specializzazione orizzontale, decentramento. Ambiente
stabile e complesso. Sistema tecnico non sofisticato.
Organizzazione divisionale: divisione nell’impresa in componenti per prodotto, area geografica, cliente.
Standardizzazione output. Fondamentale: linea intermedia. Raggruppamento in base al mercato e sistema
di controllo performance.
Adhocrazia: struttura per progetto, molto flessibile. Adattamento reciproco. Fondamentale: staff e nucleo
operativo. Imprese giovani in ambiente complesso e dinamico. Sistema tecnico sofisticato e automatico.
5 meccanismi coordinamento:
SUPERVISIONE DIRETTA: gerarchia. le unità organizzative da coordinare hanno la stessa unità
gerarchicamente superiore (e pertanto hanno un'omogeneità di supervisione) che è quindi in grado di
coordinare le due unità.
STANDARDIZZAZIONE DEGLI INPUT: standardizzazione delle risorse in ingresso (materie prime,
personale, ecc.) con una conseguente omogeneità e semplificazione delle successive trasformazioni.
STANDARDIZZAZIONE PROCESSI: lavoro: standardizzazione di cicli e modalità di lavoro attraverso una
codificazione di attività, attrezzature, metodi impiegati.
STANDARDIZZAZIONE OUTPUT: standardizzazione e codificazione dei risultati previsti da una unità
organizzativa. Tali risultati possono essere obiettivi fissati da un piano o prodotti/servizi standardizzati in
termini progettuali e operativi.
ADATTAMENTO RECIPROCO (Mutuo aggiustamento): il coordinamento è effettuato tramite un frequente
e facile sistema di collegamento (per lo svolgimento di attività) tra le unità organizzative. Prevede
comunicazioni e sistemi di retroazione tra unità organizzative. E' necessario nei casi in cui sia difficoltosa
una gestione anticipata o programmata.
modelli di coordinamento
THOMPSON
Determinanti del coordinamento: 1. Grado di Differenziazione; 2. Tipo e grado di Interdipendenza; 3.
Complessità; 4. Dimensioni; 5. Incertezza dei compiti.
TIPOLOGIE INTERDIPENDENZA: generica, sequenziale, reciproca.
Modalità di Coordinamento / Tassonomie
• Coordinamento Impersonale (procedure, piani, programmi, …) Modelli di azione codificati / Bassa
interazione
• Coordinamento personale Gerarchia (rapporti verticali) – Rapporti orizzontali (telefono,fax,email)
• Coordinamento di gruppo Riunioni programmate / non programmate
• Coordinamento a Preventivo
• Coordinamento a Consuntivo (feed-back)
Standardizzazione (creare std di tempo,costi,compiti)
Programmazione (si fissa un obiettivo / risultato)
Mutuo Aggiustamento (coordinamento istante per istante)
Modello empirico di Van Der Ven
Strumenti di coordinamento e variabili determinanti
Variabili determinanti:
1 Interdipendenza, 2 Dimensioni, 3Incertezza
Strumenti di coordinamento:
1 Procedure 2 Piani 3 Gerarchia 4 Relazioni orizzontali
5 Riunioni programmate / non programmate
TIPOLOGIA DI STRUTTURA ORGANIZZATIVA
Struttura Elementare: poche UO specializzate sul core , non c’è staff
Struttura funzionale (centralizzata): numerose funzioni specialistiche, staff centrali e non, molte UO, molti
livelli gerarchici, decisioni centralizzate, specializzata per tecnica
VANTAGGI: sviluppo alla specializzazione, risorse specialistiche impiegate minime e di facile acquisizione,
centralizzazione di risorse comuni, valorizzazione di interdipendenza di processo e di economie di scala
SVANTAGGI: problemi nel raggiungere gli obiettivi nei tempi fissati, problema di coordinamento e controllo
dei risultati e delle performance
Struttura Divisionale(decentralizzata): divisioni per tecnica,prodotto,cliente,area geografica
VANTAGGI: coordinamento e controllo performance e risultati, flessibilità, adattamento,autonomia
SVANTAGGI: diseconomie di scala e scarsa specializzazione, squilibri di carichi di lavoro, duplicazione delle
risorse
Struttura a Matrice: Vantaggi coordinamento per richieste duali, condivisione flessibile delle risorse
umane, adatta per decisioni complesse e ambiente instabile, adatta per organizzazioni di media grandezza
con più prodotti
Svantaggi duplice autorità può creare confusione, assorbe molto tempo, servono relazioni collegiali
anziché verticali, richiede grandi sforzi per il bilanciamento del potere
Strutture Ibride: mischiano attività di tipo funzionale e divisionale; non rispettano quelle pure. Le variabili da
analizzare per individuare la struttura sono: n° di prodotti disomogenei, grado di innovazione dei prodotti,
economie di scala, interdipendenza tra le funzioni
CONTINGENTISMO: Superamento della “One Best Way”, Riconoscimento della multicasualità nel
determinare le scelte organizzative.Dalla monocasualità dei modelli meccanicistici / positivisti / riduzionisti
della scuola Classica Alla multicasualità (riconoscimento di categorie di variabili molto più ampie – dei
modelli contingenti) Le determinanti delle forze organizzative sono molteplici / interconnesse e complesse
Dalla razionalità assoluta alla razionalità limitata e intenzionale
CONTINGENTISMO: Filone di pensiero che vede nella complessità / nell’incertezza / nella volatilità la causa dei
cambiamenti organizzativi
CHANDLER – SCOTT modello strategia – struttura
Evoluzione in 3 stadi
STADIO I : monoprodotto, mercato geografico limitato, unico canale di distribuzione, processi integrati su
poche fasi di trasformazione, ricerca tecnica occasionale, azienda a conduzione imprenditoriale
Struttura operativa elementare e meccanismi operativi semplici e personalizzati
ESPANSIONE DIMENSIONALE E INTEGRAZIONE VERTICALE si passa allo stadio II : + prodotti, +
mercati, + canali, + processi , + ricerca,
Struttura funzionale e sistemi di controllo formalizzati e impersonali
DIVERSIFICAZIONE si passa allo stadio III : diversificazione su + canali, + prodotti , + mercati,
Struttura divisionale, meccanismi atti a stimolare l’assunzione di competenze imprenditoriali da parte delle
divisioni. BURNS E STALKER (industrie manifatturiere inglesi e scozzesi)
Classificano:
-Organizzazione MECCANICA
(responsabilità gerarchica, autorità ben definite, procedure, lavoro
prevalentemente “programmato”, comunicazioni verticali, ecc.)
AMBIENTE: - Mercati stabili
- Tecnologia poco dinamica
-Organizzazione ORGANICA
(responsabilità e autorità ben definite, poche regole di funzionamento,
comunicazioni in ogni direzione,…)
AMBIENTE: - Mercati / prodotti in rapida evoluzione
- Tecnologia dinamica
WOODWARD : Variabile determinante: TECNOLOGIA DI PRODUZIONE
1 UNITA’ E PICCOLA SERIE 2 GRANDE SERIE 3 PROCESSO CONTINUO
Tipologia dei Sistemi Produttivi
Produzione di unità e di piccola serie
I. Produzione di unità su commessa II. Produzione di prototipi III. Produzione di grandi apparecchiature in
stadi
IV. Produzione di piccola serie su commessa
Produzione di grande serie e di massa
V. Produzione di serie VI. Produzione di serie con linee di assemblaggio VII. Produzione di massa
Produzione di processo continuo
VIII. Produzione intermittente di prodotti chimici con impianti Polivalenti IX. Produzione a flusso continuo di
liquidi, gas e sostanze cristalline
Conclusioni
• Elevata articolazione verticale (n, s) nella grande serie, ancora di più nelle imprese a processo continuo
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