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SEMPI DI CREDENZE PATOGENE TRATTI DA EISS

Alcuni esempi che Weiss porta di credenze patogene sono:

“Sono una persona che merita di essere respinta”

❖ “Sono una nullità, posso solo nuocere agli altri e quindi merito il loro rifiuto”

❖ “Devo essere ‘paralizzato’ per non essere troppo forte rispetto ai miei genitori, per non

❖ minacciarne l’autorità ed evitare così che perdano il loro ruolo”

Tutte queste credenze porteranno molto probabilmente a vissuti depressivi. Poi Weiss cita:

“Non posso lasciare la donna con cui sono assieme perché senza di me non può farcela”

❖ “Posso costringere gli altri ad obbedirmi”. Questa credenza apparterrà probabilmente ad

❖ una persona con personalità a cavallo tra l’antisociale ed il narcisista maligno. Una persona

con questa credenza non chiederà mai di andare in terapia, perché non provoca sofferenza

soggettiva

“Sono responsabile completamente della felicità e del benessere dei miei cari, che sono

❖ fragili e vulnerabili. Posso proteggerli essendo debole, indeciso e geloso”. Una persona con

questa credenza può risultare più fragile di quello che in realtà è per compensare la fragilità

dei propri cari. Magari i suoi caregiver erano fragili, e l’ipersensibilità del bambino alla

fragilità degli altri, unita all’egocentrismo infantile, può aver portato il paziente ad auto

svalutarsi per esaltare la madre. Questa credenza in particolare può condizionare più di altre

la scelta degli oggetti esterni.

Fun fact: Un narcisista va in terapia solo quando soffre di depressione narcisistica. Questo è il caso

dei narcisisti covert, che sono dominati da un sentimento vicino alla vergogna – infatti, i narcisisti di

questo tipo hanno credenze patogene simili a quelle dei depressi, rispettivamente “Vado bene solo

se sono perfetto” e “Non vado mai bene, perché non sono perfetto”. La differenza è che il depresso

non si tira su di morale se lo si valorizza, mentre il narcisista covert sì. Il narcisista maligno invece non

chiede mai aiuto ad un terapeuta, o meglio, lo fa solo se accade qualcosa di specifico che comunque

non pensa sia colpa sua – potrebbe essere il caso di un narcisista fallico (il dongiovanni), che, a 50

anni, viene per la prima volta rifiutato da una donna: chiederà aiuto, ma la sua richiesta al terapeuta

sarà quella di liberarlo dal rifiuto degli altri.

Fino a che età continuiamo a generare credenze patogene? Non c’è un’età specifica, ma più si

matura, meno condizionabili sì è, per cui con l’età la probabilità di sviluppare una credenza patogena

diminuisce.

Le Risorse del Paziente

Chi è afflitto da credenze patogene vorrebbe disconfermarle: per tutta la durata della terapia, il

paziente persegue questo obiettivo con l’aiuto del clinico. È importante che il terapeuta tenga ben

presente che la disconferma delle credenze patogene è un compito cognitivo notevole. Come

conseguenza di ciò, il processo terapeutico per Weiss “è il processo attraverso il quale il paziente,

con l’aiuto del terapeuta, lavora per disconfermare le proprie credenze patogene”.

Fun fact: In genere una persona va in terapia quando i vantaggi secondari delle credenze patogene

(ad esempio, il sentire che gli altri dipendono da lei è un peso, ma anche fonte di autostima) sono

minori degli svantaggi.

Anche se il pensiero di Weiss è di stampo freudiano, l’autore si discosta dalla prima teoria classica

quando afferma che l’essere umano non viva solo per scaricare energia, ma per adattarsi e

migliorare. Secondo Weiss quindi il transfert del paziente non è solo coazione a ripetere e principio

del piacere, ma è volto alla disconferma delle credenze patogene. Rispetto a Freud, Weiss intravede

quindi nella coazione a ripetere una speranza di miglioramento da parte del paziente: se il terapeuta

riesce ad individuare questa speranza e a comportarsi di conseguenza, allora potrà riuscire a

modificare la credenza patogena fonte di disagio. Freud, nella sua teorizzazione classica, sosteneva

al contrario che la coazione a ripetere fosse fuori dal controllo del paziente, e solo nei suoi scritti

tardivi la sua posizione era simile a quella che poi ha adottato Weiss.

In Weiss, la ripetizione nel transfert è vista piuttosto come un test al terapeuta, al quale il paziente

sta chiedendo di disconfermare la propria credenza patogena. Secondo l’autore, infatti, il paziente

cerca inconsciamente nuove esperienze e persone in grado di superare i suoi test, con l’obiettivo di

disconfermare le proprie convinzioni problematiche maturate nell’infanzia. Oltre al concetto di test,

rientra qui quello di piano inconscio.

Il Piano Inconscio

Weiss afferma che non solo il paziente è motivato a disconfermare le proprie credenze patogene,

ma anche che inconsciamente ha già un piano per come fare. Compito del terapeuta è individuare

tale piano inconscio il più presto possibile, per poter aiutare il paziente a realizzarlo. Già durante i

primi colloqui, il paziente valuta, in base al proprio piano inconscio:

Quali problemi affrontare e quando affrontarli

❖ I pericoli che potrebbe riscontrare con la disconferma delle credenze patogene

❖ Le emozioni dolorose a cui dà origine la disconferma delle credenze patogene

❖ Le proprie capacità attuali

❖ La realtà (ad esempio, quanto tempo ha a disposizione per migliorare)

❖ Il terapeuta (in particolare la sua affidabilità)

È poi sulla base di queste considerazioni che il paziente testa il terapeuta. Essenzialmente, egli valuta

inconsciamente quanto quel terapeuta può aiutarlo a disconfermare le proprie credenze patogene –

infatti, se il terapeuta dovesse cedere, il paziente sentirebbe che condividono una debolezza, e che

quindi la terapia non potrebbe funzionare.

In questo senso la teoria di Weiss si avvicina a quella cognitivista, perché implica una valutazione

cognitiva.

Alla luce di tutto ciò la domanda è: che atteggiamento deve tenere il terapeuta per disconfermare le

credenze patogene del paziente? Il paziente mette alla prova le proprie credenze patogene

attraverso azioni sperimentali, tenendo un comportamento che dovrebbe suscitare una certa

reazione nell’analista, ma allo stesso tempo sperando che tale reazione non si verifichi. Solo se le sue

aspettative patogene non vengono confermate, il paziente si sente sollevato, e la disconferma della

sua credenza ha inizio.

Weiss afferma che la cosa più importante in terapia non è interpretare l’inconscio, ma

disconfermare la credenza patogena. Quindi, ad esempio, se un paziente depresso che crede di

meritare di essere rifiutato fa un regalo al terapeuta a Natale, ammesso che non sia qualcosa di

molto costoso, rifiutarlo non sarebbe la cosa migliore da fare: è accettandolo che l’aspettativa

inconscia (quella di essere rifiutato) viene frustrata e la credenza patogena disconfermata. In questo

senso, la terapia può avere esito positivo solo frustrando le credenze patogene.

Messa Alla Prova Delle Credenze Patogene

Il paziente può mettere alla prova le proprie convinzioni in diversi modi:

Attraverso le parole: Ad esempio, un paziente che crede che verrà punito se dimostra

❖ orgoglio potrebbe sottoporre a verifica la sua credenza con un’esclamazione di orgoglio nella

speranza che il terapeuta non lo umili; un paziente che crede di meritare il rifiuto degli altri

potrebbe sottoporre a verifica la sua credenza con un’affermazione affettuosa, nella

speranza che il terapeuta non lo rifiuti, magari rimanendo neutrale ed interpretando la sua

dimostrazione di affetto come una formazione reattiva contro l’ostilità inconscia

Attraverso il comportamento non verbale: Ad esempio, un paziente che crede di non

❖ meritare la terapia potrebbe saltare alcune sedute, sperando che il terapeuta lo aiuti a

capire che invece ne è degno; una paziente che crede di poter sedurre gli altri con la propria

affabilità potrebbe comportarsi in modo seduttivo, sperando che il terapeuta le dimostri di

non essere disponibile ad essere sedotto

Interventi Consoni al Piano

Secondo Weiss, il paziente si sentirà realmente aiutato solo se il terapeuta farà degli interventi che

rispettino il suo piano inconscio. Il piano viene eseguito dal paziente tramite i test al terapeuta, che

permettono, con il minimo rischio, di raccogliere il massimo delle prove contro le proprie credenze

patogene.

I Test al Terapeuta

Mettendo alla prova le proprie credenze patogene con il terapeuta, il paziente riproduce le

esperienze traumatiche infantili da cui ha derivato le stesse. I test possono essere di due tipi:

Rivolgimento dal passivo in attivo: Il paziente riproduce i comportamenti traumatizzanti che

❖ uno dei genitori ha avuto con lui, sperando che il terapeuta non ne sarà altrettanto

sconvolto. Spera perciò che il terapeuta non si lasci condizionare da credenze patogene

simili alle sue, lo osserva mentre fa fronte in modo costruttivo al comportamento che per lui

era stato traumatico, ed impara a reagirvi adeguatamente. Qui si può notare il lato cognitivo

dell’approccio dei Weiss, in quanto il paziente si modella sul terapeuta. In fondo, noi

diventiamo ciò che siamo tramite gli altri.

Test attraverso il transfert: Il paziente si comporta con il terapeuta come si era comportato

❖ da bambino con i caregiver, comportamento che, secondo lui, aveva provocato quelle

reazioni genitoriali da cui ha derivato le proprie credenze patogene. Spera inconsciamente di

provocare nel terapeuta una reazione diversa da quella dei genitori, che gli faccia pensare

che no, non è colpa sua se loro si comportavano così. Se il test viene superato, il paziente

può fare un passo avanti nel disconfermare la credenza di aver provocato le reazioni

negative dei propri genitori.

L

A SUCCESSIONE DEI TEST

I test permettono di interpretare la credenza patogena da disconfermare; di conseguenza, il modo

giusto di rivolgersi al paziente dipenderà da quale credenza egli ha.

In alcune terapie il primo test a cui il paziente sottopone il terapeuta è quello con rivolgimento da

passivo ad attivo, tramite il quale è come se la persona dicesse “Assumo la posizione dell’aggressore

per difendermi dalla possibilità di essere traumatizzato”. Può anche accadere che il paziente, per

paura di traumatizzare il terapeuta, o per timore di essere ferito, posticipi i test.

Come può il terapeuta capire se si trova di fronte ad un test? Dalla presenza di uno o più segnali tra:

Il paziente suscita fort

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Publisher
A.A. 2018-2019
70 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Broflovski di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria e tecnica del colloquio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Rocco Diego.