Estratto del documento

IL PROCESSO DIAGNOSTICO IN PSICOLOGIA CLINICA

PRIMA PARTE

CAPITOLO 3 - DIAGNOSI MEDICA E DIAGNOSI PSICOLOGICA

In medicina, quando parliamo di classificazione, ci riferiamo a tutti quei fenomeni clinici complessi che vengono ridotti in categorie, definite sulla base del trattamento e della prevenzione. Per quanto riguarda la diagnosi, ci riferiamo all'assegnazione di dati clinici del paziente ad una specifica categoria.

In psichiatria e in psicologia clinica, per anni la situazione è stata diversa. Tra gli anni sessanta e settanta, si assiste ad un calo di interesse nei confronti della diagnosi e ad un aumento di interesse nei confronti del trattamento.

Anche per quanto riguarda il concetto di diagnosi, assume caratteristiche diverse tra Medicina e Psicologia: in medicina, una diagnosi sottende anche le cause del disturbo; in psicologia, la causa del disturbo rappresenta solo un punto di partenza.

In ultimo, nel momento in cui il medico comunica una diagnosi, comunica anche il...

conseguente trattamento. Lo psicologo invece, effettua la restituzione ossia una tappa del processo diagnostico nella quale i risultati vengono comunicati al paziente e discussi assieme a lui. Si tratta di un prerequisito fondamentale in psicologia clinica.

2-DIAGNOSI E RESTITUZIONE

L'ipotesi diagnostica che conclude il processo diagnostico è la sintesi dei dati ottenuti dal paziente e/o dai suoi familiari, dei dati ottenuti con l'osservazione, delle conclusioni diagnostiche a cui sono giunti altri operatori attraverso l'impiego di strumenti diversi (ad esempio i test), delle ipotesi parziali emerse nei vari step, delle indagini e le loro discrepanze.

Nella restituzione, l'ipotesi diagnostica viene riformulata in maniera comprensibile per il paziente sulla base dei suoi vissuti e delle sue richieste. La restituzione dunque, deve rappresentare per il paziente una chiave di lettura della propria storia. Se si comunica al paziente un qualcosa che non è in grado di

(utilizzare tag html per formattare il testo)

Utilizzare, se si utilizza un linguaggio troppo complesso, la restituzione potrebbe essere inutile o addirittura potrebbe produrre effetti negativi. Per questi motivi, generalmente la restituzione non si esaurisce in un unico colloquio ma dura nel tempo anche per poter analizzare diversi tipi di restituzione, fino a quando la visione del paziente e del terapeuta coincidono.

I tempi e modi della restituzione vengono definiti anche sulla base delle caratteristiche di personalità del paziente, sulla natura del disturbo e sui motivi che l'hanno indotto a chiedere una consultazione. Ad ogni modo, assumono importanza anche la qualità delle relazioni e delle situazioni interpersonali del paziente, sia nel momento del colloquio sia nella propria storia di vita.

3-FASI E STRUMENTI DEL PROCESSO DIAGNOSTICO

Il processo diagnostico, in psicologia clinica, mantiene gli stessi processi presenti in medicina, seppur con qualche variazione:

  • Invio (o autoinvio)
  • Colloquio ambito medico
  • Visita
ambiente di accettazione e comprensione. La diagnosi psicologica si basa su diverse caratteristiche: 1. Raccolta di informazioni: attraverso l'anamnesi, il clinico raccoglie informazioni sul paziente e sulla sua storia clinica. Questo include informazioni sulla sua famiglia, il suo ambiente di vita, eventi traumatici o stressanti che ha vissuto, e altri fattori che possono influenzare la sua salute mentale. 2. Test e osservazione: il clinico può utilizzare test psicologici e osservazioni per valutare il paziente. Questi test possono includere questionari, test di personalità, test cognitivi o altre misurazioni psicologiche. L'osservazione diretta del paziente e dei suoi comportamenti può anche fornire informazioni importanti per la diagnosi. 3. Restituzione: una volta raccolte le informazioni e valutato il paziente, il clinico comunica i risultati al paziente in modo chiaro e comprensibile. Questo include la spiegazione della diagnosi, delle possibili cause dei sintomi e delle opzioni di trattamento disponibili. 4. Trattamento e/o intervento: dopo la diagnosi, il clinico può proporre un piano di trattamento o intervento per affrontare i sintomi o i problemi del paziente. Questo può includere terapia individuale, terapia di gruppo, farmaci o altre forme di intervento. 5. Attuazione del trattamento e/o intervento: il clinico lavora con il paziente per attuare il piano di trattamento o intervento concordato. Questo può includere sessioni terapeutiche regolari, monitoraggio dei progressi del paziente e apportare eventuali modifiche al piano di trattamento in base alle esigenze del paziente. 6. Conclusione: una volta che il paziente ha raggiunto i suoi obiettivi terapeutici o ha fatto progressi significativi, il clinico può concludere il trattamento. Questo può includere una valutazione finale del paziente e una discussione sui risultati ottenuti. 7. Follow-up: dopo la conclusione del trattamento, il clinico può programmare controlli periodici per monitorare il benessere del paziente e prevenire eventuali ricadute. Questi controlli possono essere pianificati a intervalli regolari o in base alle esigenze individuali del paziente. La diagnosi psicologica è un processo complesso che richiede competenze cliniche e una buona relazione terapeutica. È importante che il clinico sia empatico, rispettoso e attento alle esigenze del paziente per garantire un processo diagnostico accurato e un trattamento efficace.lavoro di conoscenza su di sé, in cui risultati verranno discussi (attraverso la restituzione) ed eventualmente si deciderà se agire con un trattamento e con quale tipo di trattamento. L'intento è quello di costruire col paziente un'alleanza diagnostica. L'alleanza è la condizione relazionale affinché quantità e qualità delle informazioni siano sufficienti per effettuare un'ipotesi diagnostica. Sul versante del paziente, gli ostacoli all'alleanza possono essere diversi e non devono mai essere aggirati dal terapeuta, bensì rilevati nel processo diagnostico e perciò proposti come oggetto di conoscenza e di elaborazione comune. Spesso infatti, l'alleanza diagnostica nasce proprio nella chiarificazione di questi ostacoli. Un atteggiamento di sfiducia da parte del paziente costituisce uno dei più frequenti motivi di rottura dell'alleanza. Inoltre, alcune difficoltà dell'alleanza.

Possono essere colte fin da subito; altre si manifestano man mano e possono essere elicitate in modo evidente da alcuni strumenti come ad esempio i test. La restituzione è uno dei momenti in cui potrebbe emergere questo ostacolo.

In ultimo, anche difetti di formazione professionale come ad esempio l'adesione troppo rigida ad un modello teorico o l'imitazione di qualche "maestro" può intralciare nel clinico la costruzione dell'alleanza.

5-PLURALITÀ DEI DATI E DISCREPANZA

In presenza di molteplici e diversi elementi diagnostici, una delle questioni più discusse riguarda la loro possibile discrepanza.

In psicologia clinica, la discrepanza, deve essere assunta come un elemento clinico che fornisce informazioni aggiuntive sul paziente e sul suo disturbo.

Spesso, la discrepanza fra i dati, dipende dal fatto che il paziente racconta cose diverse di sé o si comporta in modo diverso a seconda dei diversi interlocutori o delle diverse situazioni.

In questo caso, il punto di partenza più utile, consiste nel pensare che il paziente possa essere sia in un modo che nell'altro a seconda delle particolari circostanze ambientali o relazionali. In altri casi, la discrepanza può emergere anche tra i risultati ottenuti nell'impiego di diversi strumenti (es. test e colloquio). In questo caso, generalmente il colloquio è considerato lo strumento più attendibile ed è per questo che le eventuali discrepanze vanno risolte sulla base di questo assioma. In realtà, nel processo diagnostico, non esiste la possibilità di identificare lo strumento più attendibile. Il significato del processo infatti, consiste proprio nell'opportunità di utilizzare molteplici fonti di informazioni e leggere eventuali discrepanze come un elemento informativo piuttosto che come un elemento negativo. 6-COROLLARI Un processo diagnostico condotto in modo metodologicamente corretto può otteneredue risultati: la progressione delle operazioni e il ricorso a strumenti diversi che permettono al paziente di ridurre la propria tendenza ad attribuire impropriamente capacità eccezionali al clinico. Il processo diagnostico facilita la comprensione del modo in cui si è pervenuti a formulare la diagnosi e l'indicazione o controindicazione al trattamento. Il paziente coglie l'esistenza di un metodo che ha spesso un effetto tranquillizzante perché sconfigge la fantasia che nella cura dei disturbi psichici tutto sia casuale, fortunoso e mai chiaramente esplicitabile. Con pazienti diffidenti o delusi da precedenti tentativi terapeutici, la possibilità di verificare quali risultati si ottengono in un percorso conoscitivo a tempo definito e programmato rappresenta l'occasione di sconfiggere il fantasma di un affidamento alla "cieca", per loro inevitabilmente connesso a ogni terapia psicologica. Il processo diagnostico può costituire per

Il clinico inesperto trova un ausilio nel contrastare la messa in atto della misura di sicurezza che si esprime nella tendenza a formulare diagnosi a prima vista, spesso generando un' unica ipotesi non validata. Il processo diagnostico diventa ausilio anti-impulsivo. L'esercitazione delle diverse fasi del ragionamento diagnostico e la strategia con cui si elaborano le informazioni e gli altri elementi clinici permettono di individuare possibili errori nella fase di rilevamento dei dati, in quella di generazione delle ipotesi e in quella della presa di decisione. Viene contrastata anche la tendenza ad usare un unico modello interpretativo-esplicativo, a ricorrere a interpretazioni precoci o a una psicologizzazione rituale (rituale = modalità da compito, che non si struttura sulla base di quanto il paziente comunica, ma sull'adeguamento del paziente stesso a tale modalità).

SECONDA PARTE

CAPITOLO 2- IL COLLOQUIO IN PSICOLOGIA CLINICA.

Il colloquio è un processo interattivo,

Il colloquio è una forma specializzata di interazione verbale che ha luogo tra almeno due persone, diverso dalla conversazione, in quanto l'interazione è finalizzata al conseguimento di un obiettivo predeterminato. È una forma specializzata di interazione verbale, iniziata per uno scopo particolare e messa a fuoco sulla stessa area specifica di contenuto, con la conseguente eliminazione del materiale estraneo.

Nel contesto psicologico, lo scopo del colloquio è chiarire il modo di vivere della persona in esame: il colloquio è qualcosa di più del semplice ascolto. Morrison riteneva che chiunque faccia buoni colloqui è capace di ottenere, nel minor tempo possibile, il maggior numero di informazioni utili per la diagnosi e di creare e mantenere una buona alleanza con il paziente.

Lo scopo del colloquio clinico è raccogliere dati che provengono dal contenuto e dal processo allo scopo di formulare un accurato assessment.

A chi conduce il colloquio clinico è richiesto:

  1. Possedere buone capacità
diagnosta e osservatore; 2-Conoscere la gamma dei diversi trattamenti possibili, prestando attenzione alle loro indicazioni e controindicazioni; 3-Saper instaurare un'alleanza diagnostica con il paziente e i suoi familiari; 4-Saper prendere decisioni in tempo utile, tollerando l'inevitabile senso di responsabilità che ne consegue; 5-Saper comunicare e motivare al paziente le decisioni prese, con un linguaggio chiaro e comprensibile (trovare mediazioni adeguate tra necessità della clinica oggettiva e aspettative del paziente); 6-Conoscere il proprio bias, cioè la tendenza a percepire un livello di patologia minore o maggiore di quello effettivamente presente nel paziente (o distorcere i dati rilevabili, in funzione di proprie specifiche peculiarità emotive o cognitive). 2-RICHIESTA DI APPUNTAMENTO E INVIO La decisione di rivolgersi a uno psicologo clinico è in genere l'esito di un ragionamento diagnostico, fatto dall'individuo che si

Rende conto di non essere più in grado di individuare s

Anteprima
Vedrai una selezione di 5 pagine su 16
Riassunto esame tecnica del colloquio psicologico prof. Saliani, libro consigliato Modelli del colloquio, Del Corno, Lang Pag. 1 Riassunto esame tecnica del colloquio psicologico prof. Saliani, libro consigliato Modelli del colloquio, Del Corno, Lang Pag. 2
Anteprima di 5 pagg. su 16.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame tecnica del colloquio psicologico prof. Saliani, libro consigliato Modelli del colloquio, Del Corno, Lang Pag. 6
Anteprima di 5 pagg. su 16.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame tecnica del colloquio psicologico prof. Saliani, libro consigliato Modelli del colloquio, Del Corno, Lang Pag. 11
Anteprima di 5 pagg. su 16.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame tecnica del colloquio psicologico prof. Saliani, libro consigliato Modelli del colloquio, Del Corno, Lang Pag. 16
1 su 16
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Acquista con carta o PayPal
Scarica i documenti tutte le volte che vuoi
Dettagli
SSD
Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher M_Psy di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Tecnica del colloquio psicologico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di L'Aquila o del prof Saliani Angelo Maria.
Appunti correlati Invia appunti e guadagna

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community