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METODOLOGIE DI ALLENAMENTO MOBILITÀ ARTICOLARE
Poiché l’efficacia di un’esecuzione unica di un esercizio di allungamento non è
sufficiente per ottenere l’effetto di allenamento si consiglia di ripetere l’esecuzione
singola per 15 volte e per circa 3-5 volte le esecuzioni in serie.
I metodi di allenamento possono essere di diverso tipo:
Attivi: la mobilità deriva dall’azione dei muscoli agonisti
Passivi: la mobilità è dovuta all’inerzia, peso del corpo, partner o attrezzo
Metodi misti
Esercizi dinamici: spinta, flessione, molleggi e circonduzioni
Statici (stretching)
PNF
Parlando di capacità motorie, si parla di flessibilità come capacità sia coordinativa sia
condizionale. È condizionale perché condiziona il movimento: cioè se non sono sciolto
in un movimento importante per la disciplina che devo svolgere, allora sono
condizionato.
Le capacità coordinative, grazie ad esercizi dinamici e tecnici della disciplina, migliora
la capacità coordinativa dei muscoli agonisti, antagonisti, e questo gioco di questi
muscoli permette di migliorare la coordinazione.
La mobilità la miglioriamo soprattutto con esercizi statici, quindi condizionale; quando
invece la miglioriamo del punto di vista dinamico, la miglioriamo dal punto di vista
della coordinazione.
Metodi di allungamento attivo
I metodi di allungamento attivo prevedono esercizi di ginnastica con i quali si cerca di
ampliare il movimento. Possono essere suddivisi in dinamici-attivi e statici-attivi.
In quelli dinamici attivi (balistici) il lavoro di allungamento avviene grazie a movimenti
ripetuti di molleggio. In quelli statici-attivi gli agonisti si contraggono portando il
muscolo che deve essere allungato isometricamente nella posizione finale di
allungamento.
L’aspetto positivo degli esercizi di allungamento attivo è che determinati muscoli si
allungano grazie all’attività di contrazione dei loro antagonisti, contribuendo così al
loro potenziamento.
L’aspetto negativo, invece, è dato dal fatto che lo stimolo improvviso e dinamico di
allungamento, dall’azione brevissima, innesca, attraverso i fusi muscolari, un riflesso
da stiramento molto accentuato che presenta un’intensità quasi doppia rispetto ai
metodi di stretching statico.
Metodi passivi di allungamento
Prevedono la presenza di forze esterne. Negli esercizi dinamico-passivi si produce
un’alternanza ritmica tra aumento e riduzione dell’ampiezza di movimento; in quelli
statico-passivi la posizione massima di allungamento viene mantenuta per alcuni
secondi (5-6 seocndi).
Un allenamento di allungamento passivo produce una maggiore mobilità delle
articolazioni grazie a diversi meccanismi:
Aumento tolleranza del dolore: con l’allungamento si produce una diminuzione
dell’input nervoso nei motoneuroni e, pertanto, una diminuzione del tono
muscolare con una maggiore tolleranza allo stiramento. Quindi abbiamo una
assuefazione dei nocicettori che provocano quindi una diminuzione del dolore
prodotto dallo stiramento.
Inibizione delle attività muscolari riflesse: diminuisce la sensibilità di diversi
recettori rendendo quindi più difficile l’innesco dei riflessi di difesa tendineo-
muscolari e articolari.
Cambiamenti strutturali: produce un incremento dei sarcomeri e delle strutture
connettivali. Un allungamento intenso causa micro-lesioni nell’ambito delle
miofibrille, e questo porta ad un aumento della stifness muscolare e ad un aumento
delle strutture connettivali.
Metodo allungamento statico (stretching)
Si deve assumere lentamente una posizione di allungamento che dovrà essere
mantenuta da 10 fino a 60 secondi.
Questo metodo cerca di ridurre al massimo il riflesso da stiramento e per questo
motivo si riducono al minimo i rischi degli infortuni.
riflesso inverso da stiramento
Nello stretching si usa il mediato dai fusi neuro
tendinei del Golgi, che si trovano nell’inserzione muscolo-tendine.
Gli organi tendinei del Golgi sono recettori della tensione che proteggono il muscolo
dal suo sviluppo eccessivo e reagiscono anche agli stimoli di allungamento. La loro
soglia di eccitazione agli stimoli di allungamento è notevolmente più elevata di quella
dei fusi neuromuscolari. Perché possano funzionare come recettori di allungamento è
necessario un allungamento di intensità notevole dell’unità funzionale muscolo-
tendine. Se lo stato di allungamento del muscolo supera una soglia predeterminata, gli
organi tendinei del golgi interrompono la tensione muscolare di protezione del muscolo
generando il rilassamento del muscolo relativo. In questo caso si parla di inibizione
autogena, un processo che ha lo scopo di proteggere il muscolo o l’inserzione
muscolare.
Il riflesso inverso da stiramento può essere provocato in due modi: con una
contrazione molto intensa (massimale) oppure con un forte stimolo di allungamento.
Lo stretching dinamico mi consente in maniera autonoma di praticare. Si parla di
autoregolazione. Questi esercizi richiedono un’autoregolazione.
Quello statico:
1. Raggiungi la posizione lentamente
2. Verificare che la posizione raggiunta sia corretta.
3. Ricorda: tensione si, ma non il dolore. (Point of disconfort)
4. Controlla che tutti i muscoli che non sono coinvolti dall’esercizio siano sciolti (anche
per esempio quelli del viso)
5. Verificare il respiro (lento e profondo)
6. Cercare il rilassamento
7. Rimani in posizione 30-40 secondi se è possibile incrementare il rom
8. Ritorna lentamente e nel modo corretto alla posizione di partenza.
PNF (facilitazione propriocettiva nerumuscolare)
Sfrutta alcuni aspetti fisiologici in base al rapporto contrazione e de contrazione
CR (contract relax method):
il muscolo da allungare (agonista) viene precedentemente contratto. Così si avvia
l’azione inibitoria del riflesso inverso degli organi tendinei del Golgi e si può
raggiungere una posizione di allungamento superiore. Prima di iniziare l’allungamento
di un determinato gruppo muscolare, si contraggono isometricamente per 10-30
secondi i muscoli interessati che in seguito verrano rilassati e infine allungati per 10-
30s.
AC (antagonist contract)
contrazione dell’antagonista prima di allungare l’agonista -> la contrazione del
muscolo agonista facilita il rilascio dell’antagonista. In questo metodo si sfrutta
l’inibizione reciproca: se si contrae un muscolo, per via riflessa si provoca un
rilassamento dei suoi antagonisti. Quindi sii sfrutta il principio dell’inibizione reciproca,
nel senso che l’antagonista del muscolo che deve essere allungato si contrae al
massimo, per cui l’agonista, rilassato per via riflessa, può essere inserito in modo
ottimale nel processo di allungamento.
CRAC (contract relax antagonist contract)
contrazione rilassamento allungamento contrazione agonista (con rilasciamento
dell’antagonista-inibizione reciproca): grazie alla forte contrazione degli antagonisti
per via riflessa, aumenta il rilassamento dell’agonista che, successivamente, è
particolarmente allungabile.
Lo stretching nella preparazione immediata alla gara
L’utilizzo dello stretching si è rivelato negativo nei programmi di riscaldamento
immediatamente precedenti la gara negli sport di forza massima, forza rapida e di
velocità. Si riscontra un calo della vigilanza, concentrazione e reattività. Questo è
dovuto ad una diminuzione del tono muscolare, o di rilassamento.
Per la pratica dell’allenamento, ne consegue che negli sport di forza rapida e di
velocità come anche nei giochi sportivi, l’adozione di una stretching prolungato in
occasione di una preparazione immediatamente precedente alla gara provoca una
diminuzione della prestazione: per questa ragione, nel programma di riscaldamento si
devono prevedere esercizi di allungamento per prevenire i traumi, ma questi si
dovranno protrarre per tempi brevi e devono essere in forma dinamica, per esempio
balistica, in modo tale da non produrre un abbassamento del tono muscolare. Gli
esercizi di allungamento dovrebbero essere eseguiti al minimo 15-20 minuti prima
della prestazione sportive. Successivamente si dovrebbero eseguire alcuni salti, scatti,
per riportare di nuovo il tono muscolare al livello ottimale necessario per le prestazioni
di forza rapida.
Lo stretching nel defaticamento immediatamente successivo alla gara
Lo stretching statico si è dimostrato essere controproducente per un recupero rapido,
o una rapida eliminazione, dei prodotti della fatica in quei carichi sportivi che
comportano un grado elevato di acidificazione. Come avviene in occasione di una forte
contrazione, un allungamento accentuato provoca una compressione dei vasi
sanguigni e inibisce la funzione di smaltimento dei catabolismi svolta dal sangue.
Alla fine delle gara si dovrebbe fare un allungamento intermittente nel quale il gruppo
muscolare interessato è soggetto solo a un allungamento di breve durata in modo che,
nella successiva fase di rilassamento, il sangue possa svolgere di nuovo la sua
funzione di rimozione dei prodotti dell’affaticamento.
Indicazioni specifiche di anatomia applicata allo sport (figure pag 554)
Nell’allungamento di tutti i muscoli biarticolari occorre fare in modo che ambedue
le articolazioni siano portate in una posizione di allungamento e ciò per evitare che,
tramite la flessione o l’estensione una delle due provochi una tensione o un
accorciamento muscolare. Per esempio II muscoli ischiocrurali possono essere
allungati solo se l’articolazione del ginocchio è estesa e l’anca è flessa al massimo.
L’allungamento muscolare deve essere selettivo evitando movimenti complessi nei
quali siano coinvolte in serie più articolazioni e con esse più gruppi muscolari. Una
mobilità elevata è il prodotto della somma delle mobilità nelle regioni della colonna
vertebrale e della capacità di allungamento dei muscoli ischiocrurali e di quelli
surali.
Non si dovrebbe eseguire l’allungamento di un muscolo che risulta essere contratto
per resistere alla forza di gravità.
Il lavoro di allungamento deve essere eseguito in una posizione tale da impedire o
ridurre al minimo, assestamenti muscolo-articolari che influiscono negativamente
sulla sua efficacia. Per esempio possiamo vedere (figura 442) come iil quadricipite
possa essere allungato rimanendo in ginocchio, con l’anca in estensione.
L’esercizio di stretching dello stesso gruppo muscolare (in piedi) deve essere
considerato meno efficace. Per esempio per quanto riguarda i muscoli ischiocrurali,
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