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Prof. Vago Paola
Prof.
Obiettivo:
Sviluppo della capacità di equilibrio nell’arrampicare
Anno accademico
Indice 1
Introduzione presentazione dell’obiettivo
Capacità di equilibrio
Definizione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3
Tipi di equilibrio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3
Condizioni di equilibrio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
Componenti neuro fisiologiche. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
Strategie di miglioramento della capacità. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
Schema motorio: arrampicare
Definizione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .5
Tipologia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
Considerazioni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
Ambiente. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
Classe. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
Attrezzatura. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
Forme di lavoro. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
Organizzazione temporale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
Fase di avviamento motorio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
Fase centrale/ allenante
Stazione 1. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10
Stazione 2. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .11
Stazione 3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
Fase conclusiva/defaticante. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
Introduzione e presentazione dell'obiettivo
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DEFINIZIONE
La capacità di equilibrio ci permette, attraverso aggiustamenti riflessi automatizzati
o volontari, di mantenere una posizione statica o di eseguire un movimento senza
cadere anticipando o reagendo prontamente a possibili fattori di squilibrio.
TIPI DI EQUILIBRIO
È possibile distinguere due tipi di equilibrio:
1) Equilibrio statico : la capacità di mantenere una posizione statica da parte del
corpo o di un suo segmento.
2) Equilibrio dinamico : la capacità di mantenere, durante gestualità, traslocazioni,
i segmenti corporei in una condizione di stabilità; l’ equilibrio in volo è una
particolare situazione di equilibrio dinamico che ci permette di mantenere il
controllo e la padronanza del nostro corpo in attitudine di volo.
CONDIZIONI DI EQUILIBRIO
La condizione fisica fondamentale affinché un corpo rimanga in equilibrio è che la
proiezione del suo baricentro cada all’interno del poligono di appoggio.
I fattori che incidono su questa condizione di stabilità sono:
Posizione del baricentro nel nostro corpo ; se il baricentro è vicino alla base di
appoggio abbiamo maggiore stabilità. Il baricentro o centro di gravità è il
punto in cui passa la retta di azione del peso complessivo di un corpo.
Nell’uomo adulto il baricentro è situato all’incirca al 56% della sua altezza in
stazione eretta (55% nella donna) di poco sotto all’ombelico. Ma il baricentro
può cambiare ubicazione anche a seconda delle posizioni dei segmenti
corporei.
Dimensione, orientamento e stabilità della base d’appoggio ; più è ampia, … e
stabile meglio manteniamo l’equilibrio. Se la base è orientata verso la
direzione del possibile squilibrio, tanto più ci consente un mantenimento della
condizione fondamentale.
Allineamento, posizione e movimenti delle parti del corpo; se i segmenti
corporei ed il loro allineamento sono vicini alla linea di proiezione del
baricentro abbiamo maggiore stabilità.
Linea di proiezione del baricentro a terra ; tanto più è centrata tanto più siamo
stabili, se si avvicina ai limiti del poligono di appoggio tanto più tenderemo
allo squilibrio.
COMPONENTI NEUROFISIOLOGICHE
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• L’analizzatore vestibolare è
localizzato nell’orecchio interno
nell’apparato vestibolare: coclea e
labirinto vestibolare composto da
tre parti- utricolo, sacculo e canali
semicircolari. L’utricolo e il
sacculo rilevano la posizione del
nostro capo rispetto all’asse delle
spalle; il primo rileva le
accelerazioni orizzontali, mentre il
secondo quelle verticali. I canali
semicircolari sono tre e sono situati in direzione dei tre piani: frontale,
orizzontale e sagittale; al loro interno vi sono dei cristalli di calcio che,
spostandosi, stimolano i recettori sensoriali. Le informazioni raccolte vengono
inviate attraverso la via vestibolo-spinale e con la mediazione del cervelletto
avviene l’attivazione dei motoneuroni spinali che consentono opportuni
aggiustamenti muscolari.
• L’analizzatore tattile attraverso le vie della sensibilità somatica cioè attraverso
i recettori tattili superficiali, dislocati in gran parte delle aree della pelle,
informano il SNC sulle pressioni delle superfici corporee, sulla temperatura,
sulle caratteristiche e sulle variazioni della superficie, sul peso degli oggetti
con cui veniamo a contatto e sulla distribuzione del peso nel corpo sugli
appoggi a terra.
• L’analizzatore cinestesico attraverso i fusi neuromuscolari e gli organi di Golgi
informa il sistema nervoso sulle possibili variazioni di contrazione e di
stiramento provocate da una situazione di sbilanciamento ed attiva gli
interventi di aggiustamento muscolare.
Nello specifico, i fusi neuromuscolari ci trasmettono informazioni sul grado di
allungamento o di contrazione muscolare e sono presenti nella maggior parte
dei muscoli striati del corpo. Sono disposte in parallelo rispetto alle fibre
normali e avvolte da una guaina connettivale.
Gli organi muscolo tendinei di Golgi sono localizzati principalmente a livello
delle giunzioni muscolo tendinee, agiscono come misuratori della tensione
muscolare (forza di contrazione); questi lavorano in serie rispetto alle fibre
neuromuscolari.
• L’ analizzatore visivo ha due componenti: la visione focale e la visione
periferica o ambientale.
La visione focale identifica gli oggetti presenti limitatamente nella zona
centrale del nostro campo visivo consentendoci di metterli a fuoco, è
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caratterizzato dalla consapevolezza della percezione. Scarse condizioni di
luminosità rendono difficile la visione focale.
La visione periferica o ambientale ,al contrario della prima, come dice la parola
stessa, ci permette di avere una visione più ampia, periferica, anche se non ce
ne accorgiamo direttamente, in quanto si ritiene che abbia una componente
inconscia. Questa non viene influenzata se si registrano limitate condizioni di
luminosità ed è fondamentale per la stabilità e l’equilibrio del nostro corpo.
Le informazioni sensoriali derivanti dagli analizzatori vengono trasmesse al SNC
raggiungendo alcuni centri sottocorticali che hanno funzione di modulazione,
controllo e coordinazione degli aggiustamenti. Il sistema nervoso ha dunque due vie
di intervento per regolare la funzione di equilibramento:
-Prevenire le perdite di equilibrio che potrebbero verificarsi grazie ad aggiustamenti
automatici costruiti e perfezionati grazie alle esperienze precedenti ed immagazzinati
nella memoria cinestesica.
-Fornire automaticamente gli impulsi nervosi necessari ai muscoli posturali per il
mantenimento e l’aggiustamento delle condizioni di stabilità attraverso una
variazione di tono muscolare.
STRATEGIE DI MIGLIORAMENTO DELLA CAPACITA’
1- Riduzione della base di appoggio
2- Riduzione delle parti del corpo che appoggiano
3- Instabilità della base di appoggio
4- Elevazione della base di appoggio
5- Variazione volontaria dell’allineamento dei segmenti corporei
6- Preclusione dell’uso della vista
7- Disturbi uditivi
8- Differenze di peso tra i vari arti
9- Combinazione di tutti questi fattori
DEFINIZIONE
Schema motorio di base- arrampicarsi abilità di procedere in altezza
utilizzando prese e trazioni del corpo con gli arti superiori, appoggi e spinte degli arti
inferiori.
TIPOLOGIA
Arrampicate in funzione dell’attrezzo
• Alla spalliera
• Al quadro svedese
• Alla scala medica 5
• Alla scala di corda
• Alla pertica
• Alla fune
Arrampicate in ambiente naturale
CONSIDERAZIONI
Saper arrampicare è da considerarsi, come il nuotare, un’abilità di tipo utilitaristico.
Infatti le possibilità di utilizzare forme di salita o di discesa che non siano scale,
possono capitarci in ogni momento e quando siamo costretti a farlo possiamo anche
non avere tempo sufficiente per pensarci.
Le capacità di movimento che condizionano il gesto implicano una buona
combinazione motoria, orientamento spazio-temporale, controllo della propria
emotività e superamento della paura (coraggio) e forza resistente.
Gli errori più comuni possono essere:
• mancare le prese e gli appoggi
• utilizzare con efficacia solo gli arti superiori
• farsi prendere dal panico
• voler strafare. 6
Ambiente
Palestra polifunzionale centro sportivo Fenaroli.
Classe
Gruppo di n. 22 studenti/studentesse del 1° anno Scienze Motorie
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Attrezzatura
Grandi attrezzi:
• 22 Tappetini
• Quadro svedese
• 3 spalliere
• 4 scale mediche (2 curve e 2 dritte)
• Scala orizzontale
• Tappetoni
Piccoli attrezzi:
• 12 coni
• 4 bende
• 1pallone di spugna
• 1 pallina da tennis
• 4 pesetti per caviglie e 4 per polsi da 0.50Kg
• Stero e cd 8
Forme di lavoro
Durante la fase di avviamento motorio la forma di lavoro utilizzata è a coppie.
Durante la fase centrale il lavoro riguarda un percorso di 3 stazioni quindi ci sono 3
gruppi che girano le stazioni e in ogni stazione il lavoro è principalmente a coppie.
Nella fase defaticante gli alunni lavorano singolarmente.
Organizzazione temporale ( 50 minuti )
Fase preliminare ( accoglienza ed appello ) 3minuti
Fase di presentazione 4minuti
Fase di avviamento motorio 9minuti
Fase centrale ( allenante , applicativa ) 30minuti
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